martedì 12 gennaio 2016

Libertà, povertà globale e il fallimento degli aiuti esteri

Spesso la maggior parte delle persone non riesce ad intuire l'arrivo di situazioni particolarmente spiacevoli. Questo perché non è in grado di leggere la proverbiale "scritta sul muro". Solo alcuni sono in grado di leggerla e ancora meno sono in grado di prepararsi adeguatamente. L'Europa, ad esempio, dopo essersi imbarcata in avventure belliche sconsiderate in Africa e Medio Oriente, adesso deve subire l'ondata delle relative conseguenze inattese: massicci flussi migratori. Dove andranno a pesare? Ovviamente sul welfare state dei vari stati europei. Nei prossimi anni vedremo migliaia e migliaia di immigrati che faranno la fila per richiedere istruzione gratuita e assistenza medica gratuita. Non abbiamo ancora visto niente. Lo vedremo la prossima primavera. Gli stati europei pensavano che la retorica del "tassare i ricchi per ridistribuire la ricchezza" potesse garantire la vita eterna ai programmi del welfare state, invece la realtà ha smontato i piani presumibilmente ben congeniati dei pianificaotri centrali e ora addirittura anche chi è povero in Europa diviene ricco a causa dei flussi migratori che porteranno nelle nostre terre migliaia e migliaia di gente poverissima e con basse capacità lavorative. Le passività non finanziate dei vari programmi pensionistici hanno da tempo decretato la morte del sistema welfaristico, ma gli immigrati accelereranno il processo. Per anni la politica della "colpa" sventolata dalla sinistra ha martellato nella testa degli individui, e ora raccoglieranno i semi della loro propaganda: fallimento del welfare state e bancarotta del sistema statale. Gli immigrati manderanno in bancarotta lo stato prima che quest'ultimo possa beneficiare dei loro contributi per mandare avanti lo schema di Ponzi forzoso del welfare state e delle pensioni.
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di Andrew Syrios


Secondo la stampa mainstream, il mondo in via di sviluppo è frenato da un pantano di fondamentalismo di libero mercato. Certo, ci sono alcune eccezioni, come Peter Bauer e William Easterly, ma quasi tutti si uniscono al coro di Jeffrey Sachs: affinché questi paesi poveri possano diventare ricchi, devono ricevere aiuti dai paesi ricchi e frenare il libero mercato.

Salon ha addirittura avuto l'audacia di riferirsi all'Honduras come ad una "moderna distopia libertaria". Come afferma l'autore: "Eliminando tutte le tasse, privatizzando tutto, inzeppando un paese con pistole e opponendosi a tutte le spese pubbliche, si finisce come l'Honduras." Un paese dove "la polizia va in giro su camioncini con mitragliatrici, ma non sono lì per proteggere la maggior parte delle persone. [...] Per la protezione individuale c'è un esercito di guardie armate private."

E poi c'è Naomi Klein, il cui libro The Shock Doctrine ha sostenuto coloro che affermano che il libero mercato utilizza le crisi per attuare riforme a scapito dei paesi poveri e per garantire che tale povertà continui.

Gli strafalcioni sono così tanti che risulta davvero difficile elencarli tutti quanti. Prima di tutto, la Klein capisce le cose al contrario. Sebbene le corporazioni abbiano la loro dose di colpe (di solito con l'aiuto dello stato), Robert Higgs ha mostrato chiaramente in Crisis and Leviathan che è lo stato che usa le crisi per crescere. Negli Stati Uniti lo stato è cresciuto enormemente durante la Prima Guerra Mondiale, la Grande Depressione, la Seconda Guerra Mondiale, e anche la Guerra Fredda. Ora sta utilizzando la Guerra al Terrore per crescere ancora.



La Libertà Economica È Decisamente Rara nel Mondo in Via di Sviluppo

Come ha osservato Johan Norberg nella sua critica al libro della Klein:

Se guardiamo alle statistiche del Fraser Institute’s Economic Freedom of the World (EFW), scopriamo che sin dal 1980 solo quattro economie di cui abbiamo i dati non sono state liberalizzate. Tutte le altre invece hanno intrapreso tale percorso. Ovviamente questo significa anche che vedremo una liberalizzazione economica nelle dittature brutali così come nelle democrazie pacifiche. [...] La Klein si basa sulla sua personale interpretazione di aneddoti ed esempi, e non tenta di fornire dati statistici a supporto della sua tesi. Si tratta di un'omissione comprensibile, perché i dati non supportano la sua tesi. Vi è una forte correlazione tra libertà economica da un lato e diritti politici e libertà civili dall'altro.

