venerdì 2 ottobre 2015

Da dove è saltata fuori la nostra ricchezza — Dal lavoro delle persone o dalla stampante monetaria?





di David Stockman


È difficile credere che di questi tempi qualcuno possa ancora avanzare la seguente domanda: esiste ancora chi crede che la banca centrale possa effettivamente arricchire la società facendo cadere da un elicottero denaro creato dal nulla?

Beh, a quanto pare sì. Questa follia viene diffusa dalle piattaforme d'informazione più rispettabili. E, no, non sto parlando del professor Krugman e della sua rubrica sul New York Times. Almeno egli pontifica dall'alto di un quadro keynesiano che ha una rispettabile, seppur errata, eredità intellettuale.

Sto parlando delle stupidaggini proferite dai cosiddetti giornalisti finanziari che gironzolano a Wall Street e Washington e che scambiano presunte pillole di saggezza con decisori politici, affaristi e roba simile. Chiamatela pure "narrativa" delle bolle finanziarie, tenendo a mente che ogni giorno che passa si sgancia sempre di più dalla realtà economica, dalla logica e dalla plausibilità.

I tipi stimabili di Automatic Earth hanno acceso i riflettori su questo tema cruciale. Il loro marchio di fabbrica è una foto d'epoca del 1911 in cui una famiglia, tra cui anche i bambini, sta raccogliendo bacche in un campo; stavano facendo crescere il PIL alla vecchia maniera.

Sul loro sito c'è una lista di link e il primo fa riferimento ad un pezzo di Bloomberg View intitolato: “QE For The People: Monetary Policy For The Next Recession” di un certo Clive Crook. Si tratta del classico caso in cui si tifa per sganciare denaro dal cielo e fornire un supporto efficace "alla domanda e al buon funzionamento delle economie".

Le argomentazioni di Crook sono presentate insieme alla foto di un elicottero in volo, e così facendo il reparto grafico di Bloomberg ha cristallizzato la questione economica fondamentale del nostro tempo. Vale a dire, se la ricchezza è stata creata dai raccoglitori di bacche o dalle stampanti monetarie.

Inutile dire che la foto d'epoca di Automatic Earth ci ricorda da cosa sia composto il PIL. E, no, non si tratta di lavoro minorile. Sono cresciuto in una fattoria di famiglia composta da cinque figli e producevamo qualcosa — un sacco di fragole, lamponi, pomodori, pesche, uva e mele.




Non a caso Bloomberg — la prole stessa della finanza delle bolle — dice che la ricchezza può essere creata facendo cadere migliaia di miliardi di dollari dagli elicotteri. A quei tempi nemmeno i bambini che raccoglievano bacche c'avrebbero creduto.




Il proverbiale "elicottero che sgancia denaro" soleva essere una sorta di metafora — di certo il grande libertario, Milton Friedman, non intendeva letteralmente che lo stato dovesse impegnarsi in una ridistribuzione aerea attraverso l'egida della banca centrale. Ecco ciò che ha detto collaboratore di Bloomberg questa mattina:

Prima o poi l'attenzione dovrà rivolgersi ad un nuovo tipo di politica monetaria non convenzionale: il denaro sganciato dagli elicotteri.... [oppure] che ne pensate di "QE per il popolo"? Suona bene dal punto di vista populista — il che suggerisce una convergenza tra eccessi finanziari e il Manifesto del Partito Comunista...... "Finanziamento monetario diretto" è più vicino a ciò che è necessario, ma sarebbe meglio qualcosa di ancora più smussato.

In qualunque modo la vogliate chiamare, l'idea è tutt'altro che folle. Ultimamente sempre più economisti stanno sostenendo questa posizione e hanno ragione.

La logica è semplice. Se le banche centrali devono espandere la domanda — e i tassi d'interesse non possono essere tagliati ulteriormente — lasciate che spediscano un assegno ad ogni cittadino. Gran parte di questo denaro verrebbe speso, rafforzando la domanda proprio come disse Friedman.

Zio Milton si starà rigirando nella tomba. Eppure, in un certo senso, ha fatto in modo che finisse così. Ha erroneamente insegnato al mondo che il capitalismo può fallire catastroficamente se la banca centrale permette al denaro e al credito d'essere liquidati in modo troppo intenso.

