lunedì 16 marzo 2015

Controllo dell'immigrazione: ingegneria sociale federale





di Gary North


I conservatori si oppongono alla pianificazione centrale del governo federale... almeno fino a quando non vedono un cartello che dice "Stati Uniti" da un lato e "Messico" dall'altro. Poi: "Il Congresso deve costruire un muro!"

I credenti nei muri offrono molti argomenti, tra i quali questo: "Quelle persone vogliono sfruttare il welfare state. Non ce lo possiamo permettere."

Il difensore della libertà risponde in due modi: "In primo luogo, questi programmi di welfare state dovrebbero essere aboliti. Si basano sulla pianificazione statale e sulla ridistribuzione coercitiva della ricchezza. Sono loro il problema principale, non gli immigrati che possono sfruttarli. In secondo luogo, prima andranno in bancarotta, meglio sarà. Lasciate che gli immigrati li sfruttino." Il problema è questo: la maggior parte dei conservatori approva questi programmi di welfare in teoria e in pratica. Quelli più grandi sono la Previdenza Sociale, il Medicare e l'istruzione pubblica finanziata con le tasse. I conservatori non vogliono che questi programmi vengano de-finanziati. Li considerano parte integrante dello stile di vita americano.

In secondo luogo, il conservatore dice: "Questi immigrati indeboliranno il nostro stile di vita sociale. Sono troppo diversi dal nostro stile di vita, il quale non può sopravvivere ad una libera immigrazione. Il cambiamento soverchierà lo stile di vita americano."

Il difensore della libertà risponde: "Il libero mercato cambia l'America ogni giorno. Le innovazioni indeboliscono il nostro stile di vita; momento dopo momento, l'innovazione migliora la nostra vita. Inoltre perché pensi che il Congresso debba approvare una legge che andrà a limitare la libertà di viaggiare e la libertà contrattuale? Perché ti fidi del giudizio del governo federale in materia sociale ed economica? Perché sei diventato un apologeta della pianificazione centrale? Perché sei diventato un sostenitore dell'ingegneria sociale da parte di politici e burocrati federali?" I conservatori restano in silenzio. Non c'hanno mai pensato da questo punto di vista e non vogliono ripensare a quello in cui dicono di credere, vale a dire, che non ci si può fidare del Congresso in materia economica. Dicono che il Congresso possa fornire una qualche soluzione: non troppo cambiamento sociale, ma neanche troppo poco. Il difensore della libertà chiede: "Quando mai il Congresso ha legiferato una soluzione del genere?"

In terzo luogo, il conservatore dice: "Gli immigrati potranno trovare lavoro. Ruberanno posti di lavoro agli americani."

Vorrei soffermarmi su questo argomento, poiché è il più comune. Invoca il nazionalismo piuttosto che la libertà, con relative restrizioni alla libertà contrattuale: "Non tutti dovrebbero avere il diritto legale di svolgere un lavoro all'interno dei nostri confini. Solo coloro che sono già legalmente all'interno dei nostri confini possono possedere questo diritto, o quelli che che ci nasceranno. I nostri antenati sono arrivati qui prima dell'avvento delle leggi sull'immigrazione. Noi ci meritiamo suddetto diritto, gli stranieri no. Chi arriva prima, bene alloggia."



POSSIAMO ESSERE ASSUNTI?

Questo atteggiamento è in netto contrasto col cristianesimo e il libero mercato. Un principio fondamentale del cristianesimo è quello di servire Dio servendo il prossimo. Ciò viene affermato in Matteo 25. "In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (v. 40). Il contesto è il giudizio finale. Il principio del servizio è fondamentale anche per l'economia di libero mercato, la quale insegna che il reddito si ottiene servendo il cliente. Questo principio risale ad Adam Smith ne La Ricchezza delle Nazioni (1776).