Infatti, mentre queste riforme lasciano molto a desiderare e il mondo ha fatto un enorme passo indietro dopo la crisi finanziaria, s'è verificata una discreta quantità di liberalizzazioni. E il progresso economico del mondo, sebbene lasci ancora molto a desiderare, è innegabile.

Si deve semplicemente dare uno sguardo alle classifiche dell'Economic Freedom of the World per vedere che il mondo in via di sviluppo si colloca molto più in basso. L'indice prende in considerazione quanto segue,

  1. Dimensioni dello stato: spese, tasse, e investimenti;
  2. Struttura giuridica e sicurezza dei diritti di proprietà;
  3. Accesso al denaro sonante;
  4. Libertà di commercio internazionale;
  5. Regolamentazione del credito, del lavoro e delle imprese.

I paesi occidentali in Nord America e in Europa si collocano tra i più liberi, seguiti dai paesi dell'Europa orientale e dell'Asia, poi arriva il Medio Oriente e l'America Latina con l'Africa in fondo. Hong Kong è al primo posto con un rating di 8.98, gli Stati Uniti sono al dodicesimo con 7.81 (dietro al Canada, settimo posto). Anche i paesi "socialisti" come la Norvegia e la Svezia occupano rispettivamente il trentesimo e trentaduesimo posto. Sì, possono anche avere uno stato sociale molto esteso, ma hanno anche (relativamente parlando) i diritti di proprietà e libero scambio.

Dall'altra parte, El Salvador è al sessantesimo posto, il Brasile al centotreesimo, il Mali al centotrentatreesimo e il Chad al centoquaranteseiesimo. Il Venezuela —-- che sta attraversando una grave crisi economica —-- è all'ultimo posto. (Non ci sono dati sulla Corea del Nord.)

Ricordate la "distopia di libero mercato" chiamata Honduras che "ha eliminato le tasse" e "ha privatizzato tutto"? Beh, si classifica al centosedicesimo posto nell'Index of Economic Freedom del 2015 e al centoquattresimo nella classifica della Banca Mondiale riguardo la libertà di fare impresa. La stessa classifica ha posizionato l'Honduras al centocinquantatreesimo posto riguardo l'ingombranza della pressione fiscale. A quanto pare, l'eliminazione delle tasse significa in realtà una pressione fiscale individuale superiore al 25%, una pressione fiscale per le aziende superiore al 30%, e un'imposta sulle vendite nazionali superiore al 15%. Non mi pare proprio che queste fossero le raccomandazioni indicate da Ludwig von Mises.

Al contrario, il mondo in via di sviluppo è completamente interventista. I diritti di proprietà sono quasi inesistenti, quindiì l'accumulo di capitali è estremamente difficile. La polizia locale molesta gli imprenditori con tangenti, e senza forti diritti di proprietà e tribunali equi per risolvere le controversie, gran parte di queste economie sono poco più di un mercato nero. È un po' come il mercato illecito della droga negli Stati Uniti. I loro governi, lungi dall'essere laissez-faire, possono essere meglio descritti come cleptocrazie. In effetti, la ragione per cui l'Honduras ha bisogno di "guardie giurate private" è perché la polizia di stato non fa altro che perseguitare la propria cittadinanza.

Un altro esempio d'interventismo latino-americano è il Perù. Mentre faceva ricerche per il suo libro, The Mystery of Capital, Hernando de Soto ha deciso d'aprire una piccola fabbrica d'abbigliamento in Perù. Ha assunto un avvocato e alcuni studenti. Il risultato?

Hanno dovuto fare molto. Hanno dovuto ottenere 11 permessi diversi da sette ministeri diversi. Per 10 volte si sono visti chiedere delle tangenti, per ben due volte le hanno dovute pagare, e c'erano un sacco di ritardi. [...] In totale ci vorrebbero come minimo 278 giorni, lavorando otto ore al giorno, per fare affari con una piccola fabbrica.

