lunedì 19 gennaio 2015

L'ebbrezza del culto keynesiano — I consigli deliranti di Krugman e Rogoff





di David Stockman


Oggi vi darò un paio di ragioni per capire meglio il perché gli economisti keynesiani rappresentano una minaccia per il mondo. Sembra che sia Kenneth Rogoff di Harvard sia Paul Krugman della Princeton abbiano una forte influenza globale, riuscendo a vendere elisir magici a politici disperati e banchieri centrali che sono già sepolti — finora senza alcun risultato — sotto ondate senza precedenti di "stimoli" fiscali e monetari.

Ma non importa. I professori hanno una soluzione in tre parti, e questa richiede più, più……e più della stessa cosa! Fare spazio ad uno stimolo monetario maggiore dopo sei anni di ZIRP, quindi; ma non è finita qui perché il professor Rogoff ne ha una ancora più infantile. Vale a dire, abolire i contanti. Proprio così, il parolaio di Harvard propone di confiscare i vostri salvadanai e qualsiasi roba verde che può ancora nascondersi nel vostro portafoglio.

Nel frattempo Krugman ha fatto un viaggetto veloce a Tokyo, dove a quanto pare è stato determinante nel convincere il primo ministro del Giappone ad annullare il prossimo aumento dell'imposta sui consumi, una mossa che era assolutamente necessaria per arginare il flusso di inchiostro rosso della nazione. Ma perché non spendere qualche altro anno in più ad aggiungere debito a quello già esistente, che è già al 230% del PIL ed aumenterà inesorabilmente in una nazione che sta rapidamente diventando una colonia di pensionati? Dopo tutto, il professor Rogoff ha ora messo a punto un sistema che permette alle banche centrali di monetizzare tutto il debito che anche lo stato più dissoluto può emettere.

Iniziamo quindi con l'incredibile assalto del professor Rogoff ai contanti e alle monete delle persone — un preludio necessario per un'espansione monetaria della banca centrale ancora più strabordante. Ecco equello che di recente ha sostenuto in un "prestigioso" forum di politica internazionale:

L'economista di Harvard Kenneth Rogoff sostiene sul FAZ che la valuta cartacea dovrebbe essere vietata del tutto. In questo modo le banche centrali potrebbero imporre più facilmente tassi di interesse negativi. Gli evasori fiscali e i criminali avrebbero vita difficile. Da questo punto di vista le banconote e le monete appaiono superflue, ha detto in una presentazione presso l'istituto IFO di Monaco di Baviera. Le misure per stimolare l'economia potrebbero essere attuate più facilmente in questo modo.

In breve, le banche centrali dovrebbero intensificare la loro devastante guerra ai risparmiatori abbassando ancora di più i tassi di interesse fino a farli diventare negativi sia nominalmente che realmente. Ma ora sono ostacolate per due ragioni.

Anche se volessero percorrere la loro strada preferita, ovvero, abbassare i tassi di interesse "reali" ancora di più in territorio negativo per innalzare l'inflazione al consumo, sono bloccate dalla realtà economica. Le famiglie sono ancora sepolte nel debito e non possono più prendere in prestito, spendere e gonfiare i loro indici di leva finanziaria come invece hanno fatto nei 40 anni precedenti la crisi finanziaria del 2008. Allo stesso modo, un'economia globale deflazionistica — che annega in una capacità industriale in eccesso e in cattivi investimenti generati da quasi due decenni di repressione finanziaria mondiale — pone un coperchio sul prezzo dei beni di consumo. Quindi questa strada è preclusa.

Allo stesso tempo, i tassi di interesse sono già a zero in termini nominali, il che significa che solo tassi nominali significativamente negativi potranno ridurre ulteriormente il peso del debito pubblico. Tuttavia anche i banchieri centrali sono abbastanza furbi da capire che se le autorità monetarie e fiscali dello stato si spingessero troppo in là nell'imporre tassi negativi sui depositi bancari o minacciassero i depositanti con "bail-in", potrebbero suscitare una corsa agli sportelli. Sì, in quest'epoca di tecnologia impressionante in cui le persone si svagano presso gli Starbucks agitando i loro smartphone alla cassa, i nostri padroni keynesiani sono preoccupati per una possibile un'eruzione di tanti Ben Franklin dai bancomat.

