venerdì 23 ottobre 2015

La tempesta perfetta





di Francesco Simoncelli


Sorpresi? Non dovreste esserlo. Dopo che Janet Yellen ha lasciato invariati i tassi dei Fed Funds lo scorso 17 settembre, qualche commentatore è rimasto interdetto. Anche nelle file Austriache ci sono stati sostenitori di un “rialzo” e di un “nuovo easing”; lasciatemi dire che sono stati troppo zelanti nelle loro conclusioni. La verità la disse qualche anno fa il Financial Times: “They’re flying blind”. Ovverosia, i banchieri centrali stanno andando alla cieca. Non è una novità. Come altro potremmo giustificare misure non convenzionali che persistono nonostante ci troviamo in una presunta ripresa economica? La più fiacca da sessant’anni a questa parte, tra l’altro. Siamo entrati ufficialmente nell’ottantunesimo mese consecutivo di ZIRP, e troviamo che Main Street ancora langue in una stagnazione perenne.





Da questi grafici possiamo notare che i presunti miglioramenti giustificanti un rialzo dei tassi, sono stati raggiunti perché nel mondo del lavoro si sono ritirati dalla forza lavoro una carovana di persone. Inoltre le cifre del BLS conteggiano anche i tipi che consegnano pizze, montano palchi per le serate musicali e incartano hamburger come lavoratori a “tempo pieno”. Inutile dire che, come minimo, dieci anni fa questi erano tutt’altro che posti di lavoro, bensì lavoretti svolti da studenti per racimolare quanto bastava per pagarsi la retta. Oggi il part-time è la regola, i lavori da capofamiglia sono letteralmente quasi scomparsi del tutto.

Ma non è finita qui, perché l’allentamento monetario della FED sino al novembre scorso, ha invaso come uno tsunami i canyon di Wall Street e da lì non è più uscito. I soloni monetari nell’Eccles Building sono stati formati secondo la teoria keynesiana facente riferimento alla vasca da bagno di James Tobin, ovverosia, per permettere all’economia di riprendersi basta semplicemente riempire la vasca da bagno dell’economia nazionale di domanda aggregata. Quindi la Federal Reserve ha scatenato una tremenda offerta d’acquisto nei mercati del debito sovrano degli USA in modo da permettere alle banche TBTF non solo di proteggere i propri bilanci disastrati con la nuova liquidità, ma anche di speculare nei mercati azionari e obbligazionari societari per elargire il cosiddetto effetto ricchezza a cascata. Non è andata così. La baldoria generata dal credito facile rilasciato dalla Federal Reserve ha permeato l’ambiente economico con bolle finanziarie in ogni dove. Infatti, gli unici lavori a tempo indeterminato spuntanti sul suolo americano sono stati registrati in quei pochi stati che hanno visto esplodere la mania delle patch di scisto.

In breve, le banche commerciali hanno utilizzato le riserve in eccesso sfornate dalla FED come collaterale per la loro salute e poi ricorrendo alla leva finanziaria hanno cercato di rastrellare quanti più asset possibile con un rendimento positivo visto che un bilancio in pareggio verrebbe considerato come un bilancio in perdita. Tutto ciò, a catena, ha fatto esplodere una mania all’interno dei casinò finanziari, la quale prevedeva di sfruttare LBO, IPO e qualsiasi altra misura d’ingegneria finanziaria per recuperare credito e con esso speculare nei mercati per impossessarsi di qualsiasi asset avesse una qualche probabilità d’ascesa. Di conseguenza il mercato azionario e il mercato obbligazionario hanno perso qualsiasi cosa rassomigliasse a un price discovery onesto, rilasciando in tali ambiente finanziari una mole di deformazioni e distorsioni senza precedenti. È così che sono proliferate le nuove industrie petrolifere sul suolo americano: il credito a basso costo ha permesso ad attività rischiose d’essere considerate alla pari di quelle più sostenibili.

Ciò non riguarda solo il settore petrolifero, ma un po’ tutto l’ambiente economico americano, il quale è stato inondato ancora una volta di capacità in eccesso.




