lunedì 18 gennaio 2016

Il ciclo della finanza delle bolle: quello che la scuola keynesiana non arriva a capire — Parte 1

Ricordo a tutti i lettori interessati che è in vendita la mia traduzione dell'ultimo libro di Gary North, L'economia cristiana in una lezione, acquistabile a questo indirizzo: http://bit.ly/1JUqFIt. Con questo manoscritto North, attraverso uno sforzo letterario pregevole, unisce ciò che è stato diviso per anni da un mondo accademico cieco e sordo alla centralità dell'individuo nell'analisi economica: etica ed economia. L'escamotage della chiave di lettura teologica è utilizzata per chiarire al lettore come una visione epistemologica chiara sia fondamentale per uscire dall'attuale pantano intellettuale in cui è finita la teoria economica moderna.
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di David Stockman


Il mondo della Finanza delle Bolle creato dalla FED e dalle altre banche centrali è fondamentalmente diverso da quello esistito durante l'era del "Tocco Leggero" nelle politiche monetarie che ha preceduto l'era Greenspan.

Tali intrusioni minime nei mercati monetari e dei capitali hanno prevalso dai tempi del grande William McChesney Martin sino al settembre 1985, quando il Tesoro USA/Casa Bianca hanno ripreso il controllo delle stampanti della FED e hanno ordinato a Volcker di svilire il dollaro tramite gli Accordi del Plaza. A tempo debito, la Casa Bianca l'avrebbe silurato.

Il problema oggi è che i laureati presso la FED hanno un modello economico che è una reliquia dell'era "Tocco Leggero". Non solo è del tutto irrilevante nel sistema odierno, ma in realtà equivale ad una benda sugli occhi. Li induce a guardare ad una lavagna piena d'indicatori, come i posti di lavoro e le componenti del PIL, ignorando l'esplosività di quelli principali che scorrono lungo i titoli della CNBC.

In una parola, il tasso di riacquisto delle azioni proprie e di F&A è 100 volte più importante della relazione mensile sui posti di lavoro, sui nuovi immobili e sulle vendite al dettaglio.

Gli abitanti ignari dell'Eccles Building non capiscono che hanno creato un mondo in cui Wall Street sostituisce Main Street; e in cui l'inflazione monetaria è in forte aumento nei prezzi degli asset finanziari, non nei saggi salariali e nei prezzi delle auto nuove.

Durante l'era "Tocco Leggero", le recessioni erano innescate da una politica monetaria restrittiva che faceva salire i tassi d'interesse. Questo avrebbe presto strangolato l'indebitamento delle famiglie e delle imprese perché il credito sarebbe diventato troppo costoso. E questa interruzione nel ciclo dell'espansione del credito, a sua volta, avrebbe fatto scendere la spesa per asset aziendali a reddito fisso e beni durevoli (ad esempio, auto ed elettrodomestici), innescando una cascata d'aggiustamenti recessivi.

Ma il punto di flesso prima della recessione era sempre caratterizzato da una cosiddetta spiralizzazione di salari e prezzi, risultante da un surriscaldamento dell'economia di Main Street. I professori keynesiani degli anni '60 la definivano "eccesso di domanda".

Il professor James Tobin, in particolare, è stato l'artefice di un'epidemia virulenta di questa teoria durante il suo mandato alla Casa Bianca sotto Kennedy/Johnson. È stato un sostenitore dei disavanzi di bilancio con il pretesto della piena occupazione, incoraggiando Johnson ad intimidire senza pietà William McChesney Martin affinché monetizzasse l'enorme flusso d'inchiostro rosso proveniente dalle politiche welfariste di LBJ.

Anzi, secondo alcuni storici Tobin e la schiera di keynesiani alla Casa Bianca convinsero LBJ a spezzare la riluttanza di Martin nell'accendere la stampante monetaria, quando venne convocato nel ranch del presidente in Texas. Ecco un resoconto secondo le parole di un giornalista:

E nel 1965 il presidente Lyndon B. Johnson, che voleva credito a basso costo per finanziare la guerra in Vietnam e la sua Great Society, convocò il presidente della FED, William McChesney Martin, nel suo ranch in Texas. Lì, dopo aver chiesto agli altri funzionari di lasciare la stanza, Johnson sbatté Martin contro il muro intimando che la FED tornasse ad abbassare i tassi d'interesse. Martin cedette, la FED stampò denaro e l'inflazione continuò a salire fino agli inizi degli anni '80.