Ma l'uomo ha varie occasioni per aiutare i suoi fratelli, ed è inutile aspettarsi una cosa del genere solo per benevolenza. E' più probabile che avrà successo se riuscirà a stuzzicare il loro interesse e mostrerà loro che è in grado di soddisfare le loro richieste. Chiunque voglia offrire ad un altro individuo un affare di qualsiasi tipo, deve farlo seguendo queste linee. Dammi quello che voglio così potrai avere quello che vuoi, è il significato di ogni offerta; ed è in questo modo che si ottiene il risultato massimo da quello che si vuole dagli altri. Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo la nostra cena, ma dal soddisfacimento dei loro interessi. Non ci rivolgiamo alla loro umanità ma al loro amor proprio, e non parliamo delle nostre necessità ma dei loro vantaggi. Solo un mendicante dipende principalmente dalla benevolenza dei suoi concittadini.

Il principio economico alla base del controllo dell'immigrazione mira a rendere illegale servire i clienti, in questo modo vengono protetti i redditi fuori mercato di quei produttori all'interno dei confini di una nazione, riducendo quindi la disponibilità dei servizi totali. Coloro che ricoprono determinati posti di lavoro, possono costituire un cartello con un obiettivo: tenere fuori i concorrenti mantenendo i salari al di sopra di quelli di mercato. Questo cartello spinge il Congresso ad affiggere un avvertimento davanti i confini della nazione: "Non si assume." Chi non vuole? I membri del cartello.

In America la prima manifestazione di questa mentalità si materializzò in California con l'ostilità dei dettaglianti nei confronti degli immigrati cinesi. Iniziò con la corsa all'oro del 1849, anno in cui il governo federale completò il furto di un terzo del Messico, che comprendeva la California. I lavoratori cinesi lavoravano tante ore a salari molto più bassi. Erano competitivi nei prezzi. L'ostilità dei dettaglianti crebbe nel quarto di secolo successivo. Il Chinese Exclusion Act del 1882 fu il primo esempio di legge federale che escludeva cittadini specifici. Non venne abrogata fino al 1943, quando la Cina era un alleato nella guerra del Pacifico. Il presidente che approvò quella legge non poteva essere che Chester Arthur. Prima di diventare vice presidente e poi presidente dopo l'assassinio di Garfield, Arthur era stato il capo del porto di New York, la dogana più redditizia del governo. All'epoca era noto per essere una delle principali fonti di tangenti per il Partito Repubblicano. La puzza di corruzione era così intensa che il presidente Hayes rimosse Arthur dalla sua posizione.

Nei corsi di storia non ci viene insegnato niente di tutto ciò. In California, fino al 1948, per bianchi o neri non era legale sposarsi con asiatici. La Corte Suprema dello Stato della California annullò tale legge. Il voto fu di 4 a 3. Fu il primo stato a ribaltare una legge contro il matrimonio interrazziale: per un solo voto. Guardiamo indietro e rimaniamo stupiti. Perché qualcuno dovrebbe credere che i politici avessero una saggezza tale da poter valutare con precisione i benefici e gli svantaggi sociali dei matrimoni interrazziali? Questa era solamente ingegneria sociale partorita da politici. Oggi la maggior parte dei conservatori -- ma non nel 1947 -- rifiuta una proposta di legge simile. Eppure la maggior parte dei conservatori ritiene che ci si possa fidare dei burocrati federali in materia di immigrazione.

I conservatori citano Ronald Reagan. "Una nazione che non può controllare i propri confini, non è una nazione." Conclusione: dal 1788 al 1882 gli Stati Uniti non erano una nazione. Sciocco, non è vero? Allora perché i conservatori lo citano lo stesso?

Questo slogan storicamente sciocco presuppone che l'approvazione di una legge equivalga a raggiungere uno scopo prefissato. Abbiamo leggi sull'immigrazione e 10 milioni di immigrati clandestini. Forse 20 milioni. Forse 30 milioni. Il governo federale non riesce nemmeno a contarli. Per rimpatriarli ci vorrebbero $23,000 per ciascuno. Inoltre ognuno di loro rappresenterebbe un caso da discutere in un tribunale. Ciò ingolferebbe il sistema giudiziario statunitense. Non possono essere rimpatriati -- e non lo saranno. Fatto: gli Stati Uniti non controllano i loro confini. Questo presunto controllo è solo simbolico: un modo per placare gli elettori. Siamo quindi una nazione?

Dovremmo fidarci dell'ingegneria sociale dei politici? Perché?



