lunedì 18 maggio 2015

La storia di due realtà: Main Street arranca, Wall Street accelera





di David Stockman


Il numero più importante nelle ultime revisioni del PIL per il quarto trimestre 2014 è stato $16,200 miliardi. Questo rappresenta il valore delle vendite finali a dollari costanti e, naturalmente, non è stato menzionato in nessun servizio dei media. Ma è importante perché i dati delle vendite finali escludono il rumore delle fluttuazioni trimestrali degli inventari, e, quindi, forniscono un punto di riferimento ragionevole sull'economia globale.

In tale contesto, il secondo numero più importante è stato $14,970 miliardi — il numero delle vendite finali registrato per il quarto trimestre 2007 alla vigilia della Grande Recessione. Il tasso di variazione tra questi due numeri nel corso degli ultimi sette anni è stato dell'1.1% annuo, e incarna la storia di come Main Street stia arrancando, mentre Wall Street sia in pieno boom.

Il punto di partenza per apprezzare questa tesi, dunque, prevede la comprensione di quanto sia inutile confrontare le cifre del quarto trimestre con quelle dei trimestri precedenti — o con le cifre dei guadagni cumulati sin dal fondo della recessione nel giugno 2009. Questo tipo di confronti rappresenta l'essenza della narrazione keynesiana che viene spacciata assiduamente sia da Wall Street sia da Washington — progettata per razionalizzare lo status quo, non per chiarire la condizione reale della nostra economia nazionale.

Per quanto riguarda i confronti standard trimestre/trimestre, sono semplicemente irrilevanti e il più delle volte sono fuorvianti. Il dato trimestrale del PIL è mal aggiustato stagionalmente, pieno di stranezze di breve termine e oggetto di cosiddette revisioni future che possono cancellare le apparenti modifiche incrementali trimestre/trimestre.

Ad esempio, la componente del PIL legata alla spesa per la difesa nazionale è scesa ad un tasso annuo del 12.8% nel quarto trimestre, ma non perché Washington ha posto dei paletti al complesso militare-industriale. In realtà, quel numero riflette l'opposto — una correzione dopo un aumento uguale e contrario nel terzo trimestre. Durante tale periodo la spesa per la difesa è salita fino ad un tasso annuo del 15%, a riflesso della corsa di fine anno fiscale per spendere i dollari a disposizione del Pentagono.

Infatti, la spesa per la difesa non è cambiata di una virgola lo scorso anno. Ad un ritmo annuo di $699 miliardi nel quarto trimestre, la spesa per la difesa è stata pari a $701 miliardi nel quarto trimestre del 2013, senza quindi aggiungere o sottrarre nulla al PIL nel corso dell'anno passato. I numeri trimestrali erano solo rumore.

Ma questo non è un esempio isolato. Su base annuale, la componente del PIL rappresentata dalla sanità, che ammonta a $1,870 miliardi, è cresciuta ad un 3.7% annuo — riflettendo il fatto che l'Obamacare sta pesando sul PIL, sebbene non stia aumentando efficienza e produttività nel mondo dell'assistenza medica. Eppure, nel corso del 2014, la componente dell'assistenza sanitaria è scesa ad un tasso dell'1% nel primo trimestre e poi è salita ad un tasso annuo del 7.6% nel quarto trimestre.

Queste fluttuazioni trimestrali estreme rappresentano dislocazioni e problemi di misurazione dovuti ai radicali cambiamenti nel settore sanitario legiferato da Washington, non cambiamenti reali nella dimensione dell'economia degli Stati Uniti. E non avevano assolutamente nulla a che fare con il miglioramento della ricchezza o del benessere della nazione.

A volte queste fluttuazioni di breve termine nel PIL diventano decisamente comiche. Per esempio, a partire dalla vigilia di Natale del 2000, la FED di Greenspan inaugurò 30 mesi di stimolo durante i quali ridusse il tasso dei fondi federali dal 6.25% all'1% per scongiurare quelle che venivano definite "forti spinte recessive". E a tempo debito i cani da guardia presso il NBER avrebbero annunciato che la recessione dal marzo 2000 al novembre 2001, era stata causata da un PIL reale negativo e da fattori correlati in quel periodo.

Ooops! Durante le successive revisioni di riferimento, la recessione del 2001 è scomparsa del tutto! Come mostrato di seguito, il PIL reale nel trimestre finale della recessione è ad un livello superiore rispetto a dov'era prima che iniziasse.




