giovedì 18 giugno 2015

Uber e l'ABC dell'economia

Prima di leggere questo pezzo, consiglio a chi non l'avesse ancora fatto di leggere il saggio di Bastiat "Le Macchine". In questo modo riuscirete a capire che coloro che protestano contro Uber non sono altro che la manifestazione odierna dei luddisti. Ugualmente ai loro avi, vanno in giro a distruggere i beni di quei "portatori della novità". Infatti la fallacia ipocrita e meschina che spesso risuona nelle loro bocche, prevede l'attacco di Uber poiché aiuterebbe i suoi dipendenti ad evadere le tasse. Questo è un pensiero dettato dall'invidia. Vuole la distruzione della posizione di successo raggiunta da qualcun altro. E' come se un prigioniero scappasse di prigione e un altro degli incarcerati avvertisse la guardia. Invece di pretendere di essere esonerati dal pagamento delle tasse, i tassisti vogliono imprigionare chi è riuscito a trovare una scappatoia dalla camera a gas rappresentata dal fisco. Il cosiddetto "investimento" nelle licenze è semplicemente un investimento improduttivo, poiché sostenuto dal potere di coercizione dello stato che erige barriere all'ingresso per controllare quanto più possibile il mercato in questione. Diversamente dalla volontà pianificatrice dello stato, le forze di mercato creano quegli anticorpi che corrodono tali barriere. Possono essere sostenute attraverso politiche che precluduno l'uso della novità, ma alla fine vengono abbattute. Accade sempre. Anche perché, chi ormai pensa più alle lavandaie? A coloro che accendevano le candele per illuminare le strade pubbliche? Uber potrebbe portare all'estinzione della figura professionale del tassista, ma ciò non è un male. Il mercato, infatti, tende ad incrementare l'efficienza e a scacciare i lavori usuranti, permettendo agli individui di risparmiare tempo e risorse con i quali migliorare i beni e servizi esistenti.
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di James E. Miller


L'anno scorso il servizio Uber car-sharing, ha avuto il privilegio d'essere il bersaglio primario del disgusto sinistroide nei confronti del capitalismo. Non solo la compagnia ha sfidato le tradizionali barriere all'ingresso stabilite dai cartelli statali, ma si è anche guadagnata la diffidenza della stampa mainstream. Gran parte di questo antagonismo è stato trainato da un'osservazione poco dignitosa espressa dal dirigente Emil Michael, il quale avrebbe voluto scovare dati personali sconvenienti riguardo i giornalisti. Michael ha poi chiesto scusa per queste osservazioni e ha detto di non possedere niente di tutto ciò.

Ma i commenti della stampa, scandalosi e fuori luogo, hanno reso la vita difficile ad Uber. Durante tutto il 2014 sono stati scritti un sacco di articoli denigratori sul modello di business della compagnia. I progressisti che scrivono su The Nation hanno addirittura proposto di socializzare Uber, cosicché i guidatori avrebbero avuto una quota della compagnia (gli autori non si rendono conto che la socializzazione comporterebbe un controllo da parte dello stato piuttosto che da un sindacato operaio).

Ma alla fine, la stampa non può far altro che soffiare sul fuoco del risentimento pubblico. Stati e consigli comunali hanno sferratto l'attacco più grande a Uber, poiché hanno introdotto una serie di disegni di legge o per vietare il servizio, oppure per limitarne notevolmente l'accessibilità. Intere nazioni sono arrivate a vietare Uber all'interno dei loro confini.

Con un anno difficile alle spalle, non sembra come i tempi possano migliorare per Uber. Il modello di business della compagnia è ancora una volta sottoposto alle paranoie degli incartapesce, i quali non comprendono l'ABC dell'economia. Gli avversari di Uber nella carta stampata sono più agguerriti che mai, soprattutto perché secondo il loro giudizio i prezzi della compagnia sono sleali.

Alla fine del 2014, il servizio di ride-sharing si è preparato per le festività di Capodanno attuando quello che si chiama un "aumento dei prezzi". La logica è semplice: con una maggiore domanda di corse, ci dev'essere un modo per fornire il servizio ai clienti. Le corse non sono gratuite. Capodanno è un giorno in cui si possono incontrare più persone ubriache del solito, e tutti sono d'accordo che coloro che alzano troppo il gomito non devono guidare. Per questo motivo il servizio di Uber, che riporta a casa i festaioli sani e salvi, è un vero e proprio bene pubblico.