Questa fame di rendimenti a causa della ZIRP della FED, però, penalizza indirettamente Main Street, il quale è costretto a intaccare i propri risparmi per sopravvivere visto che il rendimento del capitale è prossimo allo zero. In realtà, si tratta di un gigantesco furto imbastito per tenere a galla i TBTF protetti dal cartello della banca centrale, i quali risucchiano risorse scarse dall’economia più ampia per prolungare un giorno ancora la loro esistenza. In poche parole, si nutrono di ricchezza reale deviandola a loro favore e distruggendola. Nel frattempo, nonostante la FED abbia smesso d’inflazionare la base monetaria sin dal novembre scorso, riescono a sopravvivere sfruttando i carry trade a costo zero e implementando misure d’ingegneria finanziaria che vanno dai riacquisti d’azioni proprie fino alle fusioni & acquisizioni.

Ma attenzione, perché anche un piccolo perturbamento nei carry trade da favola di cui hanno goduto finora i TBTF potrebbe far crollare un castello di carte costruito sulle basi argillose di un’espansione monetaria e del credito. È per questo motivo che la Fed è spaventata a morte all’idea di dover aumentare i tassi d’interesse. Perché? Perché non ha una strategia precisa nel farlo. La prossima volta che leggerete gente che parlerà della Fed che dovrà aumentare i tassi d’interesse ponetevi questa domanda: “Come farà?” Nessuno ne parla, proprio perché nessuno lo sa. Stiamo parlando di bacchette magiche? Sarà necessario solo che la Yellen lo dica? Sin da quando è stato inaugurato il QE1 i comunicati stampa della Fed sono diventati dei semplici prestampati in cui cambiano solo alcuni numeri. Il resto è tutto uguale. O per meglio dire, il resto è tutto Fed-speak: borbottii e mugolii senza senso conditi con qualche parola in gergo tecnico. Quindi qual è il piano?

La FED non ha alcun potere sui tassi d’interesse a breve termine e a lungo termine dei buoni del Tesoro. Nel momento in cui terminerà la possibilità di fare front-running alle banche centrali sui bond del Tesoro, verranno scaricati con una tale rapidità che i livelli degli interessi schizzeranno talmente in alto da arrivare alla luna. La FED, quindi, non può iniziare a vendere il proprio cumulo di bond sovrani dall’alto del suo bilancio da $4,400 miliardi senza scatenare un panico che manderebbe Washington in bancarotta diretta. È per questo motivo che nel meeting di giovedì scorso la Yellen ha tenuto a puntualizzare che i profitti maturati dagli asset nel suo bilancio verranno re-investiti negli stessi asset (principalmente Treasuries e MBS).

La FED non ha alcun potere sui tassi dei Fed Funds. Questo rappresenta il tasso a cui le banche commerciali prestano denaro ad altre banche commerciali. Sin dalla crisi del 2008 le banche commerciali hanno una paura maledetta di prestare nuovamente denaro ad altri istituti bancari. Sanno a cosa vanno incontro. Non possono fidarsi d’istituti i cui bilanci sono un disastro. Inoltre hanno parcheggiato presso i depositi della Fed circa $2,500 miliardi in riserve in eccesso. Non hanno alcun bisogno immediato di prestiti quindi. Fondamentalmente è questo il motivo per cui il tasso di riferimento della FED rimane inchiodato quasi allo 0%: le banche commerciali non prestano denaro e Main Street non vuole prestiti. Finché quelle riserve rimarranno lì, non c’è alcun modo che i tassi possano salire. Ma il drenaggio di quelle riserve significa la mancanza di collaterale per quelle entità TBTF che in caso di recessione avranno disperatamente bisogno di liquidità.