Non c'è assolutamente alcuna ragione per concentrarsi sui cambiamenti di breve termine nei numeri del PIL -- date le infinite stranezze, le revisioni e le anomalie temporali sopra illustrate. In realtà, il loro unico utilizzo è quello di fornire spunti di discussione ai politici con cui vantarsi dei benefici delle loro politiche o, a seconda del caso, con cui criticare i fallimenti dei loro avversari.

Allo stesso modo, i numeri trimestrali del PIL tengono occupati gli economisti e gli strateghi di Wall Street che vanno alla ricerca di indizi utili per capire quand'è un buon momento per comprare azioni; e, soprattutto, forniscono una base sempreverde al politburo monetario per giustificare i propri sforzi cronici nella micro-gestione a breve termine dell'economia statunitense.

Ma questo ci fa capire anche che confrotnare il fondo delle recessioni rappresenta qualcosa di ben peggiore delle chiacchiere trimestrali che animano i media finanziari. Come ho già sostenuto, ci troviamo nell'era della Grande Immoderazione e non nella Grande Moderazione che Bernanke ha proclamato nel febbraio 2004.

Ciò significa che invece di un appiattimento o addirittura un ridimensionamento del ciclo economico, la politica monetaria moderna ha aggravato le fluttuazioni naturali della nostra economia capitalista. Alimentando sistematicamente le bolle finanziarie (che alla fine scoppiano), si scaraventa periodicamente l'economia di Main Street in una caduta libera durante la quale gli eccessi negli inventari e il lavoro creato artificialmente vengono bruscamente liquidati.

Ma il capitalismo non è un congegno irrazionale che vira inesorabilmente verso il collasso in assenza delle cure dello stato e della sua banca centrale. Infatti, quando vengono liquidati gli stipendi in eccesso, le capacità industriali in eccesso, gli eccessi negli inventari e altre inefficienze operative, le dinamiche ribassiste si fermano consentendo alle attività imprenditoriali di rigenerarsi e di riassegnare il lavoro e i capitali inattivi.

Nel contesto di una macroeconomia che ha raggiunto il picco del debito — e l'economia degli Stati Uniti l'ha di certo raggiunto con i suoi $58,000 miliardi di debito pubblico e privato — non esistono ragioni per "allentamenti" monetari in risposta ad una liquidazione di mercato; e certamente non esistono ragioni per i tassi d'interesse nominali a zero, i tassi reali negativi e i torrenti di liquidità stampata che abbiamo visto nel corso degli ultimi decenni.

La verità è che il FOMC non è altro che una combriccola di pupazzi. La crescita del 2% del PIL di cui si fanno fautori, non ha nulla a che fare con le loro sessioni mensili, con i fonemi che emettono dopo le riunioni o con le istruzioni che danno per gli acquisti di bond statali sul mercato aperto. Tutta questa liquidità artificiale e credito fiat non lascia mai i canyon di Wall Street.

Al contrario, l'economia di Main Street è più che capace di produrre una crescita del 2% senza alcun aiuto da parte della FED, e l'ha effettivamente fatto in modo quasi uniforme sin da quando si è conclusa la Grande Recessione — indipendentemente dalla fase in cui fosse la campagna di stampa di denaro della FED.

Alla fine la nostra banca centrale keynesiana non è altro che una macchina gonfia-bolle. Il suo denaro a buon mercato e le gravi campagne di repressione finanziaria, alimentano inesorabilmente la speculazione a leva nei mercati finanziari che distacca dalla realtà i prezzi degli asset e le relative valutazioni. Poi la bolla scoppia, come è già accaduto due volte in questo secolo — anche se la FED ne sta gonfiando una terza nei mercati finanziari, esponendoli ad un crollo ben peggiore in un futuro non troppo lontano.

Quindi il modo valido per guardare ai numeri del PIL è quello di vagliare i picchi delle varie bolle. Cioè, valutare il tasso d'espansione della produzione tra i vari crolli finanziari che sono insiti nella politica monetaria attuale.

Ed è da qui che arriva l'1.1% CAGR per quanto riguarda le vendite reali nel corso degli ultimi sette anni sin dal picco dell'ultima bolla. Rappresenta il tasso tendenziale peggiore mai registrato nel periodo post-1950.

Addirittura il periodo della bolla immobiliare/subprime dell'accoppiata Greenspan/Bernanke è stato migliore, durante il quale si è registrato un tasso annuo di crescita del 2.5% nei 7 anni dopo il picco della bolla del 2000.

Inutile dire che le precedenti "riprese" hanno generato tassi di crescita nelle vendite reali doppi o quadrupli rispetto al magro tasso tendenziale dell'1.1% registrato dopo che il crash immobiliare è stato presumibilmente "curato" con una stampa di denaro ancora più intensa. Durante i 7 anni successivi al picco dell'inflazione del 1981, per esempio, le vendite reali crebbero ad un tasso annuo del 3.6%.

