lunedì 13 marzo 2017

Inflazione non significa prezzi in ascesa





di Frank Shostak


Esiste una certa unanimità tra gli economisti ed i vari commentatori economici: l'inflazione vuol dire un aumento generale dei prezzi di beni e servizi. Da questo si è stabilito che tutto ciò che contribuisce all'aumento dei prezzi, innesca inflazione.

Un calo della disoccupazione, o un aumento dell'attività economica, vengono visti come potenziali inneschi inflazionistici. Anche altri fattori, come gli aumenti dei prezzi delle materie prime o dei salari dei lavoratori, sono considerati come potenziali inneschi.

Se l'inflazione è solo un aumento generale dei prezzi, come sostiene il pensiero popolare, allora perché è considerata come una cattiva notizia? Che tipo di danni fa?

Gli economisti mainstream sostengono che l'inflazione provoca acquisti speculativi, i quali generano sprechi. L'inflazione, si sostiene, erode anche i redditi reali dei pensionati e delle persone a basso reddito, e provoca una cattiva allocazione delle risorse economiche. L'inflazione, si sostiene, indebolisce anche la crescita economica reale.

Perché un aumento generale dei prezzi dovrebbe danneggiare alcuni gruppi di persone e non altre? L'inflazione come fa a portare ad una cattiva allocazione delle risorse? Perché un aumento generale dei prezzi dovrebbe indebolire la crescita economica reale?

Inoltre se l'inflazione viene innescata da diversi fattori, come la disoccupazione o l'attività economica, allora sicuramente è solo un sintomo e quindi non può causare nulla di tutto ciò.

Per capire cos'è l'inflazione dobbiamo stabilire la sua definizione e per fare ciò dobbiamo stabilire come avviene questo fenomeno. Dobbiamo risalire alla sua origine storica.



L'essenza dell'inflazione

Dal punto di vista storico, l'inflazione aveva origine quando il sovrano di un paese avrebbe costretto i suoi cittadini a dargli tutte le loro monete d'oro con il pretesto che una nuova moneta avrebbe sostituito quella vecchia. Nel processo il re avrebbe falsificato il contenuto delle monete d'oro, mescolandolo con altri metalli. Su questo argomento Rothbard scrisse:

La Zecca fondeva e coniava di nuovo tutte le monete del regno, dando indietro ai cittadini lo stesso numero di "sterline" o "marchi", ma con un peso più leggero. Le once d'oro o d'argento rimanenti, venivano intascate dal Re ed utilizzate per pagare le sue spese.[1]

A causa della diluizione delle monete d'oro, il sovrano poteva coniare una maggiore quantità di monete e mettersi in tasca le monete extra. (Poteva sottrarre risorse reali ed usarle per sé stesso.) Quella che passava per una moneta d'oro pura, era in realtà una moneta d'oro diluita.

L'inflazione, quindi, è l'aumento del numero di monete d'oro a causa della diluizione del metallo giallo. Successivamente all'aumento della quantità di monete, mascherate da monete d'oro pure, i prezzi in termini monetari sarebbero saliti (es. più monete vengono scambiate a fronte di una determinata quantità di merci).

Si noti che quello che abbiamo qui è un'inflazione di monete, vale a dire, un'espansione del numero di monete. Grazie all'inflazione, il sovrano può effettuare uno scambio di nulla per qualcosa (può deviare risorse dai cittadini a sé stesso).

Si noti inoltre che l'aumento dei prezzi in termini monetari, è causato dalla precedente inflazione delle monete. Si osservi, tuttavia, che è l'aumento delle monete e la diluizione dell'oro in esse contenuto che consente la deviazione di risorse a favore del sovrano, e non un aumento dei prezzi in quanto tali.

Nell'epoca del gold standard, abusare del mezzo di scambio divenne molto più facile attraverso l'emissione di cartamoneta non coperta da oro.

L'inflazione significa quindi un aumento della quantità di ricevute scoperte mascherate da crediti reali nei confronti del metallo sottostante, l'oro.