Ma gli imperativi morali non sempre rappresentano un buon modo di fare economia. Le risorse sono scarse, inclusi i guidatori e le vetture di Uber. Quindi la compagnia ha dovuto trovare un modo per bilanciare la domanda con un'offerta limitata, o per dirla in gergo economico, adeguarsi alla curva della domanda quando si sposta verso destra. E' qui che entrano in gioco gli aumenti dei prezzi ed è anche qui dove risiede la reazione anti-Uber.

Numerosi commentatori online hanno fatto del sarcasmo circa l'aumento dei prezzi dopo aver accettato il servizio. Anche se Uber aveva avvertito i clienti di questa evenienza, non è riuscito a frenare le lamentele. Alcuni degli indignati l'hanno definita "fare la cresta sui prezzi" – un termine destinato a suscitare il classico odio anti-capitalista. Nonostante tutte le lamentele, c'è una semplice ragione economica per un aumento dei prezzi.

Come ha scritto Thomas Sowell: "La prima lezione dell'economia è la scarsità: non c'è mai abbastanza di una qualsiasi cosa per soddisfare tutti coloro che la vogliono." La legge della domanda e dell'offerta dice che quando aumenta la domanda, aumenta anche il prezzo. Quanto più un prodotto, o un servizio, è richiesto, tanto più aumenta l'opportunità di profitto per il produttore. Però questa dinamica non verte esclusivamente sull'incrementare i profitti. Le variazioni dei prezzi permettono ai fornitori di poter scegliere tra le persone che richiedono i loro prodotti. Se la notte di Capodanno qualcuno è disposto a pagare $50 per un passaggio a casa e un altro è disposto a pagarne $60, il conducente di Uber sceglierebbe a chi offrire il servizio. In questo modo, la persona che vuole fortemente il servizio può pagare per il privilegio di ottenerlo rispetto agli altri.

Lo scopo del sistema dei prezzi è quello di garantire che le risorse vengano destinate a chi le richiede di più. E' per questa ragione che il socialismo – la distribuzione arbitraria di beni e servizi da parte di burocrati statali – non può funzionare. Se la notte di Capodanno Uber avesse offerto un prezzo universale per il suo servizio, ci sarebbe stata una carenza di corse. Per quanto le persone si possano lamentare di un servizio costoso, è sempre meglio del non avere alcun servizio.

L'aumento dei prezzi di Uber è il modo più efficiente per assicurarsi che coloro che desiderano i suoi servizi, li possano ricevere. Ma serve anche ad un altro scopo importante. Prima di Capodanno era scoppiato un altro scandalo in seguito alla crisi degli ostaggi a Sydney, Australia. Mentre gli ostaggi fuggivano, i guidatori di Uber sono stati chiamati in massa. La compagnia, al solito, ha risposto alla crescente domanda incrementando le tariffe. Tra l'altro l'aumento dei prezzi aveva attirato più guidatori sul luogo, permettendo all'offerta di tenere il passo con la domanda. I guidatori di Uber non sono automi che vanno dovunque ci siano dei problemi. Si trovano in questo business per racimolare qualche soldo, altrimenti avrebbero scelto un'altra professione. Il reddito supplementare è il modo migliore per attirare gli imprenditori e ogni guidatore di Uber agisce in proprio. Con l'aumento dei prezzi, Uber sperava di avere più guidatori disponibili per coloro che fuggivano da una situazione di pericolo.

Il piano non ha funzionato così bene. La reazione del pubblico è stata così negativa che la compagnia ha rilasciato delle scuse ufficiali e ha rimborsato tutti coloro che hanno utilizzato il servizio in seguito alla crisi degli ostaggi. Questo è stato un caso in cui l'incremento dei prezzi ha fallito. Un altro, a sorpresa, si è verificato alla vigilia di Capodanno, quando molti hanno scelto di non pagare l'aumento delle tariffe. Ciò che aveva economicamente senso, non è stato compreso come previsto – un altro esempio di scarsa lungimiranza da parte di Uber.

