martedì 4 ottobre 2016

Il vero messaggio lanciato dall'inflazione dei prezzi degli asset





di Alasdair Macleod


Si stanno sviluppando i primi segni di un'iperinflazione, fenomeno meglio descritto come un crollo del potere d'acquisto di tutte le principali valute del mondo.

I banchieri centrali quasi certamente non sono consapevoli di questo pericolo, in parte perché le statistiche da loro osservate non riescono a catturarlo, ma soprattutto perché la teoria economica convenzionale è carente in questo senso.

Questo articolo espone le prove della sopravvalutazione di azioni e obbligazioni in tutto il mondo, poiché c'è una crescente preoccupazione nei confronti del denaro contante e dei depositi bancari. Le relazioni di rischio tra denaro contante e asset si stanno invertendo, a causa del fallimento delle politiche monetarie e del crescente rischio di controparte riguardo le banche.

Ci sono delle sotto trame, come le manipolazioni dei mercati da parte delle banche centrali e la relativa fiducia rialzista infusa ai compratori e agli investitori. Poi c'è l'affermazione unanime secondo cui i tassi d' interesse non devono salire e, pertanto, non saranno lasciati salire.

Scommesse estreme e unidirezionali a parte, il motivo per le disparità di valutazione sta diventando più coerente con il declassamento del denaro contante piuttosto che con una rivalutazione degli asset. Se questo stesse succedendo al rapporto tra denaro e beni/servizi, gli economisti comincerebbero a preoccuparsi dell'inflazione, della stagflazione e anche dell'iperinflazione.



Perché l'inflazione dei prezzi degli asset è importante

Poiché oggi l'inflazione dei prezzi è limitata principalmente agli asset, nessuno si preoccupa. Invece gli investitori si rallegrano per l'effetto ricchezza. Gli asset sono esclusi dagli indici dei prezzi al consumo, in modo che sembra non esistere il pericolo di una caduta del potere d'acquisto del denaro rispetto agli asset. Ciò non significa che il problema può essere ignorato. Ma se il motivo dietro l'aumento dei mercati è una fuga dai contanti, dovremmo cominciare a preoccuparci e tal momento potrebbe essere arrivato. Se così fosse, dovremmo smettere di rallegrarci per la nostra crescente ricchezza e pensare al potere d'acquisto futuro delle nostre valute.

È un errore da principianti confinare la stima dell'inflazione dei prezzi a beni/servizi selezionati da un'agenzia governativa. In origine era per comodità econometrica che gli acquisti dei consumatori fossero classificati in questo modo, ma è fuorviante ritenere che per il consumatore esista una tale categorizzazione tra l'acquisto di articoli diversi. In economia non ci può essere alcuna distinzione tra l'acquisto di un bene alimentare, un bene d'investimento, o il prestito di denaro utilizzato per acquistare beni strumentali. Anche l'esclusione di beni di seconda mano è altrettanto illogica. Tutti gli acquisti sono acquisti, punto e basta.

Non solo gli economisti neo-Cambridge e gli econometrici di oggi ignorano questo errore fondamentale nei loro tentativi di costruire misure d'inflazione dei prezzi, ma i banchieri centrali e tutta la comunità degli investitori commette un'ulteriore omissione senza neanche rendersene conto: presuppongono che il denaro abbia un valore costante in tutte le transazioni. Ciò non sorprende, perché facciamo di conto col denaro e paghiamo le tasse col denaro.

Questi due errori importanti distorcono tutte le analisi economiche e possono avere gravi conseguenze.

L'inflazione degli asset si sta trasferendo sempre di più nelle materie prime, l'ultimo passo prima dei prodotti finali. Sta anche gonfiando i servizi, per esempio spingendo al rialzo i salari nella costruzione di commerci e aumentando le commissioni delle agenzie. Questo effetto s'è sviluppato dopo l'ultima crisi finanziaria e ha accelerato con l'inversione dei prezzi delle materie prime. La linea ufficiale, secondo cui non c'è inflazione dei prezzi, sta fuorviando i mercati, la popolazione in generale e gli stessi pianificatori economici centrali.



