venerdì 4 settembre 2015

L'euro non è ancora morto

Forse l'euro non è ancora morto, ma sicuramente i paesi che lo adottano lo sono. Se la miopia degli investitori li porterà a rivalutare la moneta europea nei confronti del dollaro come protezione ultima, allora il loro risveglio sarà molto più che brusco. È probabile che nel breve periodo possa anche accadere una cosa del genere, ma le bombe ad orologeria economiche all'interno della zona Euro garantiscono un futuro tutt'altro che roseo per coloro che decidono di scommettere sull'euro. Se prendiamo come esempio alcuni dei PIIGS, pare che non abbiano mai conosciuto un bilancio in pareggio (Grecia, Italia, Portogallo). Nonostante il trattato siglato da tutti i paesi della zona Euro impedisse loro di sforare un debito/PIL oltre il 60%, nessuno l'ha rispettato. Francia e Germania in primis. Non è stata applicata alcuna sanzione negativa per questa violazione, perché quindi non continuare? Paesi come la Grecia e l'Italia hanno gozzovigliato con i deficit di bilancio, forti delle credenziali tedesche sulla credibilità dei loro ripagamenti. Hanno quindi risucchiato beni esteri senza produrre alcunché in cambio, mettendo nei guai quei paesi che sono stati fiscalmente responsabili. Azzardi morali e un settore pubblico in espansione hanno corroso sempre di più la loro capacità di creare ricchezza, fino a quando nel 2010 qualcuno s'è accorto dei pre-pensionamenti greci e di come ci potesse essere la "remota" probabilità che gli ellenici stessero truccando i loro conti. Il caos che si generò dal quel punto in poi fu determinato dal fatto che nessuno voleva pagare per i propri errori, ma soprattutto i paesi fiscalmente responsabili non volevano pagare per gli sgarri altrui; ciononostante, il progetto europeo è andato avanti con la Germania che ha ipotecato il futuro della propria nazione per salvare stati falliti e un sistema bancario decotto. Il FMI ha infranto le proprie regole e ha aiutato i greci; la BCE ha infranto la sua presunta rigidità e ha seguito una strada costellata d'interventismi crescenti; le banche commerciali hanno prestato denaro quasi gratis a stati falliti e questi ultimi hanno salvato le banche commerciali decotte spennando i contribuenti. Il salvataggio greco del 2010 è stato seguito da un altro salvataggio nel 2012, e ora siamo arrivati al terzo. Cos'è cambiato? Nulla. La situazione economica e finanziaria dei PIIGS è peggiorata trascinando a fondo anche gli altri paesi della zona Euro. Sebbene i media finanziari stiano tirando un sospiro di sollievo dopo l'implementazione del terzo pacchetto d'aiuti, la Grecia non attuerà alcuna politica d'austerità... come non lo farà nessun altro dei paesi PIIGS. Perché? Perché non esistono sanzioni negative. La farsa di un'uscita di una qualsiasi nazione dall'UE è un teatro Kabuki, nessuno caccerà nessun altro. Sarà gettato fumo negli occhi degli elettori. Il governo portoghese riceverà il messaggio e anche quello dell'Italia: cacciare qualcuno dall'UE innescherebbe una perdita di fiducia nel grande esperimento di centralizzazione pianifacata del NWO inaugurato nel 1919. Quando la Grecia andrà in default, questi problemi verranno a galla. La Merkel si trova sull'orlo di un abisso: sia finanziario che politico. Ha fondi e tempo limitati. Non sa cosa accadrà se si rifiuterà di fornire altri fondi alla dolina finanziaria rappresentata dal governo greco. Le sue opzioni sono limitate: salvare o rifiutarsi di salvare. Continuerà a scegliere la seconda opzione. Anche se l'euro nel breve periodo non morirà, un suo probabile rimbalzo sarà il classico "dead cat bounce".
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di Peter Schiff


Mentre il mondo può contare su decine di valute importanti, quando arriviamo alle discussioni finanziarie serie, il mercato delle valute si riduce ad una lotta tra due contendenti: il dollaro USA e l'euro.

Negli ultimi anni la lotta s'è tramutata in una specie di vittoria a mani basse, con il dollaro che ha preso a pugni l'euro.

Sulla base delle turbolenze create dalla crisi del debito europea e i continui problemi in Grecia e in altri paesi del sud Europa, molti investitori potrebbero essere dell'idea che l'euro alla fine getterà la spugna e l'intero esperimento europeo verrà annullato, lasciando così il dollaro come valuta campione.

