giovedì 28 maggio 2015

Dovremmo cestinare l'euro?





di Frank Hollenbeck


Il dramma greco continua a tenere banco sui titoli dei giornali, con il rischio sempre più concreto di un'uscita della Grecia dall'euro. Tuttavia, la maggior parte del popolo greco vuole continuare ad usare l'euro. Ciò costringerebbe il governo greco a vivere entro i propri mezzi, il che non sarebbe una cosa negativa. Con i partiti anti-austerità che guadagnano trazione giorno dopo giorno, la Grecia potrebbe essere la prima, e non l'ultima, ad abbandonare la moneta unica. Eppure il problema in Europa non è tanto l'euro, ma le normative pubbliche asfissianti, la spesa e la tassazione.

Per molti anni è andato di moda incolpare l'euro per tutti i problemi dell'Europa. Gli economisti che suggeriscono di abbandonarlo, sono come quelle persone che vendono brodaglie miracolose in grado di farvi perdere peso senza che voi smettiate di mangiare pizze o ciambelle. Vogliono qualcosa senza pagarne il prezzo. Sostengono che sia molto meglio ridurre il debito attraverso l'inflazione – perntanto derubando i creditori – piuttosto che impegnarsi in aggiustamenti dolorosi per limitare le dimensioni dello stato e ridurne le tasse. Il vero problema non è tanto l'euro, ma la spesa pubblica finanziata dal debito.

La giustificazione teorica a favore dell'abbandono dell'euro, proviene dalla letteratura sulle aree valutarie ottimali. Spieghiamo di cosa si tratta. Supponiamo di avere due città, Los Angeles e Las Vegas, la prima in depressione e la seconda in pieno boom. Gli stipendi dovrebbero crollare a Los Angeles e salire a Las Vegas. Il lavoro si muoverebbe, quindi, da Los Angeles a Las Vegas. Immigrazione e costi dei salari mitigherebbero il boom e attenuerebbero il crollo. Questi fattori sono conosciuti come stabilizzatori automatici.

Se il lavoro non può migrare a Las Vegas a causa delle differenze di lingue, o per altre restrizioni, allora l'aggiustamento ricadrà esclusivamente sui costi del lavoro. Se invece le due città hanno valute diverse, allora un deprezzamento della moneta di Los Angeles potrebbe sostituirsi agli aggiustamenti nei salari e nei numeri dell'immigrazione. In altre parole, un aggiustamento esterno nella valuta sostituirebbe aggiustamenti interni nei costi del lavoro. Quindi una regione con una bassa mobilità del lavoro sta meglio con una moneta propria, come i singoli paesi dell'Europa, mentre una regione ad alta mobilità del lavoro, come gli Stati Uniti, starebbero meglio con una moneta comune. In altre parole, un paese con una moneta propria può gestire in modo indipendente politiche monetarie e fiscali. Naturalmente gli economisti Austriaci giudicherebbero tali vincoli in modo positivo, perché le politiche monetarie, o fiscali, vanno a ridistribuire i redditi e interferiscono con i prezzi e l'allocazione in modo efficiente delle risorse scarse.

I vantaggi di una moneta unica sono enormi. La trasparenza viene migliorata, mentre l'incertezza e i rischi vengono ridotti. Ovviamente il denaro non dovrebbe essere considerato come un'unità di misura, ciononostante ne condivide alcuni tratti filosofici: non esiste una grandezza ottimale per una riga, né vogliamo che i numeri impressi su di essa cambino costantemente; dovrebbe essere di una certa lunghezza e non dovrebbe cambiare di molto se si vuole che funzioni al meglio. Lo stesso vale per i soldi. Capitali e investimenti reali prosperano in un ambiente in cui l'unità di conto è per lo più stabile.

Chiunque abbia viaggiato in un paese straniero conosce i problemi che si hanno con una valuta estera. Innanzitutto è necessario pagare una tassa per convertire il proprio denaro, e poi bisogna spenderlo tutto prima di tornare in patria, altrimenti vi ritroverete in tasca monete e banconote inutili.

Coloro che invocano un abbandono dell'euro, citano spesso i costi del lavoro più elevati in Italia rispetto a quelli in Germania. Nessuno pare domandarsi perché il costo del lavoro sia diventato molto più elevato. Se l'Italia ha costi più elevati nella produzione delle automobili rispetto alla Germania, per esempio, allora l'industria automobilistica in Italia dovrebbe andare in bancarotta. Se il governo italiano sostiene la produzione automobilistica italiana con sovvenzioni o agevolazioni fiscali, non dovremmo sorprenderci di vedere un costo del lavoro più elevato nel settore automobilistico italiano. Non è stato l'euro che ha fatto impennare i costi del lavoro, ma le politiche statali.

