mercoledì 1 marzo 2017

L'eredità disastrosa di Greenspan





di David Stockman


È stato quasi 20 anni fa, il giorno in cui Alan Greenspan diede il suo famoso discorso "sull'esuberanza irrazionale". Non sapeva quali conseguenze nefaste avrebbe scatenato. Ciononostante la sua eredità disastrosa ancora non ha subito la condanna che si merita.

All'epoca pensò che la stampa monetaria della FED nel corso dei primi nove anni del suo mandato, avrebbe potuto stimolare gli spiriti animali nel mercato azionario. Il Nasdaq 100 era pari a 850, meno di 40 mesi dopo l'indice raggiunse il picco alla fine del marzo 2000, a poco meno di 4600.

In cifra tonda stiamo parlando di una salita del 5.5X in un batter d'occhio. Fu il preludio di tutta quella follia che da allora è divampata ancora una volta nelle ultime settimane.

A marzo il Maestro convinse i suoi colleghi ad aumentare i tassi d'interesse di 25 punti base. Ma quando il mercato azionario sperimentò un sell-off di circa il 7% tra aprile e maggio, la risolutezza di Greenspan si sciolse del tutto.

Infatti quando la FED annunciò a giugno che il target dei fondi federali sarebbe stato arrestato a tempo indeterminato, il mercato ruggì di un 10% e la campagna ridicola di Greenspan per sedare l'esuberanza irrazionale giunse alla fine.

Così la mania che presto avvolse Wall Street divenne la bolla il cui nome non poteva essere pronunciato.

Peggio ancora, i suoi pensieri sulla questione erano un'ammissione che nel perseguire la sua agenda di gestione della prosperità e di "effetto ricchezza a cascata", la FED aveva perso il senso della sua missione: mantenere la moneta solida e una disciplina finanziaria.

Così facendo, era ormai diventato un vassallo interamente di proprietà degli speculatori di Wall Street e dei trader fast money. O come Greenspan spiegò: "Gli investitori stavano impartendo una lezione alla FED."

Accidenti se gliel'hanno impartita. La FED non osa rischiare un attacco a Wall Street — altrimenti avrebbero fine i suoi sforzi di stimolare l'economia attraverso il cosiddetto "effetto ricchezza a cascata" nel mercato azionario.

Invece meglio lasciare che le bolle facciano il loro corso e poi entrare con idranti monetari quando queste bolle "irrazionalmente esuberanti" alla fine scoppiano.

Questo è quello che è accaduto dopo il marzo del 2000. Nel corso dei 32 mesi successivi, il Nasdaq 100 è calato del 78%.

Infatti a febbraio del 2016 il Nasdaq 100 era pari a 4130. Così dopo 16 anni era inferiore del 10% in termini nominali e del 30% in termini reali rispetto a quanto iniziò il triste mandato di Greenspan due decenni prima.

Inutile dire che gli investitori retail sono stati spazzati via quando la prima bolla di Greenspan è scoppiata alla fine del secolo scorso. Alcuni di loro si sono lasciati abbindolare un'altra volta dopo che il Maestro decise di raddoppiare la sua follia dotcom e tirare fuori dai guai Wall Street con 30 mesi continui di riduzione dei tassi di interesse — portando il tasso dei Fed Funds fino alla cifra senza precedenti dell'1.0% a giugno del 2003.

Ciò scatenò la mania immobiliare naturalmente, che alla fine portò il mercato ad un altro picco storico nell'ottobre 2007. Poi arrivò il secondo schianto tra l'autunno e l'inverno del 2008-09, quando il 55% del valore dell'indice S&P 500 scomparve in circa 25 giorni di trading.

Quegli investitori che si erano avventurati di nuovo in quello che era ormai diventato un casinò, alzarono i loro scudi per la seconda volta in otto anni. In realtà, la maggior parte dei baby-boomer ha visto evaporare i propri risparmi nel casinò.

Inoltre ciò che resta oggi nei mercati azionari sono principalmente i giocatori d'azzardo negli hedge fund, i trader in ETF ed i robo-trader. E la loro capacità d'esuberanza irrazionale supera di gran lunga quella che esisteva nel dicembre 1996.

