mercoledì 19 settembre 2018

L'inverno sta arrivando... per l'economia





di Christopher P. Casey


I fan della serie "Il Trono di Spade" conoscono bene il motto della Casata Stark: "L'inverno sta arrivando". Questo motto mette in guardia contro una catastrofe imminente, causata dagli Stark stessi, o da un devastante periodo pluriennale di freddo, o da qualcosa di molto più inquietante a nord del la barriera.

Da quando l'economista sovietico Nikolai Kondratieff scrisse The Major Economic Cycles nel 1925, le recessioni sono state associate al clima invernale. Sebbene le teorie di Kondratieff fossero fantasiose come la serie Il Trono di Spade, usare le stagioni come un'analogia per le fasi di un ciclo economico potrebbe essere utile. Se la primavera rappresenta la ripresa e l'estate il picco della crescita economica, allora l'economia americana potrebbe essere in autunno. Tutti dovrebbero essere cauti quanto i cittadini di Westeros.



Perché l'inverno sta arrivando

Sono pochi gli economisti mainstream che riescono a prevedere una recessione. Citano "forti" (un termine chiave nei verbali del Federal Open Market Committee) statistiche economiche, un mercato azionario "sano" (nonostante i guadagni altamente concentrati nei cosiddetti titoli "FANG") e pochi segnali di allarme tra gli "indicatori guida". Ma lo stesso esatto sentimento esisteva prima dell'ultima recessione, e nel gennaio 2008, esattamente un mese dopo l'inizio a livello tecnico della recessione, il presidente della Federal Reserve, Ben Bernanke, dichiarò: "La Federal Reserve al momento non prevede alcuna recessione."

In che modo il presidente Bernanke aveva torto allora, e perché oggi gli economisti mainstream sono ugualmente in errore? La risposta sta nelle loro teorie errate del ciclo economico. Senza una teoria che descriva accuratamente le recessioni, osservare gli indicatori principali o altri segni di rallentamento è totalmente inutile. Si può solo prevedere comprendendo la causalità alla base.

La Scuola Austriaca spiega i cicli economici, la loro fenomenologia (ad esempio, il "cluster di errori" esibito dalle imprese e dagli attori economici), la loro ricorrenza e perché si siano ripetuti con una certa regolarità sin dal XIX secolo (riserva frazionaria e/o banche centrali). In breve, quando l'offerta di moneta viene aumentata artificialmente, i tassi d'interesse vengono abbassati e distorti. Poiché i tassi d'interesse sono un segnale di mercato per tutte le imprese e gli attori economici, gli investimenti e gli acquisti che in precedenza apparivano non redditizi o insostenibili ora sembrano economicamente vantaggiosi o ragionevoli. Tuttavia queste spese sono in realtà "mal investite" rispetto al livello naturale dei tassi d'interesse. Quando i tassi d'interesse tornano al loro livello e alla loro struttura naturali, ne consegue una recessione. Le recessioni sono una condizione inevitabile che corregge gli investimenti improduttivi riallocando il capitale verso usi più produttivi.

Cosa causa la fine del boom artificiale e l'inizio dell'inverno? Ludwig von Mises offrì una spiegazione succinta nel Capitolo XX del suo capolavoro L'Azione Umana:
Il boom può durare solo fino a quando l'espansione del credito progredisce ad un ritmo sempre più accelerato. Il boom termina non appena ulteriori quantità di mezzi fiduciari non vengono più introdotte sul mercato dei prestiti.

Negli Stati Uniti il tasso di crescita di "ulteriori quantità di mezzi fiduciari" sta rasentando la linea piatta (come rappresentato dalla linea rossa sotto). La metrica monetaria più rilevante da analizzare è la definizione Austriaca di offerta di moneta, nota come "True Money Supply" ("TMS"). Sviluppata da Murray Rothbard e Joseph Salerno (e commentata spesso da Ryan McMaken sul Mises Institute), la TMS cattura più accuratamente le attività della Federal Reserve rispetto alle misure tradizionali come M2. Dal marzo 2017, ha una media di espansione a poco più il 4%.


Dal momento che la teoria Austriaca del ciclo economico descrive l'impatto dell'espansione e della contrazione monetaria sui tassi d'interesse che, a loro volta, influiscono sull'economia, i tassi d'interesse indicano anche una possibile fine all'attuale espansione economica artificiale?



Quando arriva l'inverno

I tassi d'interesse sono certamente aumentati. Dopo essere sceso al di sotto dell'1.4% poco più di due anni fa, il decennale USA è scambiato con un rendimento vicino al 3.0%. Ma nella previsione di una recessione, i tempi e le probabilità sono meglio analizzati osservando la struttura dei tassi d'interesse (conosciuta come curva dei rendimenti) piuttosto che il livello generale del tasso d'interesse.

La curva dei rendimenti è una rappresentazione grafica dei rendimenti dei titoli a tasso fisso rispetto alla quantità di tempo che manca alla loro scadenza. Esistono vari metodi per misurare la "piattezza" della curva dei rendimenti, ma uno dei più popolari è il rendimento di un'obbligazione a lungo termine (ad esempio, il decennale USA) meno il rendimento di un bond a breve termine (ad es. il biennale USA). Sulla base di questa metodologia, la curva dei rendimenti si è appiattita estensivamente negli ultimi anni, a livelli osservati l'ultima volta prima della Grande Recessione.


