venerdì 29 gennaio 2016

Un sistema basato sul furto e sulla frode dev'essere terminato





di Francesco Simoncelli


L'ultima barriera che separa il controllo dello stato sulle vite degli individui e un duro risveglio per quanto riguarda le condizioni economiche/finanziarie, è quella rappresentata dal sistema pensionistico. La maggior parte delle persone continuerà a stare al gioco, continuerà a subire le angherie fiscali e burocratiche dello stato, continuerà a subire i furti delle banche centrali, finché gli accrediti della pensione arriveranno puntuali ogni inizio mese. In fin dei conti non è quello che succede in ogni schema di Ponzi? Nessuno vuole fare la figura dello sciocco, quindi resterà al gioco finché riuscirà ad incassare quanto più possibile e abbandonare il tavolo da gioco. I primi pensionati sono stati i vincitori. Quelli già morti sono stati vincitori. La generazione attuale, a cui fa parte anche il sottoscritto, farà parte degli sconfitti. Lo stesso discorso vale per tutti coloro che fanno affidamento sul welfare state per sopravvivere. È insostenibile. È stata una situazione insostenibile sin da quando è stata avviata per la prima volta. Quello a cui assistiamo ora è un lento deterioramento.

Non è una sorpresa quindi leggere una notizia simile. Una delle tesi che spesso sentiamo ripetere recita che i ricchi, in realtà, non hanno bisogno della pensione. Può benissimo essere tagliata, poiché non hanno bisogno di ulteriore denaro. In questo modo verrebbero rimpolpate le pensioni più basse. Inutile dire che questo sarebbe puro e semplice furto. È un default palese nei confronti di quelle persone che hanno versato enormi contributi durante la loro carriera lavorativa. Infatti la realtà dei fatti ci dice che i contributi non riescono più a sostenere il bilancio on-budget del fondo adibito al pagamento delle pensioni. Ormai è un fiume d'inchiostro rosso. Per non parlare delle passività off-budget che nemmeno vengono prese in considerazione. Questo significa che al diminuire dei contributi e della popolazione pagante, dovranno essere venduti IOU del governo (di cui è pieno il fondo delle pensioni) e questo, a sua volta, significa che lo stato dovrà accendere ulteriori prestiti per compensare questa situazione.

Può permettersi una cosa del genere l'Italia? Non credo proprio. Già quest'anno verrà aumentato il deficit di bilancio per compensare il rinvio delle clausole di stabilità, figuriamoci compensare scompensi a livello previdenziale e pensionistico. È chiaro che questa storia può finire solo in due modi: o default palese per le pensioni, o raid nei fondi pensione finché gli elettori non staccheranno la spina. In un modo o nell'altro l'era della pianificazione centrale sperimenterà un brusco risveglio.



MANCATE RIVALUTAZIONI

Parecchie persone sanno cos'è uno schema di Ponzi, ovvero, uno schema all'interno del quale a fronte di pagamenti esorbitanti coloro che vi entrano per primi vengono pagati coi soldi di coloro che entrano successivamente. Finché ci sono polli da spennare, il gioco può andare avanti. Nel settore privato abbiamo visto molti esempi riconducibili a questo tipo di schema, da Bernie Madoff al nostrano Gianfranco Lande. Tutti gli schemi di Ponzi, oltre ad una componente finanziaria, contengono una componente psicologica. Cioè, coloro che vi finiscono dentro non danno retta ai cosiddetti "messaggeri" che intendono far vedere loro la natura dell'investimento in cui si sono andati ad immischiare. Anzi spesso viene attaccato. Perché? Perché fondamentalmente le persone odiano fare la figura degli sciocchi. In uno schema di Ponzi le persone che se ne rendono conto vogliono evitare di fare la figura degli sciocchi cercando di racimolare quanto più denaro possibile prima di uscirne.

Non solo. Anche l'ideatore cade preda delle proprie menzogne. Crede che riuscirà sempre a trovare un pollo più pollo di quello precedente in modo da poter continuare ad ottenere un free ride. La storia si conclude sempre con una sentenza di tribunale e l'incarceramento dell'ideatore. Non scappa mai col bottino. Ai suoi occhi è più attraente vivere al massimo col minimo sforzo. Al di là di ciò, gli schemi di Ponzi privati si concludono sempre con truffati e imprigionati.

Le pensioni, invece, sono uno schema di Ponzi forzoso. Ovvero, lo stato costringe gli individui a contribuire ad uno schema truffaldino, spacciandosi per un agenzia assicurative il cui unico interesse è il benessere futuro del contribuente. Le cose, in realtà, non stanno così. Innanzitutto non ci sono abbastanza persone che pagano i contributi in entrata per pagare le prestazioni in uscita. Non solo questo fatto è riconducibile ad una componente demografica in diminuzione, ma anche alla qualità dei lavori, i quali, a causa delle continue ingerenze statali all'interno dell'ambiente economico, si sono spostati sempre di più verso il part-time. Le politiche fiscali e burocratiche hanno progressivamente annientato i lavori da capofamiglia, alimentando l'emersione di boom economici fasulli che non hanno fatto altro che creare posti di lavoro fasulli i quali sono stati inevitabilmente liquidati al momento del bust. Ma gli errori economici si sono accumulati, poiché le succursali degli stati, le banche centrali, sono intervenute per prevenire le salutari correzioni. Questo ha inficiato il calcolo economico degli imprenditori, i quali hanno trovato più difficile soddisfare una sana domanda di mercato e si sono visti oscurare segnali genuini di mercato. L'economia di Main Street ne sta risentendo.

Non solo questo abbassa la qualità di vita di Main Street, ma lo costringe anche ad intaccare i propri risparmi per sopravvivere. I meno fortunati si affidano all'elemosina statale del welfare state. Questo significa più spese per lo stato. Questo significa più deficit per lo stato. Questo significa più tasse per i contribuenti e pagamenti inferiori. Infatti, come riportato nel link precedente, non è un caso che quest'anno gli adeguamenti per alcune pensioni non sono scattati. Poiché l'inflazione ha fatto registrare dati numerici molto bassi, gli stati hanno deciso che non era necessario far scattare suddetti adeguamenti. Inutile ricordare che l'aggregato dei prezzi attraverso il quale viene riportato il numero dell'inflazione dei prezzi, pecca di mal aggiustamenti e sottostime radicali che ne inficiano la validità. Vi basta guardare ai prezzi relativi per giudicare voi stessi: i prezzi delle utilità aumentano, quelli della sanità aumentano, i costi della scuola aumentano, i costi degli affitti aumentano, le tasse aumentano, la burocrazia diventa sempre più opprimente, ecc. Di conseguenza i mancati aggiustamenti rappresentano un mini-default del sistema pensionistico, perché significa rompere la promessa dell'adeguamento delle pensioni all'inflazione reale. E' per questo motivo che, ad esempio, si sente spesso parlare di pensionati che faticano ad arrivare alla fine del mese.

Quindi, oltre ad essere uno schema di Ponzi forzoso, non rappresenta neanche un'assicurazione per il benessere futuro. I beneficiari, infatti, non possono recriminare alcuna rivendicazione sui versamenti affidati allo stato e il fondo che si presume debba erogare le prestazioni non è altro che un'enorme stanza piena di bond statali. Ovvero, non esiste alcun conto bancario col vostro nome sopra che si suppone contenga il totale di quanto avete versato. Il vostro denaro è già stato speso da un bel pezzo. Ma questo non accade solo in Italia, anche nel resto del mondo e soprattutto negli Stati Uniti. Gli adeguamenti negli USA sono chiamati COLA e visto che l'IPC era dell'1.5% su base annua, neanche lo zio Sam li ha concessi. Questo significa che la FED può falsificare denaro per comprare (direttamente o indirettamente) il debito dello zio Sam, e le banche commerciali che ricevono le nuove riserve si rifiutano di concedere nuovi prestiti. Questo ha fatto collassare il tasso di velocità di M1, abbassando i rischi legati a questa folle politica di stampa di denaro. Oltre al mercato obbligazionario statale, viene sovvenzionato anche il mercato dei mutui grazie alla FED che acquista MBA da società fallite come Fannie/Freddie.

I politici, quindi, ottengono un free ride. Gli elettori ottengono un free ride sui mutui. A meno che di fronte alla prossima recessione la FED non inverta la sua politica monetaria, il percorso di normalizzazione dei tassi innescherà un nuovo bust. Questo non piacerà né agli elettori né ai politici. Il motto della FED è questo: "Non agitare le acque." E' per questo che abbiamo visto solo un misero aumento di 25 punti base nei fondi federali. La FED s'è limitata ad assecondare i fallimenti emersi sin dall'estate scorsa nel settore dell'olio di scisto, e l'ha fatto aumentando lievemente il tasso nei mercati monetari. Finché la FED continuerà a far fluire denaro gratuito nelle casse di Washington non ci saranno problemi, ovvero, continuare a re-investire i proventi dei suoi investimenti (la maggior parte bond del Tesoro USA). Grazie alle banche commerciali la maggior parte del denaro creato dalla FED è rimasto parcheggiato nelle riserve in eccesso e grazie alla gigantesca bolla dell'olio di scisto alimentata dal boom del credito abilitato dalle principali banche centrali del mondo negli ultimi venti anni, l'offerta di petrolio è ai massimi contribuendo ad abbassare il prezzo di molti prodotti necessari agli individui.

Quindi, con l'aggregato dei prezzi pressoché stabile e niente adeguamenti per le pensioni, i pensionati devono imparare a vivere con meno. I loro conti bancari non fruttano niente. Non ottengono incrementi nelle loro pensioni. Così sono costretti ad intaccare i loro risparmi. Diversamente dallo stato, i pensionati non dispongono di un flusso di denaro virtualmente infinito sgorgante dalla FED.



SPENNARE LENTAMENTE ED INESORABILMENTE LA POPOLAZIONE

In questo frangente la domanda di denaro è ai massimi livelli, poiché l'incertezza all'interno dell'ambiente di mercato non può essere contrastata attraverso un calcolo economico quanto più preciso possibile a causa di segnali di mercato distorti. La politica economica della ZIRP ha annientato anche la più flebile delle possibilità di vedere un price discovery onesto, costringendo gli attori di mercato a finire sempre più spesso in errore. Non solo, ma negli ultimi 30 anni la popolazione ha creduto nel mito che una crescita economica poteva solamente avvenire attraverso un'espansione del credito. Il mondo ormai è dipendente dal credito. Ne è stato offerto così tanto sino ad ora che non se ne può fare più a meno. Le statistiche sono realizzate in funzione di tale espansione ed è per questo che la propaganda martellante mainstream continua a lamentarsi affinché le banche concedano più prestiti.

In realtà, Main Street è tornata a vivere seguendo quel saggio adagio che suggerisce agli individui di non spendere oltre i propri mezzi. La baldoria del credito facile all'inizio di questo secolo ha fatto credere all'uomo comune di poter raggiungere la luna se fosse entrato nelle bische clandestine dei mercati azionari e se avesse fatto bagordi con l'ingegneria finanziaria (es. MEW). Quegli azzardi ancora pesano sulle spalle degli individui, i quali sono tornati a spendere solo quello che incassano attraverso il loro lavoro. Ci sono debiti da ripagare. Accendere nuovi prestiti non è nelle loro priorità.