L'imprenditorialità richiede d'essere consapevoli delle opportunità di profitto. Come azienda, Uber ha riempito una nicchia economica offrendo ai consumatori corse a prezzi accessibili e personalizzabili. Ha sostanzialmente offerto un'alternativa al di fuori dei cartelli dei taxi. Per la sua alertness alla domanda, Uber è stato profumatamente ricompensato con quasi $10 miliardi di guadagni. Il successo, tuttavia, non è mai un evento isolato. E Uber è entrato in competizione con l'opposizione politica.

Per il momento Uber merita la sua popolarità nelle principali città poiché fornisce un ottimo servizio. Lamentarsi delle sue tattiche commerciali aggressive e proporre modi per limitarne il potere di mercato, è una strategia miope. Uber risponde al mercato. Il modello di business della compagnia non sempre è perfetto, soprattutto perché le creazioni dell'uomo sono intrinsecamente imperfette. Detto questo, non vi è alcuna ragione per cui la compagnia debba essere osteggiata così dalla stampa e dalla sinistra politica. Le intenzioni degli avversari di Uber sembrano voler danneggiare la compagnia piuttosto che tutelare i consumatori. E' solo una questione di tempo prima che la compagnia passi da disgregatore schumpeteriano ad impresa autorizzata dallo stato. E' un peccato, ma prevedibile in un'economia così strettamente allineata con lo stato.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


19 commenti:

  1. Questo è il libero mercato in azione. Ben presto potremmo vedere camionisti più rilassati in grado di dare un netto taglio al lavoro usurante che ogni giorno compiono sulel strade. Questo significa meno distrazioni. Questo significa meno incidenti. Eppure non mi pare che qusta notizia sia stata accolta come un accoltellamento alle spalle della categoria dei camionisti, anzi.

    In Nevada il primo camion robot che si guida da solo

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  2. Francesco si può fare tutto in nome del libero mercato? possiamo ragionare su limiti che riguardino la salute o la sicurezza? facciamo un esempio concreto? chi produce le mozzarelle di bufala nella terra dei fuochi non é libero di farlo ma lo fa liberamente lo stesso per avere un profitto. le asl i nuclei antisofisticazione etc..........teoricamente lavorano per me e per te affinchè quella roba non arrivi sulle nostre tavole. in questo caso la vera libertà è che ci sia qualcuno che controlla e si spera lo faccia con giudizio e senza farsi comprare.
    Tu pensi che senza una pianificazione centrale e senza un apparato che controlla tutto ciò sarebbe possibile?
    e non pensi che se il nucleo antisofosticazione invece di rispondere allo stato rispondesse ai privati, sarebbe molto più sbrigativo comprarseli da parte delle mafie?
    Francesco dove sto sbagliando?
    massimo@pernigotti.net

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    1. Stai confondendo qualcosa ... mozzarelle e il nulla ...
      Cosa temi ? che sbaglino numero civico ? e se sbaglia portandoti al 22 invece del 2 che fai ? ti fai asciugare le lacrime al pronto soccorso ?
      Ma per cortesia "anonimo" per cortesia ...
      Oppure hai bisogno di sapere quanti "regolari" erano ... (tralasciamo l'elenco) ...
      Il comune ha sbagliato. Ora la "pezza" e la metta lui. E non italiotamenete qualcun altro. Punto.
      Le licenze erano NOMINATIVE ed ha abbozzato quando se le vendevano e stra-vendevano sottobanco.

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    2. ho espresso il mio punto di vista sulla pianificazione in generale, a livello statale e alla necessità di controllo. su UBER credo che sia molto discutibili il divieto. ma parlavo davvero in molto più in generale della pianificazione sicurezza e salute che deriva da un sistema forte. massimo@pernigotti.net

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    3. Ciao Massimo.

      Non bisogna scambiare libero mercato con un ambiente esente da regole. Non è così. L'immaginario comune di oggi considera il "libero scambio" attuale come una sorta di zona priva di leggi in cui ognuno sarebbe in grado di fare ciò che vuole. Attualmente, invece, abbiamo leggi arbitrarie emanate da un ente centrale privo di controllo. La legge della giungla è proprio questa, è quella attuale. Diceva Tacito: "Più uno stato fa leggi, più è corrotto." Il caos pianificato in cui siamo immersi oggi è dettato da una disuguaglianza davanti la legge e da una caterva di regolamenti e normative approvati principalmente a scopi clientelari. Da qui il senso d'ingiustizia che emerge sovente all'interno della società, non può essere smorzato poiché gli individui tendono costantemente a rivolgersi verso quell'istituzione che in realtà è la fonte dei loro guai.

