venerdì 20 marzo 2015

La resa dei conti tra Europa e Grecia: La somma di tutti gli errori degli stati europei





di David Stockman


I politici europei si stanno dilettando con una nuova forma di fratricidio ideologico mentre continuano ad assillare la Grecia. E "fratricidio" è proprio la parola giusta, perché in questa battaglia non ci sono tante differenze — solo statalisti.

Di conseguenza tutti i combattenti — tedeschi, greci e altri politici e burocrati di Bruxelles e Francoforte — hanno fondamentalmente torto, sebbene per motivi diversi. Anche se perseverano a commettere tutti gli errori che finora c'hanno condotto a questa triste condizione, in definitiva possono farci un favore. Vale a dire, screditare e distruggere i salvataggi di stato e la banca centrale, entrambi guidati da quel modello di finanziarizzazione che minaccia la democrazia politica e la prosperità capitalistica in Europa — e nel resto del mondo.

Il caso più difficile è quello dei tedeschi, molto rigorosi dal punto di vista fiscale. Lode ad Angela Merkel, alla sua decisa opposizione alla dissolutezza fiscale keynesiana e alla sua forte resistenza ogni volta che ha dovuto sciropparsi le richieste incessanti di uno "stimolo maggiore" — da tipi come Summers, Geithner, Lew, il FMI e gli esperti del FT tra gli innumerevoli altri. Almeno i tedeschi riconoscono che se le nazioni europee dedicano il 49% del PIL alla spesa statale (tra cui quasi un quarto del reddito nazionale è destinato ai trasferimenti sociali come è avvenuto nel 2014), allora è maledettamente chiaro che non possono contrarre nuovi prestiti.

Nonostante il presunto regime di austerità chiesto dai tedeschi, questo è esattamente ciò che stanno facendo. La Germania è riuscita a nuotare contro la corrente del debito pubblico, abbassando il rapporto d'indebitamento dall'80% al 76% del PIL negli ultimi quattro anni. Eppure il debito complessivo dell'UE-19 è salito incessantemente, il che significa che il resto dell'UE sta scivolando sempre più vicino al disastro fiscale.


Debito Statale dell'Area Euro in % del PIL


Infatti, la frustrazione della Germania nei confronti degli irresponsabili fiscali europei è più che comprensibile, in quanto è sua volontà non voler cedere un millimetro di terreno ai greci. O come ha detto a Bloomberg il vice della Merkel, Michael Fuchs:

Per la Grecia non c'è via d'uscita dai suoi obblighi..... le condizioni fissate dalla Troika (UE, BCE, FMI) per accedere ai fondi di salvataggio "devono essere soddisfatte.... Questo è tutto, ed è molto semplice."

Qui non si tratta solo di rigidità teutonica. In realtà è tutta una questione di quello che viene chiamato contributo chiave in conto capitale — la quota del fondo di salvataggio UE che deve essere coperta da ogni stato membro in caso di inadempienza.

Dei $350 miliardi di debito della Grecia, $210 miliardi sono dovuti al meccanismo di salvataggio dell'Eurozona. La quota della Germania è del 27%, o circa $57 miliardi. Ma la prospettiva che i contribuenti tedeschi rimangano fregati in caso di default della Grecia, non è il problema principale — anche se porterebbe una marea di voti al partito tedesco anti-UE.

Il vero incubo per il governo della Merkel è che non si possano salvare Francia e Italia. E' per questo motivo che insiste tanto affinché la Grecia soddisfi alla lettera i suoi obblighi, perché se la Francia o l'Italia saranno chiamate a coprire le perdite, l'intero sistema di salvataggio andrà in fumo.

E' impossibile che i governi già vacillanti di questi due Paesi possano sopravvivere alla richiesta di coprire la loro quota dei fondi di salvataggio europei. Infatti, quando è stata scattata questa foto durante l'incontro con Varoufakis, quello che frullava nella mente del Ministro delle Finanze tedesco, Schaeuble, era la prospettiva di una partnership tra Marine Le Pen e Beppe Grillo.

Vi basta considerare i partner che attualmente ha la Germania — già in essere prima degli sconvolgimenti elettorali portati da Syriza. In un altro dei suoi slanci di verità incansapevoli, il Ministro delle Finanze greco ha affermato che l'Italia sarà la prossima e scoprirà come sia "impossibile rimanere all'interno della camicia dell'austerità."