Il titolare delle ricevute scoperte può effettuare uno scambio di nulla per qualcosa. Come conseguenza dell'aumento della quantità di ricevute (inflazione di ricevute) abbiamo anche un aumento generale dei prezzi.

Si osservi che l'aumento dei prezzi si sviluppa a causa dell'aumento delle ricevute cartacee che non sono coperte da oro.

Inoltre coloro che emettono ricevute scoperte deviano beni reali a loro favore, senza dare alcun contributo alla produzione di nuovi.

Nel mondo moderno, il denaro non è più l'oro, ma la cartamoneta; quindi l'inflazione in questo caso è un aumento dello stock di cartamoneta.

Non diciamo che l'aumento dell'offerta di moneta provoca inflazione. Quello che stiamo dicendo è che l'inflazione è l'aumento dell'offerta di moneta.



L'inflazione significa distruzione di ricchezza

Si noti che l'aumento dell'offerta di moneta mette in moto uno scambio di nulla per qualcosa. Permette un dirottamento dei finanziamenti reali dai creatori di ricchezza ai possessori del denaro appena creato. Questo è ciò che mette in moto una cattiva allocazione delle risorse, e non aumenti dei prezzi in quanto tali.

I redditi reali dei creatori di ricchezza scendono non a causa degli aumenti generali dei prezzi, ma a causa dell'aumento dell'offerta di moneta. Quando il denaro viene espanso (cioè, creato "dal nulla") i possessori del denaro appena creato possono entrare in possesso di beni reali senza dare alcun contributo alla produzione di nuovi.

Di conseguenza i creatori di ricchezza che hanno contribuito alla produzione di beni reali, scoprono che il potere d'acquisto del loro denaro è diminuito dal momento che esistono meno beni reali da cui possono attingere — non possono esercitare pienamente i loro diritti sui prodotti finali dal momento che questi beni non ci sono più.

Una volta che i creatori di ricchezza hanno meno risorse reali a loro disposizione, questo danneggerà ovviamente la formazione di ricchezza reale. Di conseguenza ne risentirà anche la crescita economica reale.

L'aumento generalizzato dei prezzi a seguito di un'aumento dell'offerta di moneta, erode la ricchezza reale. Gli aumenti dei prezzi di per sé, tuttavia, non causano questa erosione.



Può l'aumento dei prezzi delle materie prime causare inflazione?

Secondo la maggior parte degli economisti, un fattore importante dietro un aumento generale dei prezzi è il rincaro delle materie prime.

Abbiamo visto che l'inflazione è causata da un atto deliberato di svalutazione della moneta — in un gold standard significa emissione di cartamoneta scoperta, mentre in un paper standard significa un aumento dell'offerta di cartamoneta.

Un aumento dei prezzi delle materie prime in quanto tale, non è correlato ad un atto di appropriazione indebita. Per esempio, in un'economia di mercato un aumento del prezzo del petrolio rispetto al prezzo delle altre merci è solo un riflesso dei cambiamenti nella domanda delle persone. Ovviamente non ha nulla a che fare con un atto di svalutazione della moneta, causato dalla crescita dell'offerta di cartamoneta.

Inoltre se il prezzo del petrolio sale e se le persone continuano ad utilizzare la stessa quantità di petrolio come prima, la gente sarà costretta a destinare più denaro al petrolio. Se lo stock di moneta delle persone rimane invariato, saranno disponibili meno soldi per altri beni e servizi.

Questo naturalmente implica che il prezzo medio di altri beni e servizi debba scendere. Ricordate che un prezzo rappresenta la somma di denaro pagato per una unità di bene. (Il termine "medio" è usato qui solo in forma concettuale; siamo ben consapevoli che una tale quantità non possa essere calcolata.)

Si noti che il denaro totale speso per i beni, non cambia; viene alterata solo la composizione della spesa: più petrolio e meno per altri beni. Il prezzo medio dei beni, o di denaro per unità di bene, rimane invariato.

