lunedì 5 ottobre 2015

“Il dollaro si ferma qui”: l'economia keynesiana verrà incolpata per il crash





di Gary North


Finché l'attuale sistema economico continuerà a trascinarsi in avanti, i keynesiani controlleranno le leve del potere e avranno influenza. Ma quando alla fine il sistema s'incepperà, e le banche centrali non potranno ripristinarlo, si vorranno delle risposte.

I keynesiani hanno lo svantaggio d'essere stati a lungo al comando del sistema d'istruzione finanziato con le tasse. Sono al comando della grande istituzione economica del nostro tempo: il Federal Reserve System. Le colpe ricadranno su di loro. Quando i piani di pensionamento delle persone verranno fatti a pezzi, esse cercheranno qualcuno da incolpare. Ciò significa i keynesiani, i quali non saranno in grado di trasferire questa responsabilità a qualcun altro. Quando si è al comando, le responsabilità passanno tutte sulla propria scrivania. Nel caso della politica della Federal Reserve, si tratta di migliaia di miliardi di dollari.

Gli economisti accademici non vogliono assumersi la responsabilità per l'esito delle politiche che hanno raccomandato. Cercano sempre di dare la colpa a qualcun altro per non aver attuato ciò che loro avevano raccomandato. Ma quando parliamo delle 14 persone che fanno parte del Federal Open Market Committee, il quale definisce la linea di politica della Federal Reserve, non c'è posto in cui nascondersi. Il FOMC è quasi sempre unanime riguardo le sue raccomandazioni. Ci può essere un dissidente, ma solo uno. Quindi non c'è alcun posto dove nascondersi. Quando la Federal Reserve non sarà in grado di ripristinare la crescita economica mediante l'inflazione monetaria, tutte le colpe verranno addossate ai keynesiani.

Quando si è dipendenti dalla Federal Reserve, si muore a causa della Federal Reserve.



COME I KEYNESIANI HANNO FATTO BRECCIA

Ho iniziato a masticare d'economia nel 1958. Come molti dei miei coetanei che hanno iniziato a studiare economia di libero mercato in quel periodo, sono stato introdotto alla materia dalla rivista The Freeman. Il direttore era un ottimo scrittore, e non permetteva che pessimi scrittori lasciassero un segno sulla rivista.

Nel 1960 frequentai il mio primo corso d'economia di livello universitario. Secondo me l'insegnante era un incapace. Nel rivedere il suo libro di testo 55 anni dopo, sono ancora convinto che fosse davvero un incompetente. Non è mai stato famoso. Non ha mai avuto una cattedra. È scomparso nell'oblio accademico. Era un keynesiano.

Già da allora capii che l'economia nel mondo accademico non si basava su un tipo di logica che la persona media potesse seguire. Questo è uno dei vantaggi che invece hanno gli economisti di libero mercato. John Maynard Keynes poteva scrivere in prosa convincente, ma la Teoria Generale (1936) è incoerente. Eppure ha guadagnato un esercito di seguaci nelle sale accademiche. È il classico caso dell'imperatore nudo.

Come fece Keynes a radunare i suoi seguaci? Difese ciò che voleva il mondo accademico nel 1936. Difese l'intervento dello stato. Nell'anno in cui venne pubblicato il suo libro, erano ormai cinque anni che gli stati stavano intervenendo. Non esisteva una difesa accademica di questo intervento. Gli economisti più giovani stavano perdendo la fiducia nell'economia di libero mercato, perché gli economisti di libero mercato, ad eccezione degli Austriaci, non riuscivano a spiegare perché la depressione del 1936 fosse tanto dolorosa quanto quella del 1931.

Gli economisti accademici anziani non poterono evitare questa responsabilità. Sarebbero stati abbandonati e non si sarebbero più ripresi. Nel 1946, l'anno della morte di Keynes, il keynesismo stava diventando dominante tra gli economisti più giovani. Con la pubblicazione del libro di testo di Samuelson nel 1948, divenne davvero dominante. Nel 1950 i keynesiani dominavano la professione economica, e i veterani nelle sale accademiche che non si prostrarono davanti la nuova religione economica, non erano in grado di seguirne la logica. Non erano in grado di capire la matematica come la capiva Samuelson. Sembravano vecchi parrucconi. Anzi, lo erano per davvero. Non erano parrucconi Austriaci. Non riuscivano a difendere la loro posizione.