Di conseguenza il canale della trasmissione della politica monetaria a Main Steet è rotto. Ora questa gente è costretta a vivere di espedienti, ricorrendo spesso e volentieri al part-time e andando in affitto. In poche parole, sta affrontando un percorso di deleveraging dagli eccessi del passato. Qual è il problema? Le distorsioni delle banche centrali. Infatti Main Street avrebbe potuto benissimo riprendersi dal caos immobiliare di 8 anni fa, avrebbe potuto spazzare via le incertezze riguardo il futuro e avrebbe potuto ricostruire un ambiente economico genuino, se un libero mercato fosse stato lasciato operare in assenza di pastoie centrali. Sarebbe stata eliminata l'obsolescenza e sarebbero stati abbassati tutti quei prezzi gonfiati artificialmente durante il periodo euforico, permettendo l'emersione di nuove realtà in grado sobbarcarsi l'onere di migliorare gli standard di vita e il benessere degli attori di mercato. E' un processo che avrebbe richiesto tempo. Gli aggiustamenti avrebbero richiesto tanto tempo quanto sarebbero stati gli errori da cancellare. Sin dal fondo della recessione nel 2009, il vigore capitalistico di Main Street c'ha provato ma le banche centrali hanno messo i bastoni tra le ruote a tale processo, salvaguardando quelle entità protette dal loro cartello e permettendoli di scaricare i loro errori sulla collettività.

Infatti il manifesto di questa sconsideratezza sono le cosiddette riserve in eccesso parcheggiate presso le banche centrali, le quali hanno permesso la sopravvivenza artificiale di quelle entità che ne sono entrate in possesso e hanno impedito a realtà concorrenti di prendere il loro posto. Dopo il 2008, infatti, le balle di Bernanke circa una nuova depressione erano tutte infondate. Gli Stati Uniti non sono più l'economia industrializzata degli anni '30, il mondo intero non dipende più dalle loro esportazioni. Sin da allora la de-industrializzazione ha eroso la manifattura statunitense, lasciando il paese in balia del settore dei servizi. Tale settore, non avendo scorte da smaltire, subisce correzioni rapide e repentine e di certo non scaraventa una nazione in depressione. In pericolo, in realtà, c'erano entità nel mondo finanziario sistematicamente preziose per la pianificazione centrale. Non solo statunitense. Stiamo parlando a livello mondiale. Al giorno d'oggi i mercati finanziari sono un abnorme pila di cartaccia e numeri digitali dove più nessuno sa cosa è di chi e chi possiede cosa. Il risultato dell'azzardo morale degli ultimi 30 anni è proprio questo. E il sistema finanziario è estremamente vulnerabile, questo Bernanke lo sapeva bene, di conseguenza è intervenuto per far rimanere a galla istituti di credito e assicurativi che avrebbero potuto scatenare un pandemonio a livello globale.

Ciò non avrebbe riguardato solo le banche commerciali, ad esempio, ma anche gli stati e in ultima istanza le banche centrali stesse. Per questo motivo sono state messe in campo misure di politica monetaria e fiscale senza precedenti. Qui finiamo di diritto nella categoria "A cosa stavano pensando mentre lo facevano", perché in tal modo le banche centrali hanno piantato i semi della loro futura disfatta. Infatti, sebbene la maggior parte del denaro di nuova creazione sia rimasto intrappolato nelle riserve in eccesso, esso è servito come garanzia collaterale per mostrare ai mercati la presenza di liquidità in caso di margin call. Una mossa atta semplicemente a riportare fiducia nei mercati e tentare gli speculatori/investitori con denaro facile. Inutile dire come i carry trade e i front-running siano corsi veloci negli ultimi 5 anni, garantendo guadagni inattesi a tutta una serie di giocatori d'azzardo che hanno approfittato della "generosità" della FED e della BCE.

Non solo, ma la promessa dei presidenti delle banche centrali di fornire tanta liquidità quanto la situazione avrebbe ritenuto opportuno, ha creato una gigantesca offerta d'acquisto per quei titoli che sarebbero finiti nel bilancio delle banche centrali: obbligazioni statali e ABS. I prezzi di questo pattume finanziario sono schizzati alle stelle, inficiandone però i rendimenti. Sulle spalle di questa espansione del credito nei recinti finanziari, quegli zombie tenuti in vita artificialmente dalla manna monetaria delle banche centrali hanno "ampliato i loro orizzonti" iniziando a tradare nuovi asset spinti dalla fame di rendimenti alimentata dal debito a buon mercato e dalla ZIRP. Ovvero, hanno trasformato i mercati azionari di tutto il mondo in enormi bische clandestine, permettendo alle grandi aziende di guadagnare prestigio a livello economico. Ciò ha permesso loro di poter accendere nuovi prestiti portando come garanzia il loro rinnovato vigore a livello finanziario.




L'espansione del credito da parte delle banche centrali, quindi, oltre ad interessare il settore bancario commerciale e assicurativo, s'è esteso anche al settore delle grandi aziende. E dove è stata riallocata questa montagna di credito? Ma nell'ingegneria finanziaria, ovviamente, togliendo linfa vitale alla R&S e ad una conduzione aziendale in linea col sentimento del mercato. Infatti è stato proprio quest'ultimo punto l'anello mancante nella prosperità di queste aziende, perché ciò che loro sfornavano non aveva affatto una domanda di mercato genuina. Anzi, non ne aveva affatto! Di conseguenza la triade della crescita economica (avanzamento tecnologico, conoscenze, innovazione) ha lasciato il posto ad una crescita basata su falsi segnali, inondando gli azionisti con enormi guadagni inattesi e gonfiando il valore delle aziende attraverso riacquisti d'azioni proprie, fusioni & acquisizioni e LBO vari.





Nel frattempo la domanda associata a questo tipo di prestiti e alla presunta crescita economica è stata di un misero 6% del totale dei prestiti. Di conseguenza non sorprende se, a causa della fame di rendimenti scatenata dalla ZIRP e dalla riluttanza di famiglie e piccole/medie imprese ad accendere nuovi prestiti, i depositi bancari e postali ormai non pagano quasi niente. Inutile ricordare come questo significhi solamente che stiamo raggiungendo il punto di saturazione. Infatti viene da chiedersi fin dove saranno disposti a spingersi i banchieri centrali per sostenere lo status quo e fino a quando gli individui saranno disposti ad ingoiare il rospo. Per quest'ultima domanda sarebbe interessante ottenere una risposta dagli svizzeri, ad esempio, poiché la loro banca centrale sta letteralmente seguendo fin nell'oblio la politica monetaria allentata dello zio Mario, portando dapprima i tassi d'interesse di riferimento sotto lo zero e ora estendendo questa follia anche ai depositanti. Ma le campagne di QE comportano molti rischi, uno tra i più importanti è quello di una bancarotta della banca centrale stessa. Leggiamo da un documento della RBS:

Qual è il fine partita per il QE? Bilanci delle banche centrali più grandi del PIL, potenziali perdite o addirittura capitale proprio negativo. Grandi bilanci possono esporre le banche centrali a pesanti perdite. La BNS, ad esempio, ha perso CHF52 miliardi, o il 60% del patrimonio netto, nei primi sei mesi dell'anno dati i movimenti FX sfavorevoli e le diminuzioni dei prezzi nei suoi titoli obbligazionari/azionari. Come vedremo più avanti, in passato ci sono anche altre banche centrali che hanno accumulato perdite e si sono ritrovate un patrimonio netto negativo, tra cui quella del Cile, della Repubblica Ceca, del Costa Rica e della Giamaica. In teoria, le banche centrali possono assumersi le perdite e vivere con un patrimonio netto negativo, come suggerito da vice-presidente della BNS Thomas Jordan nel 2011. L'esempio della Repubblica Ceca mostra anche che le banche centrali possono talvolta risolvere una situazione di patrimonio netto negativo attraverso i rendimenti degli investimenti. Tuttavia, come suggerito dalla BCE, il capitale negativo può limitare l'indipendenza delle banche centrali. Un documento della BRI sostiene inoltre che le perdite significative potrebbero indebolire la loro credibilità, la quale è già in declino.

Secondo la BCE le banche centrali potrebbero operare con un patrimonio netto negativo, ma col rischio di pregiudicare "la credibilità della [...] politica monetaria". La banca centrale cilena e ceca sono esempi di banche centrali che hanno operato con patrimonio netto negativo per un periodo di tempo prolungato (per quanto riguarda il Cile quasi ininterrottamente sin dal 1982). Tuttavia, mentre la banca centrale ceca ha ridotto il suo patrimonio netto negativo grazie a buoni investimenti azionari, la banca centrale del Cile ha ricevuto due ricapitalizzazioni da parte del governo. Questa dipendenza dal governo mette in discussione l'indipendenza delle banche centrali.

Capitale negativo ostacolerebbe la capacità delle banche centrali di soddisfare i loro obiettivi monetari. La banca centrale del Costa Rica ha sofferto di perdite per quasi 20 anni consecutivi, e alla fine del 2000 il suo bilancio aveva un saldo negativo di capitale. Per timore della sua sostenibilità di bilancio, la banca centrale ha scelto di non abbassare il suo obiettivo d'inflazione. La Giamaica è un altro esempio. Le stime mostrano che nel 1991 aveva un patrimonio netto negativo pari a $1.5 miliardi. Grandi perdite limitavano gli strumenti a disposizione della banca. Come risultato, il paese è entrato in una fase d'iperinflazione dove l'IPC è salito oltre l'80%.

Preoccupazioni riguardo a possibili perdite potrebbero anche limitare la flessibilità della politica delle banche centrali. Secondo un documento del FMI, il mercato ha messo in dubbio la capacità della banca centrale del Giappone di continuare ad acquistare debito pubblico poiché potrebbe incorrere in perdite in conto capitale sostanziali. Secondo suddetto documento, a causa di queste preoccupazioni, la politica monetaria non ha avuto l'effetto desiderato e non è riuscita a portare i tassi d'interesse ai livelli desiderati. A gennaio 2015, la BNS ha sorpreso i mercati ponendo fine al suo programma d'acquisto di euro a causa di problemi con la svalutazione della moneta europea. Ma questo cambiamento nella politica monetaria, che ha causato un rafforzamento del franco svizzero, ha anche danneggiato le esportazioni svizzere (-3.8% anno/anno a settembre).



Quindi, lontano dal poter risolvere un problema di capitale negativo arroventando semplicemente la stampante monetaria, le banche centrali in una situazione simile o potrebbero perdere la loro indipendenza e la politica monetaria finire sotto il controllo dello stato, o forzate a prendere decisioni che altrimenti non avrebbero preso, oppure perdere la credibilità di fronte ai mercati. Ovviamente, più una banca centrale otterrà attenzioni, più nel dettaglio sarà passato al vaglio il suo bilancio. Per non parlare del tipo di asset presenti per la maggiore nel suo bilancio, ovvero, i bond del Tesoro del relativo paese. Cosa succederebbe se si trovasse ad operare con capitale negativo e finalmente si realizzerebbe che in realtà "l'imperatore è nudo"? Le uscite sarebbero prese d'assalto e investitori/speculatori farebbero a gara a chi spingerebbe più furiosamente il pulsante "vendere". E quali altre entità hanno nei loro bilanci una caterva di IOU statali? Esatto, cari lettori, i fondi pensione.