Gli investitori agiscono razionalmente

Sta diventando chiaro che alcuni investitori stanno mostrando una crescente preferenza per gli asset d'investimento rispetto ai depositi bancari. Gli analisti ritengono che questa preferenza non rappresenti un voto contro il denaro, ma è guidata dal desiderio di trarre profitto dagli investimenti. Questo è corretto per i gestori di fondi comuni d'investimento, che sono tenuti dai loro mandati a generare profitti in termini assoluti o relativi di performance.

Altri, soprattutto i più ricchi con un occhio alle proprie finanze, stanno cominciando a sostenere un punto di vista diverso. Osservano i prezzi delle azioni delle banche che devono loro denaro, e si preoccupano. I banchieri commerciali ​​in Europa stanno cercando di convincere i loro clienti molto ricchi a non ritirare i loro fondi. In ogni caso, il trasferimento di depositi da una banca all'altra non protegge contro il rischio sistemico, quindi è necessario comprare qualcosa, come ad esempio un titolo di stato a breve scadenza o l'oro, per sbarazzarsi del denaro e trasferire il rischio agli altri.

Il pericolo principale per questi investitori ricchi è un tasso d'inflazione in aumento, ma al momento si parla esclusivamente di deflazione e del rischio sistemico, non dell'inflazione. Tuttavia i prezzi delle materie prime sono aumentati notevolmente quest'anno, invertendo la tendenza degli ultimi anni. A meno che i prezzi delle commodity non comincino a scendere bruscamente, è una certezza che faranno salire l'inflazione dei prezzi, nonostante la mancanza di attività economica nelle economie avanzate. Alla fine, le banche centrali dovranno rispondere aumentando i tassi d'interesse, indebolendo i mercati dei titoli di stato e la valutazione di tutte le classi di asset che fanno riferimento ad essi.

La fuga dal denaro contante, almeno per il momento, riflette in gran parte i rischi sistemici. Tuttavia non possiamo dire che un collasso del sistema bancario avverrà sicuramente, a meno che i tassi d'interesse non salgano in modo da riflettere il potere d'acquisto calante delle valute fiat. Solo allora potremo essere certi di una catastrofe finanziaria generale, con una fuga precipitosa dai depositi bancari.

Per il momento i mercati sono diventati isterici per la deflazione. Le condizioni deflazionistiche sono necessarie per una futura espansione monetaria necessaria per salvare le banche, l'economia, o entrambe. La maggior parte degli investitori sembra essere così sicura di questo risultato come lo era quando diceva che il Regno Unito sarebbe rimasto in Europa. L'errore qui è quello di avere poca o nessuna comprensione di una cosa: l'inflazione dei prezzi può coesistere con un'attività economica in contrazione.

L'inflazione monetaria, in particolare, quando diventa estrema garantisce una contrazione dell'attività economica, perché sottrae potere d'acquisto alle masse. Questo è il motivo per cui dovrebbero essere presi sul serio i primi segni premonitori di un'inflazione dei prezzi degli asset, proveniente da una preferenza in declino. E man mano che l'effetto si diffonde all'indice dei prezzi al consumo, ci sarà un ampio rifiuto del denaro e una fuga nelle merci.

Potrebbe facilmente trasformarsi in ciò che l'economista austriaco, Ludwig von Mises, descrisse come crack-up boom, la fuga finale dal denaro e la preferenza per le merci. Ovviamente non stiamo accaparrando beni di prima necessità, ma per come si stanno evolvendo le cose saremo spinti a farlo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


2 commenti:

  1. Un altro chiodo sulla bara del sistema fiatmoney.

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  2. Mi domando quale sarà stavolta l' analisi dei neokeynesiani, per la crisi del 73 hanno saputo tirare fuori dal cilindro delle futilissime motivazioni ora che diranno?

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