La FED inoltre paga lo 0.25% su queste riserve. Come può permettersi d’aumentare tale interesse in un ambiente economico affamato di rendimenti decenti? Se volesse aumentare tali interessi dovrebbe pagarli dai suoi profitti di fine anno. Problema: ogni soldo che finirebbe per andare nelle casse delle banche commerciali, non finirebbe nelle casse di Washington. Questo a sua volta significherebbe un aumento dei deficit dello zio Sam. Il dolore economico sarebbe raddoppiato in caso di recessione, perché i deficit verrebbero aumentati ulteriormente scaraventando gli USA in un abisso fiscale.

Quindi lo ripeto: qual è il piano esattamente? La FED aumenterà i tassi d’interesse per magia? Quali aumenterà? No, non accadrà niente di tutto ciò. È per questo che la Yellen ha annunciato un nuovo ritardo nell’aumento dei tassi d’interesse. Ripeterà la stessa cosa al prossimo meeting del 28 ottobre.

Nel frattempo i nodi vengono al pettine, mentre le bolle gonfiate in tutto il mondo dalle stampanti monetarie iniziano a sgonfiarsi. Il peggio non è ancora arrivato in Cina, siamo solo alle battute iniziali. Infatti cos’è il mercato azionario cinese se non un’enorme bisca clandestina in cui un branco di pianificatori monetari centrali ha imposto per decreto una crescita del valore delle azioni? Come ho spiegato nel cappello di questo articolo, la Cina è pronta a spiralizzare ulteriormente il livello d’azzardo morale legato alle speculazioni a leva. Ovverosia, cerca di “alleggerire” la sua situazione finanziaria rendendola più esplosiva. Pazzia! Il credito facile sfornato dalla stampante monetaria della PBOC ha ingolfato progressivamente i bilanci delle varie istituzioni presenti sul suo suolo: dal settore pubblico a quello privato, passando da un artificio finanziario a un altro per sostenere il tutto.

Negli ultimi tempi i conti di trading si sono moltiplicati a macchia d’olio, e improvvisamente tassisti e panettieri sono diventati grandi esperti di finanza. Inutile dire che sono stati fregati dai loro broker, poiché servendosi del margin debt si sono uniti a una festa che ormai è agli sgoccioli. Ma una volta entrati in questo caos si sono accorti troppo tardi che erano i classici polli da spennare, come hanno dimostrato i furgoni della polizia appartati in ogni dove per impedire che qualche temerario vendesse azioni allo scoperto e andasse contro il “sogno del capitalismo rosso”. Malgrado ciò, i giocatori d’azzardo più sofisticati hanno iniziato a spostare i loro patrimoni fuori da queste bische clandestine, sfoggiando un deflusso di capitali da $800 miliardi negli ultimi trimestri. Ciò è andato ad alimentare ulteriormente le bolle immobiliari sparse in tutto il globo, dall’Australia a Londra fino in Canada.

L’innesco di questa situazione esplosiva è stato acceso dalla FED dopo che ha premuto il freno lo scorso novembre in materia monetaria, cosa che ha, di riflesso, coinvolto la Cina: una delle condizioni affinché gli USA avrebbero permesso l’entrata della Cina nel paniere di valute del FMI, era quella di un peg yuan/dollaro. L’apprezzamento del dollaro s’è riverberato sulle politiche monetarie cinesi, poiché non solo ha reso più costose le politiche mercantiliste a cui erano abituati i capitalisti rossi, ma li ha anche costretti ad avere un atteggiamento più sobrio nei mercati del credito.

I cambiamenti avvengono al margine, e i pezzi del domino stanno iniziando a cadere laddove il boom artificiale globale stimolato dalle politiche delle banche centrali ha attecchito per ultimo: i mercati emergenti. Il Brasile ne è l’esempio lampante. Seguiranno l’Australia e il Canada. Inutile dire che, in un modo o nell’altro, è stata la Fed stessa a trascinare tutti in questo guaio. Dapprima permettendo agli americani di saturarsi di debiti e inondando il mondo con dollari freschi di stampa. Questo a sua volta ha stimolato le altre banche centrali a seguire l’esempio e, per “proteggersi” in caso di crisi, a ingozzarsi di dollari. Ciò ha significato un boom artificiale interno trainato dal settore delle esportazioni. Poi, con l’arrivo della Grande Recessione, i paesi emergenti hanno visto prosciugare la domanda d’esportazioni e si sono rivolti ai propri mercati interni. Ciò non solo ha alimentato bolle nei loro settori immobiliari e obbligazionari, ma anche in quelli delle commodity.