Si tratterebbe di una svolta incredibile per una moneta che è nata solo pochi anni fa, anche perché sembrava potesse minacciare lo status del dollaro come valuta di riserva mondiale.

Mettendo da parte il fatto che ci sono molti altri rapporti di cambio importanti oltre a quello euro/dollaro, economisti, giornalisti ed investitori hanno dimenticato la storia dell'euro e di come sia sopravvissuto dopo che molti l'avevano dato per spacciato già in passato.

L'euro è stato creato nel 1992 dal Trattato di Maastricht (che ha creato l'Unione Europea), ma non è diventato unità di conto (non una moneta fisica) fino al gennaio del 1999.

Prima del suo debutto, molti sostenevano che l'euro sarebbe diventato l'erede del marco, la moneta tedesca che aveva guadagnato una certa supremazia dopo la rinascita della Germania a seguito del secondo conflitto mondiale, l'alto tasso di risparmio, la bilancia commerciale invidiabile e l'unificazione post-sovietica.

Con i banchieri tedeschi in una posizione di leadership presso la Banca Centrale Europea e l'Unione Europea, molti speravano che il nuovo euro avrebbe adottato le virtù del marco.

L'euro esordì con un valore di $1.18, ma la festa durò poco.

Quasi immediatamente la negoziazione dell'euro cominciò ad incontrare venti contrari.

Il default russo per il suo debito e la crisi valutaria asiatica alla fine degli anni '90, indussero gli investitori a vendere gli asset dei mercati emergenti e a cercare rifugio nelle economie dominanti.

Questo fu un test cruciale per l'euro, ma la nuova moneta non riuscì ad attrarre gran parte di questo flusso d'investimenti transnazionali.

Invece i mercati degli Stati Uniti e il dollaro statunitense diventarono obiettivi estremamente interessanti.

Nel secondo semestre della presidenza di Bill Clinton, l'America, almeno sulla carta, sembrava molto forte. Nel periodo 1998-2000, sulla base delle cifre del Bureau of Economic Analysis (BEA), la crescita del PIL fu in media del 4.4%, circa quattro volte il tasso che abbiamo visto sin dal 2008.

L'economia in espansione e le relative restrizioni di spesa implementate dall'Amministrazione Clinton e dal Congresso Repubblicano neo-eletto, rifornirono il governo degli Stati Uniti con centinaia di miliardi d'eccedenze annuali, le prime dopo parecchio tempo. Molti economisti conclusero comicamente che le eccedenze sarebbero diventate permanenti (in realtà, sono durate solo pochi anni).

Nel contempo i mercati azionari statunitensi stavano facendo registrare alcuni dei più grandi guadagni della loro storia. Dall'inizio del 1997 fino alla fine del 1999, il Dow Jones salì di circa il 69%. Il Nasdaq, l'epicentro della bolla "dotcom", fece registrare guadagni nel range del 294%.

Di conseguenza il denaro internazionale iniziò a prendere la strada del dollaro, sottraendo il vento alle vele dell'euro. Le valutazioni che avevano spinto le azioni degli Stati Uniti a livelli stratosferici, non alimentarono lo scetticismo degli investitori.

Non solo Wall Street stava diffondendo il vangelo della new economy, dove i guadagni negativi e il debito elevato non contavano più, ma molti erano convinti che le tendenze interventiste della FED guidata da Alan Greenspan avrebbero protetto gli investitori contro le perdite.

Il 27 gennaio 2000 l'euro scese sotto la parità rispetto al dollaro, quando chiuse a 98.9 centesimi di dollaro, un calo del 16% rispetto al suo debutto.

L'otto maggio 2000 l'euro veniva scambiato a soli 89.5 centesimi di dollaro, un ulteriore calo del 9% in soli tre mesi. Ciò fece proliferare storie come questa della BBC: “Was the Euro a Mistake?” Gli economisti e gli investitori cominciarono a chiedersi quanto a lungo sarebbe durata la nuova moneta.

La reputazione dell'euro venne ulteriormente intaccata nel settembre del 2000, quando gli elettori danesi respinsero l'adozione della moneta unica.

L'avversione mostrata da un piccolo paese tenuto in grande considerazione dal mainstream della cultura europea, inflisse un duro colpo all'esperimento dell'euro. Quel pessimismo fece calare la valuta di un altro 6% in un solo mese dopo le elezioni danesi, raggiungendo il 25 ottobre del 2000 quello che sarebbe diventato un minimo storico di soli 82.7 centesimi di dollaro.

A questo livello l'euro era sceso del 30% rispetto alla sua valutazione iniziale. C'era proprio aria di game over. L'euro contro il dollaro si preannunciava come uno scontro tra Bambi contro Godzilla.