A dire il vero, non credeva che questo fosse un rischio giornaliero per il libero mercato; stava parlando della Grande Depressione del 1930-1933, ma ha visto capovolgere la sua tesi. Durante il periodo in esame, le riserve bancarie in eccesso — la roba che crea la FED — salirono del 13X, mentre i tassi d'interesse del mercato monetario scesero quasi a zero. Il sistema bancario venne inondato di liquidità, il che significa che acquisti di obbligazioni a tutto spiano nello stile di Bernanke non fecero nulla per stimolare l'economia, esattamente quello che è accaduto sin dalla crisi Lehman.

Invece il problema dell'ottobre 1929 era incarnato nei 15 anni di credito fiat erogato dalla FED — dapprima per finanziare la Grande Guerra e poi il boom di Wall Street nelle obbligazioni estere e nei titoli nazionali durante i Ruggenti Anni Venti. Il risultato della bolla finanziaria di quell'epoca, fu una massiccia espansione insostenibile del settore agricolo e di quello industriale — oltre a livelli abnormi di scorte industriali, beni capitali e beni durevoli (automobili, radio e frigoriferi).

Quando la musica si fermò, il fallimento di questi settori provocò un calo da $35 miliardi nel corso dei tre anni successivi — o il 75% del tonfo totale del PIL nominale nel 1929-1933. Non sorprende, quindi, se questa contrazione dell'attività economica scatenò massicce insolvenze nei distretti agricoli e industriali orientati all'esportazione e nei recinti speculativi di Wall Street.

In breve, la Grande Depressione non rappresentava un errore irreversibile del capitalismo, né era il risultato di un errore gigantesco commesso dalla banca centrale. E, quasi sicuramente, non era dovuta ad una carenza di quella cosa mistica ed eterea che i keynesiani successivamente avrebbero chiamato "domanda aggregata".

La Grande Depressione fu causata dai fallimenti di banche, imprese e famiglie nel settore agricolo, e dalla rottura della catena delle esportazioni facenti riferimento al settore automobilistico e dell'acciaio. Il declino quadriennale del PIL nominale, da $100 miliardi a $57 miliardi, non rappresentava la scomparsa della "domanda aggregata" che avrebbe potuto essere evocata dallo stato e dalla banca centrale. Come ho scritto nel dettaglio in The Great Deformation, rappresentava invece la liquidazione d'investimenti improduttivi, PIL falso, posti di lavoro falsi, produzione falsa e inflazione bellica residua che non avevano mai rappresentato ricchezza reale.

Tuttavia gli statalisti hanno spacciato la favoletta che il capitalismo è incline alla catastrofe ed è cronicamente prono a cadere in recessione. Ma almeno fino all'epoca Greenspan il principale strumento d'intervento dello stato era fiscale — cioè, spesa in deficit e tagli fiscali — in modo da mantenere la macroeconomia lontana dalle secche e in linea con la "piena occupazione".

E questo tipo d'azione per "migliorare" le prestazioni di produttori, consumatori, investitori, imprenditori e speculatori, almeno comportava alcuni limiti. Vale a dire, la paura di un debito nazionale soverchiante impediva ai politici di seguire fino in fondo l'economia dei pasti gratis — anche dopo l'era Reagan che ha distrutto la tradizione di un bilancio in pareggio.

È stato Greenspan che ha costruito il ponte dallo stimolo fiscale della democrazia politica allo stimolo monetario della banca centrale basato sulla presunta saggezza di un'élite monetaria non eletta. Greenspan ha trasformato le vecchie dottrine anticicliche della prima generazione keynesiana, la quale ha scatenato la stagflazione negli Stati Uniti durante gli anni '60 e '70, nell'economia delle bolle finanziarie che prevale oggi.

Clive Crook è semplicemente l'archetipo dell'odierno sciame di giornalisti finanziari che seguono la dottrina Greenspan di un'economia statalista. Sia il vecchio stimolo fiscale keynesiano sia il nuovo stimolo monetario di Greenspan/Bernanke/Yellen, ipotizzano che la macroeconomia soffra di una carenza di "domanda aggregata".

E perché non dovrebbero porla in questo modo? Se la famiglia nella foto qui sopra non spende abbastanza per soddisfare la crescita arbitraria dei decisori politici — o perché non produce reddito sufficiente, oppure perché sceglie di risparmiare in modo presumibilmente "eccessivo" — allora quale agenzia può versare più spesa nella vasca da bagno economica della nazione fino a quando non è piena fino all'orlo? Lo stato, ovviamente.