Ora che i nodi stanno venendo al pettine, soprattutto in Cina, l’inversione epocale a cui si sta affacciando il mondo a seguito delle misure di repressione finanziaria da parte delle banche centrali, è qualcosa di mai visto prima. Col rallentamento cinese, seguiranno i bust dei vari mercati emergenti. Ciò significherà, tra le altre cose, il dishoarding delle riserve estere di questi paesi. Ovverosia, inizieranno a vendere dollari per tamponare l’inchiostro rosso nei loro conti. Questo significa che gli USA vedranno ritornare in patria un sacco di liquidità che prima era stata “rapita” dalle altre economie del mondo sotto l’illusione che il dollaro sia la merce più liquida in circolazione. Questo significa che se in un primo momento il mondo soffrirà di un rullo deflazionistico a causa del re-pricing di quegli asset gonfiati artificialmente durante il periodo di boom, in seguito si trasformerà in inflazione di massa a causa della sconsideratezza monetaria delle banche centrali.

Le politiche monetarie non convenzionali messe in atto sin dal 2008 "funzionano" solo se ci sono bilanci puliti all'interno dell'ambiente economico. Dopo il fiasco della bolla immobiliare Bernanke/Greenspan, le famiglie sono fuori gioco; con la recente deflazione dei prezzi nelle commodity, le corporazioni stanno raggiungendo il loro picco del debito. Come ho ripetuto spesso su queste pagine, saranno i default a catena di quelle aziende i cui piani alti hanno sfruttato la ZIRP per ingolfare i bilanci e ricavare guadagni da favola, che innescheranno la prossima recessione. E' un percorso già in atto. Le vendite stagnanti e gli inventari strabordanti porteranno al collasso quelle aziende che hanno pasteggiato con le spese in conto capitale per finanziare riacquisti d'azioni, LBO, IPO e fusioni & acquisizioni. Ovvero, si sono strafogate d'ingegneria finanziaria senza pensare minimamente ad innovare. Le banche centrali non hanno più la capacità di far nulla. La Yellen continuerà a rimandare il fatidico giorno del rialzo dei tassi. Ma il fallimento di queste corporazioni metterà fine alla presunta onniscienza di cui ancora godono i banchieri centrali. Il rialzo dei tassi sarà, quindi, una conseguenza di questi fallimenti e non la volontà dei banchieri centrali.

Siamo alle porte di una tempesta perfetta, e la prossima recessione sarà più dura di quella del 2008. Tenete, quindi, gli occhi ben aperti per i prossimi 12–18 mesi.


9 commenti:

  1. secondo me fino alle elezioni, tutto sara sostanzialmente fermo. massimo un 0,25 cosi atteso da non partorire nulla. ovviamente piu di quello non sarebbe neanche possibile fare.
    e lo faranno "a cuasa" della cina e quali salvatori dei brics.
    poi dipendera dal presidente. ma fosse la clinton od un rep, mi aspetto maggiore bellicosita. infatti oramai solo col caos esterno il dollaro puo restare moneta di riserva. non penso che molleranno facilmente. obama lì è visto come un indeciso ed affossatore dell impero. percio la sua politica estera non è male, se decidiamo che l unipolarismo non va bene. dipende semper dal punto di vista iniziale. a dire il vero ho la sensazone che neocons ed ideologia del new amercian century siano un poco pericolosetti.
    la baracca reggerà ancora. ci stanno dietro potere ed ideologia. certo ci saranno gravi recessioni. ma cosa puo fare la banca centrale oltre stampare? la colpa la daranno ai govern (draghi lo dice sempre) e non avranno neanche tutti i torti.

