martedì 13 ottobre 2015

Nuove tecnologie e crescita economica

Al di là delle manipolazioni implementate dalle varie attività facenti riferimento alla pianificazione centrale, uno dei motivi per cui l'economia di mercato è riuscita a sopravvivere è che il bacino dei risparmi reali è stato in qualche modo rimpinguato con nuova linfa. Nonostante diventi più esigua ogni giorno che passa, e soprattutto distorsione dopo distorsione, il libero mercato riflesso nelle azioni degli individui ha permesso la creazione di ricchezza reale. La dinamicità del mercato, infine, prevarrà sulla staticità imposta con la forza dalle agenzie statali. Sta già accadendo. Pensate alle stampanti 3-D. Pensate a come cambieranno la vita delle persone: non solo permetteranno loro di avere accesso più facilmente a determinati beni, ma emanciperanno tutti quei lavoratori che fino al giorno prima erano costretti a lavorare in fabbriche a condizioni fisiche e remunerative svantaggianti. Ciò creerà disoccupazione? Di breve termine se lo stato non si intrometterà. Ma lo stato non riuscirà ad intromettersi anche se volesse: fallimento del welfare state. Quindi siamo nelle mani del libero mercato; o per meglio dire, siamo nelle nostre mani per costruire un futuro migliore. Non appena lo stato andrà in bancarotta il bacino dei risparmi reali ritroverà un nuovo vigore attraverso il quale inondare la società di nuovi prodotti a buon mercato e di idee mediante le quali prosperare.
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di Frank Shostak


Nel suo articolo "The Big Meh" (The New York Times, 28 maggio 2015) l'editorialista Paul Krugman afferma che nonostante tutti gli avanzamenti tecnologici finora raggiunti, il loro effetto è stato trascurabile per quanto riguarda la crescita economica.

Scrive Krugman: "Tutta l'era digitale, che abbraccia più di quattro decenni, si sta trasformando in una vera e propria delusione. Le nuove tecnologie hanno prodotto grandi titoli, ma risultati economici modesti. Perché? [...] La risposta è che non lo so – né lo sa chiunque altro."

Infatti, se si guarda al rapporto tra prodotto interno lordo reale e prodotto interno lordo potenziale, l'economia sembra barcollare al di sotto del suo potenziale con il rapporto di 0.977 registrato nel primo trimestre di quest'anno.




Contrariamente a quanto dice Krugman, suggeriamo che economisti come Ludwig von Mises e Murray Rothbard hanno fornito una risposta chiara alla questione "tecnologia e crescita economica".

A pagina 542 del suo Man, Economy, and State, Rothbard dice che la tecnologia, per quanto importante, deve sempre passare al vaglio dell'investimento di capitale affinché possa generare crescita economica.

Su questo tema Rothbard cita Mises: "Quello che manca loro (alle aree sottosviluppate) non è la conoscenza dei metodi tecnologici occidentali (il "know how"); la si può apprendere abbastanza facilmente. La trasmissione di questa conoscenza, di persona o attraverso un libro, può essere remunerata. Quello che manca è l'offerta di capitale risparmiato, necessario per mettere in pratica i metodi avanzati."

La maggior parte delle teorie moderne che sottolineano l'importanza delle nuove idee e delle nuove tecnologie, dà l'impressione che queste idee e tecnologie abbiano una "vita propria". Molti esperti ritengono che a causa della quantità limitata di capitale e lavoro, senza progresso tecnologico si esauriranno le opportunità di crescita.

Secondo gli esperti le idee, a differenza degli input materiali, non sono scarse. Di conseguenza, si sostiene, le nuove idee per processi più efficienti e nuovi prodotti possono sfornare una crescita continua.

Suggeriamo che indipendentemente da quante idee possa avere una persona, ciò che conta è se queste idee possano essere realizzate. Quello che limita l'attuazione delle nuove tecniche è la disponibilità di fondi. Mentre le idee e le nuove tecniche possono comportare un migliore utilizzo delle risorse scarse, possono fare ben poco senza il bacino dei risparmi reali.