Nel corso della stagflazione degli anni '70, il record fu di gran lunga migliore. Sette anni dopo il picco del 1973, questo tasso di crescita fu 3 volte superiore al tasso annuo registrato sin dal 2007.

La morale della storia è questa: dal momento che il canale della trasmissione monetaria è rotto a causa del picco del debito, l'enorme stampa di denaro della FED non ha fatto altro che reflazionare i mercati finanziari. Come mostrato di seguito, sin dall'ultimo picco l'S&P è salito del 31%.




Al contrario, l'economia di Main Street sta arrancando, facendo registrare modesti progressi con le proprie gambe — nonostante le turbolenze della finanziarizzazione e la canalizzazione dei guadagni e della ricchezza nel casinò di Wall Street. Non sorprende, dunque, se i guadagni di quelle famiglie benestanti che possiedono più dell'80% degli asset finanziari sono stati giganti.




Alla fine vi è una notevole ironia di fondo. La FED è diventata lo strumento dei liberal buonisti e keynesiani. Ma le sue politiche stanno andando esclusivamente a beneficio di Wall Street e dell'1%. Stanno ridistribuendo il reddito e la ricchezza verso l'alto, non verso il basso della società come hanno sempre sostenuto i liberal.

Inutile dire che Main Street non ha bisogno di questo tipo di "aiuto". E se la caverebbe molto meglio con le proprie gambe, se il politburo monetario si unisse ai suoi colleghi sovietici nell'aldilà delle ideologie sbagliate.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


9 commenti:

  1. Francesco, con qualche giorno di ritardo, Auguri per i tuoi 30 anni da parte di tutti i lettori e commentatori.

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  2. Quali effetti sulle prossime presidenziali?
    Vinceranno i sussidiati di Main street o i "sussidiati" di Wall Street?
    O il candidato che prometterà di più ad entrambe?
    Ed i non sussidiati di Main Street si asterranno?

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    1. Ciao Dna.

      Credo che il problema più da temere sia quello riguardante il denaro contante. E' sempre più strano prendere questa posizione, ma arrivati a questo punto difendere la cartamoneta fisica è qualcosa di imprescindibile per la libertà individuale. Soprattutto alla luce dei recenti fatti:

      1. Leading German Keynesian Economist Calls For Cash Ban
      2.
      The War on Cash Destroys a Small Entrepreneur


      Se contiamo anche la bomba ad orologeria rappresentata dalla Grecia e i controlli dei capitali che possono derivare dalla sua ingestibilità, i paesi della periferia della zona Euro saranno investiti da una nuova ondata di propaganda contro il denaro contante. Anzi, misure supplementari a quella dei €1,000 potrebbero essere implementate senza tanto scalpore per "tenere a bada" i depositanti e, più in generale, gli attori di mercato. Il fine ultimo della guerra al contante è come al solito il controllo degli attori di mercato... o almeno si tenta di ottenere questo risultato.

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    2. Ciao Francesco,

      Le mie domande "politiche" erano provocatorie ed ironiche, ovviamente.
      Alla luce di quel che scrive Stockman, i liberal migliori amici della Fed e di WallStreet, dovrebbe essere evidente anche ai ciechi che non conta assolutamente la casacca del residente alla Casa Bianca. L'elite al comando è solo e soltanto una. Ed è solo una sfumatura propagandistica la millantata vicinanza al welfare o al warfare. La politica estera di Obama assomiglia ancora a quella di GWBush, solo con qualche drone in più.

      La war on cash, lo scrivevamo nei commenti di questa domenica, serve a scongiurare il bankrun ed a implementare un controllo capillare sugli individui. E' evidente. Tutte le altre spiegazioni sono fuffa inconsistente per greggi ignoranti, inconsapevoli e perciò plaudenti.
      Aboliscono il contante? E col digital divide come fanno? Impiantano il microchip? Col c....!
      Intanto, conversione.

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  3. Mi unisco all'anonimo per gli auguri... Non sempre sono d'accordo con te, ma sei sempre il n. uno.
    Orazio

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    1. Ciao Orazio.

      Grazie mille. Comunque la invito a commentare lo stesso anche quando è in disaccordo con quanto legge. La crescita intellettuale più che con i pareri concordi, migliora con uqelli discordi. ;)

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  4. Ciao Francesco,
    non sapevo avessi compiuto gli anni.
    Anche se in ritardo ti faccio anch'io i miei auguri.

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