Tale tesi è stata riproposta durante l'eruzione del mercato di ieri, quando sono stati incrociati in pochi secondi circa $3.5 miliardi di contratti e-mini, spingendo il mercato in una frenesia di acquisti; e frenesia è il termine corretto, perché è stato comprato di tutto — obbligazioni, azioni, oro e VIX.

Ovviamente non esiste una teoria razionale in base alla quale queste quattro classi di asset dovrebbero vedere offerte d'acquisto tutte allo stesso tempo. Ma ancora una volta, l'eruzione di ieri non era razionale; era un'esuberanza irrazionale con gli steroidi — un'orgia maniacale di ordini di acquisto scollegati dal mondo reale. E ciò include il Grande Stimolo Fiscale di Trump che è del tutto delirante, come abbiamo dimostrato ormai per diverse settimane.

Ma il punto qui non è solo avvertire che un altro grande crollo del mercato azionario è imminente. Al di fuori di qualche migliaio di giocatori d'azzardo a Wall Street, tale shock imminente è abbastanza evidente agli osservatori più attenti.

Le bolle in serie dell'era Greenspan hanno dato origine ad una forma mutante d'ingegneria finanziaria. Proseguirà fino al termine della Finanza delle Bolle creata dalla FED, momento in cui l'America potrà tornare ad investimenti reali e posti di lavoro reali, non ciò che prevale oggi.

Nel frattempo siamo nel bel mezzo di una baldoria di rapporti prezzi/utili (PE) scollegati dall'economia globale e senza alcuna relazione con i profitti reali.

Gli utili segnalati dell'indice S&P 500 hanno raggiunto un picco nel 3° trimestre 2014 a $106 per azione. I risultati per il terzo trimestre 2016 erano a $89 per azione, segnando l'ottavo trimestre consecutivo di declino.

Quindi gli utili sono in calo del 16% rispetto al terzo trimestre 2014 — anche se il mercato azionario è cresciuto di quasi il 14% rispetto allo stesso periodo di riferimento. La magia, naturalmente, è nell'espansione del rapporto PE. Era già al 18.5X nel settembre 2014, ma attualmente è pari al 25X.

Questi sono numeri davvero esorbitanti — nonostante gli sforzi interminabili dei broker di Wall Street che suggeriscono il contrario.

Nel corso dei 17 trimestri di ripresa tra la metà del 2010 ed il terzo trimestre 2014, la media finale dei multipli PE era solo 16.0X.

Detto in modo diverso, il mercato è ora oggetto di una valutazione superiore del 60% rispetto al periodo in cui il pompaggio monetario era più intenso. Cioè, i giocatori d'azzardo ed i robo-trader hanno raddoppiato le scommesse in quello che era già un mercato azionario enormemente gonfio.

Il casinò è veramente impazzito. Di conseguenza il caos finanziario dell'ultima volta si dimostrerà solamente l'antipasto di quello che ci aspetta.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


1 commento:

  1. La storia si ripete. Così come la bolla dot-com era innominata, anche oggi la Yellen considera innominabili le bolle che pullulano nei mercati. LA nuova bolla subprime, ad esempio, è quella nei prestiti per acquistare automobili. La crescita esplosiva dei presiti per auto negli Stati Uniti è portata avanti dalle stesse dinamiche che hanno condotto le famiglie americane ad inguaiarsi dal punto di vista finanziario con la bolla subprime legata ai mutui immobiliari. Il settore subprime legato alle auto è stato invaso da denaro a buon mercato e sono stati sfornati nuovi prodotti finanziari mediante la cartolarizzazione dei prestiti accesi dalle famiglie americane. Essendo stato praticamente attenuato il rischio di credito dalle politiche allentate della FED, le grandi banche ed altri istituti di credito stanno mettendo a disposizione denaro per suddetti prestiti in modo da tenere vivo il comparto finanziario legato al settore automobilistico. Probabilmente rivendendo agli stessi mutuatari prodotti finanziari definiti "siuri" e con "alti margini di rendimento nel futuro".

    Non solo, ma nell'attuale ambiente economico caratterizzato da 96 mesi di ZIRP, la ricerca di rendimenti decenti "ha forzato" anche altre realtà ad "investire" in questi prodotti finanziari tossici: compagnie d'assicurazione, fondi comuni e fondi pensione. Un processo auto-rinforzante... almeno finché il denaro quasi gratis scorre nelle sale del casinò. Questa è l'essenza della presunta ripresa sbandierata dalle banche centrali.

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