CONFINI, DISTINTIVI E PISTOLE: UN BREVE RIASSUNTO

Nel 1917 le restrizioni federali in materia di immigrazione si applicavano ai vari tipi di comportamento sociale. Ma le restrizioni all'immigrazione, dal 1882 fino alla prima guerra mondiale, avevano a che fare con l'esclusione dei cinesi. L'Immigration Act del 1924 lo estendeva a molte nazioni. Wikipedia riassume:

L'Immigration Act del 1924, o il Johnson-Reed Act, tra cui il National Origin Act e l'Asian Exclusion Act promulgato il 26 maggio 1924, era una legge federale degli Stati Uniti che limitava il numero annuale di immigrati che poteva essere ammesso da ogni paese. Il limite era del 2% rispetto al numero di persone della stessa nazione che sin dal 1890 viveva negli Stati Uniti, un calo rispetto al tetto del 3% stabilito dall'Immigration Restriction Act del 1921. Andava a sospendere l'Emergency Quota Act del 1921. La legge mirava a limitare ulteriormente l'immigrazione di europei. Inoltre limitava fortemente l'immigrazione degli africani e vietava l'immigrazione di arabi, asiatici e indiani. Secondo il Dipartimento di Stato lo scopo della legge era quello di "preservare l'ideale di omogeneità americano". L'opposizione al Congresso fu minima.

Questa tradizione di controllo dell'immigrazione andò dal 1924 al 1968, quando venne approvato da Lyndon Johnson l'Immigration Act di Teddy Kennedy.

Un segno di libertà prima della prima guerra mondiale era questo: non esistevano passaporti in Occidente. Da Wikipedia:

Una rapida espansione del trasporto ferroviario e della ricchezza in Europa a partire dalla metà del XIX secolo, portarono ad una diluizione del sistema dei passaporti. La velocità dei treni, così come il numero di passeggeri che attraversava più confini, rese difficoltosa l'applicazione delle leggi sui passaporti. La reazione generale fu un alleggerimento dei requisiti riguardo al rilascio di tale documento. Verso la fine del XIX secolo e fino alla prima guerra mondiale, i passaporti non erano necessari per i viaggi in Europa, e attraversare una frontiera era una procedura relativamente semplice. Di conseguenza, poche persone possedevano passaporti.

Durante la prima guerra mondiale, i governi europei introdussero il requisito del passaporto alle frontiere per motivi di sicurezza, e per controllare l'emigrazione di cittadini con competenze utili. Questi controlli rimasero in vigore anche dopo la guerra, diventando una procedura standard seppur controversa. I turisti britannici si lamentarono, soprattutto riguardo le fotografie allegate e le descrizioni fisiche, che secondo loro avrebbero portato ad una "deplorevole disumanizzazione".

"Documenti, per favore!" La prima guerra mondiale ci ha lasciato in eredità questa triste frase.

La tradizione conservatrice in America, 1788-1882, voleva le frontiere aperte. Anche la tradizione liberale. La tradizione costituzionale in America voleva le frontiere aperte. Solo nel 1882 assistemmo ad un cambiamento. Si intensificò nel 1924.

Se ascoltate i sostenitori delle restrizioni all'immigrazione, potreste pensare che George Washington e James Madison nel 1787 convinsero la Convenzione Costituzionale ad autorizzare restrizioni in materia di immigrazione. Potreste pensare che fosse parte della tradizione costituzionale americana. Ma la Costituzione degli Stati Uniti non fa alcun riferimento a tali limitazioni.

Ogni volta che qualcuno dice che ci deve essere una sorta di criterio sociale oltre allo status giuridico "incensurato" (al fine di ottenere la residenza negli Stati Uniti), sta dicendo che politici e burocrati sono competenti nel comprendere ciò di cui ha bisogno l'America oggi e in futuro.

I conservatori non concordano con questi aspetti in molti settori della vita, ma fanno eccezione due cose -- merci importate e persone importate. Credono che il Congresso e la burocrazia sappiano meglio cosa fare. Questa è la modalità di pensiero standard della maggior parte dei conservatori. Credono con tutto il cuore che il Congresso possa essere attendibile e che i burocrati siano in effetti una sorta di sacerdozio. "Queste persone sanno ciò di cui ha bisogno l'America."