      Il fatto che in un libero mercato ci siano leggi è dettato dal fatto che le componenti che lo compongono, gli attori di mercato, hanno essi stessi bisogno di determinate situazioni affinché possano svolgere con fiducia i loro compiti. L'unica differenza è che non ci sarebbero appelli affinché si possa essere salvati nonostante i propri errori. Il disincentivo a delinquere sarebbe scandito dallo spauracchio della bancarotta e dalle pene presenti in un ambiente in cui non esisterebbe un ente centrale al quale ricorrere per trovare scorciatoie.

      Per maggiori approfondimenti:Come avere legge senza legislazione.

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    4. Ciao Massimo
      aggiungo a ciò che condivido di Francesco che non esiste prova che il funzionario pubblico sia incorruttibile. non è garanzia. anche lì ci si fida che il tal veterinario abbia autorizzato quella carne tutta tracciata dall'allevamento fino al negozio. ma davvero possiamo fidarci al 100%? non abbiamo mai avuto notizia di mascalzoni e bustarelle tra i dipendenti pubblici?
      In realtà, le certificazioni, le autorizzazioni, i controlli, le licenze, i diplomi, le lauree, ecc ecc hanno un valore legale, ma questo è sufficiente a garantirci che quell'anestesista sappia davvero il fatto suo e non si sia preso il posto in ospedale per vie disoneste? che quel ponte autostradale sia fatto a regola d'arte nonostante i timbri e le inaugurazioni? che quella mozzarella certificata provenga proprio da una zona sicura? siamo sicuri che le terre dei fuochi siano solo in certe parti della Campania e non anche in altre regioni insospettabili del centro-nord?

      Famo a fidasse! Ma la sicurezza assoluta non esiste. Non è nella realtà delle cose. Anche la sicurezza assoluta è un mito e tante volte solo una messinscena.
      Famo a fidasse! Perché altrimenti non se ne esce... e la cosa migliore da fare in questi casi è farsi una bella pizza e birretta con gli amici cari.
      Sperando che quella buona mozzarella di bufala...

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    5. Intanto vi ringrazio per le risposte. e davvero trovo molto interessante il Vostro ragionamento e l'articolo "come avere legge senza legislazione".
      E' del tutto evidente che sono nato e cresciuto in un sistema non libero, in cui lo Stato impone le regole e il passo, decide come dividere la torta delle tasse, etc.................
      E' del tutto evidente che vedo e scopro ogni giorno sulla mia pelle di contribuente i limite di questo sistema, i furti, le ruberie, il carattere vessatorio. i controlli anche fasulli. devo dire che ogni tanto la magistratura però arriva a scoprire e giudicare chi va fuori binario.
      E' altrettanto evidente che mettere fuori legge UBER e un programma per smartphone é come voler asciugare il mare con una paletta da spiaggia versando l'acqua in un secchiello. e sono contrario a proibire questo genere di cose.
      i contorni del modello che proponete, forse a causa del mio vivere "in barriere di cristallo" e pur essendo una partita iva incazzata nera mi trova vicino e lontano. Ovvero non vedo ad oggi il modello da seguire, e pertanto mi pongo credo e spero dei ragionevoli dubbi e ragionamenti su dove e cosa sarebbe la nostra società liberata da certe catene.
      Certamente il funzionario asl può essere corrotto, certamente il carabiniere può essere corrotto. certamente il giudice può essere corrotto e la mozzarella citata ad esempio arriverà sulla mia tavola avvelenata da uno stato che pago per controllare e non controlla e si fa pagare il pizzo per farmi avvelenare. Ma teoricamente non lo può fare ed esiste una magistratura che poi dovrebbe intervenire. e colpire.
      Demolito il corpo dello Stato, inteso come controllo come verifica come sicurezza, non vedo come i consumatori potrebbero difendersi in modo "privato" efficacemente senza essere sopraffatti da chi riesce a comprare i privati stessi e i loro controlli.
      Ma lo ripeto é un mio evidente limite, e probabilmente non sono ottimista nei confronti degli italiani e dei farabutti che comunque operano per prepararci ad esempio pranzi al veleno.
      e mi spiego meglio: a mio avviso non può esistere uno Stato forte se esso non ha in mano i cordoni della borsa, perché é il denaro e la sua gestione che rende forte un istituzione. senza cordoni della borsa lo Stato non esiste proprio. sbaglio o é una mia convinzione?
      se immaginiamo di far arretrare lo stato, cosa che tutti noi auspichiamo, dobbiamo pensare a chi andrà ad occupare quel potere vacante in termini reali. Voi tutti siete convinti che i cittadini, me compreso, riappropiandosi dei loro beni diventano e diventeranno i gestori e i controllori del consumo. e che riusciremo a decidere e a scegliere per il meglio per esempio non comprando le mozzarelle avvelenate.
      io su questo punto ho un dubbio, e credo che per andare nella direzione in cui vorreste andare, e parimenti io, sia necessario comunque disegnare e pianificare un architettura dello Stato NUOVA, che arretrando in molti settori, non lasci spazio per esempio a truffatori che possano essere così ricchi da gestire e imbonirci su alcuni settori quali la salute l'ambiente e i controlli che ne derivano.
      Infatti gli Stati in cui noi siamo immersi si basano su una precisa divisione dei poteri e dei loro equilibri, e sono stati disegnati così a partire da Montesquieu e poi dalle nostre costituzioni.
      Ammettiamo che tutto ciò sia superato e consunto, e ammettiamo che vogliamo prendere una nuova e più efficace direzione. io ci sono e ci sto, anche se ho palesemente vissuto in uno stato socialista. e per cui ne sono intriso. Ma l'architettura dei poteri, l equilibrio tra questi poteri, ben sapendo che é solo la gestione del portafogli che da forza ad una istituzione. quella ce l abbiamo? non parlo della singola battaglia giusta su UBER per carità. penso a un meccanismo più ampio, che dia garanzie di non finire non in una oligarchia come quella attuale, ma in un caos totale.
      grazie per l'attenzione. massimo@pernigotti.net