IL GRANDE DEFAULT

Ma nel mondo dell'informazione troverete sempre qualcuno disposto a spiegarvi come mai il sistema pensionistico è solido e performante. Qualcuno sarà sempre disposto a mostrare "prove" attraverso le quali cercherà di convincervi che le pensioni saranno lì ad aspettarvi quando raggiungerete l'età giusta per abbandonare il mondo del lavoro. Qual è questa età? Oggi è una, ma domani potrebbe essere un'altra. Questo significa rompere le promesse. Questo significa che il sistema che si gestisce è in default. Ma agli apologeti del sistema pensionistico attuale non interessa. Due sono le cose: o questi tipi sono dei bugiardi, o sono ignoranti dal punto di vista economico. Non esiste una terza opzione. Al limite potrebbero affermare che avrà problemi contabili, ma solo in un futuro lontano da adesso. Richiederanno interventi statali nell'immediato affinché in futuro non si debba affrontare difficoltà. Ma lo stato non fa niente. Ogni volta che leggete inviti simili nei confronti dello stato, potete star certi che si tratta di un esercizio futile e fuorviante.

Perché? Perché il sistema pensionistico è in bancarotta ora. In realtà lo è sempre stato, sin da quando è stato messo in atto la prima volta. Ma dal punto di vista dell'intellighenzia mainstream affermare ciò significherebbe essere accademicamente maleducati. È esattamente quello che voglio essere io. Se servirà a permettere ai miei lettori di prepararsi adeguatamente, allora sarò accademicamente maleducato. I fondi pensione sono pieni di asset non commerciabili, per la precisione IOU dello stato, quindi qualsiasi discussione sulla solvibilità del sistema pensionistico è essenzialmente una discussione sulla volontà dello stato di pagare gli interessi su questa cartaccia e di rimborsarli al valore nominale in caso di necessità.

Lo stato, però, è un debitore incallito e finanzia le proprie entrate attraverso deficit e tasse. Di conseguenza la solvibilità del sistema pensionistico dipende da tre fattori principali:

  1. volontà e disponibilità dei creditori (tra cui le banche centrali) di prestare denaro allo stato;
  2. volontà e disponibilità dei contribuenti di pagare i contributi;
  3. passività non finanziate.

Quest'ultimo fattore è il più importante, perché la maggior parte delle persone lo ignora completamente. Per gli Stati Uniti, ad esempio, parliamo di circa $222,000 miliardi secondo il professore della Boston University Lawrence Kotlikoff. E questo non è il valore futuro che assumeranno queste passività, si tratta del loro valore attuale. Detto in altro modo, affinché lo zio Sam non vada in bancarotta per i suoi oneri nei confronti dei pensionati, quest'anno dovrebbe avere un surplus pari a $222,000 miliardi da investire nei mercati dei capitali ad un tasso di rendimento almeno del 4% (il governo USA paga il trust fund della previdenza sociale il 4.4%) per i prossimi 75 anni. Con la propensione cronica degli stati per i deficit, non esiste modo che riescano a trovare cifre simili e ottenere rendimenti simili nei mercati di oggi sull'orlo della NIRP. Questo, ovviamente, non riguarda solo gli Stati Uniti ma ogni nazione d'occidente, Italia compresa.

Se ci aggiungete la recessione in cui sono entrati gli Stati Uniti, la stagnazione secolare dell'Europa, la pazzia monetaria del Giappone e la depressione in stile anni '30 a cui si sta affacciando la Cina, potete capire come il Grande Default stia lentamente prendendo forma. Le pensioni rappresentano solo l'ultimo tassello prima del fallimento totale della pianificazione centrale.



CONCLUSIONE

Lo schema di Ponzi forzoso delle pensioni è l'ultimo baluardo che tiene in piedi la pianificazione centrale dell'economia. Coloro che vi fanno parte cercheranno di riprendersi quanti più contributi versati durante i loro anni di lavoro. Di conseguenza sarà una lenta agonia. Boom e bust si susseguiranno, gettando nel panico le economie pianificate ma non sarà questo il fine partita reale. Finché lo stato riuscirà a tenere in piedi l'illusione del sistema pensionistico, riuscirà a tirare fuori dal cappello qualche altro trucco per far sopravvivere l'attuale sistema economico. Questa volta è stato il turno dei mancati adeguamenti all'inflazione delle pensioni. Agli occhi della maggior parte delle persone ciò non equivale ad un default del programma e ad una rottura di una promessa. Questo perché la maggior parte delle persone non sa leggere la proverbiale "scritta sul muro". Ho provveduto a metterla in evidenza per chi non l'avesse notata scrivendo questo lungo saggio sulle pensioni. Potete scaricarlo gratuitamente a questo indirizzo.

Nel frattempo è possibile schermarsi cogliendo le opportunità che offre la mancanza di lungimiranza dei pianificatori centrali. Per il breve termine, infatti, dovreste scommettere su una svalutazione dello yuan, tanto per fare un esempio. In questo modo sarà possibile barcamenarsi in un mondo in cui chi si farà trovare impreparato verrà derubato di tutto. Le pensioni, quindi, sono l'ultimo anello prima del crollo definitivo della pianificazione centrale dell'economia di mercato.

I burocrati non ammetteranno mai che il sistema pensionistico è in bancarotta. Nemmeno i politici. Nemmeno i media mainstream. Ma come definire altrimenti un sistema che non ha attivi in bilancio ed è costretto a pagare i propri conti prendendo costantemente in prestito denaro? Oltre alle tasse insufficienti in entrata, i fondi pensioni sono costretti ad intaccare la loro pila di IOU statali: devono scambiarli e usare il denaro ricevuto per pagare i loro oneri. A meno che non aumentino i contributi in entrata o le prestazioni vengano tagliate, il destino del sistema pensionistico è quello d'andare in default.


giovedì 28 gennaio 2016

Tre e basta

Ricordo a tutti i lettori interessati che è in vendita la mia traduzione dell'ultimo libro di Gary North, L'economia cristiana in una lezione, acquistabile a questo indirizzo: http://bit.ly/1JUqFIt. Con questo manoscritto North, attraverso uno sforzo letterario pregevole, unisce ciò che è stato diviso per anni da un mondo accademico cieco e sordo alla centralità dell'individuo nell'analisi economica: etica ed economia. L'escamotage della chiave di lettura teologica è utilizzata per chiarire al lettore come una visione epistemologica chiara sia fondamentale per uscire dall'attuale pantano intellettuale in cui è finita la teoria economica moderna.
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di James Rickards


Nell'interminabile periodo che ha preceduto l'inizio del primo ciclo di restringimento della FED in undici anni, molti analisti hanno usato la formula "uno e basta" per descrivere la politica che Janet Yellen avrebbe seguito.

L'idea alla base di questa previsione era che dopo il primo rialzo dei tassi, la FED si sarebbe fermata prima di rialzarli di nuovo. Più precisamente, la FED voleva solo effettuare il primo rialzo dei tassi e poi muoversi lentamente e con cautela.

Non è esattamente quello che è successo. La FED ha rialzato i tassi a dicembre e potrebbe prendersi una pausa al prossimo meeting del Federal Open Market Committee (FOMC) il 28 gennaio. Ciononostante la prospettiva è molto più complessa rispetto alla formula "uno e basta".

Mentre Janet Yellen è stata attenta a dire che le politiche future della FED dipenderanno dai dati e non da un programma già predefinito, in realtà è trapelato proprio un programma predefinito: si basa sulla sua previsione della crescita economica e dell'inflazione. Il ciclo di restringimento implica un target del tasso dei fondi federali: 100 punti base l'anno per tre anni (fino alla fine del 2018).

In linea con il desiderio della FED di non perturbare i mercati, è anche probabile che ogni aumento dei tassi sarà di 25 punti base, la stessa misura che usò Greenspan nel suo ciclo di restringimento tardivo dal 2004 al 2006, anche se con una lentezza maggiore.

Ci sono otto riunioni del FOMC in un anno. Quattro di queste includono conferenze stampa che sono utili per spiegare le azioni della FED. La Yellen, e prima di lei Bernanke, pone grande enfasi sulla comunicazione e la trasparenza.

Aumentare i tassi di 100 punti base l'anno con incrementi di 25 punti base dopo ognuno di questi meeting, significa quattro rialzi dei tassi l'anno.

Prendendo in considerazione questi parametri, la strategia prevista per il 2016 sarebbe un incremento di 25 punti base il 16 marzo, il 15 giugno, il 21 settembre e il 14 dicembre. Secondo la FED, questo modello potrebbe essere prolungato anche nel 2017 e nel 2018, fino a quando il tasso dei Fed Funds non raggiungerà il 3.25% a dicembre 2018.

Di conseguenza il progetto della FED è quello d'andare ben oltre un solo rialzo, sfoggiando aggressività in un contesto in cui la crescita globale sta rallentando e la deflazione sta imperversando in quattro delle più grandi economie del mondo — Stati Uniti, zona Euro, Cina e Giappone.

L'unica cosa di cui possiamo essere ragionevolmente certi è che questo non accadrà. Il percorso previsto dalla FED si basa su modelli d'interazione tra i mercati del lavoro, la crescita e l'inflazione. Questi modelli sono gravemente viziati e obsoleti.

Chi volesse le prove non deve far altro che guardare le previsioni di crescita annuali della FED: per nove anni consecutivi hanno sempre mancato il bersaglio. Credere che le previsioni della FED per il 2016 possano essere accurate, rappresenta una pia illusione.

Uno dei motivi per cui le previsioni della FED sono sballate, è la sua continua ed inutile dipendenza dalla curva di Phillips (dimostrare una relazione inversa tra disoccupazione e inflazione) e dal NAIRU (tasso naturale d'inflazione della disoccupazione).

La curva di Phillips è una candidata perfetta per un ruolo da protagonista in un film di zombie. Non importa quante volte gli accademici la uccidano, continua a tornare in vita per spaventare i decisori della politica. Ad esempio, prendete in considerazione la fine degli anni '70 e l'inizio degli '80 quando gli Stati Uniti stavano sperimentando recessioni, aumenti della disoccupazione e inflazione alle stelle; un tasso d'inflazione cumulato ben oltre il 50% dal 1977 al 1981.

Il NAIRU assomiglia ad un unicorno, cioè, una creatura che può essere descritta e visualizzata, ma che non esiste in natura. Ad esempio, prendete in considerazione quante volte negli ultimi anni la FED ha spostato i suoi punti di riferimento riguardanti la disoccupazione — dal 6.5% al 5.5%, poi al 5% e ora sta prendendo in considerazione il 4.8%. Come l'unicorno, il NAIRU è sempre dietro l'angolo.

Dati gli errori di previsione della FED e la sua dipendenza da modelli sballati, dovremmo aspettarci che qualcosa andrà sicuramente storto con i suoi piani. Se si utilizza il modello sbagliato, ogni volta si otterrà il risultato sbagliato.