Un mio amico che aveva un'impresa in Ecuador, mi ha raccontato di esperienze simili a quella di Hernando de Soto. E non è certo solo l'America Latina. Il documentario Commanding Heights descrive "il Permesso Raj" in India, venuto in essere dopo che il Raj britannico venne rimosso nel 1947. Come ha detto Narayana Murthy, presidente di Infosys Technologies, "Ci sono voluti dai 12 ai 24 mesi, e circa 50 visite a Delhi, per ottenere una licenza per importare un computer da $1500."

A causa di ciò, "per gli imprenditori è quasi impossibile fare le cose." Il ministro delle Finanze indiano, P. Chidambaram, ha osservato che "ogni permesso viene rilasciato con mezzi corrotti." In altre parole, una tangente. Questa gigantesca burocrazia corrotta è il fattore primario che mantiene sottosviluppato il mondo sottosviluppato. Nel caso dell'India, però, essa ha liberalizzato un po' le cose e ha visto una robusta crescita economica.



Come i Paesi Diventano Ricchi

Nel complesso, i paesi più ricchi hanno generalmente mercati più liberi. Come notato sopra, Hong Kong è classificata come l'economia più libera del mondo e ha avuto alcuni dei più alti tassi di crescita nella storia del mondo. Infatti John Stossel ha provato a replicare l'esperimento di Hernando de Soto a Hong Kong. Ha compilato un modulo di una pagina e ha aperto la sua attività il giorno seguente.

Come fa notare un documento del National Center for Policy Analysis: "Il reddito pro-capite è sette volte maggiore nelle economie più libere rispetto ai paesi meno liberi." Nel quintile superiore, il reddito pro-capite era di $26,106 l'anno nel 2002. Nel quintile inferiore, era di $2,828.

Questi paesi sono anche più liberi. Freedom House ha rilasciato una relazione in cui classifica i paesi in base ai diritti politici e alle libertà civili. La mappa colorata che fornisce sembra quasi identica a quello pubblicata dal Fraser Institute. E lo stesso National Center for Policy Analysis ha scoperto una correlazione quasi perfetta tra la libertà economica e la libertà politica.



Come gli Aiuti Esteri Perpetuano la Corruzione e gli Abusi dei Diritti Umani

Molti potrebbero sostenere questo punto, ma continuare lo stesso a dire che gli aiuti esteri sono necessari come misura per colmare il divario. Ma gli aiuti esteri non fanno altro che avvantaggiare i leader corrotti e i loro sistemi oppressivi, consentendo alle élite corrotte di continuare ad implementare le loro politiche fallimentari. Un rapporto del Center for Strategic and International Studies ha osservato che "la storia dell'assistenza elargita dagli Stati Uniti è colma di funzionari stranieri corrotti che usano gli aiuti per riempirsi le tasche, sostenere escalation militari, e perseguire progetti di vanità". O come ha detto un opinionista irriverente, "gli aiuti esteri succhiano soldi dalla povera gente nei paesi ricchi per finire nelle mani dei ricchi nei paesi poveri." Tom Woods mette tutto questo nella giusta prospettiva:

Non molto tempo fa la rivista Parade ha pubblicato una classifica dei venti peggiori dittatori al potere. Il governo degli Stati Uniti aveva contribuito ad aiutarli tutti tranne uno.

Come può tutto questo rompere il ciclo della povertà?

Non può infatti. Uno studio di Raghuram G. Rajan e Arvind Subramanian per la Banca Mondiale ha osservato:

Abbiamo trovato poche prove di una relazione positiva (o negativa) tra i flussi d'aiuti per un paese e la sua crescita economica. Inoltre non abbiamo trovato alcuna prova che gli aiuti funzionano meglio in un ambiente geografico o politico migliore, o che certe forme d'aiuto funzionano meglio di altre.

Invece degli aiuti esteri, ciò di cui hanno bisogno questi paesi è la libertà; economica e politica. E purtroppo il mondo in via di sviluppo è gravemente carente d'entrambe.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


1 commento:

  1. Come posizione in classifica l'Italia tra il 2012 ed il 2015 è più o meno al solito posto intorno al 68/69. Ma è passata dal terzo al secondo quartile. In compenso, la Francia è arretrata fino al posto 70.
    Libertà economica e libertà politica vanno di pari passo, con eccezioni tipo Emirati arabi.

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