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    6. Nel risponderti, voglio premettere che è impossibile immaginare una società in cui i lati peggiori degli uomini vengano estinti. Esisteranno sempre, proprio perché fanno parte di noi. Di conseguenza l'obiettivo di una società libera è quello di disincentivare quanto più possibile quegli atteggiamenti negativi che caratterizzano il lato peggiore dell'essere umano. Da questo punto di vista abbiamo visto finora che lo stato ha palesemente fallito. Il sistema legale è incapace di disincentivare tali comportamenti, anzi. Se c'è bisogno di prove basta solamente pensare a quanti altri scandali sono succeduti, ad esempio, a Tangentopoli. Nonostante tutte le promesse di cambiamento e della valanga di norme, le cose sono rimaste le stesse... se non peggiorate. Il problema che abbiamo di fronte è semplicemente uno: che ruolo deve avere lo stato?

      Quello che ormai vado asserendo su questo blog da tanto tempo è che la struttura statale crollerà su sé stessa. Il Grande Default segnerà il punto di svolta per l'umanità che dovrà decidere come organizzarsi. Il lavoro che viene svolto su queste pagine è fondamentalmente di preparazione. Permette a coloro che sono abbastanza lungimiranti di trovare soluzioni in base alle proprie esigenze. Ognuno di noi ne ha una. La nostra interazione con gli altri permette non solo la condivisione di questa soluzione, ma anche il suo miglioramento. Quindi la capacità d'organizzarsi è stata quasi sempre un'esigenza degli individui, i quali hanno cercato di trovare la soluzione migliore in modo da concentrare gli sforzi della comunità verso la produzione. (A questo proposito vi ricordo che sto traducendo il libro di Chodorov, The Rise and Fall of Society, il quale analizza in modo esemplare queste meccaniche che io adesso sto presentando in modo semplicistisco; spero di metterlo in commercio entro quest'anno al massimo l'anno prossimo.)

      Il governo, quindi, è nato fondamentalmente dalla necessità di una comunità di delegare i compiti di protezione ad un'agenzia competente, affinché il resto potesse concentrarsi a produrre beni e servizi. Attenzione perché lo stato nasce in un secondo momento, il quale rappresenta la gestione monopolistica con la forza di un determinato territorio. (cfr. F. Oppenheimer)
      E' stato un processo lento, ma alla fine ha fagocitato la struttura del governo in un ammasso deforme di normative volte a tenere al comando una ristretta cerchia d'individui a scapito del resto della popolazione. Quindi adesso siamo in grado di rispondere alla domanda di prima: il ruolo che deve ricoprire lo stato è nessun ruolo, poiché rappresenta l'imbastardimento di un'organizzazione sociale che si è trasformata in una macchina predatrice.

