mercoledì 25 gennaio 2017

I dati economici senza una buona teoria economica sono inutili





di Frank Shostak


Al fine di "dare un senso" ai dati, gli economisti utilizzano diversi metodi statistici che variano da modelli altamente complessi ad una semplice visualizzazione dei dati storici.

È generalmente ritenuto che mediante correlazioni statistiche si possano organizzare i dati storici in un corpo d'informazioni, che a sua volta può servire come base per la valutazione dello stato in cui versa l'economia.

Si ritiene che attraverso l'applicazione di metodi statistici si possano estrarre dalla realtà quei fatti concernenti lo stato in cui versa l'economia.

Purtroppo le cose non sono così semplici come sembrano. Per esempio, è stato osservato che cali del tasso di disoccupazione sono associati ad un aumento generale dei prezzi di beni e servizi.

Dovremmo allora concludere che i cali della disoccupazione sono un innesco principale per l'inflazione dei prezzi?

A confondere ulteriormente la questione, è stato anche osservato che l'inflazione dei prezzi è correlata con i cambiamenti nella massa monetaria. Inoltre, è stato stabilito che i cambiamenti nei salari mostrano un'elevata correlazione con l'inflazione dei prezzi.

Allora, cosa dovremmo concludere dopo tutto questo? Qui abbiamo non una, ma tre "teorie" dell'inflazione. Come possiamo decidere quale sia la teoria giusta?

Secondo il modo di pensare comune, il criterio per selezionare una teoria dovrebbe essere il suo potere predittivo. Su questo argomento Milton Friedman scrisse:

L'obiettivo finale di una scienza positivista è lo sviluppo di una teoria o ipotesi che produca previsioni valide e significative su fenomeni non ancora osservati.[1]

Finché il modello (teoria) "funziona", è considerato come un quadro valido per quanto riguarda la valutazione di un'economia. Una volta che il modello (teoria) si rompe, cerchiamo un nuovo modello (teoria).

Per esempio, un economista afferma che le spese dei consumatori per beni e servizi sono determinate dal reddito disponibile.

Una volta che questo punto di vista viene convalidato per mezzo di metodi statistici, viene impiegato come strumento nelle valutazioni della direzione futura della spesa dei consumatori. Se il modello non riesce a produrre previsioni accurate, viene sostituito o modificato con l'aggiunta di altre variabili esplicative.

La natura sperimentale delle teorie implica che la nostra conoscenza del mondo reale sia sfuggente.

Dal momento che non è possibile stabilire "come le cose funzionano veramente," allora non importa quali siano le ipotesi alla base di un modello. In realtà va bene tutto, purché il modello possa produrre buone previsioni. Secondo Friedman:

La questione rilevante per sindacare sui presupposti di una teoria non è se siano descrittivamente realistici, perché non lo sono mai, ma se sono approssimazioni sufficientemente buone per lo scopo. E a questa domanda si può rispondere solo vedendo se la teoria funziona, il che significa se produce previsioni sufficientemente accurate.[2]



Economisti teorici & economisti pratici

Il punto di vista secondo cui la nostra conoscenza è provvisoria e che non possiamo mai essere certi di nulla, ha dato origine a due gruppi di economisti — in un campo ci sono i cosiddetti teorici, o “ivory-tower economists,” che generano vari modelli immaginari e li usano per dare un giudizio sul mondo dell'economia.

Nell'altro campo abbiamo i cosiddetti economisti "pratici", che traggono il loro parere esclusivamente dai dati. Mentre gli ivory-tower economists sono convinti che la chiave per il segreto dell'universo economico passi per dei modelli astratti, gli economisti "pratici" sostengono che se uno "tortura" i dati abbastanza a lungo, alla fine verrà a galla la verità.

Ma i metodi statistici non sono di alcun aiuto in questo senso. Tutto ciò che i vari metodi statistici possono fare è confrontare i movimenti delle varie informazioni storiche.

Questi metodi non possono identificare le forze motrici dell'attività economica. Analogamente, i modelli che si basano sulla fantasia degli economisti non sono di grande aiuto, in quanto queste teorie non sono accertate dal mondo reale.

La teoria economica, tuttavia, deve avere un solo scopo — spiegare l'essenza dell'attività economica.

Noi riteniamo che l'economia riguardi le attività umane che cercano di promuovere la vita ed il benessere delle persone. Le persone si impegnano in attività varie: eseguono lavori manuali, guidano auto, camminano per le strade e cenano nei ristoranti.