Questa esternazione ha attirato una risposta immediata da parte del Ministro dell'Economia italiano, Pier Carlo Padoan, il quale ha twittato al mondo che il debito in Italia è "solido e sostenibile".

Sta scherzando, vero? Il PIL italiano è morto sin dal 2007, eppure il Paese ha continuato ad avere enormi deficit di bilancio — circa $75 miliardi solo quest'anno — e il suo debito in rapporto al PIL è schizzato in alto.

In effetti, affermare che il trend mostrato qui sotto abbia davvero qualcosa a che fare con una posizione fiscale "solida e sostenibile", è indicativo della corruzione nella discussione economica che è stata introdotta dagli accademici keynesiani e dai burocrati dell'UE, del FMI e degli USA.

La loro falsa affermazione secondo cui tutto va bene in Italia, si basa sul fatto che il Paese è vicino ad un "avanzo primario" (ciò non prende in considerazione i pagamenti degli interessi).

Il fatto innegabile è che l'Italia, anno dopo anno, sta contraendo prestiti per pagare i suoi interessi e così sta solamente sprofondando in una trappola del debito. Cioè, una situazione senza speranza che nessun governo può fermare — per il semplice fatto che gli enormi aumenti fiscali e i tagli alla spesa necessari per invertire la spirale debito sarebbero politicamente impossibili da realizzare.

E questo è il punto cruciale. I modellatori keynesiani farneticano sulla possibilità di abbassare la curva del debito offrendo ricette economiche idiote: affermano che l'assunzione di una maggiore dose di veleno — spesa in deficit — possa magicamente risollevare la "domanda aggregata" e il PIL dell'Italia. Ma la crisi fiscale in Europa è ben altro, e i tempi in cui si poteva farneticare di soluzioni fantasiose disegnate sulle lavagne delle scuole è finito. Il keynesismo è finito.




Per loro grande merito, i tedeschi non credono nelle favolette dei keynesiani né in quelle dei supply-side. Di conseguenza, l'ultima cosa che vogliono è mettere alla prova la capacità dei politici italiani di coprire anche una piccola frazione dei $37 miliardi di debito greco di cui si sono fatti garanti. A scanso di equivoci, ecco la traiettoria post-crisi del PIL reale in Italia — una curva che, non a caso, si sta dirigendo verso il basso.




Inoltre, gli incubi della Germania su chi pagherà il conto non finiscono con l'Italia. La quota del debito greco garantita dalla Francia è di circa $42 miliardi. Ma come l'Italia la sua economia è in coma, avendo guadagnato solo l'1% in termini reali rispetto al picco pre-crisi.




La verità è che lo stato francese sta percorrendo la strada verso la bancarotta da diversi decenni, sotto governi di sinistra e di destra. Con lo stato che ora consuma quasi il 60% del PIL, non può decisamente aspettarsi una crescita economica. Il capitalismo non funziona quando viene soffocato dalle tasse, dalla burocrazia, dal clientelismo e dal torpore dello stato sociale.




Quindi la Francia sta vivendo una crisi che parte da lontano. La sua condizione fiscale in rapido deterioramento non ha nulla a che fare con la crisi finanziaria o la presunta deflazione. Sta pagando il pedaggio distruttivo dell'avere un'economia statalista, mentre il debito pubblico continua a salire inesorabilmente. Di conseguenza, il suo rapporto deibto/PIL si sta rapidamente dirigendo oltre il livello del 100%.




Quindi è assolutamente comprensibile la posizione inflessibile della Germania sul debito greco. Se venisse infranta la barriera del default, inizierebbero diverse corse agli sportelli parlamentari di diverse nazioni dell'UE. Anche gli olandesi sarebbero colti in fallo se fossero chiamati a soddisfare la loro parte di coperture — nonostante le lezioni di Dijsselbloem a Varoufakis sulla rettitudine fiscale. Infatti, per quanto tempo ancora lui e l'attuale governo olandese rimarrebbero in carica data la spirale del debito già in moto?




In breve, l'UE (tranne la Germania e un'altra manciata di stati come la Finlandia) ha superato il punto di non ritorno sul fronte fiscale. Nessuno stato che dovrà aumentare la sua quota di "solidarietà" in caso di default sopravviverà.

