mercoledì 15 marzo 2017

Allarme rosso nel casinò — Sei licenziato!





di David Stockman


L'entroterra statunitense sta soffrendo dal punto di vista economico e Trump avrebbe potuto fare due cose per alleviare la sua condizione: ripulire la FED chiedendo le dimissioni della Yellen e del vice-presidente Stanley Fischer, terminando così la guerra distruttiva ai risparmiatori (ZIRP) ed a posti di lavoro e salari (2% d'inflazione); alleggerire il carico fiscale da $1,200 miliardi sugli stipendi dei lavoratori e sulle imprese.

Ma non ne ha fatta neanche una.

Inoltre è assolutamente certo che le chiacchiere intorno ai musulmani non faranno altro che prolungare la presunta abrogazione dell'Obamacare. Una maggioranza risicata del GOP nel Congresso finirà per sostituire l'Obamacare con qualcosa che sarà quasi la fotocopia di quello originale.

Poi c'è anche la questione della bomba ad orologeria rappresentata dal tetto del debito. Il debito pubblico è arrivato a $19,900 miliardi ed il bilancio disponibile del Tesoro è di $380 miliardi. Quando il 15 marzo tornerà alla ribalta questo argomento, stimo che il limite d'indebitamento del Tesoro sarà congelato a $20,100 miliardi ed un margine operativo che durerà dai 4 ai 6 mesi.

Ancora più importante, piuttosto che un disegno di legge fiscale sulla scrivania del presidente, come è avvenuto con Ronald Reagan, ad agosto ci sarà una crisi del tetto del debito, nessuna risoluzione di bilancio e niente stanziamenti mentre l'anno fiscale si avvicinerà al termine il 30 settembre.

In breve, in questo particolare momento storico, la paralisi politica ed economica è cosa buona e giusta.

Di conseguenza l'intero autunno e inverno saranno dedicati ad un negoziato per l'estensione del tetto del debito, risoluzioni di breve termine, shutdown reali e minacciati e, soprattutto, conflitto politico e disfunzioni come mai la Città Imperiale aveva visto prima d'ora.

Scommetto che il casinò inizierà a prendere sul serio questo scenario molto presto. E quando l'aria uscirà fuori dalla bolla nel mercato azionario, Trump non dovrà fare altro che una cosa: attaccare la FED. Aveva assolutamente ragione quando durante la campagna elettorale ha detto che il folle pompaggio monetario ed i 100 mesi di ZIRP della FED hanno creato una "grossa, grassa e brutta bolla".

Ed è diventata ancor più grande dopo la sua elezione. L'unica ragione possibile per il rally azionario successivo è stata la promessa di uno stimolo fiscale da parte di Trump, il quale avrebbe incoraggiato l'economia degli Stati Uniti e fatto levitare i profitti — i quali erano risultati in diminuzione negli ultimi otto trimestri.

Dopo tutto, anche gli stampatori folli keynesiani della FED sono a corto di scuse per mantenere i tassi d'interesse allo zero bound; e dopo 93 mesi, il ciclo economico è già oltre la data di scadenza.

Così quando gli utili segnalati dell'indice S&P 500 hanno raggiunto il grande picco del 26X, i giocatori d'azzardo nel casinò di Wall Street hanno puntato tutte le loro fiches.




Infatti stanno già ululando alla luna preannunciando nuove gambe rialziste: secondo loro un taglio fiscale per le aziende dal 35% al 20% o 15% si tramuterà in un potenziale aumento di $15-20 per azione negli utili dell'indice S&P, fornendo quindi una giustificazione ai folli prezzi odierni delle azioni.

Hanno incautamente scommesso che il cittadino più dirompente, impulsivo, ed imprevedibile mai arrivato alla Casa Bianca avrebbe mobilitato rapidamente il macchinario frammentato, disfunzionale e paralizzato di Washington ed avrebbe confezionato uno stimolo fiscale simile ai leggendari "100 giorni" di FDR.

L'ironia vuole che nella sua prima settimana in carica abbia messo in moto una serie di eventi che faranno implodere la bolla durante il suo primo anno in carica.

Inutile dire che gli incorreggibili spacciatori della filosofia "acquistare durante i ribassi" torneranno alla carica man mano che l'implosione acquisirà slancio.