Perché qualcuno dovrebbe credere a queste fandonie?



"GLI ISPANICI DISTRUGGERANNO L'AMERICA!"

Non molto tempo fa ho ricevuto questa e-mail:

E' vero che per gran parte della nostra storia abbiamo sperimentato una bassissima immigrazione. Però la nostra stessa nazione è stata fondata da un manipolo di persone in cerca di una nuova terra, lavoratori, contadini, inventori, educatori, ecc. Invece noi abbiamo insistito che i nuovi arrivati imparassero la nostra lingua, si conformassero alle nostre leggi e si considerassero cittadini del loro paese adottivo.

Chi sono questi "noi"? Come ci sono riusciti questi "noi"? Lasciando in pace le persone, giuridicamente parlando. Il governo federale non diceva nulla. Infatti il governo federale non aveva alcuna voce in capitolo.

Alcuni non ci sono riusciti e talvolta se ne sono tornati al loro vecchio paese, ma la maggior parte è rimasta ed è diventata americana a tutti gli effetti.

Ciò che disturba profondamente è che molti dei nuovi arrivati, in particolare gli ispanici, sembra avere poca o nessuna intenzione di apprendere la nostra lingua. Se andrà avanti questa situazione diventerà una formula infallibile per il disastro sociale, proprio come accadde in URSS.

Scommetto che questo accadrà nel prossimo futuro -- una volta iniziato, acquisirà una velocità di accelerazione letteralmente spropositata.

Quello che l'autore di questa e-mail non ha detto è questo: "Mi fido del Congresso degli Stati Uniti e della burocrazia affinché prendano decisioni in materia di stabilità sociale, oggi e in futuro." Se l'avesse detto esplicitamente, gli avrei dato il merito di aver almeno riflettuto sulle implicazioni delle sue idee. Crede nell'ingegneria sociale del Congresso in materia di immigrazione. Ritiene che i burocrati federali abbiano la capacità e la responsabilità morale di prendere decisioni su chi debba vivere qui e in quali circostanze. Sta dicendo che i burocrati federali hanno la capacità di fare previsioni accurate su come gli immigrati incesurati e sani di mente influenzeranno la società americana in futuro.

Non condivido la sua fede.

Non si fida degli ispanici. Pensa che parleranno spagnolo per tutta la loro vita. Pensa che non si integreranno mai.

Dove sono le prove che gli ispanici nati in questo Paese, che hanno frequentato le scuole pubbliche, che guardano la televisione americana e che ascoltano la musica rap non parlano inglese? Sono letteralmente fissati col rap. A me non piace. Non riesco a capire che cosa dicono. Ma gli adolescenti ispanici sono fluenti col rap. Credo che possiamo definirli trilingue.

Gli ispanici non creano problemi d'ordine pubblico molto spesso. Le persone a La Raza marciano in gruppi con cartelli e slogan, ma sono abbastanza intelligenti da scriverli in inglese per il telegiornale della sera.



TRE GENERAZIONI

La maggior parte degli immigrati che arrivò dall'Europa dell'est e dall'Europa centrale nel tardo XIX secolo e all'inizio del XX secolo, non sapeva parlare inglese. Non sappiamo quanti di loro impararono a parlare inglese, ma nel 1900 c'erano intere sezioni di New York che parlavano Yiddish e altre lingue dell'Europa centrale. Ma i figli hanno imparato l'inglese, padroneggiandolo e facendo da traduttori per i genitori. Non c'era nulla di strano.

C'è anche una componente sociologica per quanto riguarda gli immigrati. I genitori immigrati vogliono conservare le tradizioni del loro vecchio Paese. Vogliono che anche i figli conservino queste tradizioni, ma vogliono anche che abbiano successo. I figli abbandonano costantemente le tradizioni dei genitori. Vogliono integrarsi. Vogliono essere come i loro amici a scuola. Vogliono essere considerati americani. Da questo punto di vista, i figli hanno più successo dei genitori.