Questo per dire che le economie di libero mercato, in realtà, non si "surriscaldano" da sole. La spiralizzazione vecchio stile di salari e prezzi, accadeva perché anche l'era del "Tocco Leggero" non permetteva ai mercati finanziari di ripulirsi pienamente e costantemente.

Invece tendevano a sedersi sulla sinistra della curva dei rendimenti per troppo tempo. Questa tendenza impediva al mercato di razionare la domanda in eccesso di fondi mutuabili attraverso un tasso d'interesse flessibile e di libero mercato. Un aumento del prezzo del credito avrebbe limitato l'indebitamento e avrebbe spronato un maggior risparmio e una minore spesa, impedendo in tal modo all'economia generale di spostarsi da una situazione "d'equilibrio".

Nell'era del "Tocco Leggero" era la FED che causava ogni recessione, anche quando alimentò boom economici artificiali generati dalle spese per le guerre in Corea e in Vietnam. Ecco perché è stata perennemente criticata dai sostenitori di una moneta sonante.

Tuttavia, nel tentativo tardivo di normalizzare le cose, la FED era sempre costretta a spingere i freni monetari. A tempo debito l'aumento dei lavoratori inattivi e della capacità industriale inattiva, avrebbe fatto scendere l'inflazione dei prezzi dei prodotti e avrebbe ridotto le pressioni sindacali per aumenti dei salari.

Alla fine la spiralizzazione salari/prezzi si sarebbe smorzata ad un punto sufficientemente basso da soddisfare il FOMC, il quale avrebbe dato luce verde per rifornire il sistema bancario commerciale con nuove riserve e quindi riavviare il processo d'espansione del credito.

La grande differenza tra il successo relativo della politica monetaria del "Tocco Leggero" durante l'era di Martin e il disastro degli anni '70 sotto Arthur Burns e William Miller, era una semplice questione di grado.

William McChesney Martin aveva vissuto in prima persona il boom finanziario degli anni '20 e il bust tonante della Grande Depressione. Era quindi estremamente reticente ad utilizzare l'acceleratore monetario durante le espansioni e si affrettava a spingere i freni dopo l'inizio della ripresa.

Lo fece in pochi mesi nel 1958 e descrisse così la decisione d'aumentare i tassi d'interesse e i requisiti dei margin loan: "Togliere la brocca del punch all'inizio della festa."

Invece Arthur Burns era un economista che negli anni '30 e '40 aveva aperto la strada agli studi sul ciclo economico alla Columbia University e, ironia della sorte, era stato anche tutor di Milton Friedman.

A differenza di Martin, Burns era un presuntuoso arrogante che pensava di poter predire l'andamento dei mercati rivolgendosi semplicemente al suo intelletto. Era anche un vigliacco che ambiva solamente a conquistare il potere politico, a farsi pubblicità e a pavoneggiarsi.

Stava soffiando un brutto vento il giorno in cui affiliò la sua stella a quella di Richard Nixon alla Casa Bianca. Ma subito dopo essere stato nominato presidente della FED nel gennaio 1970, venne trascinato nell'ufficio ovale dalla guardia pretoriana di Tricky Dick e gli venne detto senza mezzi termini che la sua unica missione presso l'Eccles Building era quella di generare un boom economico entro le elezioni del 1972.

Burns s'inginocchiò con entusiasmo. Presto la spiralizzazione di salari e prezzi interni sarebbe stata aggravata da un boom delle materie prime a livello mondiale, tra cui l'aumento dei prezzi del petrolio verso la fine del 1973. Tutto questo venne attribuito alla manovra politica scellerata dei sauditi e del cartello dell'OPEC, ma le cose non stavano veramente così.

Come ho documentato in dettaglio in The Great Deformation, l'esplosione monetaria durante l'era Nixon/Burns causò un enorme aumento delle importazioni negli Stati Uniti, il quale assorbì letteralmente tutta la capacità mondiale disponibile di petrolio, rame, soia, ferro, polietilene, gomma, sego industriale, ecc.

Si trattava sostanzialmente di un'enorme domanda mondiale proveniente dall'Eccles Building. I dati storici mostrano chiaramente com'è stata trasmessa: attraverso un ampliamento del credito bancario statunitense, il quale, a sua volta, ha finanziato una massiccia domanda artificiale di beni strumentali e beni di consumo.