La Germania sarà lasciata col cerino in mano e speriamo che le serva da lezione.

Merkel & Co. possono anche essere fiscalmente virtuosi, ma sono decisamente ottusi in materia di banche centrali e ordine monetario. In realtà, non hanno la minima idea di ciò che rappresenti il capitalismo nel sistema finanziario.

Chiacchierano all'infinito su come la banca centrale non debba finanziare i "deficit degli stati", ma tutta questa ideologia equivale ad un vuoto assalto intellettuale ad un uomo di paglia monetario. La Germania ha assecondato il programma LTRO della BCE, per esempio, perché a quanto pare non comportava "l'acquisto" di debito sovrano.

In realtà, quando la BCE ha iniettato quell'enorme flusso di denaro fiat nel sistema finanziario europeo, ha sostanzialmente anticipato sconti triennali a quelle banche europee in possesso di debito pubblico di Germania, Francia, Italia, Spagna, ecc. Di conseguenza il rischio di credito assunto dalla BCE non era quello di BNP Paribas, ma quello dei titoli di stato francesi.

Inutile dire che si è trattato di un finanziamento statale sotto altro nome. Inoltre, questa non è la sola prova dell'ipocrisia tedesca sulla questione della politica monetaria.

Se fossero stati veramente fedeli al principio del denaro onesto, non avrebbero mai permesso alla BCE di cimentarsi in un'espansione monetaria dopo che i politici tedeschi, incantati dal "progetto europeo", scambiarono il quietismo monetario e la rettitudine della Bundesbank con la macrogestione keynesiana della BCE.

Nell'arco dei dieci anni precedenti al "whatever it takes" di Draghi del luglio 2012, il bilancio della BCE è aumentato di quasi quattro volte. Non importa se questa eruzione si sia basata su garanzie sovrane piuttosto che su acquisti "definitivi" di debito pubblico, e se le iniezioni di liquidità nel sistema bancario europeo siano state considerate come prestiti "temporanei" o permanenti.

In tutto il mondo impazza la mania di stampare denaro, e i bilanci delle banche centrali non si sono mai ristretti; si sono metastatizzati all'infinito. Le differenze tra acquisti a titolo definitivo e operazioni di questo tipo sono puramente tecniche.

Come tutte le banche centrali, la BCE è diventata uno scarafaggio monetario proprio sotto il naso della Germania. Le obbligazioni statali entrano, ma non escono. E come spiegato di seguito, la recente contrazione nominale del bilancio della BCE, che Draghi ha ora promesso di invertire con pieno supporto tedesco, era solamente un'illusione contabile.

Il fatto è che sin da quando ha aperto i battenti, la BCE si è impegnata in una monetizzazione su larga scala. Così facendo, ha drasticamente distorto il price discovery nei mercati obbligazionari e, quindi, ha spalleggiato la dissolutezza fiscale che imperversa in tutto il continente.




Come indicato in precedenza, sebbene nei due anni successivi all'ukase di Draghi il bilancio della BCE sembrasse ridursi drasticamente (di circa €1 bilione) e i ripagamenti degli sconti LTRO sembrassero fluire regolarmente, era solo una messinscena. La mole di asset della BCE è stata temporaneamente parcheggiata nei bilanci degli hedge fund e delle banche commerciali.

Questi speculatori erano più che desiderosi di fare front-running alla promessa di Draghi, ovvero, la BCE avrebbe implicitamente monetizzato tutte le emissioni sovrane di quegli stati necessitanti finanziamenti, dimodoché i mercati del debito potessero offrire loro i tassi più convenienti immaginabili. Dal momento che questa promessa incorporava tutti quegli stati della periferia irresponsabili (dal punto di vista fiscale), i front-runner hanno banchettato di cuore. Assicurandosi il valore crescente di quelle obbligazioni che avevano finanziato con pronti contro termine a costo zero o con depositi, hanno praticamente affittato i loro bilanci ai burocrati di Francoforte in cambio di profitti da favola.

Eppure nessuno dei salvataggi del debito greco, o il salvataggio del debito italiano, spagnolo, portoghese, ecc. tramite l'ukase di Draghi, sarebbe stato necessario se la BCE avesse lasciato operare un price discovery onesto nei mercati del debito durante gli anni del falso boom prima della crisi. La BCE ormai è diventata uno strumento del superstato europeo, inondando i ministeri degli stati membri ed i parlamenti con prezzi falsi sul loro debito sovrano.