Ma questa volta la FED o Washington non forniranno alcun salvagente. Questa volta il casinò sarà un luogo pericoloso man mano che Donald Trump calerà il sipario sul periodo della Finanza delle Bolle — 30 anni d'inflazione del debito e della finanza che hanno favorito l'impero di Trump e poi l'hanno portato direttamente nell'Ufficio Ovale.

E ora la marcia funebre si farà più marcata e più incessante che mai nel mercato azionario. E non ci sarà nessuno di credibile nell'Eccles Building quando il casinò di Wall Street alla fine esploderà. La Yellen e il suo braccio destro, Stanley Fischer, si stanno avvicinando al termine del loro mandato nel 2018, mentre eventuali incaricati nominati da Trump dovranno affrontare il disastro e non sapranno che pesci prendere.

La maggior parte dei possibili candidati alla FED non sarebbe altro la guardia pretoriana di Goldman Sachs alla Casa Bianca (Gary Cohn, Steve Bannon e Steve Mnuchin), oltre ad essere tutti keynesiani.

Questo è in sostanza quello che si ottiene quando le ridicole lezioni di un professore della Stanford, John Taylor, ancora sopravvivono, le quali sono solo l'ennesima versione della ricerca della prosperità economica attraverso la stampante monetaria, mentre come al solito s'impedisce una determinazione onesta dei prezzi a Wall Street.

Inutile dire che date le circostanze, i robo-trader di Wall Street saranno in un mare di guai. Sono stati condizionati e programmati ad agire come se la FED avrebbe sempre coperto loro le spalle. Ben presto, però, quello che sperimenteranno sarà una cacofonia monetaria nelle orecchie.

Detto in altro modo, l'incombente Recessione che è sicuro farà seguito al rally farlocco stimolato dall'elezione di Trump, distruggerà la credibilità della pianificazione monetaria centrale inaugurata da Greenspan. E senza il pompaggio monetario, non vi sarà alcun ostacolo ad una "determinazione onesta dei prezzi" che è stata a lungo repressa nei mercati finanziari.

La ragione per cui la prossima recessione sarà così violenta e traumatica è che i drogati di stimolo monetario che sono rimasti a Wall Street, saranno colti totalmente di sorpresa. Credo che la maggior parte di ciò che appare sulla stampa finanziaria mainstream, come ad esempio le parole ottimiste su Reuters, Bloomberg e MarketWatch riguardo l'indice S&P proiettato verso i 2600 punti, sia scritta solamente da automi con un copione da seguire. Voglio dire, come si può ancora dar retta al reparto di ricerca di Deutsche Bank? Dopo tutto, non sarebbe diventata un pachiderma insolvente da $2,000 miliardi, se fosse popolata da ricercatori che considererebbero con sobrietà la follia che ha sostituito quelli che una volta erano mercati finanziari funzionanti.

Questo era molto tempo fa, naturalmente, ed i mercati a due vie non sono vagamente ricordati dagli odierni giocatori d'azzardo inetti. Ma potreste pensare che abbiano sentito parlare del marzo 2000 e dell'ottobre 2007 grazie a qualche momentaneo flashback di realtà che ogni tanto appare su Twitter, l'odierno oracolo dei mercati.

Nel caso in cui l'abbiano dimenticato, ecco un promemoria. Durante i circa 90 giorni di negoziazione tra metà novembre 1999 ed il 27 marzo 2000, il NASDAQ 100 salì di quasi il 100%. Gli speculatori erano talmente baldanzosi che avrebbero addirittura sfidato la forza di gravità.

Eppure, ad un anno esatto da suddetta vetta, l'indice scese del 63% e vi fu una carneficina in quei conti di trading che avevano inseguito quella follia finanziaria.

E comprare durante i ribassi non aiutò. Alla fine del settembre 2002, il NASDAQ 100 aveva perso l'83% del suo valore. E poi ci sono voluti 16 anni affinché l'indice ritrovasse il suo valore in termini nominali, nonostante rimanesse ancora giù del 30% in dollari reali di potere d'acquisto.

Ora non si parla altro che dell'indice S&P 500, il quale ha raggiunto un valore di $20,000 miliardi per la prima volta nella storia. Pare che ci sia un qualche tipo di gara per determinare chi sia più cieco — i robo-trader che hanno seguito questa follia, o la Casa Bianca di Trump che presto raggiungerà il traguardo dei $20,000 miliardi di debito pubblico.

