giovedì 21 gennaio 2016

Perché gli amanti dello stato odiano Uber


Ricordo a tutti i lettori interessati che è in vendita la mia traduzione dell'ultimo libro di Gary North, L'economia cristiana in una lezione, acquistabile a questo indirizzo: http://bit.ly/1JUqFIt. Con questo manoscritto North, attraverso uno sforzo letterario pregevole, unisce ciò che è stato diviso per anni da un mondo accademico cieco e sordo alla centralità dell'individuo nell'analisi economica: etica ed economia. L'escamotage della chiave di lettura teologica è utilizzata per chiarire al lettore come una visione epistemologica chiara sia fondamentale per uscire dall'attuale pantano intellettuale in cui è finita la teoria economica moderna.

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di Gary North


La regolamentazione statale delle strade di Londra risale al 1635. Iniziò sotto il re Carlo I, il quale era un tiranno e la cui vita finì sul patibolo nel 1649.

Carlo decise che le strade erano troppo affollate a Londra, e quello di cui la città aveva bisogno era il controllo statale sul numero di vetture. Questa tradizione s'è estesa fino ad oggi. Nelle principali città lo stato regola l'offerta di taxi, e il risultato è stato un aumento dei prezzi e il peggioramento del servizio. La regolamentazione statale ha creato un oligopolio delle imprese di taxi, le quali utilizzano il potere dello stato per estrarre maggiore ricchezza dalle persone che vogliono usufruire del loro servizio.

Questo assetto di cose, naturalmente, viene lodato da coloro che credono che lo stato debba essere chiamato in causa per regolare le nostre vite. Di recente mi sono imbattuto in un articolo scritto da un individuo simile. È stato pubblicato su un sito dedicato alla regolamentazione internazionale delle economie del mondo: www.theglobalist.com. Il sito non spiega come questo possa essere fatto senza un governo mondiale con il potere d'imporre le sue regole. L'articolo è intitolato: "Rethinking the Uber Vs. Taxi Battle: How Uber could be part of the solution (instead of embroiled in controversy)". Il presupposto è che Uber non sia la soluzione.

L'autore ha scritto un libro di prossima pubblicazione. Il titolo dice tutto: Raw Deal: How the "Uber Economy" and Runaway Capitalism Are Screwing American Workers. Vi siete fatti un'idea. Odia il libero mercato. Odia Uber perché sta facendo un profitto a scapito dei politici e del loro oligopolio, l'industria dei taxi.



GRATIS PER TUTTI

Inizia a descrivere il libero mercato come un posto in cui tutto è gratuito. In realtà, è lo stato che fa questa promessa: strade senza pedaggi costruite con i soldi delle tasse. Come per tutte le imprese finanziate dallo stato, vi è una maggiore domanda rispetto all'offerta quando il costo scende a zero. Questa è nota come la tragedia dei beni comuni. È il risultato inevitabile della politica statale quando fornisce qualcosa di gratuito per tutti. Nel 1973 ho scritto un articolo su questo argomento: "The Free-for-All Society." È breve. Potete leggerlo qui.

Tuttavia, questa storia mostra anche che molti di questi regolamenti sono stati emanati per buone ragioni. Dovrebbero essere condotti alcuni studi specifici per capire le cause del recente aumento della congestione del traffico a San Francisco, a New York e altrove.

Ciò porterebbe ad intuizioni più definitive su quanto il ride-sharing possa contribuire alla congestione -- o quanto di ciò possa essere il risultato atteso da un'economia in crescita.

Guardando indietro ai fatti storici, quello che spesso ha chiamato in causa interventi normativi è stata la proliferazione e il conseguente caos di una maggiore presenza di veicoli sulla strada.

Con la popolarità del ride-sharing, non è difficile immaginare come questo nuovo servizio possa tradursi, città dopo città, in un'abbondanza di vetture, scarsa sicurezza e inadeguata tutela dei consumatori.

Ah, sì: "tutela dei consumatori inadeguata." Protezione fornita da chi? Dallo stato. Questo produce sempre oligopoli, prezzi più alti e servizi scadenti. Tale protezione è un racket.

Questa è la critica standard alla libertà: gratis per tutti. Ci viene detto che il sistema profitti/perdite produce il caos. Ci viene detto che è necessario lo stato per portare ordine. Per avere ordine, stabilità ed equità, ci dev'essere un agente statale con un distintivo e una pistola. Poi la deve puntare contro il fornitore di un servizio a prezzi competitivi e dire: "Questo è illegale. Non farlo più."

La storia dei servizi livrei ci mostra come sia importante considerare le nostre strade un servizio pubblico, con le metropolitane, gli autobus, i taxi e ora i veicoli del ride-sharing uniti insieme in un sistema di trasporto da cui dipende la popolazione.