La FED probabilmente alzerà i tassi a marzo e a giugno 2016. La Yellen ha aspettato troppo a lungo per lanciare un ciclo di restringimento per poi chiuderlo su due piedi. In ogni caso, è raro che la FED inverta la rotta tanto facilmente e di solito favorisce lunghi periodi d'inattività tra i cambiamenti di rotta.

Entro fine estate o inizio autunno di quest'anno, la debolezza globale e, eventualmente, una recessione negli Stati Uniti saranno le storie sulla bocca di tutti. Questa recessione è già evidente a molti osservatori, ma ci vorrà più tempo affinché tale realtà venga accettata anche dalla FED.

A quel punto il corso normale della linea di politica sarebbe quello di tagliare i tassi per mitigare l'impatto del rallentamento economico. Ma un taglio dei tassi a settembre 2016 sarà politicamente impossibile, a soli 48 giorni dalle elezioni presidenziali negli Stati Uniti.

La Yellen è una liberal democratica. Ogni suo sforzo per rilanciare l'economia poco prima delle elezioni, inviterà un contraccolpo politico da parte del candidato repubblicano. La Yellen è già parte di un'indagine penale per insider trading alla FED e non ha alcun interesse ad attirare ulteriori attenzioni.

Questo significa che il primo taglio dei tassi potrebbe arrivare il 14 dicembre 2016, la prima riunione post-elettorale del FOMC.

Il massimo che la Yellen può fare a settembre per garantire un ambiente accomodante è quello d'usare la forward guidance, promettendo di non aumentare i tassi per un periodo di tempo prolungato e di rimanere "paziente" nel considerare ulteriori rialzi.

Ci sono due rischi con questa previsione. Il primo è che la recessione consegni dati talmente tetri da impedire alla FED un rialzo dei tassi a giugno. Il secondo è che la FED attui un nuovo rialzo a settembre, perché non farlo potrebbe essere visto come un segnale accomodante con ripercussioni politiche negative per la FED stessa.

Monitoreremo da vicino gli sviluppi per tenervi aggiornati. Per ora sembra che la strategia sia tre e basta.

Vi auguro il meglio,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


mercoledì 27 gennaio 2016

Perché quest'affare sta colando a picco... ancora una volta!

Ricordo a tutti i lettori interessati che è in vendita la mia traduzione dell'ultimo libro di Gary North, L'economia cristiana in una lezione, acquistabile a questo indirizzo: http://bit.ly/1JUqFIt. Con questo manoscritto North, attraverso uno sforzo letterario pregevole, unisce ciò che è stato diviso per anni da un mondo accademico cieco e sordo alla centralità dell'individuo nell'analisi economica: etica ed economia. L'escamotage della chiave di lettura teologica è utilizzata per chiarire al lettore come una visione epistemologica chiara sia fondamentale per uscire dall'attuale pantano intellettuale in cui è finita la teoria economica moderna.
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di David Stockman


George Bush, a seguito della bancarotta della Lehman, disse ad un gruppo di leader congressuali che se non avessero immediatamente approvato un piano di salvataggio per Wall Street, "quest'affare sarebbe colato a picco".

L'approvarono ciecamente. Eppure per un po' sembrò inutile.

Con la crisi che raggiunse il fondo nel primo trimestre del 2009, il patrimonio netto delle famiglie era calato da $68,000 miliardi a $55,000 miliardi, o di quasi il 20%. Un crollo del 60% nelle medie azionarie e un crollo del 35% dei prezzi delle abitazioni.

Per un attimo sembrò che i nodi della verità economica stessero venendo al pettine. Vale a dire, la speculazione rampante e la finanziarizzazione alimentata del debito che avevano generato il boom fasullo dell'era Greenspan, non potevano garantire la permanenza di quel tipo di miglioramenti negli standard di vita.

Ma questo non ha impedito l'incidente più grande e più sfortunato della storia finanziaria moderna. I consulenti alla Casa Bianca, che nel settembre 2008 consigliarono George Bush di violare il libero mercato al fine di salvarlo, hanno dimostrato molto tempo fa la loro stupidità in materia economica. Dapprima lo spronarono a fare entrare Ben Bernanke nella FED nel 2002, poi a promuoverlo presidente del Council of Economic Advisors nel 2005 e, infine, a farlo diventare capo della FED nel gennaio 2006.

Ma ecco il punto. Bernanke è un ibrido accademico delle due peggiori scuole economiche del XX secolo — lo statalismo diretto di John Maynard Keynes e lo statalismo indiretto del monetarismo di Milton Friedman.

Entrambi questi grandi teorici capirono alla rovescia le cause della Grande Depressione, e Bernanke ha raddoppiato gli errori. È possibile condensare tutta la sua esperienza circa gli anni '30 in una sola proposizione.

Vale a dire, la FED all'epoca avrebbe dovuto acquistare i $17 miliardi di titoli di stato in circolazione per fornire liquidità al sistema bancario e quindi arrestare il tonfo della produzione economica.

Ho confutato queste sciocchezze in dettaglio nel mio libro, The Great Deformation. La versione corta è che il sistema bancario crollò perché era insolvente dopo 15 anni di boom alimentato dal debito, non perché era a corto di liquidità o perché la FED era troppo avara nel fornire riserve.

Infatti i tassi d'interesse del mercato monetario a malapena superarono l'1% nel periodo 1930-1932, lasso di tempo in cui Friedman e Bernanke sostengono che la FED sia stata troppo conservatrice; e le riserve in eccesso (cioè, inattive) nel sistema bancario salirono del 15X.

Non esiste alcuna prova che a qualsiasi banca solvente, membro del Federal Reserve System, fossero stati negati prestiti a sconto o che le attività imprenditoriali di Main Street solventi che volessero più credito non potessero ottenerlo.

Invece quello che successe fu che l'espansione del credito bancario durante gli anni precedenti al crollo del 1929, venne liquidata perché non poteva essere rimborsata.

Il totale dei crediti esistenti era cresciuto da $15 miliardi a $40 miliardi durante i 15 anni precedenti, ma gran parte erano finiti in margin loan a Wall Street, speculazione immobiliare e in enormi investimenti nell'esportazione e nei beni strumentali che crollarono quando, dopo il crash, si prosciugò il finanziamento di Wall Street ai clienti esteri.

Così l'offerta di moneta M1 si ridusse di circa il 30% nel corso dei tre anni successivi al crash, perché i crediti inesigibili vennero liquidati e i depositi bancari estinti. Non era scomparsa quella cosa eterea che i keynesiani chiamano "domanda aggregata". Piuttosto fu la ricchezza fasulla del boom del credito precedente che evaporò inesorabilmente.

Inutile dire che gli eventi del 2008 non avevano nulla a che fare con ciò che accadde dopo il crollo del 1929. Allora gli Stati Uniti erano gli esportatori e i creditori del mondo, ma come in Cina oggi l'apparente prosperità di quei tempi dipendeva dal fornitore dei finanziamenti a basso costo.

Vale a dire, con l'aiuto della Federal Reserve, il sistema bancario e il mercato obbligazionario statunitense avevano fornito l'equivalente di $2,000 miliardi di oggi ai clienti esteri degli agricoltori e dei produttori americani.

Quando la bolla del mercato azionario scoppiò nell'ottobre 1929, il mercato di Wall Street del debito estero venne pietrificato, innescando una cascata di default in tutto il mondo. All'inizio del 1933 il mercato del debito estero, in forte espansione negli anni '20, era diventato il mercato dei mutui subprime di quei tempi — con i prezzi del debito in calo a meno di dieci centesimi a dollaro.

In breve tempo si avverò la famosa metafora di Warren Buffett sui bagnanti nudi che vedono esposte le loro pudenda quando la marea si ritira; emerse che i clienti dell'export statunitense avevano acceso nuovi prestiti per pagare gli interessi sui loro vecchi debiti, ma senza l'accesso al nuovo credito non avevano altra scelta che ridurre drasticamente i nuovi ordini.

Di conseguenza le esportazioni statunitensi crollarono dell'ottanta percento nel corso dei tre anni successivi al picco del 1929, lasciando bloccata l'industria statunitense con un eccesso di capacità, materie prime, beni intermedi e prodotti finiti.

Questi ultimi, per esempio, scesero da $40 miliardi a $18 miliardi e le spese in conto capitale scesero del 75% dal 1930 al 1933. Allo stesso modo, con il crollo del mercato azionario e del boom del credito facile, le vendite dei beni durevoli come le automobili, le lavatrici e le radio diminuirono del 70%.

In breve, la Grande Depressione non fu un errore evitabile come Bernanke ha dichiarato falsamente quando ha ripetuto la storia erronea di Milton Friedman; fu la conseguenza economica della bolla del credito insostenibile del 1916-1929, la quale venne gonfiata dalla FED.

Quindi Bernanke ha capito alla rovescia i fatti storici. Cioè, mentre nell'autunno del 2008 correva a Washington e gridava che la Gran Depressione 2.0 era ad un tiro di schioppo, in realtà stava diffondendo un'isteria infondata.

Il fatto è che all'epoca del bust immobiliare nel 2008, l'economia statunitense non assomigliava affatto a quella del 1929; e non c'era nemmeno un rischio remoto di quel tipo di depressione industriale avvenuta nei primi anni '30.

Questo perché dopo 20 anni di stampa di denaro targata Greenspan/Bernanke, e la sua replica da parte della Cina e del resto delle banche centrali mercantiliste nei mercati emergenti, l'economia americana è stata essenzialmente de-industrializzata. Non c'era alcun rischio che il tipo di riduzione delle spese in conto capitale e di liquidazione degli inventari avvenuti nei primi anni '30, potessero essere replicati.

Infatti, per un breve periodo di tempo, il peso dell'aggiustamento nella produzione industriale è ricaduto sulla Cina e sui mercati emergenti. Infatti la Cina e la sua catena d'approvvigionamento sono diventati gli esportatori/creditori dell'epoca attuale.

Così il post-crash ha riguardato in gran parte la Cina, poiché 100 milioni di lavoratori si sono ritrovati improvvisamente senza lavoro quando il commercio mondiale è crollato nell'autunno/inverno del 2008-2009.

Allo stesso modo, la spesa delle famiglie americane dopo la crisi del 2008 è stata sostenuta da un aumento dei trasferimenti sociali (come le indennità di disoccupazione, i buoni pasto, Medicaid/Medicare e altri programmi del welfare state) e dall'occupazione nel vasto settore dei servizi, il quale non si ferma per liquidare le scorte poiché non ne ha.

Nel corso di una recessione, la spesa delle imprese nel settore dei servizi si restringe in modo incrementale, ma non radicalmente. Gli istruttori di pilates vengono prenotati per meno ore, ma i loro studi non scompaiono come le fabbriche sature.

Inutile dire che gli Stati Uniti, diventati  dopo il settembre 2008 debitori globali, grandi importatori, terra di welfare state e zona de-industrializata, sono l'esatto opposto della loro economia negli anni '30. Ed è per questo motivo che una depressione industriale non è mai stata una possibilità.

Tanto per fare un esempio, la liquidazione degli inventari durante la Grande Depressione era stata pari ad una contrazione del PIL del 20%, ma durante la Grande Recessione è stata pari al 2%.