Quindi, indipendentemente da quanto siamo intelligenti e quanto possano essere varie le idee tecnologiche, senza un adeguato bacino dei finanziamenti non otterremo alcun risultato. È attraverso l'espansione del bacino dei risparmi reali che diviene possibile un aumento dello stock dei beni di capitale. Ed è proprio l'aumento dei beni di capitale per lavoratore che permette l'emersione della crescita economica.

Ovviamente le nuove idee e le nuove tecnologie possono essere introdotte durante la produzione di beni di capitale nuovi, vale a dire, la nuova tecnologia s'inserirà nello stock esistente dei beni di capitale. Il nocciolo della questione è che i beni di capitale non possono emergere senza un precedente aumento del bacino dei risparmi reali.

Prendete, per esempio, John il fornaio che ha prodotto dieci pagnotte di pane. Ne consuma otto, mentre le altre due pagnotte – i suoi risparmi reali – le impiega per acquistare un nuovo macchinario e migliorare il suo forno. Con un forno migliore, può aumentare la produzione di pane a 20 pagnotte. Se continuerà a consumare solo otto pagnotte con un risparmio maggiore (pari a 12 pagnotte), potrà migliorare ulteriormente il suo forno con l'introduzione di nuovi macchinari, i quali permetteranno l'introduzione di nuove tecnologie. Si noti che tutto ciò è reso possibile dal risparmio reale.

Suggeriamo che nonostante le nuove tecnologie, uno dei principali ostacoli alla crescita economica è stata l'implacabile manomissione dei mercati finanziari da parte delle banche centrali.

Dal 2008 questa manomissione è stata resa manifesta dalla politica monetaria estremamente allentata della FED, la quale ha portato alla massiccia espansione del suo bilancio e all'abbassamento dei tassi d'interesse quasi a zero.

Tali criteri sono stati causa di una grave erosione dei risparmi reali e quindi di un indebolimento del processo di formazione del capitale. Questo a sua volta ha indebolito la crescita economica reale, nonostante le nuove tecnologie.

Per Krugman e i suoi seguaci, risparmiare rappresenta una cattiva notizia – viene considerato come una diminuzione della domanda – quindi non dovremmo sorprenderci se Krugman è perplesso riguardo il perché le nuove idee non abbiano generato una crescita economica più robusta.

Contrariamente a quanto sostiene Krugman, incrementare la cosiddetta domanda aggregata indebolisce il processo di formazione del capitale e, quindi, la capacità di produrre beni e servizi. In realtà questo modo di pensare giustificherebbe l'esistenza di uno scambio volontario di qualcosa in cambio di nulla.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


7 commenti:

  1. Oggi introduzione molto ottimistica. Parli della resurrezione. Che può arrivare solo passando per la morte. brrrrr.
    Beh, poi dipende da chi muore e da chi sopravvive. Intanto, cerchiamo di stare lontano il più possibile da quel muro traballante. Scansiamoci in tempo. Potrebbe venir giù da un momento all'altro anche solo per un colpo di vento. E Krugman non saprebbe spiegarselo. E neppure Deaton o il papa attuale. E neppure le greggi che ne saranno travolte.

    Dunque, non si bruciano più i libri, alla Bradbury. Si devono bruciare i risparmi, gli accantonamenti, le sementi nel granaio. Grande idea! Geniale!

    Provi qualcuno non sovvenzionato ad investire in nuove attrezzature in Italia. Le detassano? Gli imprenditori non sovvenzionati rispondono ancora a questi incentivi?
    Quando la guida è cieca...

    P.S.: capisco i moltissimi impegni editoriali e non, ma cominciano a mancare un po' tue risposte più ravvicinate.

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    1. Ciao Dna.

      Hai ragione, ma il costo d'opportunità richiede a volte rinunciare a fare alcune cose. :-)
      Comunque sono uno scrittore decisamente fortunato perché tra te, gdb e tutti gli altri commentatori assidui di questo blog, si riesce a fornire un'offerta di materiale informativo e didattico completo per chiunque si trovi a leggere queste pagine. Infatti senza il vostro apporto, i singoli articoli presentati non sarebbero sufficiente ad attirare la curiosità degli altri lettori. C'è bisogno di "prove empiriche" tra i profani. Di conseguenza posso fiduciosamente asserire che in caso di difficoltà coi tempi e gli impegni, posso lasciare nelle vostre mani l'approfondimento.