Inoltre, nella maggior parte dei paesi dell'Europa meridionale, lo stato ricopre quasi il 50% dell'economia. La maggior parte delle persone o lavora per lo stato direttamente, oppure lavora nel settore privato i cui ricavi dipendono direttamente dalla generosità dello stato. Di sonseguenza la maggior parte dell'economia non è minimamente influenzata dalla competitività internazionale.

Né, a quanto pare, si parla mai dei costi del lavoro dell'Europa meridionale rispetto a quelli in Cina o in India. No, sulla bocca di tutti ci sono sempre i costi del lavoro in Germania. Il vero problema non è il costo del lavoro, ma una mancanza di competitività. Sin dal 2007 la Gran Bretagna ha guadagnato molto poco dal calo del tasso di cambio della sterlina. Oggi un prodotto fatto in Gran Bretagna contiene parti provenienti da tutto il mondo, quindi un calo del valore della sua valuta concede ai produttori un piccolo guadagno temporaneo: riduzione dei costi interni, rappresentati perlopiù dal lavoro. Questi guadagni scompaiono rapidamente dal momento che i sindacati sono consapevoli di come le svalutazioni riducono il valore reale dei salari nominali. Lo stato dovrebbe concentrarsi su politiche volte a migliorare la competitività (come la riduzione delle imposte e della burocrazia), invece di ricercare un guadagno provvisorio e illusorio svalutando la moneta.

Qualcuno potrebbe obiettare che banche centrali in concorrenza e valute concorrenti, rappresenterebbero una scelta migliore rispetto ad una singola banca centrale con una moneta unica. Naturalmente non c'è niente di "competitivo" nelle azioni dello stato, poiché si basano sul potere coercitivo. Ci basta osservare lo stato in cui versano le valute "concorrenti" di tutto il mondo, per capire che questa è semplicemente una corsa verso l'oblio. Come disse Mises:

L'accettazione dei principi di uno standard flessibile (tasso di cambio), deve pertanto portare ad una gara tra le nazioni dove l'offerta di una viene superata da quella dell'altra. Alla fine di questa gara, ci sarà solo la completa distruzione dei sistemi monetari di tutte le nazioni.

Una singola banca centrale con un'unica moneta fiat non rappresenta una panacea. Tutti i sistemi a moneta fiat, senza una riforma monetaria, finiscono per soccombere all'iperinflazione. Una banca centrale indipendente è solamente un'illusione. Quando arriva il momento critico e uno stato si ritrova con le spalle al muro, farà di tutto per sopravvivere. La presunta "indipendenza" della banca centrale sarebbe semplicemente un "ostacolo sulla sua strada". Solo qualcosa come l'oro può impedire ad uno stato di utilizzare la stampante monetaria per sedare la sua insaziabile voglia di crescere consumando sempre più risorse scarse.

Il problema con l'euro non è che si tratta di una moneta comune, ma che è una moneta fiat. A differenza della Federal Reserve negli Stati Uniti, la BCE ha un solo mandato – la stabilità dei prezzi. Tuttavia la BCE, così come la FED, è responsabile per le bolle immobiliari e altri investimenti improduttivi all'inizio del secolo.

La BCE, quindi, è solamente l'ennesima macchina gonfia-bolle. Fornisce liquidità in cambio di garanzie collaterali; più è alta la loro qualità, maggiore sarà la liquidità. Le banche europee hanno subito capito che la migliore garanzia erano i titoli di stato della zona Euro, dal momento che tutti avevano un rating AAA. L'ipotesi alla base di questo ragionamento era che gli stati non possono andare in default.

Con una forte domanda di titoli di stato, i loro tassi d'interesse sono scesi velocemente a livelli che solo la Germania aveva visto prima di allora. Con l'abbassamento del costo del denaro, paesi come la Grecia o l'Italia hanno avuto un maggiore incentivo a prendere in prestito per alimentare la loro spesa pubblica (aumentando soprattutto i salari nel settore pubblico). Gli stati hanno emesso una quantità eccessiva di obbligazioni, le quali hanno portato ad una quantità eccessiva di liquidità e di credito. Le enormi bolle immobiliari e gli altri investimenti improduttivi tra il 1999 e il 2007 in tutta la zona Euro, sono stati il risultato di questo azzardo morale.

Senza una tale politica monetaria, la Grecia, la Spagna e l'Italia non sarebbero mai state in grado di sprofondare così tanto nel debito. La bolla nei titoli di stato può essere direttamente attribuita alla liquidità concessa dalla BCE. La cosa incredibile è che questo sistema si regge ancora in piedi, e la BCE sembra totalmente inconsapevole di ciò che ha fatto e continua a fare. Le banche europee sono attualmente indebitate fino al collo, ma la BCE sembra ignara del suo ruolo in questa enorme farsa.