In realtà, come ho dimostrato anche nel mio libro The Great Deformation, la liquidazione moderata degli inventari e dei libri paga avvenuta dopo la crescita insostenibile alimentata della FED, era già finita a metà del 2009. Infatti la recessione era finita ben prima che il programma di stimolo di Obama, o il QE della FED, avessero un impatto misurabile sull'economia degli Stati Uniti.

Quindi la folle stampa di denaro di Bernanke, che ha portato il bilancio della FED dai $900 miliardi alla vigilia della crisi ai $4,500 miliardi odierni, non ha affatto sventato una presunta Grande Depressione 2.0.

Quello che ha fatto, invece, è stato gonfiare la madre di tutte le bolle finanziarie. Non solo la falsa ricchezza delle famiglie, distrutta durante l'ultima crisi, era stata già recuperata, ma è aumentata di altri $18,000 miliardi.




Inutile dire che il grafico qui sopra è il prodotto di una massiccia inflazione dei prezzi degli asset, non di aumenti negli ingredienti della ricchezza reale della società. Cioè, aumenti delle ore di lavoro degli occupati, aumenti di produttività ed energie imprenditoriali libere di scatenarsi.

Nel caso della crescita delle ore di lavoro, per esempio, non ce n'è stata alcuna.

Proprio così!

Tra il picco pre-crisi nel terzo trimestre 2007 e il trimestre più recente, la ricchezza delle famiglie misurata dalla FED è salita di $18,000 miliardi, o del 24%, ma le ore di lavoro sono aumentate meno della metà dell'uno percento.




Allo stesso modo, la produttività del lavoro è bloccata. Sin dal picco pre-crisi, la produttività aziendale non agricola è cresciuta solo del 1.1% su base annua, o semplicemente della metà rispetto al suo tasso storico del 2.3%. Inoltre negli ultimi cinque anni la produttività è cresciuta ad appena lo 0.4% annuo.

Ovviamente non c'è modo di quantificare l'attività imprenditoriale di per sé. Infatti le sue varie sfaccettature — distruzione creativa, innovazione imprenditoriale e dirompente cambiamento tecnologico — sono fondamentali per la prosperità capitalistica, proprio perché non possono essere quantificate nelle statistiche dei mulini sforna-dati dello stato.

Tuttavia Gallup è da tempo che monitora la nascita, la morte e la variazione netta delle imprese statunitensi, e questa tendenza è inequivocabile. Per molti anni i dati sono stati negativi, precipitando radicalmente dopo la crisi finanziaria; e da allora non si sono più ripresi.




Inoltre è normale che, senza aumenti negli investimenti netti reali, non ci possa essere alcun aumento della ricchezza reale. Al giorno d'oggi gli investimenti netti reali negli Stati Uniti sono diminuiti dell'otto percento rispetto al picco del 2007 e del 17% rispetto ai livelli d'inizio secolo.




Quindi come fa a crescere la ricchezza delle famiglie di $18,000 miliardi a fronte di queste tristi tendenze del mondo reale?

In una parola, con la stampante monetaria. Ma quello che è successo oggi è che Draghi ha dimostrato d'essere a corto di trucchi e la Yellen ha confessato d'essere a corto di scuse.

Sì, quest'affare sta colando a picco. E questa volta tutti i professori d'economia diventati banchieri centrali saranno incapaci d'invertire il grande tonfo.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


martedì 26 gennaio 2016

La fine del mondo è già iniziata

Sebbene il titolo del seguente articolo sia un po' "catastrofico", non è poi così lontano dalla realtà. Sarà la fine del mondo per i clientelisti, per i parassiti e per gli zombie finanziari. Il loro destino è stato segnato sin da quanto è entrato in vigore il welfare state. Infatti quest'ultimo è destinato al fallimento, soprattutto a causa delle passività non finanziate che ha alle sue spalle. Lo scopo di una critica seria al welfare state dovrebbe essere articolata non solo dal punto di vista statistico, ma anche dal punto di vista filosofico e morale. Ovvero, non rubare. E' per questo che ho tradotto l'ultimo libro di Gary North, "L'economia cristiana in una lezione". Potete acquistarlo a questo indirizzo. Quando arriverà il giorno del Grande Default dovremmo essere pronti a non ricadere negli stessi errori e nel fornire a coloro confusi una spiegazione chiara e precisa del perché il welfare state ha mandato in bancarotta lo stato e del perché era fallimentare sin dall'inizio. Ci sta volendo un po' per arrivare al punto di non ritorno. Forse potrebbe volerci un decennio o due prima d'arrivare al Grande Default, ma arriverà. Dal punto di vista statistico è sicuro che arriverà e i burocrati statali non potranno fare nulla per evitarlo. E' vostro dovere, cari lettori, capire perché è giusto non ripetere i vecchi errori che c'hanno condotto fin qui. Portate pazienza, è qualcosa che arriverà; nel frattempo è opportuno diffondere le basi filosofiche e morali per dire: "No, grazie."
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di Bill Bonner


FRANCOFORTE, Germania – Non c'è molto da dire sul mercato azionario. Gli investitori stanno riguadagnando la calma.

Qualche settimana fa sembrava che fosse cominciata la fine del mondo.

Stiamo parlando, naturalmente, del mondo in cui il credito, le azioni e la reputazione della banca centrale salgono solamente.

Ma dopo un grande spavento ad agosto, gli investitori hanno recuperato la loro follia. Hanno concluso che non c'era nulla di cui preoccuparsi.

Potrebbero aver ragione. Non si sa mai. Ma la nostra ipotesi è che la fine del mondo è già iniziata... e non riescono a rendersene conto.

Sin dalla fine della seconda guerra mondiale, il credito s'è espanso negli Stati Uniti.

Inizialmente s'è trattato di un'espansione salutare. Le famiglie della classe media accendevano mutui e utilizzavano "carte ricaricabili", come Diners Club e American Express.

Poi, alla fine degli anni '50, sono arrivate le prime carte di credito. Ciò è stato accompagnato da forti aumenti del credito al consumo.

Fino agli anni '70 tutto andava bene, anche perché i salari aumentavano. E con così tante nuove tecnologie, la gente ha creduto che i salari sarebbero solamente aumentati.

Il debito non era un problema – né per la nazione né per le famiglie. Saremmo "cresciuti e in tal modo avremmo risolto tali grattacapi."

Ma negli anni '70 è iniziata una nuova e strana tendenza – e non pienamente compresa. Dopo l'aggiustamento all'inflazione, il reddito della maggior parte degli americani è drammaticamente rallentato.

Anche l'economia stava rallentando, se si fossero presi in considerazione gli effetti dell'inflazione.

In un primo momento questa tendenza era ritenuta temporanea – forse causata dalla crisi petrolifera del 1973. Ma la tendenza verso una minore crescita economica è persistita. Decennio dopo decennio, il trend di crescita del PIL è sceso. Nella maggior parte degli Stati Uniti, il PIL pro-capite ha raggiunto il picco negli anni '70 o '80.

Il lavoratore americano medio guadagna meno oggi rispetto a mezzo secolo fa (considerando le variazioni dei prezzi al consumo).

Non è la stessa cosa quando oggi si dice che una persona con un buon lavoro guadagna meno rispetto agli anni '60. Secondo i dati del Census Bureau, sin dal 1967 il salario medio aggiustato all'inflazione per gli americani nel ventile più alto dei percettori di reddito, è cresciuto di oltre il 75%. Anche le donne guadagnano molto di più.

Ma i posti di lavoro buoni sono diventati scarsi. I tassi di partecipazione al lavoro – il numero di persone che ha un lavoro, o è alla ricerca di un posto di lavoro, in percentuale delle persone in età lavorativa – sono ai livelli più bassi sin dal 1977.




Ma anche se la crescita economica e il reddito di molte persone sono rallentati, il debito (il rovescio della medaglia del credito) ha continuato a crescere.

Questa era la Fase II – la fase malsana dell'espansione del credito. Non più sostenuto da aumenti salariali su larga scala, il debito si stava espandendo al di là della capacità dell'economia – e della capacità dei mutuatari di rimborsarlo.

Questi sì che erano guai.

Potreste chiedervi come sia stato possibile. Perché i creditori avrebbero dovuto estendere il credito a persone che non potevano ripagarlo?

Risposta: c'era il trucco.

Nel 1971 il presidente Nixon ha trasformato radicalmente il sistema monetario globale. In base al sistema di Bretton Woods, il dollaro era coperto dall'oro. E le principali valute mondiali erano scambiate ad un tasso fisso col dollaro... e per estensione con l'oro.

Ciò significava una nazione che non sarebbe andata troppo lontano in quanto a debiti... soprattutto in considerazione dei suoi partner commerciali.

Le nazioni con surplus commerciali – che avevano ammassato dollari in cambio d'esportazioni verso gli Stati Uniti – potevano chiedere il rimborso dei loro dollari in oro. In questo modo l'oro lasciava le nazioni con eccessi di spese e finiva nelle nazioni creditrici.

È così che, in primo luogo, gli Stati Uniti hanno accumulato tanto oro. Francia e Gran Bretagna avevano speso più di quanto potessero permettersi durante la prima guerra mondiale. Gli Stati Uniti vendevano loro cibo, armi e carburante... e chiedevano oro in cambio.

Ma negli anni '60 il vento è cambiato.

Gli Stati Uniti hanno iniziato a spendere soldi – la Great Society in patria e la guerra in Vietnam.

Gran parte della spesa per finanziare la guerra in Vietnam finì nei rami vietnamiti delle banche francesi. E quando nel 1965 il presidente Charles de Gaulle inviò la marina francese per prelevare oro per un valore di $150 milioni, venne accolto come un estraneo alla lettura di un testamento.

Infine, mentre l'oro continuava ad uscire da Fort Knox per soddisfare le richieste estere, piuttosto che onorare la promessa di rimborso Nixon cedette al panico e dichiarò bancarotta.

Da quel momento in poi chiunque fosse stato in possesso di dollari, sarebbe stato in possesso di un semplice pezzo di carta...

Tutto sarebbe andato in malora molto velocemente. Nell'aprile del 1980 il tasso annuo dell'inflazione dei prezzi al consumo era arrivato a quasi il 15%.

L'oro era salito a $800 l'oncia. Il nuovo sistema a denaro fiat di Nixon sembrava proprio avere i giorni contati – destinato a deragliare come accaduto a tutti i precedenti esperimenti con i soldi di carta.

Invece, nel 1979, il presidente Carter nominò Paul Volcker presidente della FED. Volcker fece un passo di fronte al treno in corsa e gli ordinò di fermarsi. E si fermò...

Nel gennaio del 1981 "Tall Paul" lasciò salire il tasso dei fondi federali – il tasso di rifinanziamento chiave per l'economia – non al 2%... o al 4%... o addirittura all'8%. Al 19% – e rimise il treno sui binari.

Ricordiamo ancora le urla di malcontento. Volcker stava "soffocando l'economia", dissero i politici. Stava "uccidendo i posti di lavoro", dissero i giornali. Stava causando "la peggiore recessione sin dalla Grande Depressione", dissero gli economisti.

Ma Volcker non si mosse. E quando Ronald Reagan entrò alla Casa Bianca nel 1981, lo sostenne.

