martedì 31 marzo 2015

Wall Street sta chiamando a raccolta le pecore: comprate durante i ribassi, non preoccupatevi della tosatura successiva





di David Stockman


E' proprio così. Hanno comprato di nuovo durante un ribasso, spingendo l'indice S&P 500 all'ennesima "chiusura da record". Questa volta il numero magico è stato 2097 e ha rappresentato un piccolo guadagno dello 0.3% rispetto all'ultima chiusura da record, ovvero, 2090 il 29 dicembre scorso.

Inutile dire che ci sono state un sacco di emozioni positive e negative. Come mostrato di seguito, negli ultimi tre mesi l'indice di mercato ha barcollato verso l'alto come un marinaio ubriaco. Infatti solo 90 giorni fa, il 17 novembre, l'S&P 500 raggiungeva il numero record di 2073 prima di scendere del 3-4% (verso i 2000) in cinque diverse occasioni.

Quindi da metà novembre siamo ancora ad un guadagno netto dell'1.2%, o un tasso annualizzato del 4%. La domanda quindi è: chi sano di mente vorrebbe scommettere su delle curve frastagliate per un 4% annuo?

In effetti i ribassi taglienti qui raffigurati non costituiscono nemmeno la metà dell'intera storia. L'equazione rischio/ricompensa comprende la prospettiva di conseguire un 4% di guadagni rispetto ad un bagno di sangue del 30-50% quando arriverà la prossima strage di ribassi.




L'immagine qui sopra è sicuramente opera dei robo-trader, i quali si dimenano spesso in un corridoio stretto. Ma questa truffa alla luce del sole non ferma Wall Street dal chiamare le pecore, e in tal proposito ha avuto grande successo.

Le pecore non solo stanno comprando durante i ribassi, stanno anche giocando ad un gioco davvero pericoloso. Ad esempio, negli ultimi 90 giorni, mentre il mercato ha oscillato in avanti di appena l'1.2% su base netta, il Russell 2000 ha sperimentato un forte trend rialzista rispetto ai suoi ribassi di metà ottobre. Di conseguenza ha guadagnato il 16%, e ora è arrivato ai massimi di tutti i tempi.


Russell 2000 ETF


Non si può dire se la valutazione a buon mercato sia quello che ha raggruppato le pecore nel Russell 2000 o in altri mercati. I grandi capitali sono ora scambiati a 20.4X rispetto ad un anno fa, e solo questo rappresenta un dato storico.

Infatti i $102 per quota di risultato dell'S&P 500 registrati nel quarto trimestre, rappresentano un guadagno di appena il 17% rispetto agli $87 per quota di risultato registrati nel terzo trimestre 2011. Durante questo intervallo di guadagni tiepidi — alimentati da massicci riacquisti di azioni con debito a buon mercato e grandi guadagni esteri dovuti ad un dollaro allora debole — non c'è stato nulla di tiepido circa l'indice S&P 500. Ha iniziato il quarto trimestre 2011 a 1100, il che significa che era cresciuto del 90% rispetto ai massimi più recenti.

Riuscite a sillabare "espansione multipla"? Grandioso!

Quando l'indice azionario sale di 5 volte più velocemente rispetto ai guadagni per azione, il multiplo PE deve salire di conseguenza. E così è stato — salendo da circa 13.5X durante l'ultimo trimestre del 2011 a più di 20X di oggi. In assenza di una drastica risalita degli spiriti animali incorporati nell'espansione del PE, l'indice S&P oggi farebbe registrare solamente 1375. Ciò implica che l'impennata del 75% nei guadagni sin dalla fine del 2011 è stata causata solamente da un'espansione multipla.




Ma anche ciò non può reggere il confronto con le altezze raggiunte dal Russell 2000. Al suo interno ci sono tutte società a bassa capitalizzazione con i valori di mercato ben al di sotto i $5 miliardi. Sono intrinsecamente più rischiose rispetto alle loro omologhe a grande capitalizzazione e contengono una frazione considerevole di nomi che hanno storie di prestazioni altamente volatili o nessun utile netto.