In realtà, nei dieci anni prima della crisi del 2010 i tassi dei titoli di stato non avevano alcun motivo di scendere drasticamente. Prima del recente blip al ribasso nell'ICP europeo a causa del crollo globale del prezzo del petrolio e delle materie prime, il livello tendenziale dell'inflazione non era affatto cambiato sin dalla fine del secolo. Quindi quadruplicando il proprio bilancio tra il 2002 e il 2012, la BCE ha incarnato l'agente che ha scatenato la dissolutezza fiscale in tutta l'UE.

Durante suddetto periodo, l'ICP della zona Euro è aumentato inesorabilmente ad un tasso annuo composto del 2.3%, mentre l'indebitamento pubblico è salito costantemente. Dunque né un calo dell'inflazione né un miglioramento delle prestazioni fiscali — nella periferia o nel centro Europa — hanno fatto diminuire i rendimenti dei bond.

Infatti, in un regime di moneta onesta, il bilancio della BCE difficilmente sarebbe cresciuto dopo la fine del secolo. Ciò di cui necessitavano di più i paesi dell'UE, era un mercato obbligazionario onesto in grado di segnalare ai suoi governi costituenti il vero costo del debito pubblico a fronte di una crescita vacillante e una marea inarrestabile di dati demografici tristi (un crescendo di prestazioni sociali rispetto a tassi di natalità in calo e una forza lavoro in contrazione).

Detto in altro modo, gli stati europei necessitavano disperatamente di un regime monetario che lasciasse il finanziamento dei loro deficit nelle mani dei risparmi privati e degli afflussi di capitali, e non in quelle della stampante monetaria della banca centrale. Ciò avrebbe causato un "crowding out" visibile degli investimenti privati, un aumento dei tassi di interesse e l'opposizione politica ad una fiscalità sconsiderata nelle capitali europee.

Infatti la repressione finanziaria della banca centrale e la monetizzazione del debito sovrano rappresentano il nemico giurato della rettitudine fiscale tedesca. Ma i successivi governi di Berlino non ne avevano idea e non ce l'hanno tuttora.

Non sorprende, quindi, se durante la monetizzazione post-2000 della BCE, i tassi d'interesse dei Paesi periferici siano diventati una trappola. In questo contesto non importa se la BCE stesse acquistando debito italiano o greco (o se non lo stesse comprando affatto), o quali fossero le voci precise che componevano il suo bilancio in ascesa. Gli strumenti di mercato del debito sono sempre sotto l'occhio vigile dell'arbitraggio. L'impatto negativo della repressione finanziaria della BCE sarebbe avvenuto lo stesso, sia se avesse comprato debito italiano, obbligazioni stradali spagnole o conchiglie greche.


Decennale spagnolo

Decennale italiano

Decennale greco


Inutile dire che c'è sempre una controparte. All'epoca la crisi del debito dei Paesi periferici aveva raggiunto il picco nel 2010-2012, le banche europee e le compagnie di assicurazione si erano rimpinzate di debito mispriced a causa della repressione finanziaria della BCE. Di conseguenza quello era il momento in cui Berlino doveva togliersi le fette di prosciutto dagli occhi e riconoscere che la causa della crisi non erano soltanto i politici dissoluti del Club Med, ma soprattutto gli stampatori keynesiani della BCE che avevano gettato l'onestà della Bundesbank nella pattumiera della storia.

Invece la Germania è inciampata in un errore monumentale. Al culmine della crisi, tutte le grandi banche tedesche, francesi e italiane erano economicamente insolventi perché le perdite incorporate nei debiti sovrani e privati erano abbondantemente superiori ai capitali di queste istituzioni.

Nel caso di Deutsche Bank, per esempio, il suo bilancio da $1.9 bilioni alla fine del 2010 era in equilibrio precario su un patrimonio netto tangibile di soli $34 miliardi. Infatti aveva una leva finanziaria del 56X. Le grandi banche francesi non stavano molto meglio. BNP-Paribas aveva $60 miliardi di patrimonio netto tangibile su cui poggiavano $2.1 bilioni di asset, tra cui più di $600 miliardi di esposizione a prestiti ad alto rischio e obbligazioni.