Volcker, non appena venne appuntato presidente della FED, annunciò la sua intenzione d'estirpare l'inflazione dal sistema.

I prezzi delle obbligazioni – che vanno bene quando l'inflazione è bassa – sarebbero dovuti salire. Gli investitori sarebbero dovuti accorrere per cementarsi al rendimento del 10% sui decennali del Tesoro USA.

Invece i prezzi delle obbligazioni scesero... e i rendimenti aumentarono.

Allora, come oggi, la gente non s'era accorta – o non voleva crederci – che era avvenuto un cambiamento importante. Il vento nel mercato obbligazionario sarebbe cambiato dopo il 1982; infine gli investitori avrebbero compreso che si trattava di un mondo nuovo.

Volcker salvò il sistema. I rendimenti obbligazionari – e i tassi d'interesse – sono scesi sin da allora.

Peccato che abbia salvato un sistema per nulla meritevole d'essere salvato.

Non molti uomini possono resistere al fascino del denaro gratuito. Nemmeno gli americani.

Il calo dei tassi d'interesse e il dollaro di carta hanno fornito loro la possibilità d'impoverirsi – spendere soldi che non avevano guadagnato.

Hanno colto l'occasione che è stata offerta loro. Hanno preso in prestito e speso... e hanno spinto il mondo intero in avanti ad un ritmo furioso.

Ma ora quella fase è finita.

E c'è dell'altro…

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


lunedì 25 gennaio 2016

Diciamolo tutti insieme! Siamo dannatamente fregati (SDF)! Fregati!

Ricordo a tutti i lettori interessati che è in vendita la mia traduzione dell'ultimo libro di Gary North, L'economia cristiana in una lezione, acquistabile a questo indirizzo: http://bit.ly/1JUqFIt. Con questo manoscritto North, attraverso uno sforzo letterario pregevole, unisce ciò che è stato diviso per anni da un mondo accademico cieco e sordo alla centralità dell'individuo nell'analisi economica: etica ed economia. L'escamotage della chiave di lettura teologica è utilizzata per chiarire al lettore come una visione epistemologica chiara sia fondamentale per uscire dall'attuale pantano intellettuale in cui è finita la teoria economica moderna.
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di Richard Daughty (alias The Mogambo Guru)


Ultimamente il mondo è comprensibilmente nervoso per molte cose, soprattutto quelle che riguardano l'economia...

Ad esempio, il mercato azionario sopravvalutato, il mercato obbligazionario sopravvalutato, il mercato immobiliare sopravvalutato, le banche sovraccariche, gli stati sovraccarichi, le promesse assurde degli stati, le imprese sovraccariche e i cittadini carichi di debiti, tutti finiranno per crollare in un'enorme pozza puzzolente e mostruosa di rovina totale.

Forse... pausa per riprendere fiato... a causa di qualcosa (detto sommessamente sottovoce) di spiacevole.

"Avvenimento spiacevole". E' un modo di dire vagamente sinistro, e soprattutto utile quando i figli si lamentano di qualcosa come: "E cosa ci farai se NON smetteremo di comportarci come piccoli mocciosi ritardati e avidi che vogliono nuovi cellulari e automobili più belle? Proprio come tutti i nostri amici, i cui padri non sono avari, paranoici e strambi come te, ed è per questo che ti odiamo nel caso in cui te lo stessi chiedendo."

Essendo un buon padre che cerca d'educare con amore i suoi figli a suon di grida, saprete già che quando sono piccoli i loro tempi d'attenzione risultano limitati e i loro pensieri sono troppo concreti per comprendere concetti astratti. Una volta capito questo, voi, in quanto genitori premurosi e amorevoli, potete calmarli e cavarvela dicendo semplicemente: "Silenzio!"

Ma una volta che crescono, bisogna spiegare tutto e iniziare da qui: "Che razza di deficienti!"

In quanto genitori premurosi e attenti, dovete spiegare pazientemente la situazione: "Per qualche strana ragione il vostro cervello fa acqua da tutte le parti, altrimenti capireste la necessità assoluta d'acquistare oro e argento dopo che la Federal Reserve ha creato così tanto denaro e credito... Voi imbranati ancora non avete capito che Tutta la Dannata Economia (TDE) e la metà della popolazione dipendono direttamente dalla gigantesca spesa in deficit dello stato, alimentata da una massa monetaria sempre crescente che a sua volta ha permesso la nascita di bolle mortali!"

Inoltre, cercando d'essere i migliori genitori in circolazione, potreste anche spiegare che qualora lo stato SMETTESSE d'aumentare la spesa in deficit, questo significherebbe che il leggendario moltiplicatore keynesiano ingranerà la retromarcia (attualmente equivarrebbe a cinque), e spariranno cinque dollari di spesa per ogni dollaro non creato.

Ma tornando ai principi fondamentali riguardanti lo Spiegare le Cose Ai Figli Stupidi (SCAFS), non sarebbe male tirare in ballo un po' di senso di colpa: "Perché vi divertite a mettermi in imbarazzo, più e più volte, non capendo che la stupida Cazzata della Spesa in Deficit (CSD) finisce sempre male? Ci aspetta un inferno inflazionistico per quelle cose che ci servono per sopravvivere e un inferno deflazionistico per gli asset di carta."

Infine, come colpo di grazia, bisogna fare appello alla loro avidità: "E poi l'oro e l'argento regneranno di nuovo supremi, come accade sempre, e allora potrete — gloria delle glorie! — avere tutti i soldi che vorrete! Pile e pile di soldi! Tutti per voi!"

Al giorno d'oggi, purtroppo, sono abbastanza svegli d'avere un'infarinatura (seppur minima) nella Scuola Austriaca, e quindi sanno che quei mucchi di soldi, con cui ho provato a stuzzicarli, non compreranno un tozzo di pane a causa di una mancanza di potere d'acquisto; il tutto grazie alla mostruosa emissione di liquidità e di credito supervisionata dalla Federal Reserve.

Ad esempio, date un'occhiata al caso pietoso dello Zimbabwe: ha stampato così tanto denaro in un solo decennio che la sua vecchia moneta è letteralmente inutile, e la sua economia (una volta stella splendente di tutta l'Africa) è crollata a tal punto d'avere di nuovo bisogno di aiuti esteri per impedire che i suoi cittadini muoiano di fame.

Potete capire, quindi, la mia irritazione: la mia amorevole famiglia ignora tutto questo e preferisce cibo nutriente, abiti decenti, lavatrici che non abbiano perdite, cure odontoiatriche e tutti quegli altri lussi che non posso permettermi anche se NON STESSI furiosamente acquistando oro e argento con ogni centesimo a mia disposizione, perché (diciamolo tutti insieme ora!) Siamo Dannatamente Fregati (SDF)!!! Fregati!

Bene, ora che vi ho istruito, potete rilassarvi. Sì, un giorno saremo SDF, ma forse — solo forse — non ancora! La verità terrificante è che tra stati eticamente corrotti e monete fiat, ci sono ancora un sacco di cose che loro possono fare. Molte!

Possono, come esempio estremo, creare letteralmente abbastanza denaro fiat da comprare Ogni Dannata Cosa (ODC) sul mercato. Ogni azione. Ogni bond. Ogni casa. Ogni debito. Tutto ciò di cui hanno bisogno è un venditore.

Più realisticamente, lo stato può depositare denaro fiat sui vostri conti correnti ("denaro gratis"). Può inviarvi un assegno ("rimborso fiscale anticipato") per posta, o lasciare che voi lo inseriate sulla vostra prossima dichiarazione dei redditi.

Può farvi dedurre il debito attuale dalla vostra dichiarazione dei redditi (riducendo così il vostro debito), mentre allo stesso tempo lascia che i creditori detengano un credito d'imposta del 100% per compensare la loro perdita! Tutti vincono!

In breve, non c'è niente che non possano fare. E non c'è niente che si può fare per fermarli, soprattutto ora che lo stato ha approvato leggi che gli consentono di commettere atti illegali in nome della sicurezza nazionale e/o dell'integrità dei mercati.

Quindi dov'è che sono finiti i mercati? Beh, con poteri monetari e fiscali del genere, sarebbe un gioco da ragazzi lasciare che i mercati affondino un po', si sbarazzino delle mani più deboli e riducano i prezzi degli asset da "Bolla mortale" a "Comprare come se non ci fosse un domani", consolidando gli asset recuperati dalle banche e infliggendo dolore reale sulle persone e sui loro piani di pensionamento.

Poi basterebbe solamente sedersi e attendere coloro che sbracciandosi dicono: "Qualcuno faccia qualcosa! Che lo stato faccia qualcosa!" Questa è la classica luce verde per la manipolazione dei mercati attraverso la spesa in deficit e nuove bolle, fornendo così alle industrie dei servizi finanziari/bancari l'ennessima possibilità d'imbastire l'ennesimo imbroglio da cui trarranno profitto.

Come ci si può, quindi, rifiutare di comprare oro e argento davanti alle azioni disperate di tutte le migliaia e migliaia di governi e le milioni e milioni di persone colpite? Come si può ignorare la storia?

Hahahaha! Una cosa ha sempre fallito e l'altra ha sempre vinto, e ancora avete il coraggio di domandarmi quale scegliere? Hahahaha! Ovviamente devo spiegarvelo come se foste dei bambini: zitti! Hahahaha!

Se foste più vecchi, forse avreste già comprato oro e argento, i vostri genitori sarebbero orgogliosi di voi e potreste gridare: "Whee! Questa roba dell'investire è facile!"

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


venerdì 22 gennaio 2016

Non abbiamo nulla di cui aver paura, ad eccezione dei politici venditori di paure

Ricordo a tutti i lettori interessati che è in vendita la mia traduzione dell'ultimo libro di Gary North, L'economia cristiana in una lezione, acquistabile a questo indirizzo: http://bit.ly/1JUqFIt. Con questo manoscritto North, attraverso uno sforzo letterario pregevole, unisce ciò che è stato diviso per anni da un mondo accademico cieco e sordo alla centralità dell'individuo nell'analisi economica: etica ed economia. L'escamotage della chiave di lettura teologica è utilizzata per chiarire al lettore come una visione epistemologica chiara sia fondamentale per uscire dall'attuale pantano intellettuale in cui è finita la teoria economica moderna.
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di David Stockman


Lo scorso anno Sonya Jones è stata uccisa mentre raccoglieva mirtilli; Carla Grow è stata uccisa durante un picnic di famiglia; Megan Nickell è morta mentre giocava a palla al volo in spiaggia; e Gage McFadden ha incontrato lo stesso destino mentre giocava a Disc Golf. William Clevenger è stato colpito mentre radunava il bestiame, stesso discorso per Frankie Roberts mentre portava a passeggio il cane.

Il killer in tutti questi casi — un fulmine!

Infatti sin dall'11 settembre 2001 ci sono state più di 400 persone uccise da un fulmine in America, secondo il servizio meteorologico nazionale.

E già che ci siamo, ecco un altro paio di fatti. Negli ultimi 14 anni sul suolo americano ci sono stati solo sei civili uccisi da jihadisti terroristi. Due sono stati uccisi all'aeroporto di Los Angeles nel 2002 e quattro durante la maratona di Boston nel 2013.