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  2. Leggo di tempeste, crolli, boom da un annetto circa e sembra tutto imminente; ci credo che avverrà e mi sto protrggendo per questo ma un dubbio mi assale: quale trucco tireranno fuori dal cappello gli stati?
    Qua si parla di 12/18 mesi ma ogni volta sembra che si riesca sempre a "salvare" la situazione in extremis, mi viene in mente la Grecia che nonostante stia con le pezze non sembra che stia così male, non come il Venezuela per lo meno.

    Quando si parla di botto, che cosa dovrei aspettarmi? Una roba tipo Zimbawe/Venezuela o un finto benessere tipo Grecia?

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    1. Salve Paolo.

      Detto con sincerità, a me non ha mai interessato sapere il quando. Da quando ho iniziato ad analizzare la situazione economico/finanziaria su queste pagine, mi sono sempre concentrato sul "come" e "perché" accadessero certi fenomeni. Ho spiegato, quindi, le meccaniche dietro le bolle e dietro l'attuale situazione che sembra perdurare "all'infinito". Ma se guardiamo al 2008 capiamo una cosa: le politiche monetarie attuate sin da allora nei paesi occidentali presumibilmente avulsi da simili posizioni, non si erano mai viste. Prima di quella data non erano neanche concepite. Eppure sono state messe in campo. In breve, le banche centrali sono andate all in. Non senza apparenti adeguate precauzioni: riserve in eccesso. Ovvero, l'economia reale e l'economie influenzata dalla baldoria del credito facile viaggiano su binari diversi. È per questo che fino ad ora la pianificazione centrale ha potuto guadagnare tempo.

      Qual è il problema? Al continuare di tale interventismo aumenterà anche l'invadenza della pianificazione monetaria centrale: lotta al contante, bail-in, furgoni della polizia piazzate davanti le case di brokeraggio, controlli dei capitali, ecc. Distorsione dopo distorsione, deformazione dopo deformazione, il controllo dell'economia diventerà sempre più capillare altrimenti un qualsiasi "evento insignificante" potrebbe causare un disastro a catena. Ma ben sappiamo a cosa porta una situazione simile: bancarotta. Se non fosse così, l'URSS sarebbe ancora tra noi.

      Lo stato e il carrozzone di clientelisti al suo seguito può aggirare le leggi economiche, ma non può violarle. La legge dei rendimenti decrescenti ci dice che la quantità di debito accumulata finora dagli istituti pubblici è abnorme e insostenible. Ciò significa che inizierà a consumare PIL. Senza scordarci l'elefante nella senza, ovviamente: sistema pensionistico e previdenziale. Questa è in breve la situazione che abbiamo sotto i nostri occhi, la quale, alla prossima recessione, metterà un freno alla sconsideratezza senza freni delle banche centrali. Ciò significa che mi aspetto deflazione dei prezzi per quegli investimenti improduttivi alimentati dalle rotative centrali a causa di una sturazione del mercato e, successivamente, inflazione dei prezzi per quegli elementi verso cui verrà direzionata la domanda genuina degli attori di mercato. Non c'è nulla di strano o catastrofico in questa "previsione". È semplicemente il ciclo economico che fa il suo corso e indica agli attori di mercato, attraverso un ripristino di segnali onesti, la via da seguire per tornare ad ottenere investimenti produttivi.