Oggi i keynesiani ricoprono la posizione che ricoprivano gli economisti non-Austriaci nel 1930. Le cose sembrano andar male, ma non sono fuori controllo. La Federal Reserve sembra essere al di là delle critiche. Il settore bancario centrale gestisce il mondo, ma il mondo è ovviamente in difficoltà.



SCREENING ACCADEMICO

I keynesiani non sono buoni scrittori. Quando devono spiegare alla persona media causa ed effetto in economia, i keynesiani sono indifesi. La persona media non riesce a seguire la logica keynesiana. C'è una ragione: non c'è logica. La Teoria Generale è illogica.

La maggior parte dei critici all'interno dell'establishment accademico, ha avuto paura a dirlo apertamente. Possono far riferimento all'opacità del libro, ma non dicono mai che il libro è del tutto illogico. Ciò significherebbe che i loro colleghi stanno difendendo un sistema che, in fondo, è illogico. Questa sarebbe la verità, ma impedirebbe loro d'ottenere una cattedra.

Al di fuori dell'establishment accademico keynesiano, ci sono state alcune persone che hanno affermato l'incoerenza del libro di Keynes, e che non c'è logica nel suo sistema. L'esempio migliore è Henry Hazlitt, ma lo ha detto nel 1959 e quasi nessuno ha letto il suo libro: The Failure of the "New Economics." Il libro non è mai presente nelle note a pié pagina degli studiosi. Si tratta di un bel libro, ma non è stato scritto per un pubblico accademico. Non è stato scritto in gergo accademico. Questo è il motivo per cui non ha avuto influenza nel mondo accademico. Non ha mai fatto registrare vendite sufficienti all'interno del movimento conservatore in modo da guadagnare reputazione.

Nel 1959 il keynesismo era dominante nel mondo accademico. In realtà, era dominante da almeno un decennio. Hazlitt non era altro che Giovanni Battista: gridava nel deserto. Così, nell'anno del mio diploma di scuola superiore, non c'era praticamente nessun testo famoso che confutasse l'ortodossia keynesiana. Era come una qualche matricola universitaria che cercava di scoprire cosa non andasse in Freud. L'ortodossia è radicata nel mondo accademico.

Tuttavia, la posizione dominante dei keynesiani nell'ambito accademico non rende il sistema coerente. Permette solo ai membri dell'establishment accademico di denigrare gli outsider e i dilettanti che non hanno superato il processo di selezione imposto dal mondo accademico.

I keynesiani hanno sempre tenuto fede ad una sorta di giuramento: non parlare dell'economia Austriaca. Questo accadeva alla fine degli anni '40. Continuava ad accadere negli anni '60. Accade ancora oggi. I keynesiani non introducono gli studenti a materiale di studio più coerente e anti-keynesiano. Nelle aule universitarie gli studenti potrebbero sorbirsi un riferimento rapido a Marx, ma nessuno fa mai studiare loro la teoria del plusvalore e la relativa confutazione di Bohm-Bawerk. Nei primi anni '60 quasi nessuno citava Milton Friedman. Oggi ho il sospetto che Friedman e i monetaristi ottengano una certa attenzione, ma i keynesiani controllano i dipartimenti e quindi controllano la selezione dei libri di testo per i corsi di laurea in economia.

Controllano il processo di certificazione. I monetaristi possono accedervi, purché la loro matematica sia abbastanza buona. I keynesiani usano la matematica per selezionare i candidati. La matematica di per sé non è applicabile alla teoria economica, poiché l'ipotesi alla base della sua presunta applicabilità è un equilibrio di mercato: onniscienza umana. Solo gli Austriaci sostengono che la matematica è di per sé in contrasto con l'economia. Difendono questa posizione come un problema d'epistemologia, ma nessun'altra scuola sostiene tale punto.