Alla fine anche il vile Burns dovette porre finire alla festa, tirando i freni monetari e scatenando così la più grave recessione del dopoguerra. Senza dubbio il suo quoziente di coraggio era salito bruscamente dopo lo scandalo del Watergate che spodestò Nixon.

Tuttavia il modello di ciclo economico "stop & go" dell'era "Tocco Leggero" era ormai ben consolidato. Tuttavia, piuttosto che essere preso come un segnale d'avvertimento, le banche centrali e le colonie d'economisti a Wall Street e Washington presero come riferimento il disastro Nixon/Burns per interferire di più, non di meno.

Ben presto si dotarono di computer basati su modelli econometrici che aspiravano a catturare e collegare la totalità dei flussi e riflussi dell'economia degli Stati Uniti da migliaia di miliardi di dollari. Da allora la politica della FED avrebbe evitato gli "stop & go", dotando il FOMC della capacità di prevedere la direzione futura della macroeconomia e di calibrare le politiche adeguate.

Sarebbe diventato un "Tocco Leggero" su un mainframe. Era destinato a fallire, ma Milton Friedman e i suoi discepoli hanno offerto una deviazione storica che alla fine ha portato all'era della bolle Greenspan/Bernanke/Yellen e alla conseguente crisi di crescita, democrazia e capitalismo che ora grava su di noi.

La deriva Friedmaniana rappresentava la massiccia e continua esportazione di passività in dollari USA al resto del mondo, dopo che Nixon chiuse la finestra dell'oro a Camp David nell'agosto 1971. Questa mossa disastrosa — sostenuta e suggerita a Nixon dal professor Friedman — sollevò l'Eccles Building dal suo bisogno di gestire con parsimonia le riserve auree della nazione e permise all'accoppiata Nixon/Burns d'essere rieletta nel 1972.

Se gli Stati Uniti avessero onorato i propri obblighi di Bretton Woods, ovvero, rimborsare in oro l'enorme mole di dollari indesiderati che s'era ammassata all'estero a causa delle politiche keynesiane degli anni '60, ci sarebbe stata una recessione nel 1972 e il mondo non avrebbe visto né la rielezione di Nixon né il caos monetario che ne seguì.

Infatti nel giro di pochi anni anche Arthur Burns comprese l'immenso errore che era stato commesso a Camp David e auspicò un ritorno ad una qualche versione di un tasso di cambio fisso e convertibilità in oro. Ma non c'era più nulla da fare ormai.

La Casa Bianca brulicava di discepoli del professor Friedman, tra cui un professore insopportabilmente pedante della Chicago Business School, George Shultz, il quale condivideva la visione ingenua di Friedman: la FED è un'istituzione degna di fiducia. Secondo lui un organo dello stato poteva essere messo a capo del meccanismo dei prezzi più importante di tutto il capitalismo — il price discovery nei mercati monetari e dei capitali — proprio per favorire la prosperità capitalistica.

Tuttavia quello che in realtà ha favorito è stata la più grande abbuffata di dissolutezza monetaria della storia, e vi è un semplice indicatore che la misura con precisione. Vale a dire, i giganteschi disavanzi delle partite correnti che sono emersi dopo gli anni '70 — e che ora hanno raggiunto gli $8,000+ miliardi.




In un sistema a denaro sonante il grafico qui sopra non l'avremmo mai visto. Il deflusso d'oro, o di altri asset di riserva in risposta a questa emorragia di prestiti, avrebbe fermato decenni fa gli stampatori di denaro presso la FED. E Alan Greenspan non avrebbe mai scoperto la stampante monetaria nel seminterrato dell'Eccles Building nell'ottobre 1987, in quanto il crollo di quel periodo non sarebbe mai accaduto in un sistema monetario sonante con una banca centrale incatenata.

E questa non è solo una curiosità storica. Il rovescio della medaglia degli enormi deficit delle partite correnti negli Stati Uniti, è stata un'esplosione dei bilanci delle banche centrali a livello mondiale. Questo perché le banche centrali estere, soprattutto quelle nelle economie mercantiliste asiatiche e negli stati esportatori di petrolio del Golfo Persico, sono state sotto l'incessante pressione d'agganciare le loro valute al dollaro — ampliando di conseguenza le proprie offerte di denaro.