La caratteristica distintiva di queste attività è che sono tutte propositive.

Così il lavoro manuale può essere un mezzo affinché alcune persone possano guadagnare soldi, cosa che a sua volta permette loro di raggiungere diversi obiettivi, quali l'acquisto di cibo o vestiti.

Pranzare in un ristorante potrebbe essere un mezzo per stabilire rapporti commerciali.

Guidare un'auto potrebbe essere un mezzo per raggiungere un determinato luogo. In altre parole, le persone operano in un quadro di fini e mezzi; usano vari mezzi per arrivare a determinati fini.

Le azioni propositive implicano che le persone valutano vari mezzi a loro disposizione in base ai loro fini.

In qualsiasi punto nel tempo, le persone hanno una grande varietà di scopi che vorrebbero raggiungere. Ciò che ne limita il raggiungimento è la scarsità di mezzi.

Quindi, una volta che diventano disponibili più mezzi, può essere raggiunto un numero maggiore di scopi, o obiettivi (ad esempio, gli standard di vita delle persone aumenteranno).

Un'altra limitazione nel raggiungere diversi obiettivi è la disponibilità di mezzi idonei: per sedare la mia sete nel deserto, ho bisogno d'acqua. I diamanti non mi saranno di alcun aiuto in questo senso.



Dare un senso ai dati

Nel corso di una crisi economica si osserva un calo generalizzato della domanda di beni e servizi. Dobbiamo allora concludere che il calo della domanda sia la causa di una recessione economica?

Sappiamo che le persone si sforzano di migliorare la loro vita e il loro benessere. I loro obiettivi sono quindi illimitati. L'unico modo affinché la domanda generale possa calare è tramite l'incapacità delle persone di sostenere le loro singole domande. In breve, i problemi sul fronte della produzione (vale a dire, con i mezzi) sono probabilmente causati da un calo generale osservato nella domanda.

In alternativa, considerate la situazione in cui la banca centrale afferma che un aumento della crescita nell'offerta di moneta, mentre l'inflazione dei prezzi è bassa, possa innescare una crescita economica reale.

Per dare un senso a questa affermazione, dobbiamo esaminare l'essenza del denaro. Il denaro è il mezzo di scambio e può facilitare l'accumulo della ricchezza reale. Non può crearla di per sé. Il denaro non può essere utilizzato nella produzione. Non può essere utilizzato nei consumi.

Possiamo concludere che la stampa di denaro non è il mezzo appropriato per promuovere la crescita economica. L'obiettivo — innescare una crescita economica reale — non può essere raggiunto per mezzo della stampa di moneta. Quindi se si scopre una correlazione positiva tra il tasso di crescita della massa monetaria e l'attività economica, non si dovrebbe saltare alla conclusione che il denaro possa far crescere l'economia.

Sapere che le persone perseguono azioni propositive ci permette anche di valutare il modo di pensare comune secondo cui il "motore" dell'economia è la spesa dei consumatori (ad esempio, l'idea che la domanda crea l'offerta). Sappiamo, però, che senza mezzi non può essere soddisfatto alcuno scopo. Ma i mezzi non emergono dal nulla; devono essere prima prodotti, di conseguenza la forza trainante è l'offerta e non la domanda.

Il fatto che le persone perseguano consapevolmente azioni propositive ci fornisce una conoscenza precisa, che è sempre valida per quanto riguarda gli esseri umani. Questa conoscenza getta le basi per un quadro coerente che consente valutazioni significative dello stato in cui versa un'economia.

I dati devono essere considerati come una descrizione degli eventi storici. Non hanno "alcun valore" di per sé. Devono essere interpretati mediante una teoria, che non può essere determinata dai dati. Anche tale teoria può essere derivata da una certa conoscenza elementare, come quella secondo cui gli esseri umani operano perseguendo uno scopo — e che il loro comportamento è consapevole.