Per le persone con più di 12 anni è difficile imparare una lingua straniera. Alcuni adulti possono averne la capacità, ma non la maggior parte di loro. Non c'è nulla di strano. Probabilmente è genetico: fasi dello sviluppo. I bambini piccoli padroneggiano le lingue a ritmi incredibili, almeno se li paragoniamo alle persone anziane. I bambini multilingue che crescono in ambienti multilingue sono comuni. Mio padre, che era di stanza in Egitto durante la seconda guerra mondiale, disse che i ragazzi nelle strade parlavano tedesco, italiano e inglese con una certa facilità. Avevano venduto servizi ai vari eserciti invasori, e se la cavarono bene.

Le persone si adattano. Rispondono agli incentivi. Se ci sono incentivi economici e le opportunità per assimilare, i figli degli immigrati non ci penseranno due volte.



OTTO PAROLE CHE DEFINISCONO L'AMERICA

Ci sono otto parole nella lingua inglese che generalmente definiscono gli americani, almeno non quelli al Congresso. Queste otto parole sono fondamentali per comprendere il carattere americano. Sono state alla base del comportamento americano per oltre 300 anni. Eccole:

Vivi e lascia vivere.
Facciamo un affare.

Quando i governi civili si lasciano coinvolgere negli affari degli uomini, allora queste due frasi vengono compromesse. Le forze anti-immigrazione si oppongono alla prima frase: "Vivi e lascia vivere". I protezionisti si oppongono alla seconda: "Facciamo un affare". Molto spesso troviamo persone che si dicono a favore di entrambe le posizioni e si definiscono conservatrici. I conservatori amano le dogane, gli agenti doganali, gli addetti al controllo dell'immigrazione. Si fidano del Congresso e della burocrazia... solo ai confini nazionali. In altri settori della vita, insistono di credere nei principi di uno stato limitato. Ma mostrate loro un confine nazionale e abbandoneranno i loro principi. Hanno fiducia nel governo federale non appena vedono un confine nazionale.

Tenetelo a mente: la residenza non è la stessa cosa della cittadinanza. I conservatori confondono i due concetti. Gli americani non commisero questo errore fino allo scoppio della prima guerra mondiale


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


9 commenti:

  1. Come spesso accade, i temi negli articoli di questo blog possono essere traslati ad altre nazioni. Quello di oggi non fa eccezione. Infatti, i contenuti dell'articolo di North sull'immigrazione possono essere benissimo traslati alla situazione italiana. Il tutto si può ricongiungere ad una mentalità protezionista che ancora aleggia nelle menti della maggior parte degli individui. E' una mentalità che viene alimentata sin dalla giovane età, con la comprensione che i confini di una nazione sono più importanti degli individui che la compongono. In questo modo il commercio non viene più considerato un atto volontario tra attori di mercato, ma un mezzo attraverso il quale l'identificazione con la propria nazione assume una valenza superiore al miglioramento delle condizioni personali.

    Ciò crea risentimento. Ciò crea invidia. Ciò crea quella sensazione di giustificato interventismo da parte delle autorità centrali in quelle questioni che riguardano il successo e il fallimento di settori industriali e produttivi. Agli occhi della popolazione è legittimo. Nel caso italiano, inoltre, c'è da sottolineare una forte mancanza dello stato di diritto per quanto riguarda le norme sanzionanti comporamenti illeciti. Di conseguenza, il presunto problema degli immigrati è ciclico mentre i problemi strutturali italiani sono ben altri e la politica non ha alcuna intenzione di risolverli.

    RispondiElimina
  2. Questi sono i principi libertari della convivenza e della cooperazione umana. Dal basso.
    Poi c'è il globalismo nwo imposto dall'alto. Uniformità per maggior omologazione e controllo. Il cittadino standard della domanda aggregata.
    Comunità aperte e comunità chiuse. Libertarie se volontarie.
    Criteri: culturali.
    La società aperta della libertà. Di far entrare o meno.
    E chi non vuole integrarsi? E chi non vuole rispettare le leggi degli ospiti?
    Vedo guerre tra poveri nelle periferie e sventolare l'accoglienza nei quartieri bene "purché lontano da qui".
    North ha ragione in linea di principio. Ma la realtà è un po' più complessa.