Ma non importa. L'indice è ora scambiato a circa 60X. Allora perché le pecore si sono ammucchiate dietro al Russell 2000 a queste valutazioni da capogiro? Molto semplicemente, ha prevalso il vecchio uno-due: politica monetaria accomodante della FED e propaganda sell-side di Wall Street.

Per quanto riguarda i giocatori fast money, ci sono state somme incalcolabili (e non dichiarate) messe a disposizione da vari broker per finanziare le posizioni degli hedge fund nel Russell 2000. Ma anche per l'investitore al dettaglio più lento, non c'è mai stata una tale cornucopia di margin debt a basso costo per finanziare la speculazione in asset rischiosi.

Come mostrato di seguito, il margin debt in rapporto al PIL è ora ai massimi di tutti i tempi: 2.91%. Questo è quasi 3 volte il tasso medio dell'1.0% registrato sin dal 1958 e, ancor più inquietante, supera i rapporti di picco registrati persino durante i bust delle dotcom e dei subprime all'inizio di questo secolo.




Quindi stanno comprando i guadagni delle grandi capitalizzazioni a 20X e quelli delle piccole capitalizzazioni a 60X, perché il casinò ha un finanziamento quasi gratuito in offerta. E i suoi giocatori d'azzardo — professionisti e amatoriali — non esitano a farvi ricorso credendo fermamente che la FED abbia aggiustato l'economia nazionale; che quest'ultima si sia "disaccoppiata" dal resto del mondo; e che la "Yellen" non sia diversa da Greenspan o Bernanke. Vale a dire, se l'economia non raggiungerà la "velocità di fuga" consentendo, quindi, alle aziende di trarre profitto dalle loro valutazioni da capogiro, la FED continuerà a ricoprire Wall Street con oceani di denaro in modo da far continuare la festa e far levitare perennemente il mercato.

Nessuna di queste proposizioni è vera. Per il quinto anno consecutivo è ormai evidente che non ci sarà alcuna "velocità di fuga" e che i dati "vittoriosi" del terzo trimestre dell'anno scorso erano solo l'ennesima illusione. Infatti, dopo le prime stime del quarto trimestre scorso che davano le vendite reali in aumento dell'1.8%, le aspettative stanno già venendo ridimensionate dai numeri tiepidi nella spesa al consumo, negli investimenti delle imprese e nel commercio durante l'ultimo mese dell'anno.

A causa del "picco del debito", è emersa di nuovo l'incapacità di Main Street nel raggiungere la fatidica "velocità di fuga"; incapacità evidenziata soprattutto dai dati del dicembre scorso relativi alle vendite commerciali e alle rimanenze. E questi dati sono importanti perché tengono traccia dell'intera economia aziendale — vendite al dettaglio, vendite all'ingrosso e produzione — e possono essere visualizzati su base tendenziale, senza il rumore dei mancati aggiustamenti stagionali.

La storia raccontata dai dati di dicembre ritrae un'economia che arranca e che non presenta alcun segno di "velocità di fuga", o il tipo di dati positivi nei redditi da lavoro e nei profitti che sarebbero necessari per giustificare le attuali valutazioni del mercato.

Pertanto le vendite totali aziendali di dicembre sono state pari a $1.4 bilioni, o un guadagno del 2.8% rispetto all'anno precedente. Quando convertite questi dati in termini "reali" in base al deflatore del PIL, le vendite aziendali sono aumentate dell'1.9% durante l'anno passato.

Questo è tutto — lo stesso tasso di espansione che è in vigore dal 2009. Inoltre, il report di questa settimana afferma che la politica monetaria ha perso la sua potenza e che l'espansione da $3.5 bilioni del bilancio della FED non ha fatto nulla per l'economia di Main Street.

Per esempio, a dicembre 2013 il numero mensile delle vendite dei produttori è stato di $480.1 miliardi. Il dicembre scorso non è stata registrata alcuna accelerazione: $480.6 miliardi. Questo significa nessun cambiamento nelle vendite dei produttori nel corso dell'ultimo anno, e se ques'utltimo numero lo aggiustiamo all'inflazione rappresenta una diminuzione effettiva.