Questo è il motivo per cui nel 1958 non c'era modo di passare dal Freeman ad un dottorato di ricerca. Ancora oggi non esiste. La gilda accademica esclude la maggior parte delle persone che crede nel libero mercato. Ma nel farlo, esclude anche le persone che possono comunicare bene. Questo è il tallone d'Achille dell'economia accademica di oggi.



SALVEZZA ATTRAVERSO IL GERGO

Gli studenti che superano il processo di screening, devono sorbirsi l'economia keynesiana ed un alto livello di formazione matematica. Nessuna delle due cose porta a sviluppare una capacità di comunicare ad un pubblico esterno alla gilda accademica.

In altre parole, queste persone parlano solo tra loro. La maggior parte dei professori, in qualsiasi campo di studio, è tentata ad entrare nel mondo del gergo. Ottengono la cattedra nelle università solo perché sono in grado di comunicare in questo gergo. Devono pubblicare articoli che vengono modificati dagli specialisti del gergo della gilda. In nessuna fase del processo accademico vi è un qualche tentativo di comunicare al pubblico la verità della gilda. In realtà, non vi è quasi nessuna formazione nelle arti retoriche. La formazione delle matricole è progettata per escludere quelle persone che possono comunicare col grande pubblico.

Dal punto di vista comunicativo, il keynesismo è in netto svantaggio. I keynesiani sposano gli slogan. Ci elencano i loro obiettivi. Insistono sul fatto che lo stato è in grado di raggiungere questi obiettivi. Ma se ci guardiamo intorno, notiamo segnali che puntano ad uno sgretolamento dello stato.

Nei primi anni '70 incontrai un giovane molto brillante che aveva circa 19 anni. Si innamorò del libero mercato leggendo la rivista The Freeman. Allora ero nel personale della Foundation for Economic Education, la quale pubblicava suddetta rivista.

Mi raccontò del momento in cui affrontò una crisi intellettuale. Aveva cominciato a sentir parlare dell'economia Austriaca. Al college era stato introdotto al sistema keynesiano. Così decise che avrebbe testato le due teorie. Si sedette a leggere The Road to Serfdom di Hayek. Poi lesse la Teoria Generale di Keynes. Disse che questo esercizio lo aveva guarito dal keynesismo.

Penso che curerebbe chiunque riesca ad inanellare un ragionamento logico. Chi si siede a leggere Man, Economy, and State di Rothbard, e poi legge il libro di testo d'economia di Samuelson, è probabile che alla fine decida di non dedicare la sua vita a difendere il keynesismo.

Quando non è possibile comunicare la logica della propria posizione ad un decisore intelligente, e l'istituzione chiave che si è difeso non è riuscita ad aiutarvi, siete nei guai. Stesso discorso per l'ideologia che si difende.

Gli economisti accademici possono farla franca perché vengono finanziati dai contribuenti. Questi ultimi non hanno voce in capitolo. La gilda esiste a causa dell'istruzione finanziata dai contribuenti. Ciò è vero in ogni campo di studio, però in alcuni ci si aspetta che l'individuo riesca a padroneggiare l'abilità di comunicare col grande pubblico. Il campo della storia è uno di questi. Ci sono riviste accademiche che sono piene d'articoli di nicchia. Ma gli storici dovrebbero essere in grado di comunicare alle matricole l'ampio dipanarsi della storia, il che significa che devono essere in grado di stare di fronte ad un gruppo e discutere causa ed effetto in ambito storico.



IL VANTAGGIO DEGLI AUSTRIACI

Oggi, a differenza del 1958, il materiale di studio sia accademico sia popolare è abbondante. Questo materiale è disponibile gratuitamente sul sito del Mises Institute. È per questo che sono ottimista per il futuro. Gli Austriaci sono abituati a discutere, i keynesiani no.

La Scuola Austriaca ha un enorme vantaggio rispetto ai keynesiani. In realtà, ha un vantaggio rispetto a tutte le altre scuole d'opinione. Gli Austriaci sono in grado di comunicare in modo semplice le verità fondamentali della loro posizione. Il livello comunicativo è accessibile a tutti. Il Ludwig von Mises Institute lo sta dimostrando regolarmente. Ha un sacco di traffico Internet. Ha più traffico del sito dell'American Economics Association. La ragione è alquanto evidente: gli autori scrivono per essere compresi. Vogliono "laici" intelligenti affinché seguano i loro argomenti.