Tra l'altro la BCE sta acquistando €60 miliardi di titoli di stato al mese, spingendo gli stati europei a prendere in prestito ancora di più. Naturalmente la stampa di carta senza valore non risolverà il problema fondamentale dell'Europa: disallineamento tra domanda e offerta – un disallineamento creato dall'incessante interferenza statale col funzionamento del sistema dei prezzi. La stampa di denaro non farà altro che peggiorare le cose, poiché interferisce con il funzionamento di un'economia di mercato: altera i prezzi relativi e assoluti, causando una divergenza tra ciò che la società vuole che venga prodotto e ciò che viene effettivamente prodotto.

Con questo QE l'Europa sta scivolando lentamente lungo la china dell'iperinflazione, finale di partita di tutti i sistemi a moneta fiat. E' per questo motivo che lo stato non deve avere la possibilità di influenzare il valore di una valuta.

Pochi economisti capiscono perché così tanti sostengono un ritorno al gold standard. Keynes definiva l'oro come una "reliquia barbarica". Non perché l'oro sia in qualche modo speciale. L'oro ha molti svantaggi, ma il suo vantaggio principale li sminuisce tutti. Il gold standard, infatti, limita lo stato, impedendogli di fare ricorso alla stampante monetaria per finanziare le sue spese.

Un'unità di conto e di scambio stabile è una grande idea, ma ha bisogno di governi disposti ad accettarne la disciplina finanziaria. Se qualcuno deve cestinare l'euro, questa è la Germania. L'attuale strategia per proteggere la moneta comune è quella di risolvere un problema di debito con altri debiti. La Germania sarebbe saggia se unisse i paesi che la pensano allo stesso modo sulla politica monetaria e creasse un euro settentrionale coperto dall'oro. I paesi dell'Europa meridionale sono una causa persa. Le persone non stanno protestando per una minore ingerenza dello stato, ma affinché intervenga di più. Lasciate che ottengano ciò che vogliono: una moneta senza valore!


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


2 commenti:

  1. "Capitali e investimenti reali prosperano in un ambiente in cui l'unità di conto è per lo più stabile."
    "Un'unità di conto e di scambio stabile è una grande idea, ma ha bisogno di governi disposti ad accettarne la disciplina finanziaria"
    prima frase errata, seconda no.l articolo inizia male, finsice meglio. l euro va cestinato, presto (disse north). la stabilita dell unita di è un bene quando una conseguenza dell assetto del mercato, quando invece è un postulato indipendente diventa un caos. se hai l febbre il termometro deve dirlo, è inutile impostarlo su 36 mentre poi deliri. devo dire che la germania potrebbe trovarsi in difficoltà con lira ipersvalutata. d altra parte avremmo che la lira varrebbe molto meno che l euro. con giusta punizione del settore pubblico, mentre il privato (più flessibile anche contrattualmente e monetariamente) può proteggersi meglio. il mercato libero delle monete raggiungerebbe l equilibrio. finche non si aboliscono i macroaggregati su basi nazionali è così. d altra parte nessuno vieta contratti in altra moneta e la doppia (o plurima) circolazione, nel limite delle possibilità della moneta fiat, è la cosa migliore. tutti i risparmi convertiti in moneta stabile e stipendi pubblici sempre più privi di potere d acquisto. che sogno! 111

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    1. Ciao gdb.

      Ogni tanto c'è bisogno di artiocli del genere per ravvivare l'ambiente e le capacità critiche/analitiche. Se noterai, rispetto all'originale c'è un altro errore che Hollenbeck fa passare coem se niente fosse. Avendo intuito cosa volesse dire in realtà, ho cercato di espandere meglio il concetto. Mi riferisco alla parte in cui parla di denaro come "unità di misura". Anche in quella prima frase da te sottolineata, è probabile che la scarsa elaborazione di Hollenbeck possa creare terreno fertile per fraintendimenti. Credo che anche qui non voglia spalleggiare la "stabeeeleteee priceee" dello zio Mario, bensì la non-manipolazione dell'unità di conto. Comunque a questo articolo avrei dovuto aggiungere "A Choice in Currency" di Hayek, per completezza. Ma poi mi dicono che scrivo troppo. :)
      Comunque sarà pubblicato più in là. Tra le altre cose la Germania è già in difficoltà: a parte i debiti che la Grecia le deve, il settore delle esportazioni si sta raffreddando. In parte perché la Cina sta rallentando, in parte perché i depositi da ritirare in Grecia per convertirli in BMW si stanno esaurendo. Credo che se anche si ritornasse alla lira ci sarebbe poco da svalutare perché non c'è quasi più niente da ridistribuire. C'è solo il redde rationem.

      A proposito, visto che ieri tutti si sbracciavano per sottolineare la solvibilità della Grecia: Greece owes drugmakers $1.2 billion - and counting.

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