Quindi è praticamente certo che ci stiamo dirigendo verso l'ennesimo inverno con numeri macroeconomici da svenimento. Il recente crash nella conta delle piattaforme petrolifere, per esempio, rappresenta un potente proxy per la spesa in conto capitale delle imprese; ed è stato il settore energetico, in generale, e quello dell'olio di scisto, in particolare, che sin dalla crisi finanziaria hanno sfoggiato timidi guadagni dagli investimenti fissi.

Come ha sottolineato Wolf Richter all'inizio di questa settimana: "[...] Ci sono solo 1056 impianti petroliferi che ancora estraggono petrolio, 443 in meno nelle ultime sette settimane e 553 in meno – o 34%! – rispetto al picco di ottobre (1,609) [...]. Mai prima d'ora il conteggio degli impianti petroliferi è sceso tanto velocemente."




Infatti, dati i tagli a cascata nel settore dell'energia e nella lavorazione del petrolio e di molte altre materie prime, è praticamente certo che nel 2015 la spesa in conto capitale e le esportazioni scenderanno, soprattutto a causa del forte aumento del dollaro e del rapido raffreddamento dell'economia mondiale.

Infine, il mito del "disaccoppiamento" non finisce mai di girare tra le bocche di Wall Street. Eppure, con il passare dei mesi, l'idea stessa del disaccoppiamento diventa più inconsistente. E' decisamente evidente che le banche centrali di tutto il mondo sono disperate. Una dopo l'altra continuano a ricorrere a tassi d'interesse negativi, ma non perché c'è una parvenza di razionalità nel concedere più prestiti in un'economia mondiale affaticata già da $200 bilioni di debito.

Ci troviamo nella fase di collasso del boom ventennale del credito alimentato dalle banche centrali, il quale ha letteralmente invaso il pianeta. L'onda di deflazione risultante, causata dai massicci investimenti improduttivi e dall'allocazione errata di risorse, produzione, trasporto e distribuzione, abbasserà i prezzi dei profitti e dei salari in tutto il mondo poiché l'offerta in eccesso si troverà a dover combaciare con una domanda inadeguata.

Il grafico qui sotto rappresenta l'indice Baltic Dry e non sta facendo registrare una stranezza una tantum nei "dati in entrata". Ci avvisa, infatti, che la ripresa di Wall Street e le storie sul disaccoppiamento sono completamente false e che le pecore sono ancora una volta in fila per essere macellate.




[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


8 commenti:

  1. Attenti al lupo!

    Eppure molte banche riuniscono i depositanti più sostanziosi e li spronano ad azzardare in Borsa. Soprattutto fuori dall'Italia...
    Tanti auguri!

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  2. Nel frattempo qui da noi non è altro che un gran parlare di come la disoccupazione sia di nuovo aumentata in Italia. Al che mi sono fatto un giretto sul sito dell'Istat. Ebbene, come vedete daquesto grafico, negli ultimi mesi dell'anno scorso il tasso degli inattivi è aumentato. Questo significa che i "miglioramenti" sbandierati nelle percentuali della disoccupazione (che non tiene conto degli inattivi) erano solo fumo negli occhi.

    Ora che i numeri degli inattivi si sono contratti leggermente, ecco che rispuntano le percentuali tetre sulla disoccupazione. E mentre il governo italiano si è affrettato a parlare di gufi come "spiegazione tecnica", non possiamo far altro che restare disarmati davanti all'incapacità di questi quattro pagliacci.