Ma non esiste qualcosa come una "domanda aggregata", addirittura separata e distinta dalla produzione e dal reddito. L'unico modo in cui un'economia può spendere più di quanto produce, è quello di finanziare il consumo in eccesso col credito fiat.

È vero che funziona — ma solo a condizione che i bilanci siano puliti e che il costo crescente della leva finanziaria non affatichi la capacità di carico dei redditi. In altre parole, l'espansione del credito ha dei limiti temporali ed economici; non è caratterizzata da un presunto equilibrio generale senza tempo, stocastico e dinamico!

Ebbene, tali limiti sono stati raggiunti e siamo quindi in una nuova era post-keynesiana. L'economia statunitense ha raggiunto "il picco del debito". Di conseguenza l'espansione del credito alimentata dalla banca centrale è solamente un trucco da salotto una tantum.

Nel corso dei decenni che infine hanno portato alla grande crisi finanziaria, il livello della leva finanziaria delle famiglie è amentato ad ogni ciclo di stimolo, caricando la spesa delle famiglie con dosi incrementali di debito. Ma ora il processo s'è invertito: l'indebitamento delle famiglie è in calo, anche se rimane molto al di sopra della norma più sana e sostenibile degli anni pre-1970.

Quindi i consumi delle famiglie sono tornati ad essere legati ai redditi e ai risparmi, come dev'essere su una base di lungo periodo. Non si può avere un'inevitabile normalizzazione dei tassi d'interesse e, diciamo, un rapporto debiti/redditi al 400%. Così il boom 1970-2008 alimentato dal credito non era una condizione fisiologica del capitalismo; era un trucco dello stato.




Questo trucco monetario ha generato l'illusione di una crescita, ma non era sostenibile. Di conseguenza il tasso di crescita tiepido rispetto al picco pre-crisi — cioè, solo un aumento annualizzato dell'1.0% nelle vendite finali reali negli ultimi otto anni — rappresenta semplicemente il limite di un'economia bloccata.

Nel corso dei 40 anni precedenti al 2000, i salari nominali nel settore privato sono cresciuti del 7.5% su base annua, mentre l'inflazione dei prezzi al consumo è stata in media del 4.5% annuo. Quindi i salari reali sono cresciuti del 3.0%, e con qualche aiuto proveniente dalla leva finanziaria e dal credito totale in rapporto al PIL, la crescita del PIL reale è stata in media del 3.6%.

Per contro, dal dicembre 2007 fino all'aprile scorso i salari e la spesa personale del settore privato hanno decelerato bruscamente — ad appena il 2.5% annuo. Anche se si dà credito alla sottostima dell'inflazione reale del BLS, che a quanto pare ammonta all'1.5% annuo nello stesso periodo, i salari reali sono cresciuti di appena l'1.0% annuo, o di un terzo rispetto al loro trend storico. E se scontiamo l'inflazione effettiva del mondo reale, i salari reali aggregati non sono cresciuti quasi per niente.

In breve, ora abbiamo una crescita economica dell'1%, non del 3.6% come nei tempi passati. Le famiglie stanno spendendo poco a causa dalla crescita tiepida della loro produzione e dei loro redditi, e non perché è scomparsa quella cosa eterea chiamata "domanda aggregata".

Va da sé, naturalmente, che se si desidera far crescere un'economia bloccata, la strategia è quella di ridurre gli ostacoli che lo stato pone sulle spalle delle imprese, e non di ampliare il bilancio della banca centrale e falsificare ulteriormente i prezzi del mercato monetario (incentivando così una speculazione sfrenata). Ad esempio, abolire le barriere imposte sui salari di coloro con basse capacità e abolire la manipolazione dei tassi d'interesse che sovvenziona i giocatori d'azzardo e i loro carry trade.

Naturalmente non accadrà niente di tutto ciò. Quindi la narrativa amante delle bolle finanziarie la tirerà ancora per le lunghe. Infatti, essendo stati formati secondo la dottrina di Greenspan sull'effetto ricchezza, i giornalisti finanziari come Crook ora parlano dell'insensato stimolo statale della "domanda" estremizzandolo a livelli assurdi e pericolosi. Vale a dire, una vera e propria governance anti-democratica facente riferimento ad un drappello di banchieri centrali a protezione dei loro cartelli.

La vera obiezione è di natura politica, non economica. La spedizione d'assegni è un ibrido di politica monetaria e fiscale — spesa pubblica finanziata dalla creazione di moneta. Questo è il motivo per cui funzionerebbe. Dal punto di vista politico questo è problematico...... Un'indipendenza della banca centrale non verte sul fatto che la politica monetaria non sia politica; in politica economica le banche centrali sono un gradino più in alto rispetto ai politici.

