giovedì 15 febbraio 2018

La minaccia di un contagio





di James Rickards


Per capire il rischio di contagio, bisogna pensare al marlin del libro Il vecchio e il mare di Hemingway. Il marlin era la preda tanto agognata e infine pescata dal pescatore Santiago, la quale era legata al fianco della sua barca.

Ma, una volta che c'era sangue nell'acqua, ogni squalo nelle vicinanze si avventò sul marlin e lo divorò. Quando Santiago arrivò a riva, non rimase nulla del marlin, solo la coda e alcune ossa.

In questa metafora, il marlin è il XIV. Durante le normali ore di trading di lunedì scorso, non c'era molto sangue nell'acqua. Ma, una volta che i trader hanno visto la ferita al VIX, hanno sentito l'odore di sangue in termini di valore del XIV.

A quel punto, i mercati (gli squali) non hanno trattato più il XIV in relazione ad altri strumenti. Invece i mercati hanno trattato sistematicamente contro il XIV nel tentativo di costringere ogni detentore, sponsor e garante a subire una perdita totale. Volevano divorarlo.

I mercati erano intenzionati a far pressione sul prezzo del XIV fino a quando non ci sarebbe stata una sospensione, un collasso a zero, o in ultima analisi un contenzioso tra i possessori.

Mi scuso se questo possa suonare un po' tecnico. Il punto è che il danno sembra essere stato contenuto.

Ma cosa sarebbe successo se le partecipazioni XIV ETN fossero state concentrate in uno o due hedge fund? Cosa sarebbe accaduto se quegli stessi titolari avessero avuto una forte leva finanziaria e allo stesso tempo avessero perso denaro su azioni e XIV? E se le voci avessero riguardato un "hedge fund in difficoltà?"

Un pericolo ancora maggiore per i mercati è quando questi due tipi di contagio convergono. Ciò accade quando le perdite di mercato si riversano in mercati più ampi, quindi tali perdite generano scambi sistematici contro un particolare strumento o hedge fund.

Quando lo strumento o il fondo presi di mira finiscono in difficoltà, le perdite sui crediti si diffondono ad un gruppo più ampio di controparti, le quali poi finiscono sotto pressione anch'esse. Presto emergerà un panico di liquidità nel quale "tutti rivogliono i propri soldi".

Questo è esattamente quello che è successo durante la crisi Russia/Long Term Capital Management (LTCM) nel 1998. Nell'agosto 1998 c'è stata una crisi di liquidità che ha coinvolto ampie classi di strumenti, ma a settembre era sistematicamente indirizzata a LTCM.

Si trattava di una crisi monetaria internazionale iniziata in Thailandia nel giugno del 1997, diffusasi in Indonesia e Corea, e infine in Russia nell'agosto del '98. Sembrava come la caduta di un domino.

LTCM non era un Paese, ma era un hedge fund tanto grande quanto un Paese in termini di basi finanziarie.

La pressione sistemica su LTCM è continuata fino a quando il fondo non è quasi rimasto al verde. Mentre Wall Street attaccava il fondo, non aveva capito come fosse il creditore del fondo. Mandando in bancarotta LTCM, stava mandando in bancarotta sé stesso. È stato qui che la FED è intervenuta e ha costretto Wall Street a salvare il fondo.

Le persone coinvolte possono dire di aver salvato LTCM, ma se fosse fallito, $1,300 miliardi di derivati ​​sarebbero stati restituiti a Wall Street.

In realtà, Wall Street si auto-salvò.

Il panico del 2008 è stata una versione ancora più estrema di quello nel 1998. Eravamo a giorni, se non ore, dal crollo sequenziale di tutte le maggiori banche del mondo. Pensate ancora al domino. Cos'era successo? C'è stata una crisi bancaria.

Tranne che nel 2008 Wall Street non ha salvato un hedge fund; invece le banche centrali hanno salvato Wall Street.