E dovrebbero esserlo a ragion veduta. Dietro tutta la tecnologia dei sistemi di pagamento elettronico, esiste ancora il "deposito di denaro". Cioè, ci sono crediti digitali da qualche parte nel sistema bacario e nei fondi monetari che possono essere ritirati attraverso pagamenti elettronici.

Detto in modo diverso, c'è voluto un secolo prima che gli assegni cartacei riducessero drasticamente la necessità del denaro contante e c'è voluto mezzo secolo prima che le carte di credito finissero quasi il lavoro. Ma i banchieri centrali keynesiani sono terrorizzati da portamonete e casseforti piene fino all'orlo di biglietti verdi.

Beh, richiedete un interesse del 4% per il privilegio di conservare un deposito in denaro presso un fondo bancario o un fondo monetario, per esempio, e vedrete salire la domanda di denaro contante. In tale contesto, i contanti rappresenterebbero l'ultima risorsa dei popoli contro la confisca arbitraria della loro ricchezza da parte delle autorità finanziarie dello stato. Sebbene possa sembrare strano, in un mondo in cui le stampanti monetarie keynesiane sono letteralmente impazzite schiacciando quel che rimaneva di un onesto price discovery nel mercato dei depositi e del debito, i biglietti verdi potrebbero rivelarsi l'ultima barriera contro la distruzione dei risparmiatori.

Quindi, sì, nel 2014 abbiamo un professore di Harvard che va in giro cercando di impersonare Franklin Roosevelt. FDR confiscò l'oro degli americani nel 1933. Ora il professor Rogoff vuole il loro denaro contante — l'ultimo rifugio in cui i cittadini possono salvaguardare anonimamente la loro ricchezza, schermandola dalle depredazioni dello stato.

L'intero piano di Rogoff, dunque, contiene un sinistro avvertimento. I protagonisti della mafia keynesiana si rendono conto che l'enorme debito che le loro politiche hanno creato in tutto il mondo, può essere gestito solo da un regime permanente di repressione finanziaria e riduzione in schiavitù dei risparmiatori. Eppure, se ci si dovesse spingere troppo in là, si verificherebbe una fuga dai "depositi di denaro" (che lo stato può controllare) verso il "denaro contante" (che circolerebbe al di là delle grinfie statali).

E ciò ci porta al deplorevole professor Krugman in Giappone. L'ultima cosa di cui hanno bisogno i pazzi scatenati che hanno ideato l'Abenomics è una giustificazione keynesiana spuria per una spesa in deficit ancora più sconsiderata.

Honda, 59 anni, un accademico che conosce Abe, 60 anni, da tre decenni ed è consigliere economico del primo ministro, si era opposto alla mossa di aprile e gli aveva consigliato di ritardare la prossima. E' intervenuto Krugman, premio Nobel che ha scritto articoli sul perché un rinvio fosse necessario. "Questo ha rinforzato la decisione di Abe — Krugman era Krugman, ed è stato molto convincente" ha detto Honda [...]. "Lo definirei un incontro storico." E' stato in limousine [...] che Honda ha detto a Krugman, 61 anni, qual era la posta in gioco alla riunione. L'economista [...] ha avuto la possibilità di contribuire a convincere il primo ministro, il quale ha dovuto rimandare l'incremento nel 2015.

Vediamo. Fin dalla sua crisi finanziaria nel 1989, il Giappone ha reso la spesa in deficit un modello di vita. Nel corso degli ultimi 10 anni, per esempio, il suo bilancio è in continuo deficit e ha una media di nuovi prestiti di quasi il 7% del PIL all'anno.




Tutti questi deficit giganti, tuttavia, non hanno "stimolato" il PIL del Giappone. In realtà, il suo PIL nominale odierno è lo stesso di quello di due decenni fa.




Di conseguenza, il Giappone ora si trova in una trappola del debito: disavanzi di bilancio giganti anno dopo anno a fronte di un PIL nominale statico, hanno fatto salire il rapporto della leva finanziaria. Rispetto al reddito nazionale, il debito pubblico è ora più grande di 7 volte di quello nel 1980, e 2 volte più grande di quello di qualsiasi altra nazione.