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  3. L'unico che coerentemente ragiona in termini economici e molto secondariamente in termini politici è Francesco.
    Tutti noialtri che commentiamo, invece, il 90% delle volte ragioniamo in termini politici più o meno consapevolmente. Basta rileggersi per rendersene conto. Anche dalle domande che poniamo si capisce l'impostazione "politica" in senso lato, la propensione alle soluzioni politiche, collettive, imposte da pochi a tutti. Invece, il ragionamento economico è individuale. Quello che presenta Francesco è analisi coerente per soluzioni individuali volontarie.
    Come mai?
    Credo perché viviamo nel continente della politica e con alle spalle almeno duecento anni di crescente espansione della politica in varie forme e modalità. Dalla rivoluzione francese in poi, per intendersi. Quando la piramide dell'ancien regime ha cominciato ad essere sostituita dal parlamentarismo ed al millantato diritto divino del sovrano si è pian piano sostituita la conquista del potere da parte di ideologie ed elite dirigenti le masse popolari.
    Un ambiente del genere condiziona tutto. Anche il nostro modo di ragionare, così come ci sta una bella differenza tra la Siena medievale, città economica del buon governo, e la Roma fascista e ministeriale, città del potere politico.
    E ' uno spunto di riflessione e complimenti a Francesco per la sua prospettiva alternativa.
    Un altro spunto di riflessione.
    Spesso il modello americano di sviluppo incredibile del XIX secolo viene proposto come esemplare del funzionamento positivo del libero mercato in presenza di un governo politico ancora molto limitato.
    Ma molti oppongono, a quella narrazione ottimista, la narrazione pessimista delle condizioni di lavoro delle classi operaie nell'Ottocento anglotedesco, cioè laddove l'industrializzazione esplose prima e più diffusamente.
    Quindi, da un lato il XIX secolo nordamericano, dall'altro il XIX secolo europeo.
    Dove sta la radice della differenza? E, soprattutto, come mai il socialismo è nato ed ha attecchito in varie modalità in Europa, mentre non ha mai conquistato del tutto il Nordamerica, se non dopo gli anni trenta e poi dopo gli anni sessanta?
    I padri fondatori degli States si emanciparono dallo sfruttamento del governo inglese consapevoli che il miglior governo è sempre quello che fa di meno, che interviene meno. E fino a quando queste convinzioni hanno permeato il sentire comune degli americani, nonostante Hamilton e le elite politicofinanziarie ed imprenditoriali clientelari, l'economia reale di quel grande paese è cresciuta in modo irresistibile.
    In America, nel XIX secolo non c'era una piramide politicofinanziaria vera e propria. Non c'era ancora un apparato statale invadente e coercitivo. C'erano tentativi di centralizzazione del potere, ma ancora parziali negli effetti concreti. Meno governo centrale e più libertà di intrapresa favorirono la crescita e la diffusa prosperità. Le differenze sociali, pur presenti, non erano estreme. Comunque, minori delle attuali e c'era mobilità sociale.
    In Europa, era tutto diverso. Stati e piramidi del potere erano già presenti e la loro presenza si rifletteva negli atteggiamenti culturali e nella divisione evidente e rimarcata in classi sociali. Non fu lo sviluppo industriale a creare disuguaglianze sociali che erano già presenti in società già strutturate storicamente. Ci fu, semmai, un faticoso movimento di emancipazione dalla miseria nera dei secoli precedenti, con sofferenza e riscatto innegabili. Ma non fu colpa del''industrializzazione e del capitalismo imprenditoriale, ma della struttura piramidale preesistente che fu modificata dallo sviluppo produttivo industriale.
    Ecco, la storia europea è la dimostrazione della giustezza del pensiero di Thomas Jefferson e dei suoi contemporanei: il miglior governo è quello più limitato. Esattamente il contrario dell'evoluzione storica europea tutta rivolta verso la direzione politica centralizzata. Se l'America vuole tornare eccezionale deve essere meno europea.
    Mi aiutate a proseguire queste riflessioni?

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    1. in usa ci stava terra a volonta ed espansione all ovest. in europa arrivavano le enclosures, laddove non c erano gia i latifondi.

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  4. Lo zio Mario ha annunciato più della stessa cosa. Una volta avviate le politiche monetarie non convenzionali, non si possono più fermare. Sebbene servano a pungolare il settore bancario commerciale affinché concedano nuovi prestiti, questa strategia non sta funzionando. Perché? Perché le banche commerciali europee, non volendo usufruire del deposit facility della BCE a causa dei tassi negativi, hanno trasformato i bond sovrani europei in scarafaggi da motel: entrano nei loro bilanci e non escono. Diversamente dalla Cina che sta saraventando fuori dalla finestra i suoi possedimenti in valuta estera, la BCE reastrellerà principalmente tali asset.