Ci sono state anche cinque morti per gli attacchi all'antrace del 2001, ma probabilmente non erano opera di terroristi, così come gli eventi a Ft. Hood nel 2009 e le uccisioni nei centri militari di Chattanooga la scorsa estate. Ma la maggior parte degli americani non ha mai messo piede in una base militare e non corre alcun rischio visto che non ha accesso a tali strutture.

Sì, i fatti della scorsa settimana sono chiaramente attribuibili ad un lupo solitario/i, o a quello che la CNN ama definire "terrorismo fai da te".

Ma la cosa migliore che possono fare i 318 milioni d'americani di fronte a tale pericolo, è quella d'ignorare ogni singola parola che i politici hanno da dire in proposito.

Questo perché per il 99.99% degli americani il rischio di finire uccisi, o feriti, da un lupo solitario jihadista, è inferiore a quello d'essere colpiti da un fulmine; in verità, è inferiore alle periodiche uccisioni di massa compiute da psicopatici nati qui.

Solo negli ultimi quattro anni, 105 persone sono state uccise e 100 ferite da uccisioni non jihadiste in una dozzina di città diverse da costa a costa. Tra questi i recenti avvenimenti della clinica di Colorado Springs e al campus di Roseburg, Oregon, così come gli orribili omicidi di Charleston il giugno scorso, o la follia alla scuola elementare di Newton nel dicembre del 2012 e la macellazione al cinema di Aurora nel luglio 2012.

In totale ci sono state 26 uccisioni di massa sin dal 9/11, compresa quella al campus di Blacksburg in Virginia che ha provocato quasi 50 morti e feriti. Sono stati uccisi, o feriti, circa 425 americani nel corso di questi episodi di terrore — reati commessi prevalentemente da giovani malati spesso ostentanti un super-machismo della razza bianca o altre motivazioni dettate dall'odio.

Vorrei che entrambi i tipi di terrorismo potessero essere sradicati dalla terra — le azioni odiose di Syed Rizwan Farooks e il caos demenziale dei Dylann Storm Roofs. Ma non c'è praticamente nulla che i politici di Washington possano fare per entrambi — salvo non peggiorare la situazione cercando di bombardare, invadere e occupare quel tipo di terrorismo propugnato dai jihadisti.

Dopo tutto, non è vero che dopo due decenni di terrorismo jihadista — sia di matrice organizzata, incitata a distanza, o eseguita da lupi solitari — esso è stato alimentato dal caos imperiale di Washington? E soprattutto dalla terribile violenza militare del XXI secolo inflitta alle popolazioni musulmane del Medio Oriente?

Il fatto è che il terrorismo non è spuntato improvvisamente fuori dagli insegnamenti di una religione vecchia di 1300 anni; né da una tardiva comprensione delle nazioni in lotta nel Medio Oriente di odiare la libertà, la prosperità e la cultura materialistica dell'America.

No, il terrorismo jihadista è stato rivolto all'America solo dopo che Washington ha addestrato e armato i Mujahedeen negli anni '80, ha portato guerra in Arabia e Mesopotamia negli anni '90, e ha promosso l'anarchia tra gli stati mediorientali falliti da allora in poi.

Infatti una volta che i neocon hanno vinto le elezioni del 2000, Washington li ha falciati — Afghanistan, Iraq, Libia, Siria, Somalia, Yemen — con la stessa alacrità di un jihadista. Ora tutti questi stati falliti sono terreno fertile per il terrorismo, ma nessuno di loro lo era mai stato fino a quando i regime changer della Beltway non hanno promosso la propria agenda spalleggiando tiranni e dittatori assortiti in quelle terre sfortunate.

Probabilmente non c'è miglior esempio di ciò del fatto che negli ultimi mesi la città natale di Gheddafi, Sirte, è diventata la seconda capitale dell'ISIS; o che il cosiddetto "governo" a Baghdad non riesce neanche a tenere la città natale di Saddam, Tikrit.

Né lo Stato Islamico rappresenta qualcosa di nuovo o più minaccioso per gli Stati Uniti di quanto non fosse al-Qaeda nel suo massimo splendore. L'unico motivo per cui può persino atteggiarsi a "stato" è dovuto ai doni infiniti di Washington e dei suoi alleati.

Cioè, lo Stato Islamico è riuscito ad occupare una stretta striscia desolata di polvere, i villaggi impoveriti sull'Eufrate in Siria, la distesa di deserto occidentale dell'Iraq, i paesi in frantumi della provincia di Anbar e Mosul, raccogliendo tutte le migliori armi che il Pentagono s'era lasciato alle spalle dopo che Washington aveva "liberato" l'Iraq; inoltre lo Stato Islamico ha aumentato la sua potenza di fuoco attraverso l'integrazione forzata, o volontaria, dei cosiddetti "moderati" in Siria, i quali avevano accesso alle migliori armi americane fornite dalla CIA, dall'Arabia Saudita, dal Qatar e dai vari mercanti d'armi e contrabbandieri della regione.

Inoltre la brutale tirannia dello Stato Islamico non durerebbe più di qualche mese senza i proventi del petrolio che viene contrabbandato in bella vista attraverso l'alleato della NATO: la Turchia, con l'intermediazione della società commerciale della famiglia Erdogan.

L'idea che questo cripto-stato possa effettivamente sostenersi chiedendo riscatti, vendendo le donne e riscuotendo tasse su un'attività economica praticamente inesistente all'interno dei suoi confini, è pura finzione spacciata da Washington. Sigillate il confine con la Turchia e l'ISIS avrà i giorni contati.

Inoltre la Turchia, sebbene non possieda la più grande organizzazione militare tra le forze NATO con i suoi 500,000 militari, 1,000 aerei e 3,000 carri armati, non è incapace di sigillare i suoi confini. In particolare quello a nord-est controllato dai curdi è un suk a cielo aperto per il transito di petrolio, armi e guerriglieri solo perché Washington e l'occidente hanno dato il via libera alla campagna per rovesciare il governo siriano.

Se il nostro ben intenzionato, ma inetto, Presidente volesse davvero "eliminare" lo Stato Islamico, non dovrebbe far altro che siglare la pace con Damasco; e poi dire ad Erdogan di zompettare di nuovo a nord del suo confine e isolarlo, o altrimenti essere espulso dalla NATO.

Questo riuscirebbe a fermare l'ISIS più di tutti i bombardamenti di questo mondo, presenti e futuri.

Washington potrebbe fare altre tre cose per ridurre ulteriormente il rischio già marginale di attacchi terroristici in patria. In primo luogo, fermare i bombardamenti e smobilitare le truppe americane in Iraq e in Siria. Nessuno ci vuole lì — neanche i nostri cosiddetti alleati e vassalli.

La scorsa settimana il nostro guerrafondaio in carriera che dirige il DOD, Ashton Carter, ha detto che avrebbe dato l'approvazione per mobilitare altre forze speciali in Iraq. Le milizie irachene hanno subito detto che li avrebbero cacciati via, e il primo ministro fantoccio insediato di recente da Washington a Baghdad, ha pubblicamente detto: "No, grazie".

E poi durante il fine settimana, lo stesso governo di Baghdad ha minacciato di chiedere l'aiuto delle forze russe per espellere dal proprio territorio le truppe turco-NATO indesiderate. Tanto per chiarire, si tratta dello stesso governo turco che è alleato con le autorità curde a Erbil, ma che sta facendo guerra alle milizie curde a nord della Siria che secondo Washington sono l'unica forza efficace sul terreno contro l'ISIS.

C'è davvero bisogno di un manoscritto in più volumi per districare i secoli di storia settaria, etnica, tribale e politica incorporati nelle terre che secondo Washington possono essere pacificate con missili cruise e bombardieri d'alta quota.

In secondo luogo, Washington potrebbe riconoscere che non esiste una coalizione dei volenterosi. L'Arabia Saudita e il Qatar sono in Siria non per sconfiggere l'ISIS, ma per segnare una vittoria settaria e politica contro Assad e i suoi alleati della Mezzaluna iraniano-sciita; e per assicurarsi i diritti sui gasdotti a cui Assad e i suoi sostenitori russi si oppongono.

Ecco il punto. Non c'è mai stato un singolo attacco sciita — organizzato o ispirato — sul suolo americano. Il terrorismo jihadista è essenzialmente un veleno derivante dal mondo wahhabita-sunnita — vale a dire, in Arabia Saudita.

Il modo per combattere questa particolare maledizione è quello di ritirare la Quinta Flotta dal Golfo Persico. La soluzione per i prezzi elevati del petrolio è solo una: prezzi elevati e un mercato globale, come è stato dimostrato dal crollo del cosiddetto cartello dell'OPEC in risposta all'ondata di scisti, sabbie bituminose, petrolio a grosse profondità e alternative ai carburanti fossili.

Infatti si da il caso che le province pingui di petrolio lungo il Golfo Persico, siano abitate sia da sciiti che da sunniti.

Quindi se i governanti corrotti, tirannici e insaziabilmente avidi della Casa di Saud fossero costretti a svignarsela a Ginevra sui loro 747, i loro odiosi chierici wahhabiti verrebbero condannati ad una vita di silente clausura; non sarebbero più influenti grazie alle rendite petrolifere di Riyadh.

Infine, se Obama volesse davvero rendere più sicura San Bernardino, infarcirebbe i suoi ultimi 400 giorni di mandato con un po' di grinta e direbbe al Partito della Guerra di Washington che la sua campagna contro Assad e la cosiddetta Mezzaluna sciita è finita.

Con il confine turco sigillato a nord, l'alleanza tra Iran, Iraq sciita, il governo alawita di Damasco, Hezbollah e il loro alleato russo, farebbe piazza pulita dei barbari sunniti medievali residenti lungo la valle dell'Eufrate.

Alla fine, il cosiddetto braccio principale di reclutamento dello Stato Islamico non è la sua perversione sanguinosa dell'Islam, ma i bombardamenti della US Air Force; e i combattenti che addestra non sono motivati dal fanatismo religioso, ma dai profitti petroliferi. Fermate i bombardamenti e il reclutamento si fermerà; tagliate i profitti petroliferi e i suoi combattenti svaniranno progressivamente proprio come fanno tutti i soldati non pagati da tempo immemore.

Il discorso di Obama di domenica sera era soprattutto un tentativo di placare il Partito della Guerra e i politici rabbiosi che banchettavano con le sue menzogne e le sue depredazioni. Ma almeno verso la fine ha fatto uno sforzo dicendo quello che non possiamo fare.

Ha detto che Washington non può invadere quei territori e la nazione non può buttare via le sue libertà in un attacco d'islamofobia ed isteria per il terrorismo. Forse il capo della Homeland Security non ha sentito il discorso. Ha detto Jeh Johnson:

Ci siamo spostati in una nuova fase della minaccia terroristica globale, e la stessa cosa vale anche per i nostri sforzi per la sicurezza nazionale. I terroristi hanno tentato di attaccare la nostra patria [...]. Ciò richiede un approccio completamente nuovo, a mio avviso.

In realtà il loro modo di diminuire la minaccia del terrorismo che oggi affronta la nazione, non fa altro che aumentarlo. Non pensano minimamente a fermare gli interventi imperiali di Washington che causano evidenti vendette.