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    7. Che sia quindi per default o per ripudio popolare, lo stato è un'istituzione destinata a scomparire. (cfr. M. van Creveld)
      E' inevitabile. Avere quindi a disposizione una visione epistemologicamente chiara della società, permetterà agli individui di scegliere quell'organizzazione sociale che meglio si conformerà ad una ambiente di libero scambio. Ciò infatti non significa una società esente da crimini, bensì una società in cui le sanzioni negative per i crimini sono ben definite e rispettate. Robert Murphy ha teorizzato in questa serie di articoli le basi che potrebbero essere adottate in un ambiente liberatrio qualora un determinato gruppo d'individui si volesse organizzare in tal modo. Attenzione, questo non rappresenta un modello, bensì uno spunto su cui riflettere affinché sia chiaro quali siano i ragionamenti dietro il concetto di società libera.

      Quindi non è l'assenza di stato che deve preoccupare, questa è una cosa che accadrà alla fine. I monopoli artificiali su cui fonda il proprio potere (forza militare + stamptante monetaria) si sono espansi ad altri settori della società, andando ad inficiare il calcolo economico di tutte quelle imprese che ne sono state influenzate. Ciò ha eroso il bacino dei risparmi reali. Ciò ha creato una ridondanza d'investimenti e d'imprese. E' insostenibile nel lungo termine.

      Ciò che invece deve preoccuparci, è quello di rimettere al centro della discussione i titoli di proprietà. Il primo articolo della Costituzione italiana, ad esempio, è quanto di più schiavistico si possa immaginare. L'invasione della porprietà altrui è facile da perseguire quando c'è una carta "ufficiale" che nomina un burocrate statale affinché sia legittimato a farlo. Se la repubblica italiana fosse fondata sui titoli di proprietà individuali, non avremmo avuto la tassazione rampante che ritroviamo ad affrontare oggi e probabilmente ne avremmo avuta una un po' più in linea con quella americana dove non ha mai superato il 21% del PIL. Il titolo di proprietà non solo garantisce la titolarità dei propri frutti del lavoro, ma anche il diritto di escludere coloro che sono "nocivi" alla slaute della società. Ovvero, la capacità di apporre e far rispettare sanzioni negative in caso di comporamento scorretto. Questo è un potente disincentivo a non delinquere. La reputazione storica conterebbe. La responsabilità personale conterebbe. Conterebbero tutte quelle regole di buon senso che oggi pare che vengano da Marte con lo stato che imperversa in lungo e in largo la società.

      Quindi, dovremmo preoccuparci della mozzarella tossica in una società libera? Certo che sì. Ma prima che qualcuno la metta in commercio, ci penserebbe tre volte.

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  3. Per Massimo

    La pianificazione centralizzazione è necessaria.
    Ti chiedo di rispondere a questa domanda: quale centro sceglieresti tra l'individuo e lo stato?

    Riccardo Giuliani

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    1. La pianificazione centrale...

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    2. Sarai accontentato...

      http://www.zerohedge.com/news/2015-06-18/imf-previews-markets-final-days-central-banks-may-have-become-market-makers

      Fino in fondo....

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    3. "May"? Lo sono già, in realtà. Ancora una volta Mises c'aveva cisto giusto. Questo, infatti, è ciò che descriveva succintamente in Planned Chaos. Quando un'istituzione centrale inizia ad intervenire sul mercato, deve farlo continuamente pena la perdita di controllo. Infine, si ritroverà a controllare a puntino l'intero assetto di mercato e non potrà farsi sfuggire il minimo dettaglio pena il default.