Ma i rapporti di leva folli sfoggiati dalle grandi banche europee, erano il prodotto di un altro tipo di politica statalista di cui i tedeschi erano pienamente complici: il regime regolamentare noto come contabilità degli asset in base al rischio. Secondo questo quadro statistico, il debito sovrano non viene preso in considerazione ai fini del calcolo dell'adeguatezza patrimoniale. In breve, la BCE ha avallato vaste perdite sui debiti sovrani drasticamente mispriced e le autorità di regolamentazione delle banche UE hanno fatto finta di niente. Come se non fossero mai esistite!

Al di fuori del mondo primitivo keynesiano in cui esistono solo le meccaniche del PIL e non ci si preoccupa dei mercati finanziari e dei bilanci, ci sono tre "dati di fatto" estremamente pericolosi nel mondo reale della finanza.

Il primo: le banche non sono istituzioni di libero mercato, ma reparti pericolosi dello stato che devono essere strettamente regolamentati e controllati poiché altrimenti giocherebbero incautamente con i fondi dei depositanti, il capitale degli investitori e i vari programmi di assicurazione statale.

Il secondo: i politici devono essere messi di fronte al vero costo economico del denaro, o saranno tentati all'infinito ad espandere il loro potere erogando pasti gratis, sussidi industriali e sovvenzioni fiscali per gruppi di interesse organizzati e capitalisti clientelari predatori. L'indebitamento dello stato deve ferire le circoscrizioni del mondo reale, non solo offendere i requisiti della virtù fiscale.

Il terzo: i mercati finanziari sono il nucleo vitale del capitalismo, ma per loro stessa natura attraggono i giocatori d'azzardo. Di conseguenza il nemico più pericoloso per la prosperità capitalistica non è tanto la sinistra politica, bensì l'insormontabile "azzardo morale" che si verifica quando le agenzie dello stato — comprese le autorità fiscali e le banche centrali — salvano le scommesse andate male, le scommesse inacidite e gli eccessi di avidità sconsiderata che spuntano inesorabilmente nei mercati finanziari.

Va da sé che i tedeschi, fanatici della disciplina fiscale, hanno ignorato tutte e tre queste regole cardinali quando hanno collaborato con i burocrati keynesiani a Bruxelles e Francoforte per salvare il debito inacidito dei Paesi periferici. Così facendo, hanno commesso un immenso atto di follia statalista.

Innanzitutto, hanno sottratto ai mercati finanziari europei qualunque vestigia di disciplina e di price discovery onesto che li era rimasto; hanno permesso ai dirigenti finanziari e ai trader di caricare i bilanci delle loro istituzioni con perdite enormi; e hanno fatto capire ai giocatori d'azzardo che l'unico limite per BCE e UE è il cielo.

Per loro il rischio di perdite è svanito. Anche in caso di brevi turbolenze dei mercati e di modeste svendite, i tedeschi hanno chiarito che il superstato dell'UE sarebbe intervenuto con reti di sicurezza e sovvenzioni. Il triste spettacolo di hedge fund che acquistavano titoli italiani, spagnoli e titoli azionari bancari (anche greci prima della comparsa di Syriza), forti dell'ukase di Draghi, è stato il risultato di una quasi nazionalizzazione dei mercati europei del debito sovrano.

Sì, queste azioni hanno messo una pezza sull'insolvenza del settore bancario europeo. Ma anche su questo punto, i tedeschi sono profondamente colpevoli. Non c'era alcuna necessità di proteggere banche e altri investitori dalle perdite nei loro portfoli gonfi di debito dei Paesi periferici. Se avessero voluto tutelare i depositanti e il sistema finanziario in generale, avrebbero permesso alla Grecia di andare in bancarotta nel 2010 e non avrebbero interferito con gli sconquassi fiscali degli altri Paesi periferici — e, ovviamente, non avrebbero permesso una ricapitalizzazione del settore bancario con denaro pubblico, lasciando spazio ad una nuova leadership e ad un ambiente economico onesto.

Alla fine, la strada statalista scelta dai tedeschi è diventata un vicolo cieco. Ed è stato il governo tedesco che alla fine ha scelto il percorso della stampa di denaro e dei salvataggi bancari, perché nessun altro paese dell'UE aveva le risorse finanziarie e la credibilità per approvare simili cose.