Non a caso questo è esattamente ciò che il professor Tobin prescrisse per il resto del mondo negli anni '60. Vale a dire, se si stanno accumulando troppi dollari indesiderati vi è una soluzione semplice: accendere la propria stampante, sequestrando così le passività in dollari indesiderate nel proprio bilancio.

Questo è esattamente quanto è successo a partire dalla metà degli anni '90 ed è il motivo per cui la versione keynesiana della vasca da bagno è diventata una forza distruttiva.

Ciò che ha fatto è stato obliterare i confini economici sui quali si basavano le politiche di gestione delle banche centrali e ha reso irrilevanti gli indicatori economici che i keynesiani si sforzano di seguire così ciecamente.





[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


=> Cliccate su questo link per la Parte 2


6 commenti:

  1. All'epoca, fu ordinato denaro facile per l'interventismo estero nella guerra in Vietnam e per l'interventismo socialista interno.
    Oggi, il denaro facile per gli interventismi militari e sociali ce lo hanno già.

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  2. Nel frattempo, c'è un editoriale indecente del Prof. Giavazzi, sul Corriere..... A tutti questi luminosi luminari, non gli è chiara una cosa, che gli stati nazionali così come sono strutturati oggi, centralizzati e accentratori, sono destinati a fallire, sono zombie, reliquie della storia, non sarà certo un unione monetaria fiat a salvarli ne tantomeno un'integrazione impossibile di intere popolazioni con culture, usi e costumi differenti da quelle europee.... e su questo Stefan Molyneux di freedomain radio, su Youtube ha tenuto diversi podcast interessantissimi nell'ultimo periodo, che vi inviterei a seguire.

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    1. buon nominativo suggerito

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    2. Ci sono un paio di traduzioni anche qui sul blog di Molyneux. Consultate i tag qui nella colonna di destra raccolti in "Archivio etichette". Tra l'altro risalgono ai primi tempi di Freedonia... Comunque il miglior video è quello sulla "Fattoria degli umani". Riesce a far materializzare le sbarre da cui siamo circondati molto meglio della "Fattoria degli animali" di Orwell.

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  3. Non a caso questo è esattamente ciò che il professor Tobin prescrisse per il resto del mondo negli anni '60. Vale a dire, se si stanno accumulando troppi dollari indesiderati vi è una soluzione semplice: accendere la propria stampante, sequestrando così le passività in dollari indesiderate nel proprio bilancio.
    Ecco questo passaggio non mi è molto chiaro, cioè Stockman intende la monetizzazione del debito pubblico del tesoro americano???
    Ciao Francesco, buon 2016


    Read more: http://francescosimoncelli.blogspot.com/2016/01/il-ciclo-della-finanza-delle-bolle.html#ixzz3xbN4NTZd

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    1. Ciao Dino.

      Quel passaggio può essere compreso guardando semplicemente al pattern delle riserve di valuta estera nel bilancio della PBOC. Il relativo grafico è eloquente. Quando ancora il canale della trasmissione della politica monetaria pompava credito anche a Main Street, prima della crisi nel 2008, alle famiglie americane è stata garantita la possibilità di creare una gigantesca offerta d'acquisto per le importazioni cinesi a basso costo. Oltre ad usare la propria casa come un presunto bancomat, accendendo ipoteche come se fossero luci su un albero di Natale, le famiglie americane hanno spedito in giro per il mondo vagonate di dollari che, una volta all'estero, hanno alimentato espansioni del credito interne nei vari paesi in cui approdavano. Come in Cina, ad esempio. I dollari venivano scambiati in yuan, andando ad alimentare boom d'investimenti in Cina e per ancorare lo yuan al dollaro (la PBOC scambiava dollari per Treasuries).

      Poi nel 2008 la grande offerta d'acquisto da parte delle famiglie statunitensi s'è estinta e la Cina, non volendo permettere una correzione dei mercati interni sulla scia di quest'evento, ha sostituito il flusso di dollari delel famiglie americane con un'espansione monetaria interna. Negli ultimi tempi, invece, abbiamo visto come i nodi della finanza delle bolle stiano venendo al pettine in Cina: l'anno scorso sono fuoriusciti dal paese circa $1,000 miliardi in capotali. La PBOC è costretta a vendere Treasuries per soddisfare questa necessità. Al momento il dollaro è overbought, ma non è un trend di medio/lungo termine.

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