Alla fine degli anni '90 l'oro si trovava in un mercato orso che durava da quasi 20 anni. Il sentiment degli investitori nei confronti del metallo giallo, il quale era sempre stato considerato un bene rifugio sicuro, era al minimo di tutti i tempi. Invece molti europei si rivolsero al dollaro per cercare riparo.

A quel tempo l'oro era scambiato al di sotto dei €300 per oncia (FRED, FRB St. Louis). Quelli che scambiarono i loro euro per dollari (quando il valore dell'euro era 83 centesimi), negli otto anni successivi avrebbero visto scendere quelle posizioni del 50%.

Dall'altro lato l'oro sarebbe quasi raddoppiato in termini di euro nello stesso periodo di tempo. Alla pubblicazione di questo articolo, l'oro è scambiato a €1,000 per oncia (anche dopo il recente calo), mentre l'euro si aggira intorno ai $1.10. Quindi gli europei che hanno acquistato e conservato dollari sin dai minimi dell'euro nel 2000, hanno visto scendere le loro quotazioni del 25%; ma coloro che hanno acquistato e conservato oro, invece, hanno visto triplicare le loro quotazioni. (Le performance passate non garantiscono risultati futuri).

Lo scoppio della bolla dotcom a metà del 2000, causò una rottura decisiva con le tendenze d'investimento che avevano predominato negli anni precedenti (si veda il mio recente articolo “The Big Picture“).

Non appena la pseudo-ricchezza delle dotcom cominciò ad evaporare portandosi dietro gli avanzi di bilancio del governo federale, i mercati emergenti iniziarono a riprendersi e il tanto disprezzato euro cominciò ad ottenere una certa attenzione.

Il 5 Gennaio 2001 l'euro raggiunse i 95.4 centesimi di dollaro, uno straordinario rally del 15.3% in poco più di due mesi.

E anche se l'euro zig-zagò nell'anno e mezzo successivo (con una ritirata all'inizio del 2002 e con l'OCSE che si chiedeva se l'euro fosse una Doomed Currency), dalla seconda metà del 2002 sperimentò un trend rialzista che lo portò a raggiungere la parità col dollaro il 15 luglio 2002, 30 mesi dopo che era sceso al di sotto di tale livello.

Il 22 aprile 2008 l'euro era scambiato a $1.60, un prezzo che rappresentava un aumento del 36% rispetto ai livelli del suo debutto e un rally del 93% dal minimo dell'ottobre 2000.

Ma quando la crisi finanziaria raggiunse il picco tra l'agosto, il settembre e l'ottobre del 2008, gli investitori furono presi dal panico come otto anni prima. Alla ricerca di un rifugio sicuro, scelsero di nuovo il dollaro USA (forse motivati dalle basse valutazioni assegnate in seguito al biglietto verde).

Poiché i fondi cominciarono a scorrere dall'euro al dollaro, il primo scese rapidamente. Alla fine d'ottobre l'euro si trovava a $1.26, un calo del 21% dal suo massimo d'aprile.

Ma quando i mercati si stabilizzarono nel corso del 2009, accadde la stessa cosa all'euro. Nei due anni successivi venne tradato all'ombra del dollaro, risalendo a $1.46 il 6 giugno 2011.

Quando iniziò la crisi del debito europeo nel 2011, e i rendimenti sul debito sovrano dei PIIGS (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna) in rapida ascesa rispetto alle obbligazioni sovrane della Germania, l'euro finì ancora una volta nell'occhio del ciclone.

C'era troppa incertezza sulla possibilità di salvataggi per le banche europee che possedevano debito pubblico potenzialmente tossico. La pressione sull'euro si intensificò a seguito del rallentamento dell'economia dell'Eurozona. Queste forze combinate contribuirono a spingere l'euro verso il basso nel corso del 2012 e del 2013.

Ma la goccia che fece traboccare il vaso arrivò alla fine del 2014, quando divenne chiaro che la Banca Centrale Europea, sotto la nuova guida di Mario Draghi, avrebbe inaugurato un Quantitative Easing (QE) europeo, aggirando le restrizioni anti-salvataggio presenti nel Trattato di Maastricht e le obiezioni dell'establishment finanziario e politico tedesco.

Il programma di QE prevede essenzialmente la creazione di euro dal nulla per acquistare debito pubblico e tenere bassi i tassi d'interesse a lungo termine.