Di conseguenza il ritmo dell'aumento dei prezzi di beni e servizi in generale è vincolato al tasso di crescita dell'offerta di moneta, ceteris paribus, e non al tasso di crescita del prezzo del petrolio.

Non è possibile che aumenti del prezzo del petrolio mettano in moto un aumento generale dei prezzi di beni e servizi.

Possiamo quindi concludere che il cosiddetto aumento generale dei prezzi, che sembra seguire un aumento di prezzo delle materie prime, come il petrolio, è causato da un aumento dell'offerta di moneta. (Dal momento che un'iniezione di denaro "dal nulla" non entra immediatamente in tutti i mercati, un aumento generale dei prezzi deriva da precedenti aumenti dell'offerta di moneta.)

La maggior parte degli economisti quando discute la questione degli aumenti generali dei prezzi, che etichetta invece come inflazione, non menziona mai la parola denaro. La ragione è la mancanza di una buona correlazione statistica tra le variazioni dell'offerta di denaro ed i cambiamenti nei vari indici prezzo, come l'IPC.

Attraverso la correlazione statistica non possiamo stabilire se i cambiamenti nell'offerta di moneta causano variazioni dei prezzi.

Una correlazione statistica, o una sua mancanza, tra due variabili non dovrebbe essere il fattore determinante per stabilire una causalità. Bisogna capirlo mediante un ragionamento sulla struttura della causalità.



Le aspettative d'inflazione possono innescare un aumento generale dei prezzi?

Abbiamo visto che, di regola, un aumento generale dei prezzi dei beni è causato da un aumento della quantità di denaro, ceteris paribus.

Quindi gli aumenti generali dei prezzi, che vengono etichettati dal pensiero popolare come inflazione, rappresentano un aumento dell'offerta di moneta.

Ma per quanto riguarda la situazione in cui gli aumenti dei prezzi delle materie prime innescano aspettative d'inflazione, che a loro volta rafforzano un aumento generale dei prezzi? Di certo le aspettative d'inflazione devono incarnare un importante fattore trainante dietro l'aumento generale dei prezzi...

Infatti secondo la maggior parte degli economisti, le aspettative d'inflazione sono il fattore trainante dietro l'aumento generale dei prezzi.

Una volta che la gente inizia ad anticipare l'aumento dell'inflazione nel futuro, essi fanno levitare la loro domanda di beni nel presente avanzando offerte d'acquisto e facendo salire in tal modo i prezzi dei beni.

Inoltre, secondo il pensiero popolare, le aspettative dei lavoratori per un aumento dell'inflazione li spingono a chiedere salari più alti. Gli aumenti dei salari, a loro volta, fanno salire il costo di produzione dei beni e servizi e costringono le imprese a trasferire questi aumenti ai consumatori aumentando i prezzi.

È vero che le imprese fissano i prezzi, ed è anche vero che gli imprenditori tengono conto dei vari costi di produzione. Tuttavia le imprese sono alla mercé del consumatore, il quale è l'arbitro finale.

Il consumatore determina se il prezzo stabilito è "giusto", per così dire. Se lo stock di moneta non è aumentato, allora i consumatori non si ritroveranno più soldi per sostenere l'aumento generale dei prezzi di beni e servizi, ceteris paribus.

In conclusione, per quanto riguarda le aspettative di un aumento dei prezzi in futuro, ceteris paribus, i consumatori non saranno in grado di aumentare la loro domanda di beni nel presente (non potranno fare offerte d'acquisto nei confronti dei beni facendone alzare i prezzi) in assenza di una maggiorazione dello stock di cartamoneta. Di conseguenza la quantità di denaro spesa per unità di merce, rimarrà invariata.

Quindi, indipendentemente da quali siano le aspettative delle persone, se l'offerta di moneta non è aumentata, allora la spesa monetaria per i vari beni non potrà aumentare. Ciò significa che nessun aumento dei prezzi potrà aver luogo senza un corrispondente aumento del pompaggio monetario.

Si noti che le aspettative d'inflazione in quanto tali non causano una svalutazione della moneta, quindi in questo senso un aumento delle cosiddette aspettative d'inflazione non ha nulla a che fare con l'inflazione — cioè, un aumento del denaro "creato dal nulla".