Infatti a partire dalla metà degli anni '90 le entrate delle amministrazioni pubbliche del Giappone sono rimaste bloccate a ¥45 bilioni l'anno, mentre le spese per autostrade e ponti verso il nulla e per il sostegno di una popolazione vecchia sono salite costantemente verso i ¥100 bilioni l'anno. Di conseguenza, fino al suo recente aumento dell'imposta sui consumi dal 5% all'8%, il Giappone stava raccogliendo in tasse solo 50 centesimi su ogni dollaro speso.

Quindi era logico che dovesse implementare una nuova misura fiscale per aumentare le entrate. L'aumento delle imposte al consumo dell'aprile scorso (per cui ha protestato Krugman) ha raccolto solo circa ¥4 bilioni su base annua, lasciando un gap fiscale in continuo ingrandimento.




Sì, l'aumento delle tasse al consumo dell'aprile scorso ha preso soldi dalle tasche dei consumatori e il secondo aumento dall'8% al 10% ne avrebbe presi altri. Una volta questo si chiamava ripagare i conti; e, alla luce della follia fiscale raffigurata nel grafico qui sopra, sarebbe stato salutato come un passo verso la salubrità fiscale.

Ma gli stati di tutto il mondo hanno perso l'orientamento; Il Giappone è solo il caso limite più eclatante. Dopo aver rinviato il secondo aumento delle imposte al 2017, il Giappone sta entrando nel fine partita keynesiano.

Ha scelto di finanziare in modo permanente oltre la metà del suo bilancio di governo mediante i prestiti, e poi di monetizzare il 100% del debito annuale. Ciò porterà sicuramente ad un crash tonante dello yen e alla distruzione di ciò che resta dei risparmiatori, vecchio vanto del Giappone. Vorrà dire che la prima nazione-ospizio passerà i suoi giorni in crisi fiscale e in miseria economica.

Un giorno si dirà che in questo arcipelago si trovava uno degli uomini più folli dal punto di vista economico. Se i sopravvissuti potranno affiggere una targa, in cima a tutti gli altri nomi andrebbero quelli dei professori Rogoff e Krugman.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


4 commenti:

  1. La scritta sul muro è sempre più evidente: il sistema fiatmonetario a conduzione politica non può che sfracellarsi. E con esso tutto il mondo che ne è dipendente. Buon per la Svizzera che ha provato a tirarsi fuori dal casinò dei banchieri centrali.

    Abolire coercitivamente il contante fiatmoney priva gli individui del possesso materiale del mezzo di scambio, che già non è neppure realmente di loro proprietà essendo mezzo gestito arbitrariamente da un pianificatore centrale che lo può svalutare o rivalutare a suo piacimento.
    Non è molto difficile da capire. Anzi, direi che è lapalissiano. Per questo i più applaudiranno il potere.

    Cmq, se dovesse diventare ideologia ed azione politica mainstream, è probabile che, col passare del tempo e visti gli effetti assurdi di una scelta politica del genere, milioni di individui cercheranno e troveranno soluzioni alternative.
    Questa è la verità delle cose. Ma, purtroppo, per uccidere la verità basta avviare una guerra od un clima di guerra, perché la verità, in quelle circostanze, muore sempre per prima.

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  2. tutto sarà vietato. maledetti

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  3. E mentre la Russia non molla una sola oncia d'oro e continua a scaricare Treasuries, i tedeschi continuano a sfiduciare l'attuale sistema monetario fiat. Ciò aumenta la possibilità di uno short squeeze e la necessità delle banche centrali di entrare sul mercto per raccattare come pazze quel che rimane dell'oro fisico in giro per i mercati di Londra e New York. Da cappottarsi dalle risate quando lo zio Mario dovrà rimangiarsi la parola e comprare oro: Germany's Bundesbank Resumes Gold Repatriation; Transfers 120 Tonnes Of Physical Gold From Paris And NY Fed.

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  4. sarebbe da chiedere a draghi perché bund fa così, se sono scemi. in ogni caso abbastanza oro dagli usa è rientrato senza eccessi sul prezzo, inaspettatamente. puo essere che quando gli equilibri si saranno formati, avremo un accordo sui prezzi di rocnversione

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