Storicamente una curva dei rendimenti che si appiattisce abbastanza da diventare invertita, cioè, quando i tassi d'interesse a breve termine sono più alti dei tassi d'interesse a lungo termine, di solito ne segue una recessione. Una curva dei rendimenti invertita possiede un potere unico di prevedibilità.

Come ha spiegato l'economista Robert Murphy:
Non c'è stato neanche un falso positivo, ma ogni recessione sin dal 1950 ha avuto una curva dei rendimenti invertita (o quasi invertita) che l'ha preceduta. In altre parole, non ci sono falsi negativi né quando si tratta dei poteri predittivi della curva dei rendimenti nel periodo postbellico.

Il riconoscimento della capacità prognostica della curva dei rendimenti si estende oltre gli economisti Austriaci, infatti anche molti degli economisti della Federal Reserve citano questo fenomeno. La Federal Reserve Bank di New York, nell'introdurre alcune di queste ricerche, riconosce "la regolarità empirica che l'inclinazione della curva dei rendimenti è un affidabile fattore predittivo dell'attività economica reale futura".

Riconoscere questo fatto è diverso dal comprenderlo, poiché gli economisti mainstream non sono in grado di offrire una spiegazione. Tuttavia, i segnali di recessione lanciati dalla curva dei rendimenti aderiscono bene alla teoria Austriaca del ciclo economico, la quale dimostra l'importanza che hanno le banche nel creare moneta ed abbassare i tassi d'interesse (cosa che rende più ripida la curva dei rendimenti, in quanto la maggior parte della loro influenza risiede nelle scadenze a breve termine). È l'inversione della creazione di moneta, e l'impatto delle banche sui tassi d'interesse, che fa salire i tassi d'interesse a breve termine in maniera sproporzionata (il modo tipico con cui la curva dei rendimenti si appiattisce).

Inoltre, se il boom artificiale finisce quando i tassi d'interesse non sono più artificialmente soppressi, allora è ovvio che anche la struttura dei tassi d'interesse tornerà al suo stato naturale. Una curva dei rendimenti più piatta si combina con la struttura naturale dei tassi d'interesse attesi in un libero mercato. L'economista austriaco Jesús Huerta de Soto ha descritto la ragione alla base del libero mercato che genera curve dei rendimenti più piatte:
[...] il tasso d'interesse di mercato tende ad essere lo stesso in tutto il mercato o in tutta la struttura produttiva della società, non solo a livello intratemporale, cioè in diverse aree del mercato, ma anche intertemporale [...] la stessa forza imprenditoriale, alimentata da un desiderio di profitto, condurrà le persone a disinvestire in fasi in cui il tasso d'interesse [...] è inferiore, relativamente parlando, e ad investire in fasi in cui il tasso d'interesse atteso [...] è più alto.

In breve, il potere predittivo della curva dei rendimenti è eguagliato solo dal potere esplicativo della teoria Austriaca del ciclo economico. Se continua a appiattirsi e poi ad invertirsi, probabilmente ne seguirà una recessione volta a correggere gli investimenti improduttivi creati in precedenza.

Ma piuttosto che abbracciare con tutto il cuore l'analisi della curva dei rendimenti, i funzionari di alto rango della Federal Reserve si accontentano del suo utilizzo. Come i maestri di Westeros in conclave per determinare l'avvento dell'inverno, spesso riconoscono le recessioni solo dopo il loro avvento.



Conclusione

Le somiglianze tra il clima nel Trono di Spade e lo stato dell'economia degli Stati Uniti sono stranamente simili. Prima del recente inizio dell'inverno, Westeros ha vissuto un periodo insolitamente lungo di bel tempo dopo l'inverno precedente. Allo stesso modo, secondo il National Bureau of Economic Research, l'attuale espansione degli Stati Uniti è la seconda più lunga di sempre in poco più di nove anni (110 mesi).

Inoltre, proprio come le recessioni non sono fenomeni endogeni al libero mercato (ma piuttosto, come discusso sopra, causati da un'espansione artificiale dell'offerta di moneta tipicamente prodotta/coordinata dalle banche centrali), così anche gli inverni in Westeros sembrano essere generati da un fonte artificiale, esogena. Come spiega il protagonista John Snow quando descrive i White Walkers: "Il vero nemico non aspetterà la tempesta. Porta la tempesta." Il Re della Notte è la versione del Presidente della Federal Reserve nel mondo reale (con la differenza principale che il Re della Notte porta intenzionalmente all'inverno).

Infine, come il prossimo inverno a Westeros, la prossima recessione potrebbe rivelarsi insolitamente severa secondo gli standard storici. Nel Trono di Spade, molti personaggi credono che l'attuale inverno sarà il peggiore in 1000 anni. Date le macchinazioni monetarie senza precedenti della Federal Reserve sin dal 2008, la prossima recessione potrebbe rivelarsi peggiore dell'ultima e potenzialmente devastante come la Lunga Notte.

Circa un anno fa l'allora presidente della Federal Reserve, Janet Yellen, riteneva che la prossima crisi finanziaria potesse essere evitata per almeno una generazione:
Direi che non ci sarà mai un'altra crisi finanziaria? [...] Probabilmente accadrà in un momento molto lontano nel tempo rispetto ad adesso. Ma penso che siamo molto più sicuri adesso [...] e spero che non accadrà durante le nostre vite, e non credo proprio che accadrà .

Non sai niente, Janet Yellen. L'inverno sta arrivando.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://francescosimoncelli.blogspot.it/


Nessun commento:

Posta un commento