      Detto ciò, vorrei aggiungere una cosa sulla scia del mio commento di ieri sui recenti commenti di Renzi sui depositi bancari. Infatti nei giorni scorsi il capoclown del governo italiano ha detto che gli italiani nascondono i risparmi nelle banche. Nel commento di ieri ho sottolineato come, in realtà, il risparmio personale degli italiani è colato a picco negli ultimi 3 anni. A rincarare la dose c'è stata l'ulteriore notizia secondo cui i depositi bancari sono aumentati. Ora, immaginate se domani lo stato italiano vieti a tutti di possedere due gambe e per decreto se ne debba tagliare una. E' pressoché ovvio che il giorno dopo la vendita di stampelle s'impenna. Nel nostro caso, invece, con la continua lotta dello stato nei confronti delle libertà individuali (nel disperato tentativo di ridurre al minimo la dinamicità del mercato), ha annoverato tra le tante battaglie quella a favore dell'abolizione del contante. In questo modo l'inevitabile digitalizzazione del denaro fiat è una conseguenza tanto sfortunata quanto ovvia. I conti bancari e i conti postali vengono presi d'assalto anche da pensionati che fino qualche tempo addietro non avevano neanche la minima idea di cose fosse il bancomat.

      Si sta facendo di tutto per tenere solvibile il sistema bancario oommerciale, impedendo agli aggregati monetari più ampi di contrarsi (come accadde tra il 1929 e il 1934 dove nonostante la FED aumentasse la base monetaria, gli aggregati monetari più ampi si contraevano a causa del fallimento delle piccole banche e degli assalti agl isportelli bancari; il tutto finì con l'approvazione del FDIC e venne restaurata in qualche modo la fiducia nel sistema statale). Ora questa fiducia sta sbiadendo, soprattutto perché dall'anno prossimo verranno resi effettivi anche in Italia la possibilità da parte delle banche di avviare un bail-in in caso di insolvenza incipiente.

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  2. Come i tanti altri letti un articolo degno di un Austriaco chiaro esaustivo e privo di contraddizioni. Bravo Francesco!

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  3. Ma il problema non è anche nel cattivo impiego del risparmio? Voglio dire, se lo Stato tassa al massimo le forme di risparmio privato e al minimo quelle in titoli del debito pubblico e se allo stesso tempo impiega il debito pubblico massimamente per spese improduttive, come si può sperare in maggiori investimenti da parte degli imprenditori privati?

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    1. Ciao Luca S.

      Tassare "al minimo" i bond statali, ad esempio, è un'altra forma d'incanalamento degli ndividui verso sentieri predefiniti. In realtà, i bond sono tutt'altro che una forma d'investimento. Tuttavia, credo che il tuo commento inquadri la situazione nel verso giusto. Ovvero, la depredazione statale dei risparmi individuali rappresenta la quintessenza di uan stagnazione economica logorante. Perché? Perché la pianificazione centrale non sa operare un calcolo economico in accordo con le forze di mercato. Ciò significa che a differenza di un'impresa non genera profitti, ma sottrae coattamente ciò di cui ha bisogno con la forza. Lo fa utilizzando anche una giustificazione accademica: moltiplicatore keynesiano. La curva di Laffer ne è un'altra. La curva di Phillips ne è un'altra ancora.

      Attraverso questi espedienti la sfera d'azione dello stato cerca d'espandersi a macchia d'olio e la regressione è impossibile perché il consenso e la sua stessa sopravvivenza finiscono per dipendere dalla sua grandezza. È per questo che non vedremo una riduzione dello stato finché il welfare state e le passività non finanziate legate alle pensioni non lo porteranno a fondo una volta per tutte. Nel frattempo ci sarà dolore economico, tranne che per tutti coloro che saranno in grado d'emanciparsi dai suddetti programmi e sapranno sfruttare l'onda decentralizzante futura della tecnologia.

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