Se Trump avesse avuto un vero team economico, qualcuno l'avrebbe informato che l'imminente tetto del debito fermerebbe tutte quelle cose che vorrebbe fare e che pubblica allegramente su Twitter.

La media mobile a 12 mesi delle entrate del governo è ormai finita in territorio negativo su base annua. Questo particolare parametro significa una sola cosa: recessione.




Peggio ancora, altre componenti delle entrate federali stanno lampeggiando in rosso. La raccolta delle imposte sul reddito è calata dello 0.3% rispetto ad un anno fa e le entrate provenienti dalle aziende sono scese del 12%.

Come chiarisco spesso nei miei commenti riguardo i "posti di lavoro falsi" riportati dal Bureau of Labor Statistics (BLS), la sacca dei soldi del Tesoro degli Stati Uniti non mente, soprattutto perché non è plasmata o manipolata da squilibri stagionali o fattori fantasiosi di nascita/morte. Invece giorno dopo giorno 170 milioni di contribuenti e datori di lavoro pagano ciò che hanno guadagnato.

Ed i contributi di entrambe le categorie si stanno riducendo.

Mentre nessuno sembra prestare attenzione a questa componente molto importante contenuta nei fantomatici "dati in entrata", sono fiducioso di una cosa: quando la recessione in arrivo diventerà innegabile e il Congresso rimarrà impantanato nel caos, e quando non ci sarà risoluzione al deficit di bilancio strabordante, assisteremo ad una tempesta finanziaria perfetta.

La FED, il Congresso, Wall Street e gli stranieri vicini e lontani diventeranno l'oggetto dell'ira di Trump. Da lì in poi inizierà per davvero il lavoro del Grande Sfasciatore.

In tal caso, il panico del 2008 al confronto sarà un picnic. Quindi lasciatemi dirlo di nuovo, non c'è momento migliore di oggi per posizionarsi short.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


2 commenti:

  1. Terzo "rialzo" dei tassi da parte di zia Janet, la quale afferma che la FED può proseguire lungo questa via perché l'economia degli USA si sta riprendendo. Vediamo un po'. Il tasso d'inflazione USa secondo l'ultima lettura è saltato al 2.7%, raggiungendo quasi un massimo di 5 anni. I prestiti alle imprese, sin da quando è stato annunciata la volontà di rialzare i tassi, hanno raggiunto un picco e ora sono tornati ai minimi di 5 anni fa. Ciò si riflette, tra le altre cose, in un tasso delle entrate federali ai minimi da 5 anni a questa parte. Questo per dire che se la baracca è stata sostenuta in qualche modo finora, è stato grazie al primo QE dello zio Ben e alle misure di politica monetaria non convenzionali. Questo ha scatenato le furie nel casinò di Wall Street, trasformando i bond vigilantes in front-runner della gigantesca offerta d'acquisto partorita dalla FED: acquisto smisurato di titoli di stato USA.

    Ma ora che i rubinetti monetari stanno lentamente per essere chiusi, da quelle che si credeva fossero le loro tombe stanno lentamente risveglaindosi i bond vigilantes, con il decennale USA quasi ai massimi da 5 anni a questa parte. Wall Street non ha ancora tenuto conto di questi fattori in gioco, credendo ciecamente allo Stimolo Targato Trump. Ma oggi ha iniziato a ticchettare l'orologio del tetto del debito e quando i robo-trader s'accorgeranno tra qualche mese che un accordo bipartisan sarà praticamente impossibile su questo tema e nel frattempo la FED proseguirà con i rialzi dei tassi, non dovranno far altro che guardare di sotto

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  2. Francesco, siamo a quasi 10 anni da Lehman Brother. La catastrofe politicofinanziaria occidentale come singolarità è stata annunciata imminente ogni anno proprio come la ripresa. Ma quel che si vede è un declino progressivo come processo irreversibile.
    La teoria austriaca avvisa che la molla di errori caricata in questi anni è giunta talmente al limite che sta per scattare in modo fragoroso come non mai.
    Eppure la resilienza del sistema è impressionante. Ce ne meravigliamo ogni volta.

    Non c'è una buona dose di millenarismo culturale nell'austrismo all'americana?

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