Arriverà un momento in cui risulterà fondamentale essere stati in grado di farsi capire. In un momento di crisi economica, che è sicuramente in arrivo, l'economista che può comunicare la logica della sua posizione, e quindi indurre le persone ad agire in termini di questa posizione, avrà un vantaggio su qualsiasi economista che non ha questa capacità. Si tratta sia di logica che di retorica. I keynesiani sono a corto di entrambe.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


13 commenti:

  1. Mi è venuta in mente una riproposizione del "tradimento dei chierici" di Benda. Gli intellettuali di regime, i "servi del potere" di una volta. Oggi i keynesiani dell'interventismo statale pervasivo.
    E fa bene North a sottolineare il loro linguaggio volutamente esoterico. Un linguaggio che non cerca lo scambio (il mercato delle idee) e l'adesione convinta, ma si propone come verbo oscuro e pertanto inconfutabile. Ed è così che si costruiscono le elite che certificano la conformità ed il conformismo dei discepoli da sistemare e promuovere lungo la piramide o nei vari cerchi concentrici del potere contemporaneo (vedi video di gdb).

    La scena internazionale, fluida fino al caotico (chissà se volutamente o meno), racconta cmq dell'avvicinarsi di un capolinea per l'interventismo in senso lato. Siamo nel campo dell'irragionevolezza. E lo dimostra il fatto che le parole di maggior buon senso sentite all'ultima riunione dell'ONU siano state "incredibilmente" quelle dell'autocrate russo.
    https://www.lewrockwell.com/2015/10/patrick-j-buchanan/dr-putin-has-a-good-diagnosis/

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma è facile prevedere la strumentale critica keynesiana e statalista a questo articolo: oggi siamo nell'epoca della finanziarizzazione estrema, del turbocapitalismo e del neoliberismo selvaggio, tutte cose che mai Keynes aveva promosso, ma che sono l'esito dell'ideologia della Scuola di Chicago e delle politiche di deregulation di Reagan e Thatcher.
      Ci vuole pertanto più regolamentazione, più politica, più Stato e, come strombazzano i mantra odierni: ci vuole più Europa!
      Ed i keynesiani contemporanei non sognano più il Terzo Reich come Keynes o l'URSS come Samuelson. Si accontenterebbero di una nuova DDR continentale.

      Elimina
    2. Su Keynes segnalo un bell'articolo di Gerardo Gaita su RC: http://www.rischiocalcolato.it/2015/10/keynes-e-morto-viva-keynes.html

      Elimina
  2. ma secondo voi obama è il liquidatore dell impero (alla gorbaciov), uno che cerca di stare in mezzo alla bufera e barcamenare il paese alla meno peggio tra pazzi neocons e comunque un impero da tutelare (uno degli imperatori crepuscolari di roma), od un genio che impedisce all ala nazista la guerra totale indebolendo appositamente gli usa accordandosi con iran e mollando israele?
    altro che keynes, non keynes e friedman e non friedman. qui siamo ad un processo storico di ridimensionamento del dollaro. l economia keynesiana è, semplicemente, poter essere valuta di riserva. statale (infatti era protezionista) o mondale (per l impero del momento). ed un riequilibrio sarebbe, dopo sofferenze forti, piu forti man mano si intendono evitare, salutare anche per gli usa. e se fossero tutti d accordo?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Bella suggestione la seconda, ma a me ricorda Jimmy Carter. Poi, tra le altre, la genialità maggiore sarebbe quella di esser riuscito a non farsi sparare dai potenti avversari interni. Più o meno è chiaro il gruppo dei suoi avversari. Ma quale sarebbe il gruppo altrettanto potente dei suoi supporter? Se poi penso che potrebbero sostituirlo una Clinton o un Trump... credo che lo rimpiangeremo. Per me, la prima descrizione che hai proposto.

