lunedì 10 ottobre 2016

Queste royalty company nel settore dei metalli preziosi sono decisamente attraenti





di Frank Holmes


In una nota la scorsa settimana, UBS ha fatto eco alla sua precedente valutazione secondo cui l'oro è "entrato in una nuovo mercato toro". Il metallo prezioso ha visto una spettacolare prima metà dell'anno, con una domanda globale totale di 2,335 tonnellate, secondo il World Gold Council (WGC) la seconda più alta mai registrata.

Nonostante questo l'oro è ancora poco posseduto, rappresentando solo il 3% del totale degli ETF nei portfoli. UBS aggiunge che c'è spazio per un ritorno di quei partecipanti che durante l'ultimo mercato orso potrebbero aver ripulito le loro posizioni.

A guidare il mercato toro, secondo UBS, c'è "un periodo prolungato di rendimenti reali depressi" e "un'elevata incertezza a livello macro." Questi sono temi che sono ritornati molte volte negli ultimi sei mesi, con i rendimenti dei titoli di stato a livello mondiale che continuano a scendere sotto lo zero e l'agitazione economica e geopolitica che avanza dopo il referendum del Brexit e in vista delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti.

La fiducia nella politica monetaria e l'appetito per il debito pubblico continuano a sbiadire. Secondo Zero Hedge, le banche centrali straniere hanno scaricato $335 miliardi di titoli di stato statunitensi durante l'ultimo anno. Chi ne ha venduti di più è stata la Cina, la quale a giugno ha liquidato $28 miliardi di titoli di stato USA. Nello stesso periodo, la seconda più grande economia del mondo ha rimpinguato le sue riserve auree ufficiali — 500,000 once nel solo mese di giugno — nel tentativo di diversificare i suoi possedimenti.




Gli investitori dovrebbero fare attenzione al fatto che le banche centrali sono diventate acquirenti netti d'oro. È sempre stato il mio consiglio quello di allocare il 10% del proprio portfolio in oro — 5% in lingotti d'oro, un altro 5% in gold stock.



Un modo migliore per esporsi all'oro

Uno dei migliori modi di possedere oro, è quello di monitorare le cosiddette royalty company. Queste aziende fungono da finanziatori per esploratori e produttori. In cambio di un finanziamento anticipato, possono ricevere due diversi tipi di pagamento. Possono ricevere una royalty, o una percentuale, su qualsiasi vendita futura durante la vita della miniera.

Oppure possono acquistare un flusso di metalli preziosi ad un prezzo basso e fisso. Gli sconti sull'oro, per esempio, potrebbero arrivare fino al 75%.

Alcuni dei nostri nomi preferiti in questo campo includono Franco-Nevada Mining, Silver Wheaton, Royal Gold e Sandstorm Gold, i quali hanno sovraperformato l'oro negli ultimi 12 mesi.





Allocazioni di capitale migliori

È interessante notare che tutte queste compagnie impiegano un piccolo gruppo di geologi minerari qualificati, ingegneri, studiosi di metallurgia e dirigenti finanziari del settore minerario per analizzare e monitorare i loro investimenti.

Poiché non devono acquistare macchinari né gestire le miniere, hanno un costo in denaro totale per oncia d'oro molto più basso rispetto alle aziende minerarie. (In questo contesto, il costo in denaro si riferisce alle spese operative che sono pagate in contanti piuttosto che col credito.) Le loro spese generali sono mantenute al minimo, e hanno alte vendite per dipendente in tutto il mondo. Come potete vedere qui sotto, il loro debito per azione è molto più basso rispetto a Newmont Mining e Barrick Gold. L'anno scorso Barrick ha tagliato $3.1 miliardi di debiti ed è sulla buona strada per ripagarne $2 miliardi quest'anno.




I loro margini sono stati generalmente molto più grandi rispetto a quelli di esploratori e produttori tradizionali, permettendo loro di rimanere redditizie anche in mercati orso.

Prendete ad esempio Sandstorm, una delle royalty company più giovani. Nel secondo trimestre il suo costo in denaro per oncia d'oro è stato di $261, dandole margini operativi di $994 per oncia.

Confrontate questi dati con quelli di Barrick, il più grande produttore mondiale d'oro. Barrick ha riportato costi in denaro di $578 per oncia, quasi il doppio di quelli di Sandstorm — e Barrick ha alcuni dei costi più bassi rispetto alle altre compagnie minerarie, secondo Motley Fool.




Agli investitori piacciono le royalty company perché sono composte da un team di ex-minatori e dirigenti minerari che generano sostanzialmente maggiori margini lordi e hanno un minor numero di dipendenti, con una spesa generale ed amministrativa inferiore.

Inoltre offrono spettacolari opzionalità. Spesso acquistano un asset in 10 anni con un carico pagante. Tuttavia questi depositi spesso si estendono per 30 anni, in modo da avere il potenziale di un ritorno molto più grande. Se la società mineraria espande la produzione, ottiene un flusso di cassa aggiuntivo, e se fa una grande scoperta nei pressi della miniera di produzione, le royalty company hanno un margine di crescita superiore.

Per ulteriori approfondimenti, una delle panoramiche più incisive sulle royalty company è la relazione “Precious Metal Royalties: The New Landscape” di Streetwise.



Un nuovo concorrente

Così come ci potrebbe essere ampio spazio affinché gli investitori in oro partecipino a tal mercato, un CEO sta scommettendo sull'entrata di un altro operatore tra le royalty company. David Morgan, commentatore di lunga data nel settore dei metalli preziosi, ha di recente parlato molto bene di Lemuria Royalties, la quale a giugno ha segnalato d'aver acquisito la sua prima royalty su una miniera d'argento peruviana gestita da una filiale della Fortuna Silver Mines.

A gennaio di quest'anno, Morgan ha riassunto il suo ragionamento: "Guardiamo con favore alle royalty company considerandole un grande affare, perché il rischio è molto basso rispetto ad una società d'esplorazione o anche ad una società di produzione."

Questo è precisamente il motivo per cui continuiamo a considerare molto interessante il modello di business delle royalty company.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


1 commento:

  1. http://www.telegraph.co.uk/opinion/2016/10/09/the-little-people-have-had-enough---not-just-here-but-in-america/

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