C'è anche un'altra cosa che si potrebbe fare. Potremmo riconoscere che l'America è un campo armato; che questa sfortunata condizione contribuisce alla paura del terrorismo e alla violenza sfrenata che pervade la terra; che il feticismo della destra per il Secondo Emendamento ha ben poco a che fare con la libertà; e che la nazione starebbe molto meglio senza il suo culto febbrile delle armi.

Secondo le ultime stime negli Stati Uniti ci sono 300 milioni di armi in mani private — 114 milioni di pistole, 110 milioni di fucili, 86 milioni di fucili da caccia e qualche milione di armi d'assalto militari. Questo significa che circa il 40% di tutte le pistole non militari registrate nel mondo, si trova nelle mani del 4% della popolazione del pianeta.

No, questo enorme arsenale non è per la caccia — probabilmente non ci sono neanche così tante anatre, fagiani, conigli e cervi in America. E non si tratta nemmeno di difesa delle persone e della proprietà.

Nel contempo l'esistenza di questo arsenale non giustifica gli psicopatici, i razzisti e i dementi che sono responsabili di terrorismo non jihadista e delle varie uccisioni di massa. Lo alimentano, ma sono i malati i veri responsabili.

Purtroppo ora abbiamo una cultura delle armi così endemica e un arsenale così immenso che nessuna ulteriore legge sul controllo delle armi potrebbe fare alcuna differenza. È una causa senza speranza.

Alla fine il pericolo più grande per la patria è l'isteria anti-terrorismo fomentata dai politici nazionali. Sono i Donald Trump e i suoi imitatori che minacciano le nostre libertà costituzionali di parola, di riunione, di religione, di proprietà e di un giusto processo.

Sono loro che non comprendono la follia d'armare ulteriormente la popolazione nazionale per lottare contro le barbarie estere scatenate dalla macchina da guerra di Washington. La critica della sinistra al Secondo Emendamento è banale al confronto.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


giovedì 21 gennaio 2016

Perché gli amanti dello stato odiano Uber


Ricordo a tutti i lettori interessati che è in vendita la mia traduzione dell'ultimo libro di Gary North, L'economia cristiana in una lezione, acquistabile a questo indirizzo: http://bit.ly/1JUqFIt. Con questo manoscritto North, attraverso uno sforzo letterario pregevole, unisce ciò che è stato diviso per anni da un mondo accademico cieco e sordo alla centralità dell'individuo nell'analisi economica: etica ed economia. L'escamotage della chiave di lettura teologica è utilizzata per chiarire al lettore come una visione epistemologica chiara sia fondamentale per uscire dall'attuale pantano intellettuale in cui è finita la teoria economica moderna.

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di Gary North


La regolamentazione statale delle strade di Londra risale al 1635. Iniziò sotto il re Carlo I, il quale era un tiranno e la cui vita finì sul patibolo nel 1649.

Carlo decise che le strade erano troppo affollate a Londra, e quello di cui la città aveva bisogno era il controllo statale sul numero di vetture. Questa tradizione s'è estesa fino ad oggi. Nelle principali città lo stato regola l'offerta di taxi, e il risultato è stato un aumento dei prezzi e il peggioramento del servizio. La regolamentazione statale ha creato un oligopolio delle imprese di taxi, le quali utilizzano il potere dello stato per estrarre maggiore ricchezza dalle persone che vogliono usufruire del loro servizio.

Questo assetto di cose, naturalmente, viene lodato da coloro che credono che lo stato debba essere chiamato in causa per regolare le nostre vite. Di recente mi sono imbattuto in un articolo scritto da un individuo simile. È stato pubblicato su un sito dedicato alla regolamentazione internazionale delle economie del mondo: www.theglobalist.com. Il sito non spiega come questo possa essere fatto senza un governo mondiale con il potere d'imporre le sue regole. L'articolo è intitolato: "Rethinking the Uber Vs. Taxi Battle: How Uber could be part of the solution (instead of embroiled in controversy)". Il presupposto è che Uber non sia la soluzione.

L'autore ha scritto un libro di prossima pubblicazione. Il titolo dice tutto: Raw Deal: How the "Uber Economy" and Runaway Capitalism Are Screwing American Workers. Vi siete fatti un'idea. Odia il libero mercato. Odia Uber perché sta facendo un profitto a scapito dei politici e del loro oligopolio, l'industria dei taxi.



GRATIS PER TUTTI

Inizia a descrivere il libero mercato come un posto in cui tutto è gratuito. In realtà, è lo stato che fa questa promessa: strade senza pedaggi costruite con i soldi delle tasse. Come per tutte le imprese finanziate dallo stato, vi è una maggiore domanda rispetto all'offerta quando il costo scende a zero. Questa è nota come la tragedia dei beni comuni. È il risultato inevitabile della politica statale quando fornisce qualcosa di gratuito per tutti. Nel 1973 ho scritto un articolo su questo argomento: "The Free-for-All Society." È breve. Potete leggerlo qui.

Tuttavia, questa storia mostra anche che molti di questi regolamenti sono stati emanati per buone ragioni. Dovrebbero essere condotti alcuni studi specifici per capire le cause del recente aumento della congestione del traffico a San Francisco, a New York e altrove.

Ciò porterebbe ad intuizioni più definitive su quanto il ride-sharing possa contribuire alla congestione -- o quanto di ciò possa essere il risultato atteso da un'economia in crescita.

Guardando indietro ai fatti storici, quello che spesso ha chiamato in causa interventi normativi è stata la proliferazione e il conseguente caos di una maggiore presenza di veicoli sulla strada.

Con la popolarità del ride-sharing, non è difficile immaginare come questo nuovo servizio possa tradursi, città dopo città, in un'abbondanza di vetture, scarsa sicurezza e inadeguata tutela dei consumatori.

Ah, sì: "tutela dei consumatori inadeguata." Protezione fornita da chi? Dallo stato. Questo produce sempre oligopoli, prezzi più alti e servizi scadenti. Tale protezione è un racket.

Questa è la critica standard alla libertà: gratis per tutti. Ci viene detto che il sistema profitti/perdite produce il caos. Ci viene detto che è necessario lo stato per portare ordine. Per avere ordine, stabilità ed equità, ci dev'essere un agente statale con un distintivo e una pistola. Poi la deve puntare contro il fornitore di un servizio a prezzi competitivi e dire: "Questo è illegale. Non farlo più."

La storia dei servizi livrei ci mostra come sia importante considerare le nostre strade un servizio pubblico, con le metropolitane, gli autobus, i taxi e ora i veicoli del ride-sharing uniti insieme in un sistema di trasporto da cui dipende la popolazione.

Negli spazi urbani densi, le diverse componenti del sistema di trasporto devono essere coordinate.

Dev'esserci un equilibrio di "convenienze concorrenti", con il bene pubblico tenuto in prima linea in queste discussioni -- invece di concentrarsi su quali aziende vinceranno nella battaglia tra Uber, Lyft e Big Taxi. Concentrarsi su tale questione significa farsi sfuggire l'importanza del quadro generale.

Ha deplorato la terribile situazione della congestione. Ha deplorato il fatto che, laddove il libero mercato viene autorizzato a fornire servizi di trasporto, le strade sono intasate. È tutta colpa del libero mercato, il quale permette a chiunque d'aprire un'attività come tassista, cosa che porta a lunghe ore di traffico.

Egli non precisa come questa situazione possa essere risolta. Non ha una soluzione specifica. Ma sa questo: lo stato deve fare qualcosa.  E qualcosa sarà fatto: una fusione tra Uber e corse finanziate con le tasse.

Sarebbe terribile, ha detto, se fosse permesso a pulmini di condurre più persone esattamente dove vogliono andare, perché questo indebolirebbe le linee degli autobus urbani. Non possiamo permetterlo.

Abbiamo bisogno del "giusto mix" tra libertà e tirannia.

Se le aziende di ride-sharing iniziano ad offrire pulmini che vanno su e giù lungo le tratte più frequentate e più redditizie, distruggerebbero le entrate del trasporto pubblico.

Le metropolitane, gli autobus, le automobili personali, i camion, i taxi e i veicoli di ride-sharing on-demand formano un sistema di trasporto per lo spostamento delle persone e delle merci da un luogo all'altro.

Ottenere il giusto mix di queste diverse opzioni, in particolare nelle aree urbane affollate, può fare la differenza: avere mezzi di trasporto efficienti ed eco-sostenibili, o avere una congestione perenne di veicoli.

Per secoli i funzionari statali ci hanno promesso il giusto mix tra libertà e tirannia, ma non hanno mai fatto la scelta giusta. Se invece l'avessero fatta, ora non avremmo servizi come Uber.

È a Londra che possiamo vedere tutta la disperazione dell'oligopolio dei taxi. Hanno convinto i politici a prendere in considerazione nuove norme nei confronti di Uber. Se tali norme verranno approvate, Uber non potrà accettare alcun cliente prima che siano passati cinque minuti dalla chiamata. Ad Uber non sarà consentito inviare la posizione di una sua vettura sul cellulare del cliente. Questo perché la vettura potrebbe essere nelle vicinanze. Ciò è considerato intollerabile dai tassisti.

I politici e i tassisti pensano di poter ingannare la popolazione. Pensano che gli elettori che utilizzano Uber non lo capiscano. Questa non è tutela dei consumatori, è invece protezione di un oligopolio. Uber può informare i propri clienti di tali regole. L'ha già fatto.

Mi piace citare Joe Louis su Billy Conn. "Può correre, ma non può nascondersi."



CONCLUSIONE

L'eredità di Carlo I è sopravvissuta fino ai giorni nostri: la regolamentazione dettagliata delle nostre vite.

Passo dopo passo la tecnologia sta respingendo questi regolamenti. Passo dopo passo i consumatori stanno cominciando a riaffermare la propria autorità. Passo dopo passo l'estensione della libertà sta infliggendo colpi apoplettici al pensiero dei difensori di Carlo I e delle sue migliaia di eredi. Per queste persone il mondo intero è come un chiodo, e loro dispongono del martello statale. Secondo loro ogni problema ha la stessa soluzione: una maggiore regolamentazione da parte dello stato, e maggiori sanzioni negative nei confronti di coloro che partecipano allo scambio volontario.

Per 150 anni l'hanno passata liscia dal punto di vista intellettuale. Le scuole pubbliche finanziate con le tasse hanno concesso loro questo vantaggio. Ma ora non potranno più goderne. Internet fornisce tecnologie di liberazione. Le persone stanno riguadagnando il loro potere di scelta.

Chi si oppone a questo potere di scelta da parte del consumatore, lo fa in nome del potere statale. Ma convincono sempre meno persone. La popolazione sta diventando consapevole del fatto che ci sono alternative alla regolamentazione statale. Gli imprenditori in cerca di profitto e i clienti in cerca di benefici si stanno unendo grazie ad Internet, che non è controllato dallo stato. È iniziata una nuova era di libertà, e i difensori degli eredi spirituali di re Carlo I sono ora sulla difensiva.

Pensate ad Internet come ad un patibolo. Uno dopo l'altro, regolamento dopo regolamento, Internet sta decapitando questi piccoli tiranni. La concorrenza dei prezzi è la lama.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/