Il gioco è fatto. S'inizia con il mito keynesiano secondo cui esiste una carenza di domanda aggregata; poi si passa attraverso il corridoio Kool-Aid di Wall Street/Washington; e si finisce col non sapere la differenza tra i raccoglitori di bacche e le stampanti di denaro.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


5 commenti:

  1. Unico commento a queste brillanti proposte (che verranno sicuramente implementate)
    http://www.feltrinellieditore.it/media/copertina/quarta/37/9788807830037_quarta.jpg

    Non essendo e non sentendomi una pecora, non so nulla della domanda aggregata (del gregge).
    Questa, però, rischia di diventare la risposta isolata. E dopo c'è Ferguson...
    http://2.bp.blogspot.com/_6I_VrSOT4j0/TEckFl1WdDI/AAAAAAAAAio/9I6EpeOXQnY/s1600/ungiornodiordinariafollia.jpg

    RispondiElimina
    Risposte
    1. non serve creare e distribuire altra carta colorata per rilanciare i consumi...
      ci sono altri modi di recuperare potere d'acquisto... ;D
      https://www.youtube.com/watch?v=iklRkUeHxAs

      ma, il migliore resta sempre lo stesso: END THE FED!

      Elimina
    2. Emblematico il fotogramma in cui viene fatto vedere come le piccole bandiere americane cadono a terra. L'abbandono dell'economia di scambio, vecchio adagio di cui si forgiavano gli Stati Uniti, a favore della guerra commerciale (a "protezione" del consumatore) composta da barriere, dazi e svalutazione del dollaro. Il ritratto di un paese che cambiava. E i $50 lasciati nel registratore di cassa? Sovvenzioni artificiali mascherate da "aiuti esteri" per eventuali ricostruzioni dei danni causati dalla politiche itnerventiste americane, atte principalmente a favorire il business degli amici degli amici.

      Qualcuno ha detto "finestra rotta"? :-)

      Elimina
  2. Domanda, aggregata! Anche la domanda e' andata in cavalleria.
    quando la Teoria generale del lavoro e' uguale quasi alla sopravvivenza, per consumare non rimane che indebitare lo stato e le persone e poi ,per mantenere il carrozzone, le aziende che danno da lavorare a persone indebitate.
    Per continuare a girare la giostra debbono fare la moneta unica mondiale altrimenti dovrebbero incominciare a depennare i debiti

    RispondiElimina
  3. E' giustissimo quello che ci ricorda spesso Francesco e sul quale sto riflettendo con più chiarezza: i banchieri centrali non possono fissare i tassi di interesse (e quali tassi di interesse?), quelli li fissano dinamicamente i rapporti di scambio nella economia reale.
    I banchieri centrali non controllano un cavolo; manipolano i tassi, manipolano questi importanti segnali economici. Ma manipolano, non stabiliscono. Possono solo alterare, falsificare questi segnali e solo per un po', ma non possono controllarli. Non esiste. Nessuno può farlo. Possono ingannare qualcuno per molto tempo, possono ingannare molti per un po' di tempo, ma non possono ingannare tutti per tutto il tempo. Proprio per questo, i loro interventi politici falliscono sempre.
    E checché ne dicano i fautori di un esplicito controllo politico sulla banca centrale, le cose stanno già in questo modo. La funzione di assicurazione per il salvataggio delle banche commerciali fallimentari oramai va di pari passo con la funzione di assicurazione per il salvataggio degli stati superindebitati per colpa delle politiche di spesa pubblica in irresponsabile deficit.
    E non c'è dubbio che la colpa del successo elettorale dell'irresponsabilità sia tutta quanta degli elettori che, progressivamente e democraticamente, hanno premiato il crescente azzardo morale di tutto il sistema.
    Una progressiva degenerazione culturale, sociale e civile è alla base del declino attuale. Questa lunga crisi economica la sta soltanto acuendo, ma ne è figlia, non madre. E la deresponsabilizzazione collettiva ed individuale deriva, senza dubbio, dalla radicata fede novecentesca nel potere salvifico e risolutore statale, che i più scaltri hanno ben compreso essere l'unico terreno degno di conquista perché al riparo dal confronto con la realtà e con la sua incertezza.

    RispondiElimina