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  3. iniziamo a riflettere sul capitalismo reale? che è comunque la forma di reale migliore manifestatasi nella realtà

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  4. Riflessioni ultrasemplificate sulla big picture (spero utili come spunto per chi non ha chiaro il contesto)

    "quando l’ingerenza della mano pubblica è minima, la questione di chi comandi lo Stato diviene solo relativamente importante. Ma quando il governo è forte e la lotta per il potere aspra, i gruppi che detengono il potere finiscono costantemente per mutare, coalizzarsi o litigare per il bottino. Teoricamente, la cacciata di un tirannico gruppo al potere potrebbe porre fine al dispotismo: spesso, invece, essa comporta semplicemente la sostituzione della cricca sconfitta con un nuovo gruppo, che adotterà nuove forme di coercizione." M.N.Rothbard
    http://vonmises.it/2012/06/07/mercantilismo-mercanti-e-lotta-di-classe/

    Bisogna comprendere CHI E COSA crea, arbitrariamente (cioè, in barba ad ogni merito) privilegiati e svantaggiati: di sicuro, non il libero mercato.
    Semplificando al massimo, dalla nascita dello stato-nazione in poi il mercantilismo ed il neomercantilismo (keynesismo e monetarismo) sono politiche economiche top-down di competizione costante tra stati-nazione (ed ora anche tra apparati sovranazionali): la guerra con altri mezzi.
    L'assunto è che il vantaggio di uno stato deriva dallo svantaggio di un altro e qualsiasi mezzo aggressivo (colonialismo e neocolonialismo) o truffaldino (svalutazione monetaria e protezione dei campioni nazionali) è lecito per lo scopo.
    Lo statosocialismo (nelle sue declinazioni storiche) è il sistema politico del mercantilismo perché è dirigista, interventista, nazionalista (od internazionalista se sovranazionale) e, se necessario, bellicista. Sicuramente, è un sistema politico-economico chiaramente avverso all'individualismo ed alla libertà economica degli individui.
    Il libero mercato vero sarebbe quello tra individui o tra gruppi di individui che volontariamente e variamente scambiano tra di loro con reciproco profitto. Ma il controllo politico del mercato (in primis, monetario) impedisce sostanzialmente questi scambi liberi ostacolando il più possibile il normale ricambio dinamico dei vincenti e dei perdenti e bloccando il cosiddetto "ascensore sociale", favorendo arbitrariamente alcuni a danno di altri. Creando disuguaglianze ingiuste e spesso enormi perché pilotate politicamente.

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    1. Beh, Dna, se qualcuno era interessato ad un riassunto in pillole per quanto riguarda le differenza tra economia di mercato ed economia pianificata, direi che l'hai diligintamente accontentato.

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  5. Oggi è forse la prima vera bella giornata di Primavera un po' dovunque. A me è tornata la voglia di scherzare e quindi mi sono chiesto, in attesa di pareri legali circostanziati (ehi, ho detto gdb?), ma se il sistema fiatmoney politicofinanziario ci tratta da pecore e gli economisti neo mercantilisti cercano di stimolarci una domanda da gregge, cioè aggregata, è possibile, viste le conseguenze nefaste del loro operare, denunciare e portare in tribunale economisti, politici e banchieri per maltrattamento di animali?

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    1. chi pecora si fa, lupo se la mangia. non esiste nessun corso forzoso, dna. almeno non nel senso comune, che la legge non obbliga ad accettare la moneta a corso legale ma dice solo che vale necessariamente quella in assenza di accordi delle parti. certo, ci sarebbe il problema tributario perché il fisco potrebbe tassare il baratto come doppia compravendita. ma prima ti deve trovare. che poi è la questione bitcoin. l accordo delle parti sul modo di regolare i contratti comunque prevale. il corso legale è dunque questione, oltre che di tributi, di soggezione abitudinaria e psicologica all autorità, ma anche di comodità. dal supermercato difficilmente puoi pagare in altro modo: è sorretta dalla diffusione. ma la liberta ha un prezzo. e la liberta assoluta può anche essere antieconomica. e qui, come in tutto, ci sta sempre una scelta. se scegli, consapevolmente, sei libero quassia cosa scegli. poiche la scelta differenzia animale e uomo, chi non sceglie deve essere ben trattato. di qui "i diritti". sai quanti ne crea il tribunale!!! difendere te affermando che anche tu devi avere i "diritti" è una causa persa: cliente troppo scaltro :)

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