Su questo tema Rothbard scrisse:

Ecco un esempio che a Mises piaceva usare per dimostrare la differenza tra due modi fondamentali di approcciarsi al comportamento umano: Grand Central Station durante l'ora di punta. Il comportamentista "oggettivo" o "veramente scientifico", sottolineava, osserverebbe gli eventi empirici: per esempio, la gente corre avanti e indietro, senza meta in certi momenti della giornata. E questo è tutto quello che saprebbe. Ma il vero studioso dell'azione umana partirebbe dal fatto che il comportamento umano è propositivo, e capirebbe che lo scopo è quello di prendere il treno la mattina per andare a lavoro, il contrario di notte, ecc. È ovvio chi dei due scoprirebbe di più sul comportamento umano, e quindi quale dei due sarebbe il vero "scienziato".[3]

Le conclusioni raggiunte dai modelli "puramente" teorici sono discutibili, dal momento che queste conclusioni sono derivate ​​dall'immaginazione degli economisti e non si basano sui fatti della realtà.

Un modello che non viene derivato dalla realtà, non può assolutamente spiegare il mondo reale. (In questo senso, il fatto che le persone perseguano azioni coscienti e propositive è un fatto della realtà. Quindi qualsiasi cosa che viene giustamente derivata da questa affermazione, è in linea con la realtà.)

Ad esempio, al fine di spiegare la crisi economica in Giappone, il famoso economista Paul Krugman ha impiegato un modello che presuppone che le persone siano uguali e vivano per sempre, e che tale risultato è dato.[4]

Pur ammettendo che queste ipotesi non sono realistiche, Krugman ha sostenuto che in qualche modo il suo modello può essere utile per offrire soluzioni alla crisi economica in Giappone.



La capacità predittiva potrebbe essere un criterio per accettare un modello?

Il punto di vista popolare, che stabilisce la capacità predittiva come criterio per l'accettazione di un modello, è discutibile.

Nemmeno le scienze naturali, che l'economia mainstream cerca di emulare, convalidano i loro modelli in questo modo.

Per esempio, una teoria applicata alla costruzione di un razzo prevede alcune condizioni che devono prevalere se si vuole un lancio di successo.

Una delle condizioni è il bel tempo. Giudicheremmo la qualità di una teoria sulla propulsione dei razzi se è in grado di prevedere con precisione la data del lancio del razzo?

La previsione che il lancio avverrà in una data particolare si realizzerà solo se tutte le condizioni stabilite saranno soddisfatte.

Se le cose andranno così, non si può sapere in anticipo. Per esempio, il giorno previsto del lancio è probabile che piova.

Tutto ciò che ci può dire la teoria della propulsione dei razzi è che se saranno soddisfatte tutte le condizioni necessarie, allora il lancio del razzo avrà successo.

La qualità della teoria, tuttavia, non è contaminata da una incapacità di fare una previsione precisa sulla data del lancio.

La stessa logica si applica anche all'economia. Così possiamo dire con sicurezza che, ceteris paribus, un aumento della domanda di pane ne alzerà il prezzo. Questa conclusione è vera, e non provvisoria.

Il prezzo del pane salirà domani, o in futuro? Questo non può essere stabilito dalla teoria della domanda e dell'offerta.

Dovremmo quindi respingere questa teoria e definirla inutile perché non è in grado di prevedere il prezzo futuro del pane?

Secondo Mises:

L'economia può prevedere gli effetti che ci si può attendere se si ricorrere a misure precise di politica economica. Si può rispondere alla domanda se una determinata politica sia in grado di raggiungere gli scopi preposti, se la risposta è negativa: quali saranno i suoi effetti reali. Ma, naturalmente, questa previsione può essere solo "qualitativa".[5]

La natura arbitraria dell'economia mainstream ha dato origine alla conclusione secondo cui c'è un abisso tra teoria e la pratica. C'è distinzione tra valutazioni teoriche e pratiche. Si sentono spesso commenti come "si tratta di una grande teoria; tuttavia, non riesco a farne uso". Eppure non esiste una teoria tanto buona, ma non applicabile. Per essere applicabile, una teoria deve essere derivata dai fatti della realtà, come ad esempio che gli esseri umani interagiscono con azioni propositive. Questa conoscenza ci permette di effettuare una valutazione valida per quanto riguarda il funzionamento dell'economia, senza fare ipotesi arbitrarie.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Milton Friedman, Essays in Positive Economics, Chicago: University of Chicago Press, 1953.

[2] Ibid.

[3] Dalla prefazione di Murray N. Rothbard per Theory and History di Ludwig von Mises.

[4] Paul Krugman, “Japan’s Trap,” Maggio 1998.

[5] Ludwig von Mises, The Ultimate Foundation of Economic Science, p. 67.

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