Le aspettative circa il QE europeo arrivano in un momento in cui la maggior parte degli osservatori ha concluso che l'economia statunitense è finalmente sulla strada per una forte ripresa e che la Federal Reserve (che ha già inondato gli Stati Uniti con quasi sei anni di QE) potrebbe cominciare ad aumentare i tassi per la prima volta dopo quasi 10 anni.

Nonostante un'economia che arranca, i mercati degli Stati Uniti hanno fatto registrare rendimenti stellari, con l'indice S&P 500 in aumento del 64% tra il 2011 e il 2014, senza mai sperimentare una correzione oltre il 10%.

Questi movimenti hanno fornito agli investitori una buona ragione per vendere euro e comprare dollari.

Da maggio 2014 a maggio 2015, l'euro è sceso di circa il 20%. Quando ha toccato ha il fondo a $1.05 l'undici marzo 2015, l'euro era sceso del 34% rispetto al suo picco di sette anni prima. Questo ha resuscitato le vecchie opinioni secondo cui l'euro è morto e che il dollaro sarebbe l'unica valuta di riserva reale per il futuro.

Ma cosa succederà se le ipotesi relative ad una ripresa economica degli Stati Uniti e ai rialzi dei tassi si dimostreranno sbagliate?

Gli osservatori potrebbero sbagliarsi circa la traiettoria del dollaro rispetto all'euro come è accaduto nel 2000?

Mentre alcuni avevano avvertito che la bolla dotcom sarebbe finita male, pochi hanno capito quanto fosse profondamente radicata la mania dell'espansione economica e quanto una sua inversione avrebbe severamente intaccato l'intera economia.

Allo stesso modo, pochi avevano previsto i pericoli che la bolla immobiliare e quella dei mutui subprime avrebbero rappresentato per l'economia.

Le contrazioni economiche nel 2000 e nel 2008 avrebbero potuto essere peggiori se la FED non fosse stata in grado di tagliare i tassi d'interesse di quasi 500 punti base (se l'economia si contrae oggi, questa opzione non è più disponibile).

In altre parole, la compiacenza può essere molto pericolosa, soprattutto se non ci sono munizioni per combattere una crisi che arriva in modo inaspettato.

La fiducia è l'unica cosa che sta dietro alle valute fiat moderne, ma la fiducia può essere molto effimera...

Il dollaro può trarre vantaggio dal fatto che l'euro potrebbe essere definito "incapace di funzionare", che l'economia statunitense continuerà a migliorare e che la FED alzerà i tassi nel 2015 e nel 2016. Se queste aspettative non verranno soddisfatte, ci potrebbe essere un'inversione dell'euro.

Quando una tendenza rimane in vigore per un po', la gente tende a pensare che continuerà per sempre. Quando s'inverte, lo shock si diffonde.

Credo che gli speculatori valutari stiano commettendo lo stesso errore commesso nel 2000, quando avevano sovrastimato la forza dell'economia statunitense. Ma l'economia americana è in realtà molto più debole e più vulnerabile di quanto non lo fosse nel 2000.

Se la magia della fiducia che circonda il dollaro andrà in frantumi, s'invertiranno le fortune di altre valute sottostimate.

Questo potrebbe rappresentare un cambiamento epocale nel panorama globale degli investimenti, al quale gli investitori saggi dovrebbero essere preparati.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


10 commenti:

  1. Molte bugie scritte in questo articolo da Peter Schiff

    http://economia.ilmessaggero.it/economia_e_finanza/euro_cos_igrave_la_germania_ha_fregato_l_39_europa/370766.shtml

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    1. Ciao AndreaF.

      Cosa c'entra questo articolo in cui si attacca in modo sconclusionato la Germania e si afferma furbescamente che l'Italia aveva i conti in ordine con quello che ha affermato Schiff e che ho scritto io? Non scherziamo, per cortesia.

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  2. Quel che faranno gli investimenti speculativi durante una guerra tra valute a corso legale, ma zombie, mi interessa davvero poco personalmente. Dietro ogni valuta fiat ci stanno in dosi variabili sempre due elementi: le chiacchiere ed i distintivi. Dietro il dollaro molte chiacchiere e tantissimi distintitivi. Dietro l'euro soprattutto chiacchiere, anzi, solo chiacchiere.
    Per le altre valute fate Voi.
    Ma qui si parla di un altro aspetto, di protezione e di conservazione di potere commerciale dei propri risparmi. Perciò si parla di asset solidi, concreti, non di carta colorata creabile dal nulla.
    Ci sta infatti anche l'altra guerra. Quella tra gli asset del Potere e gli asset dei liberi. Tutte guerre di lungo periodo, incerte nel breve, ma dall'esito chiaro nel lungo. E questo articolo accenna anche all'altra guerra.