Il trasferimento delle perdite di banche e speculatori ai Paesi periferici, ha portato alla distruzione della sovranità democratica nelle nazioni salvate. E questo va ben oltre l'usurpazione palese che si è verificata quando, durante il picco della crisi, Bruxelles ha praticamente deposto i governi eletti di Italia e Grecia.

Il fatto è che il "programma" odiato della Troika non esisterebbe in assenza delle depredazioni stataliste dei tedeschi. Senza quest'ultime, i governi delle nazioni europee fallite avrebbero dovuto progettare e imporre i propri programmi di "austerità" per compensare la mancanza di denaro preso in prestito e riguadagnare il loro profilo di credito nei mercati dei capitali.

Quindi Syriza ha ragione a dire che i cittadini devastati della Grecia non devono un centesimo alla Deutsche Bank e al resto dei banchieri per le obbligazioni greche che i loro governi precedenti hanno emesso imprudentemente, e che i trader e i manager di queste istituzioni finanziarie hanno acquistato scioccamente. Il fatto che il governo tedesco abbia trasferito questi debiti ai propri contribuenti è un problema di Berlino, non di Atene.

Infatti questa è l'ironia dell'attuale fiasco. Alla fine, non ci sarà alcuna "mutualizzazione" del salvataggio del debito greco o quello di qualsiasi altra nazione periferica. Finirà tutto sul conto della Germania, perché qualsiasi altro governo che tenterà di pagare la sua quota finirà come il governo Samaras — cioè, scapperà a gambe levate nel bel mezzo della notte.

I salvataggi sono stati uno dei più grandi atti di follia fiscale di tutti i tempi.

Ma non è finita qui, perché Berlino potrebbe commettere un altro grande atto di follia. I tedeschi potrebbero perdere le staffe, consentire alla Grecia di rimanere nell'UE senza rispettare i suoi impegni, e abbracciare il piano socialista di Syriza inneggiante ad un nuovo "New Deal" finanziato dalla Banca Europea per gli Investimenti (BEI).

Beh, questa sarebbe una mutualizzazione del debito di gran lunga più pericolosa. Per il momento Frau Merkel pare aver imparato la lezione e declinerà l'offerta di saltare dalla padella fiscale alla brace populista.

In breve, la Germania non ha altra scelta se non quella di lasciare andare la Grecia, smantellare l'intero piano di salvataggio dell'UE e quindi pagare il conto salato delle follie finora commesse.

L'alternativa è un superstato onnipotente a Bruxelles e Francoforte, il quale annullerà ciò che rimane della democrazia politica e della prosperità capitalistica in Europa.

Questo superstato seppellirà definitivamente i contribuenti tedeschi sotto il debito di altre persone. Il fiasco in Grecia l'ha già dimostrato.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


5 commenti:

  1. ottimo! il primato della politica pervasiva porta questi risultati. civiltà corrotte dalla centralizzazione del potere. azzardo finanziario per coprire l'azzardo socialista. repressione ideologica dell'individuo a suddito dello stato.
    planned chaos continentale.
    "con rispetto parlando, qua il più pulito c'ha la rogna" A.Sordi ne " il moralista ".

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  2. strada senza uscita, situazione dove perderanno sia europa che grecia. lo sanno, e per questo continuano a perdere tempo. ma è strada senza uscita

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  3. Per quelli che ancora si illudono

    http://www.usemlab.com/index.php?option=com_content&view=article&id=1088:rip-italia&catid=14:macroeconomia&Itemid=175

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    1. ai tempi buoni, nonostante le tasse teoricamente alte, si poteva evadere tranquillamente, perche potevano inflazionare. le cose sono collegate.

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    2. comunque è la solita notizia boiata che gira. sono scandalizzato da quanto anche gente di valore, o supposto tale (carbone è di valore, altri di presunto) dei "nostri" sia così superficiale da finire a dire boiate come nulla fosse così perdendo credibilità generale. così semplicemente si perde. giustamente. scemenze così su freedonia non le leggeresti mai. non ci sta nessun nuovo provvedimento in tal senso, come sembrerebbe dalla notizia che gira. è solo la conseguenza necessaria delle norme generali sugli accertamenti. guardate che lo stesso discorso, ripeto: generale, lo avevano fatto già nel 2013: http://www.laleggepertutti.it/39705_attenzione-ai-prestiti-tra-familiari-necessario-giustificare-allagenzia-delle-entrate-il-denaro

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