lunedì 6 novembre 2017

Mises ha ucciso l'homo economicus molto prima di Thaler

Richard Thaler, l'ultimo premio Nobel per l'economia in ordine cronologico, è un sostenitore dell'economia comportamentale, ovvero, quella branca della scienza economica che intende applicare la psicologia all'analisi dell'essere umano agente. Gli Austriaci fanno una netta distinzione tra prasseologia, lo studio logico/deduttivo dell'azione umana, e psicologia, la motivazione del momento precedente e successivo in cui si compie un'azione. L'introduzione della psicologia all'interno del campo di studio economico permette a coloro che la giustificano di determinare un'azione specifica come razionale o meno; mentre gli Austriaci affermano che l'azione umana è propositiva, i cosiddetti comportamentalisti si soffermano a giudicare se essa raggiunga il suo scopo o meno. Sebbene si tratti di un passo nella giusta direzione rispetto ai neoclassici, i quali considerano gli individui come delle macchine in grado di calcolare qualsiasi cosa, Thaler e altri che supportano l'economia comportamentalista definiscono "irrazionali" alcuni tipi di azioni. Ciò li porta alla solita conclusione: lo stato deve intervenire per correggere il tiro, non in modo vigoroso ma gentilmente. Niente di nuovo sotto il sole. Se date un dito allo stato, esso si prende tutto il corpo.
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di Doug French


La rivista The Atlantic ha intitolato così uno dei suoi ultimi articoli: “Richard Thaler wins the Nobel Prize in Economics for killing Homo Economicus”. Il padre dell'economia comportamentale pare abbia fatto qualcosa di buono. Tuttavia non ha ucciso l'homo economicus, Ludwig von Mises l'ha fatto.

In Epistemological Problems of Economics, Ludwig von Mises spiega che l'homo economicus dovrebbe incarnare l'imprenditore perfetto, il quale conduce un'impresa per il massimo profitto: "Con diligenza e attenzione nei confronti dell'impresa, cerca di eliminare tutte le fonti di errore in modo che i risultati della sua azione non siano pregiudicati dall'ignoranza, dalla trascuratezza, dagli errori e similia".

Tuttavia Mises evidenziò che non tutti siamo imprenditori calcolatori e scrisse

Anche gli economisti classici credevano che l'individuo economizzante, come parte attiva delle relazioni commerciali, non sempre potesse rimanere fedele ai principi che governano l'imprenditore, che non è onnisciente, che può errare e che, a determinate condizioni, preferisce la comodità al profitto.

Mises scrisse che c'è solo il comportamento propositivo, o l'azione umana. "La prasseologia non impiega il termine razionale", scrisse Mises in Money, Method, and the Market Process spiegando che "l'opposto dell'azione non è il comportamento irrazionale, ma una risposta involontaria agli stimoli".

Secondo il punto di vista di Mises, l'economia non si occupa dell'homo economicus, ma dell'homo agens: l'essere umano "com'è veramente, spesso debole, stupido, sconsiderato e non acculturato".

Mises continuò: "Non dobbiamo soffermarci sulle contraddizioni e sulle incongruenze logiche coinvolte in questo uso di parole. La qualificazione degli scopi non ha importanza per la prasseologia, la scienza dei mezzi, non degli scopi. Questi esseri umani non sono infallibili e a volte scelgono mezzi che non possono portare a termine gli scopi preposti".

Quando parlava di scopi appropriati, Mises li lasciava alla tecnologia e alle terapie:

È compito dell'economia applicata scoprire i metodi appropriati per il raggiungimento dei fini definiti nel campo della cooperazione sociale. Ma se gli scienziati falliscono in questi sforzi, o se gli uomini agenti non applicano correttamente i mezzi raccomandati, il risultato è inferiore alle aspettative degli individui che agiscono. Tuttavia, un'azione non idonea allo scopo è pur sempre un'azione.

Nel libro, Rothbard vs. the Philosophers: Unpublished Writings on Hayek, Mises, Strauss, and Polanyi, curato da Roberta Modugno, Rothbard riprende tale punto di vista del suo mentore e dice che nel Medioevo l'uso della magia o della meteorologia per curare le malattia non era irrazionale, perché si trattava di azioni propositive.

Rothbard ritiene che possiamo guardarci indietro e definire la magia irrazionale, perché non può raggiungere i fini che si intende raggiungere. "L'uso della magia è pertanto irrazionale, sia in passato che nel presente o in futuro", scrive Rothbard.

Però il punto di Mises era che quelle persone stavano agendo in base alle migliori informazioni che avevano all'epoca.

Thaler ha tentato di utilizzare i suoi dati per prevedere come si sarebbero comportate le persone nel mondo reale. Crede che l'irrazionalità della gente possa essere predetta e persino influenzata dalla politica.

Mises la vedeva diversamente.

La comprensione è sempre basata su una conoscenza incompleta. Possiamo credere che conosciamo i motivi degli esseri umani agenti, gli scopi a cui stanno puntando e quali sono i mezzi che intendono implementare per il conseguimento di questi fini. Abbiamo un parere concreto per quanto riguarda gli effetti che ci si aspetta dal funzionamento di questi fattori. Ma questa conoscenza è difettosa. Non possiamo escludere in anticipo la possibilità di aver commesso errori nella valutazione della loro influenza o non aver preso in considerazione alcuni fattori la cui interferenza non abbiamo previsto affatto, o non in modo corretto.

Thalar ha detto al NY Times che avrebbe speso il denaro del premio "il più irrazionalmente possibile".

Se a Mises venisse mai dato il Nobel postumo, la sua proprietà senza dubbio spenderà i soldi razionalmente.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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