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    1. Ciao Dna.

      L'articolo di oggi, in sostanza, rappresenta una sorta di avvertimento per coloro che ancora ripongono fiducia nell'euro, ovvero, la possibilità di adeguare le proprie strategie a quello che in realtà è l'euro e l'Europa: una truffa. L'ennesimo ci arriva da questa testimonianza: Supervisors should not tell whole truth about bank health -BuBa economist.
      Questo è uno dei tanti segnali che dovrebbe spingere gli attori di mercato a prendere le adeguate contromisure contro questa banda di truffatori. È parte della proverbiale scritta sul muro. Là fuori ci sono ancora imbonitori che, a nome dei truffatori, cercheranno di spillare a Main Street quanta più ricchezza possibile. La maggior parte delle persone finirà sul lastrico perché non è in grado di leggere la scritta sul muro. I lettori di questo blog che sono stati avvertiti, non faranno lo stesso errore.

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  3. "Se la magia della fiducia che circonda il dollaro andrà in frantumi, s'invertiranno le fortune di altre valute sottostimate".
    Secondo te, potrebbe essere il caso anche delle valute dei paesi emergenti, come Turchia, Sud Africa, Brasile, Russia?
    Grazie
    Francesco

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    1. Ciao Francesco.

      Se dovessi scegliere uno di questi paesi su cui puntare, sceglierei la Turchia. Non a caso il mese scorso ho dedicato un post proprio su questo argomento. Può leggerlo qui. La scommessa su tale nazione, però, non arriva senza rischi perché il paese soffre di alcuni problemi economici/politici che deve risolvere se vuole apparire agli occhi degli investitori degno di fiducia. Ad esempio, Erdogan sta portando la Turchia sull'orlo della guerra civile poiché infastidito dalla recente entrata nel parlamento del PDP pro-curdo. Ciò ha messo sotto pressione la lira turca più di quanto non fosse prima, facendo registrare nuovi minimi nei confronti del dollaro

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  4. eccovi del buon materiale

    http://gnosis.aisi.gov.it/sito%5CRivista24.nsf/servnavig/31

    http://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/13698240701835425#preview

    http://www.jacquespauwels.net/il-mito-della-guerra-buona-gli-usa-e-la-seconda-guerra-mondiale/

    http://www.unilibro.it/libro/pauwels-jacques-r-/profit-uber-alles-corporations-americane-hitler/9788882924096

    http://www.polyarchy.org/basta/agenda/proprieta.html

    l ultimo di carattere generale, gli altri per l attualita

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  5. A proposito di quanto abbiamo discusso in questo sito. Ormai anche il Sole24Ore ammette che le politiche dei banchieri centrali hanno fatto il loro tempo:
    http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2015-09-06/le-teorie-economiche-che-non-servono-piu-081310.shtml?uuid=ACmWs3s

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    1. Ciao Luca.

      Questo articolo del Sole24Ore arriva con un certo ritardo rispetto a quello del Financial Times in cui si ammetteva senza mezzi termini che sin dal 2008 i banchieri centrali stanndo andando alla cieca. In realtà, sono sempre andati alla cieca, ma questa ammissione arriverà in concomitanza con un'altra: gli Austriaci avevano ragione. L'articolo che segnali ammette parzialmente tale verità. Non siamo alla replica dell'articolo di Robert Heilbroner, After Communism, in cui si ammetteva senza mezzi termini che Mises aveva ragione e il socialismo è fallimentare, ma siamo sulla stessa via.

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  6. Oggi è stato tutto un vociare di "ripresa economica" sui media mainstream. Come al solito, si guardano i "dati in entrata", si stappano gli champagne e si fa finte che tutto vada bene. Oggi mi sono imbattuto in questa notizia che mi era sfuggita allora: Monte dei Paschi, il mistero dei bilanci è un segreto di Stato.
    Questo tanto per rispondere ad alcuni commenti nei giorni scorsi in cui si sosteneva che MPS "avesse ripagato i suoi debiti nei confronti dello stato". Oltre a ciò, possiamo comprendere come gli stati e il settore bancario commerciale siano diventati due zoppi che si appoggiano ad una stampella: i contribuenti. Non solo, ma l'interconnessione dell'attuale sistema finanziario è talmente intricata che basta un piccolo sussulto a far crollare l'intera baracca. E ormai il coro di coloro che temono un (im)probabile aumento dei tassi iniziano a martellare l'opinione pubblica: Krugman Joins Goldman, Summers, World Bank, IMF, & China: Demands No Fed Rate Hike.

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