Immaginate che la FED riesca in qualche modo a convincere la gente che le politiche delle banche centrali siano finalizzate a fermare l'inflazione ed a mantenere una stabilità dei prezzi, ma allo stesso tempo aumenti il ritmo di crescita dell'offerta di moneta.

Anche se le aspettative d'inflazione erano stabili, il processo distruttivo viene lo stesso messo in moto indipendentemente da queste aspettative, proprio a causa dell'aumento del ritmo di crescita della moneta. Si noti che le aspettative e le percezioni delle persone non possono compensare questo processo distruttivo.

Non è possibile alterare la realtà mediante le aspettative. Il danno che è stato fatto, non può essere annullato per mezzo di aspettative e percezioni.

Quando l'inflazione viene vista come un aumento generale dei prezzi, allora tutto ciò che contribuisce all'aumento dei prezzi viene definito inflazione. La banca centrale e la riserva frazionaria non vengono più considerate come le fonti dell'inflazione, ma piuttosto varie altre cause.

In questo contesto non solo le banche centrali non hanno nulla a che fare con l'inflazione, ma vengono addirittura considerate dei combattenti dell'inflazione.

Su questo tema Mises scrisse:

Per evitare d'essere incolpati per le conseguenze nefaste dell'inflazione, lo stato ed i suoi scagnozzi ricorrono ad un trucco semantico. Cercano di cambiare il significato dei termini. Definiscono "inflazione" l'inevitabile conseguenza dell'inflazione, vale a dire, l'aumento dei prezzi. Sono ansiosi di relegare nell'oblio il fatto che questo aumento sia prodotto da un aumento della quantità di denaro e di sostituti del denaro. Non parlano mai di questo aumento. Danno la colpa alle imprese per l'aumento del costo della vita. Questo è il classico caso in cui il ladro grida "prendete il ladro." Lo stato, che ha prodotto l'inflazione moltiplicando l'offerta di moneta, incrimina i produttori ed i commercianti e s'incensa come fautore di prezzi più bassi.[2]


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


_________________________________________________________________________________

Note

[1] Murray N. Rothbard, What Has Government Done to Our Money? (Auburn, Ala.: Mises Institute, Libertarian Publishers, 2010), p. 58.

[2] Ludwig von Mises, Economic Freedom and Interventionism, p. 94.

_________________________________________________________________________________


3 commenti:

  1. Ascoltando le proposte della scuola di PesCaracas, adottate da Salvini, o la proposta di una neolira (sostituto del denaro?) di Berlusconi da affiancare all'euro, cadono le braccia.
    Sappiamo bene che non è operando sul mezzo di scambio che si crea onesta prosperità diffusa e durevole, ma provate voi, al posto loro e nella situazione internazionale data, a proporre monete d'argento e d'oro e denaro cartaceo sostenuto dai metalli. Come minimo partirebbero campagne mediatiche di character assassination e, insistendo, primavere colorate ed esportazione di fiatvalori occidentali.
    In realtà, siamo di fronte più che a cauti innovatori, ad ignoranti economici ed a veri e propri furbacchioni che sanno benissimo dove posizionarsi in caso di creazione di fiatmoney.
    La cosca politica formalmente contrapposta, invece, si è abbandonata da tempo e completamente allo status quo politicofinanziario occidentale. Ed affondera' con esso.
    A noialtri resta consapevolezza e speranza di buona sopravvivenza.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non li fanno più gli Andrew Jackson...

      Elimina
    2. Concordo su tutto. Ho una sola osservazione. L'aspettativa di aumento dell'indice dei prezzi al consumo determina una riduzione della domanda di moneta. A parità di offerta monetaria, ciò determina una riduzione del potere di acquisto della moneta (individuato dall'intersezione delle due curve) con conseguente aumento dell'indice dei prezzi al consumo. (Rif Rothbard - The mystery of banking)
      aurelio mustacciuoli

      Elimina