    I numeri della ripresa sono tutti legati alle sale del casinò azionario, ai dividendi delle grandi aziendi e ai programmi di LBO con cui gonfiano i valore delle loro società. Main Street è in stagnazione sin da quando è scoppiata dalla crisi europea nel 2010 e questa situazione non cambierà nel futuro prossimo, anzi data la volontà delle banche centrali di portare ad un livello superiore l'interventismo nei mercati, la ridistribuzione dei risparmi reali verso le attività in bolla depriverà ancora di più la società di risorse scarse con cui poter espandere il bacino della ricchezza reale.

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  5. Sono anni che oramai sento dire "nei prossimi 6/12 mesi" ci saranno tempeste,crolli,catastrofi e chi più ne ha più ne metta. Più o meno siamo allo stesso livello di coloro che ogni tanto profetizzano la fine del mondo!!!

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    1. Salve Davide.

      Su questo punto sono da sempre stato chiaro, ovvero, si tratta di un ciclo economico che è stato congelato ed è stato diviso in due tronconi. Sebbene sembra che i pianificatori monetari centrali abbiano disinnescato l'esplosività della crisi del 2008, in realtà ne hanno acuito il dolore economico che bisognerà sopportare. Lei è un clientelista? Lei è dipendente dal welfare state? Lei è posizionato long su obbligazioni e azioni? Lei ha lasciato indifesi i suoi risparmi? Se a tutte queste domande la risposta è "no", allora non ha nulla di cui preoccuparsi. Lo sconquasso a cui andranno incontro le attività in bolla e, di riflesso, le agenzie di pianificazione centrale non influenzerà (o se lo farà, sarà solo in minima parte) coloro che si preparano adeguatamente.

      Il Grande Default non le sottrae la sua arte. Non le sottrae la sua capacità. Non le sottrae le idee. Invece andrà a sottrarre tutti quei privilegi che gli zombie finanziairi non hanno fatto altro che accatastare sin dal 1971. Dalle bolle scoppiate nascono sempre nuove opportunità, soprattutto, vengono segnalate quelle più remunerative. È questo lo scopo di una recessione, non quello di "spazzare via il mondo".

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  6. Dopo che lo zio Mario ha annunciato politiche monetarie ulteriormente allentate, Bloomberg ci ricorda in che condizioni si trovano due dei malati più gravi dell'Eurozona: Francia e Italia. Inutile puntualizzare che, nonostante tutte le promesse verbali e scritte su pezzi di carta inutili, la BCE sta aiutando questi due zombie colossali a monetizzare il proprio pattume obbligazionario. Detto in due parole, stanno comprando tempo per scavarsi una fossa più profonda. Nessuno sta attuando riforme che abbiano (almeno all'apparenza) una volontà di cambiare le cose. Nessuno di questi paesi è intenzionato ad invertire la marcia. Per quanto riguarda l'Italia in particolare, nella prossima finanziaria c'è la volontà palesata di aumentare i deficit di bilancio. A fronte d'entrate minori e un debito impagabile, la strada del governo italiano è quello d'aumentare ulteriormente i suoi oneri finanziari.

    Il keynesismo è stato già abbandonato. Il tutto si riduce a sostenere artificialmente e a tutti i costi una struttura clientelare che fa acqua da tutte le parti. Qual è la prova di una ripresa economica sostenibile? L'aumento del part-time? I flebili risultati positivi dovuti soprattutto al settore industriale dell'auto stimolato dalla bolla dei prestiti per automobili "made in USA"? (Tra l'altro, ci sarà da ridere quando la capacità in eccesso d'acciaio proveniente dalla Cina, disintegrerà industrie come l'Ilva.) O i decennali italiani tradati a 161 bps nonostante un debito impagabile e oneri finanziari più gravosi? Ciò di cui possiamo rallegrarci è che iI Grande Default darà agli Austriaci la possibilità di tornare ad essere determinanti nel pensiero economico più ampio.

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