      Elimina
    2. beh, genio intendo relativamente. piu che altro ragionevole e paziente. e secondo te è arrivato lì e fa tutto da solo...
      qualcuno dietro ce l ha sicuro

      Elimina
  3. Pensi ancora a quel libro sulle ur lodges? Lo so bene che è il rappresentante di qualcuno che non compare. E' ovvio.
    Ma il caos attuale mi pare quello previsto da Mises come esito della terza via, più che un sofisticato piano deimperialista ed antisionista. L'unica cosa "alternativa" che ho pensato in queste settimane è che l'invasione dei profughi in Europa fosse un pezzo della lunga strategia neocon (o sionista) per convincere gli europei recalcitranti che uno scontro tra civiltà sia inevitabile. Adesso, peraltro, i profughi sono scomparsi dai media. Campeggiano i Russi e la VW. E' un mondo che vuol apparire complesso, ma in realtà è sempre la stessa storia dalla clava in poi...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. no, non mi riferisco a quello in particolare, non è troppo affidabile. tuttavia, come ben dici, ovviamente il senso è sempre quello, qualcuno lo supporta, mica è nembo kid (poi lui in particolare ancora meno). è anche vero che le due opzioni che ho indicato possono convivere: far restare gli usa al potere ma senza esagerare con la distruzione del mondo :) . gorbaciov voleva riformare il comunismo, e lo fece crollare. per questo obama è spesso accusato di debolezza e tradire gli usa

      Elimina
    2. Cmq dobbiamo distinguere due piani, anche se sempre di dirigismo imperiale si tratta.
      La crisi finanziaria è stata gestita secondo i dettami dell'interventismo monetario e l'elefante nella stanza, la recessione dell'economia reale, hanno cercato e cercano in ogni modo di nasconderlo o di trasferirlo altrove (emergenti, Russia, Cina, Europa/Germania). Hanno manipolato tutto il manipolabile in questi sette/otto anni. E questo indebolimento strutturale non è stato pianificato, ma, in compenso, lo hanno gestito peggiorando la situazione reale senza risolvere assolutamente nulla.
      In politica estera, manipolazioni ancora maggiori. Probabilmente le varie agenzie americane hanno lavorato in contrasto tra loro. Non ci deve essere stata una vera unità di intenti. Spesso le posizioni sono sembrate addirittura improvvisate di giorno in giorno. Caos voluto (potere forte e concentrato) o incertezza da carenza di vision (potere disperso)? Non lo so. E tu a questi aspetti ti riferisci, vero?

      Poi, non dimentichiamo che siamo in campagna presidenziale 2016 e può essere che, pur attenti, si possa essere anche noialtri un po' mediaticamente manipolati.

      Elimina
    3. "la recessione dell'economia reale, hanno cercato e cercano in ogni modo di nasconderlo o di trasferirlo altrove (emergenti, Russia, Cina, Europa/Germania)"
      Mah, non so fino a che punto gli USA c'entrino con le recessioni nei BRICS e in Europa. Credo che lì le responsabilità siano più locali che esterne. Riguardo a Obama, che dire? Fino al 2008 era considerato il messia, nel 2015 quasi tutti concordano nel dire che è stato "il peggior presidente degli USA". Siccome, sebbene giovane ho una memoria lunga le stesse cose si dicevano nei confronti di Bush, e forse si sono dette di altri prima di lui.
      Siamo sempre là, alla lezione di Franklin e Jefferson. La politica fà e disfà, il massimo che possono fare i politici d'oggi è lamentarsi dei danni del precedente governo.
      Che alla fine dei conti l'ultima speranza sa il bosco di Junger?

      Elimina
  4. bello l articolo che hai citato. ed anche quello di blondet, che riprende il discorso che facevo qui

    RispondiElimina
  5. Comunque riguardo ai fatti recenti in Siria propongo questo articolo di Meyssan, chi vuole la guerra fredda non sono Putin e Obama, ma altri: http://megachip.globalist.it/Secure/Detail_News_Display?ID=124319&typeb=0

    RispondiElimina
  6. Chiarezza, ottimo sostantivo usato dall'articolista........

    RispondiElimina