    RispondiElimina
  3. Spiace, ma non concordo neppure con una parola. o meglio ti sei schierato con il tuo commento a lato della traduzione che va pure a prendere il Vangelo......................... ma ma mio avviso mischia pere con mele l articolo e pure tu fai altrettanto. esistono problemi reali e cogenti visibili a tutti e poi esiste una visione bellissima e bucolica ma inapplicabile se non con i soldi di terzi. e a spese di terzi.
    non quoto.


    saluti

    Massimo Pernigotti

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Massimo.

      Sebbene di primo acchito possa dispiacere che un utente non gradisca l'articolo del giorno, ad una riflessione più approfondita possiamo dire che rappresenta un motivo di ulteriore elaborazione dell'articolo presentato. In quanto studioso di fattori economici, la mia vicinanza con lo scritto di oggi è puramente economica piuttosto che socio-politica. Infatti, North vuole ricordare al lettore come gli attori di mercato siano degli agenti liberi di entrare in qualsiasi scambio che a loro giudizio rappresenta un'opportunità vantaggiosa. In questo senso non c'è bisogno che intervenga un ente presumibilmente super-partes che impedisca la conclusione di tale accordo. Molto spesso ciò avviene sfruttando la giustificazione, scioccamente autarchica, che una determinata produzione autoctona debba essere preservata rispetto a tutte le altre. Si presume, quindi, che i consumatori non sappiano quello che vogliono, mentre lo sanno i burocrati.

      Non è vero. Così come i sindacati esistono per mantenere i salari al di sopra del livello del mercato, lo stesso accade con le aziende interne ed estere. Nel caso specifico, si presuppone falsamente che gli immigrati siano qui per "rubarci" il lavoro. In che modo essere italiani, ad esempio, rappresenta una "capacità lavorativa aggiuntiva" per svolgere un determinato compito? Gli individui vendono le proprie abilità e capacità al miglior offerente affinché possa essere assunto. Il discorso non sarebbe così semplificabile per la cittadinanza e il voto, poiché tali concetti socio-politici prevedono il confronto con le leggi. Ma tali sono diritti che non si possono "vendere", mentre invece le competenze economiche attraverso le quali svolgere un lavoro possono essere vendute al miglior offerente. Questa confusione avviene perché si tende ad identificare i diritti di proprietà con il lavoro, quando invece sono due cose diverse. I diritti di proprietà rappresentano la capacità di una persona di vendere o comprare legalmente qualcosa.

      Per quanto riguarda, invece, il welfare state sfruttato dagli immigrati... beh... qui c'è poco da dire. Come ripeto spesso, siamo immersi in uno schema di Ponzi che richiede l'ingresso di ulteirori unità affinché questa truffa possa andare avanti. L'Italia, ad esempio, ha un problema con le nascite e posso azzardare che lo specchietto per le allodole del welfare agli immigrati non sia altro che l'incentivo a sistemarsi in questo Paese e ri-bilanciare il calo demografico. Il problema con questa strategia è che la tanto decantata ripresa non arriva e non arriverà (basti pensare a quello che accadeva nei primi anni 2000 quando immigravano su questi lidi solo muratori stranieri per sfruttare la baldoria della bolla immobiliare italiana gonfiata dall'espansionismo monetario della BCE). Di conseguenza è meglio aspettarsi che questo sistema welfaristico cada più prima che poi.

      Elimina
  4. i conservatori si oppongono alla pianificazione centrale del governo federale... almeno fino a quando non vedono un cartello che dice "Stati Uniti" da un lato e "Messico" dall'altro. Poi: "Il Congresso deve costruire un muro!"

    togli conservatori, e metti libertari ed è lo stesso. tra liberi comuni d italia, che mi sembrano vicini ad hoppe sul punto, che vogliono l assenso della comunita all ingresso di un nuovo abitante, limitando cosi la liberta spaziale ed economica per l impossibilita di monetizzare facilmente la proprieta abitativa, ed i libertari teorici americani senza confini. piu rifletto, piu constato che siamo nel "migliore dei mondi possibili". anche confrontandoci con altri periodi storici, sono contento di vivere oggi. sapete come diceva una variazione delle leggi di murphy. "gli ottimisti pensano che siamo nel migliore dei mondi possibili. i pessimisti pensano che gli ottimisti hanno ragione."