Negli spazi urbani densi, le diverse componenti del sistema di trasporto devono essere coordinate.

Dev'esserci un equilibrio di "convenienze concorrenti", con il bene pubblico tenuto in prima linea in queste discussioni -- invece di concentrarsi su quali aziende vinceranno nella battaglia tra Uber, Lyft e Big Taxi. Concentrarsi su tale questione significa farsi sfuggire l'importanza del quadro generale.

Ha deplorato la terribile situazione della congestione. Ha deplorato il fatto che, laddove il libero mercato viene autorizzato a fornire servizi di trasporto, le strade sono intasate. È tutta colpa del libero mercato, il quale permette a chiunque d'aprire un'attività come tassista, cosa che porta a lunghe ore di traffico.

Egli non precisa come questa situazione possa essere risolta. Non ha una soluzione specifica. Ma sa questo: lo stato deve fare qualcosa.  E qualcosa sarà fatto: una fusione tra Uber e corse finanziate con le tasse.

Sarebbe terribile, ha detto, se fosse permesso a pulmini di condurre più persone esattamente dove vogliono andare, perché questo indebolirebbe le linee degli autobus urbani. Non possiamo permetterlo.

Abbiamo bisogno del "giusto mix" tra libertà e tirannia.

Se le aziende di ride-sharing iniziano ad offrire pulmini che vanno su e giù lungo le tratte più frequentate e più redditizie, distruggerebbero le entrate del trasporto pubblico.

Le metropolitane, gli autobus, le automobili personali, i camion, i taxi e i veicoli di ride-sharing on-demand formano un sistema di trasporto per lo spostamento delle persone e delle merci da un luogo all'altro.

Ottenere il giusto mix di queste diverse opzioni, in particolare nelle aree urbane affollate, può fare la differenza: avere mezzi di trasporto efficienti ed eco-sostenibili, o avere una congestione perenne di veicoli.

Per secoli i funzionari statali ci hanno promesso il giusto mix tra libertà e tirannia, ma non hanno mai fatto la scelta giusta. Se invece l'avessero fatta, ora non avremmo servizi come Uber.

È a Londra che possiamo vedere tutta la disperazione dell'oligopolio dei taxi. Hanno convinto i politici a prendere in considerazione nuove norme nei confronti di Uber. Se tali norme verranno approvate, Uber non potrà accettare alcun cliente prima che siano passati cinque minuti dalla chiamata. Ad Uber non sarà consentito inviare la posizione di una sua vettura sul cellulare del cliente. Questo perché la vettura potrebbe essere nelle vicinanze. Ciò è considerato intollerabile dai tassisti.

I politici e i tassisti pensano di poter ingannare la popolazione. Pensano che gli elettori che utilizzano Uber non lo capiscano. Questa non è tutela dei consumatori, è invece protezione di un oligopolio. Uber può informare i propri clienti di tali regole. L'ha già fatto.

Mi piace citare Joe Louis su Billy Conn. "Può correre, ma non può nascondersi."



CONCLUSIONE

L'eredità di Carlo I è sopravvissuta fino ai giorni nostri: la regolamentazione dettagliata delle nostre vite.

Passo dopo passo la tecnologia sta respingendo questi regolamenti. Passo dopo passo i consumatori stanno cominciando a riaffermare la propria autorità. Passo dopo passo l'estensione della libertà sta infliggendo colpi apoplettici al pensiero dei difensori di Carlo I e delle sue migliaia di eredi. Per queste persone il mondo intero è come un chiodo, e loro dispongono del martello statale. Secondo loro ogni problema ha la stessa soluzione: una maggiore regolamentazione da parte dello stato, e maggiori sanzioni negative nei confronti di coloro che partecipano allo scambio volontario.

Per 150 anni l'hanno passata liscia dal punto di vista intellettuale. Le scuole pubbliche finanziate con le tasse hanno concesso loro questo vantaggio. Ma ora non potranno più goderne. Internet fornisce tecnologie di liberazione. Le persone stanno riguadagnando il loro potere di scelta.

Chi si oppone a questo potere di scelta da parte del consumatore, lo fa in nome del potere statale. Ma convincono sempre meno persone. La popolazione sta diventando consapevole del fatto che ci sono alternative alla regolamentazione statale. Gli imprenditori in cerca di profitto e i clienti in cerca di benefici si stanno unendo grazie ad Internet, che non è controllato dallo stato. È iniziata una nuova era di libertà, e i difensori degli eredi spirituali di re Carlo I sono ora sulla difensiva.

Pensate ad Internet come ad un patibolo. Uno dopo l'altro, regolamento dopo regolamento, Internet sta decapitando questi piccoli tiranni. La concorrenza dei prezzi è la lama.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


2 commenti:

  1. coservative progressism

    http://fortune.com/2015/07/13/hillary-clinton-uber-sharing-economy-workers/

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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