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    4. la domanda di riccardo non è posta correttamente. la liberta implica responsabilità. la certificazione centralizzata genera un senso di sicurezza, peraltro fasullo come si vede ogni giorno, che obnubila il pensiero, la capacita critica, quella di scelta ed il livello dell attenzione e dell autoresponsabilita. la domanda corretta è percio: ti fidi più della pianificazione (e ti bevi tutto quello che ti dicono i pianificatori ed i cantastorie, pubblici o privati che siano) o del tuo prendere cautele, notizie, precauzioni? se la tua risposta è la 1, mi dispiace: non sei nato per essere libero, ma per essere comandato e presti il consenso ad essere diretto. d altra parte...

      https://www.youtube.com/watch?v=NFGpu14l5iY

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    5. Video eccellente, gdb! La cultura classica non tradisce mai ;)

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    6. Ah, allora la mia benevola provocazione non era chiara?
      La prossima volta sarò più diretto. :)

      Riccardo Giuliani

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  4. L'articolo è molto stimolante e volevo sfruttare l'occasione per porre un argomento abbastanza attinente. Da quello che ho capito, mi si corregga se sbaglio, ha tra i suoi principi la sovranità del consumatore, ovvero che il consumatore mediante le sue preferenze pone quale sia il miglior prodotto sul mercato e quali invece non avranno più interesse. Esistono però alcune scuole di pensiero che sostengono che tale sovranità non esiste, ma esiste bensì la sovranità del produttore, in quanto quest'ultimo mediante l'innovazione "impone" al mercato e ai consumatori quali prodotti da commercializzare.

    C'è secondo voi un fondo di verità in questa teoria? (il voi è riferito a Francesco e agli altri commentatori abituali del blog)

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  5. no, se non nel senso che in un mondo di cause ed effetti tutti collegati (dal circolo ermeneutico di gadamer alle teorie del caos) è evidente che ogni atto ne influenza un altro. si può dire che tutto è rilevante per tutto. ma questo vuol dire che la medaglia ha il suo rovescio. il produttore ha un influenza, ma essa è limitata dal concorrere di molti altri fattori contaminanti. la sua possibilità di incidere è pertanto limitata. e può essere più o meno forte. si arresta di fronte ad un individuo che sa scegliere; ed è consapevole, in misura ovviamente umana- essendo il consumatore che infine sceglie, egli sceglie anche se, quanto, da chi lasciarsi influenzare. in relazione alla capacita critica che l individuo decide di avere e raggiungere. responsablita individuale. le scelte sono sempre le proprie, e ci sta sempre una possibilità di scelta differente. il manipolatore, politico o pubblicitario, trova il suo potere nel manipolato che si fa abbindolare. ma in ultimo quest ultimo si fa manipolare perché sceglie di non essere responsabile e libero. ma in fondo l abbandonarsi semplice è una scelta che fa lui stesso, una scelta di comodità. non esistono gli idioti; essi sono i troppo furbi.

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    1. Ciao Luca
      Mi associo a quanto detto da gdb. La cultura liberale non si fida del potere. Non per punto preso, ma per esperienza. Non fidarsi significa non affidarsi del tutto. Tenere gli occhi aperti quando tutti gli altri li hanno chiusi.
      Perché li chiudono? Perché credono di ottenere qualcosa ad un prezzo minore o addirittura gratis. In pratica, senza rendersene conto, la loro ricerca di qualcosa in cambio di nulla, nessuna o poca responsabilità, li espone a mettersi nelle mani di chi millantando ben altro, spesso, poii offre nulla in cambio di qualcosa ( il principio della truffa, non si può truffare una persona onesta)..
      Ma accade tutto questo anche perché fin da bambini ci viene insegnato a confidare nel potere, nonostante il grado e l'intensità di questi insegnamenti non sia uno solo ( ci sta una bella differenza tra la Corea del Nord e la terza media di Acquasparta, nome a caso).
      Uno dei problemi con i quali ci troviamo spesso a che fare, ma misconosciuto ed ignorato, è che tantissimi non hanno alcuna o poca fiducia in se stessi e pertanto si affidano.
      Non ci si scordi mai che, al di là di ogni considerazione economica spicciola o più articolata e vasta, il primo asset o cespite o bene strumentale o capitale concreto sta nella nostra testa e nel nostro cuore. Siamo noi stessi!
      Per prima cosa affidiamoci a noi stessi, consapevoli dei limiti nostri e della capacità di ridurli un po' alla volta, lavorandoci, ragionando, informandoci, confrontandoci, sbagliando sempre meno, inevitabilmente.
      Lo so che ci sono asimmetrie e disuguaglianze ad ogni passo ed è impossibile saper tutto di tutto, ma il problema non è questo, ma l'approccio nostro più intimo e coltivato a vedere oltre il semplice guardare.
      Il prestatore di soluzioni di ultima istanza siamo noi stessi!

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