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao gdb.

      Beh, non mi cimento nemmeno a voler teorizzare una qualche società post-statale o alternativa. :)
      Questo è un onere che lascerei voloentieri agli individui, i quali, consapevoli delle loro possibilità e delle loro necessità, dovrebbero essere in grado di scegliere adeguatamente in base alle loro inclinazioni. E' una questione di autodeterminazione. L'unica cosa che mi sento di aggiungere è una: finché la società in questione si organizzerà secondo un rule of law, le basi per una libertà duratura saranno quantomeno assicurate.

      Dubito che oggi questa preorogativa sia pienamente soddisfatta da un qualsiasi stato.

      Elimina
  5. Nel mio paese in puglia, si è creato un dibattito attorno alla possibile apertura di un centro commerciale cinese alla periferia.
    Sinceramente, non capisco il motivo per cui il proprietario di un grande immobile ormai sfitto da anni, non lo possa locare a chi meglio ritiene opportuno e oltretutto debba pagare gravose imposte insostenibili con il locale vuoto; tutto ciò a causa dei veti esposti dalle famigerate "associazioni di categoria" del commercio, capitanate da qualche quaquaraquà di consigliere comunale, in campagna elettorale permanente, a caccia di sporchi voti basati sull'italianità e la difesa dei prodotti italiani e dei negozianti.... insomma boiate simili.... ecc ecc Invece di chiedersi perché non ci siano imprenditori italiani disposti ad investire??? cmqe Gary North dimostra ancora una volta la sua enorme onestà intellettuale, un libertario non può essere un protezionista o un nazionalista, sebbene anche a me susciti qualche perplessità la situazione attuale dell'italia con la questione dei rom, che cmqe non sentono l'esigenza d'integrarsi, oltretutto non ne hanno nemmeno la possibilità e la cultura per poterlo fare ed occupano territori demaniali. Poi nei giorni scorsi la sorte capitata la povero Raggi sgozzato in un bar da un marocchino, d'altro canto pone altri interrogativi anche se riflettendo gli italiani non s'indignarono così tanto quando un pazzo fascista sparò uccidendo quegli ambulanti senegalesi a Firenze qualche anno fa. Così come del resto gli unici a ribellarsi alla camorra in campania sono stati proprio degli africani. Bisogna riflettere, da libertari sappiamo che il nocciolo del problema non sono gli immigrati, ma in un paese iperstatalizzato e burocratizzato come il nostro è inevitabile che queste masse di poveri cristi possano ingrossare le file della criminalità organizzata e disorganizzata, che in un contesto come quello italiano non può far altro che prosperare.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Dino.

      Comprendo le tue riflessioni, e Dna l'ha specificato bene anche nel suo commento: la realtà è complessa. Infatti è per questo che non mi azzardo a teorizzare alcunché dal punto di vista socio-politico. Non ne sono in grado. Io, così come ha sempre fatto anche North, mi limito ad analizzare le tematiche economiche e la propaganda mercantilista sfrutta l'invidia degli esseri umani per portare avanti i propri scopi clientelari.

      Per quanto riguarda l'Italia, in particolare, il problema è strutturale. Ovvero, la totale mancanza di uno stato di diritto permette la proliferazione di situazioni assurde come la nostra in cui le persone oneste sono schiacciate dalla morsa dell'oppressione statale da un lato e dall'altra dalla criminalità che sfrutta le contraddizioni normative emerse dal cancro dell'interventismo statale. Come ricordi giustamente anche tu alla fine del tuo commento, viviamo nel caos pianificato alimentato da un sistema statale con un piede nella fossa e che sta facendo di tutto per restare in vita.

      Elimina
  6. http://www.theoccidentalobserver.net/2013/05/ted-kennedy-did-not-pass-the-immigration-act-of-1965/

    Sbaglia North - spero per ignoranza - riguardo alla legge sull'immigrazione del 1965. Ted Kennedy era solo un giovane senatore con pochissimo potere. Serviva solo per mascherare la vera forza motrice della rivoluzione demografica.

    RispondiElimina