E oggi il rischio sistemico è più pericoloso che mai. Ogni crisi è più grande di quella precedente. Le banche troppo grandi per fallire sono più grandi che mai, hanno una maggiore percentuale del patrimonio complessivo di tutto il sistema bancario e hanno molto più derivati ​​nei bilanci.

Gli algoritmi di trading automatico moderni, come le tecniche di trading ad alta frequenza utilizzate nei mercati azionari, potrebbero aggiungere liquidità in tempi normali, ma la liquidità potrebbe scomparire istantaneamente in periodi di stress del mercato. E quando il catalizzatore viene attivato e inizia il panico, le dinamiche impersonali prendono vita.

Questi tipi di crash improvvisi e inaspettati che sembrano emergere dal nulla sono del tutto coerenti con le previsioni della teoria della complessità.

In sistemi dinamici complessi come i mercati dei capitali, il rischio è una funzione esponenziale della scala del sistema. L'aumento della scala di mercato si correla con crolli di mercato esponenzialmente più grandi. Ciò significa che le dimensioni maggiori del sistema implicano una futura crisi di liquidità globale e un panico di mercato molto più grande del Panico del 2008.

La capacità delle banche centrali di far fronte a una nuova crisi è fortemente limitata dai tassi d'interesse bassi e dai bilanci gonfiati, che non sono ancora stati normalizzati dopo l'ultima crisi nonostante alcuni movimenti in tale direzione.

Per ora non è chiaro in che modo le cose peggioreranno. I mercati sono ancora in una posizione precaria e la volatilità è elevata. Indipendentemente da quale direzione i mercati vadano da qui, la storia del contagio dal Dow Jones al VIX al XIV è un promemoria inquietante dei collegamenti nascosti nei moderni mercati dei capitali.

La prossima volta potremmo non essere così fortunati.

La soluzione per gli investitori è di spostare parte dei propri asset al di fuori dei mercati tradizionali e al di fuori del sistema bancario.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


3 commenti:

  1. Per "spostare parte dei propri asset al di fuori dei mercati tradizionali e al di fuori del sistema bancario" cosa pensi che intenda James Rickards esattamente?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Salve TheBigShort.

      Da quello che ho intuito, non credo che Rickards si riferisca alle criptovalute. Credo che invece intenda metalli preziosi, oro e argento. Io consiglierei anche il palladio, che solo l'anno scorso ha fatto registrare una crescita del 40%. Per i più coraggiosi ci sarebbe la possibilità di shortare il mercato azionario attraverso determinati strumenti finanziari, come gli ETF inversi ad esempio, oppure scommettendo sulla volontà della maggior parte degli investitori di rimanere liquidi, come con i futures sul dollar index. Ma credo che Rickards consigli ai più prudenti di rimanere quanto più liquidi possibile avendo un cuscinetto di liquidità da parte. Io, invece, consiglierei di aggiugnere anche le criptovalute a questo modo di differenziare la propria strategia.

      Elimina
  2. Poi tocca sentire professori della Bocconi dire: "Non è possibile fidarsi di bitcoin perché non ha autorità alle sue spalle, invece l'euro ha per esempio una catena di comando ed io mi fido di Mario Draghi".

    Lo zio Mario con la sua campagna di QE ha distrutto il mercato secondario dei titoli sovrani e quelli societari. Quando smantellerà il suo baraccone "whatever it takes", non ci sarà nessuno con un'offerta pronto a sobbarcarsi questo che ormai è diventato pattume finanziario. Ma scommetto un penny bucato che nessuno si azzarderà a parlare di "mancata vigilanza" quando darà il cambio al prossimo fesso a capo della BCE. Poi, visto che si parla di fiducia e autorità, sarebbe come sparare sulla croce rossa se si introducesse il discorso dei disgraziati che sono stati derubati nello scandalo Veneto Banca... Nonostante tutto ciò, i sedicenti professori hanno anche il coraggio di dire che bitcoin è usato principalmente dai manigoldi, quando invece questi ultimi sono a capo delle attuali gerarchie di comando nel mondo delle valute fiat.

    Ma non preoccupatevi, le margin call stanno arrivando.

    RispondiElimina