mercoledì 10 dicembre 2014

Keynes, Lenin e l'iperinflazione

Ci sono ancora commentatori là fuori che si sforzano di trovare lati positivi o spiegazioni plausibili al recente tonfo del Giappone. Ci mostrano grafici sulla disoccupazione, sull'occupazione, trasformazioni delle statistiche del PIL e quant'altro per venderci l'idea che il Giappone non è in recessione. Sono d'accordo. Non lo è. Infatti il Giappone è economicamente morto. Guardate quest'immagine e fissatela nella mente. Rappresenta il fallimento del mantra keynesiano spacciato come verità: "I deficit aiutano a superare una recessione." Lo yen sta sanguinando a morte a causa delle politiche economiche e fiscali dell'accoppiata Abe/Kuroda. E' già da un anno che questo blog si adopera a spiegarne le origini e le conseguenze. La politica folle di Abe è stata un fallimento sin da quando è stata implementata due anni fa e l'Abenomics non ha fatto altro che danneggiare l'economia reale. Le banche possono far finta di essere in salute e l'indice azionario può sfondare i tetti; nel frattempo la popolazione viene spremuta e si arrocca sempre di più nei propri saldi di cassa, ed essendo la spesa al consumo circa il 60% del PIL giapponese, l'economia non sta subendo colpi di coda da parte dell'inflazione dei prezzi. Nel frattempo i primi ricevitori del denaro di nuova creazione possono derubare del potere d'acquisto coloro che lo ricevono per ultimi o non lo riceveranno affatto. Su base cumulata, tutte le misure monetarie sono schizzate in alto; ma soprattutto è il bilancio della BoJ che si è impennato esponenzialmente. Il Giappone è un paese estreamemente interconnesso con il sistema bancario globale; se l'Europa è stata salvata dalla FED finora, chi salverà la BoJ?
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di Gary North


Nel 1919 John Maynard Keynes divenne una figura internazionale di notevole influenza grazie al suo libro, Le Conseguenze Economiche della Pace. Era una critica sull'imposizione dei risarcimenti bellici alla Germania in base al Trattato di Versailles.

In quel libro, Keynes fece le seguenti osservazioni.

Si dice che Lenin abbia dichiarato che il modo migliore per distruggere il sistema capitalista fosse quello di svilire la moneta. Con un continuo processo di inflazione, i governi possono confiscare, segretamente e inosservati, una parte importante della ricchezza dei loro cittadini. Con questo metodo non solo confiscano, ma lo fanno arbitrariamente; e mentre il processo impoverisce i molti, arricchisce i pochi. La vista di questo riarrangiamento arbitrario di ricchezza non solo colpisce la sicurezza, ma la fiducia nella distribuzione della ricchezza. Coloro ai quali il sistema porta guadagni inattesi, persino al di là delle loro aspettative o desideri, diventano i "profittatori", l'oggetto dell'odio della borghesia, che l'inflazionismo ha impoverito, e del proletariato. Con il procedere dell'inflazionismo e l'oscillazione selvaggia del valore della moneta di mese in mese, tutti i rapporti tra debitori e creditori, che costituiscono il fondamento ultimo del capitalismo, diventano così disordinati da divenire quasi privi di significato; e il processo di confisca della ricchezza degenera in un gioco d'azzardo e una lotteria.

Lenin aveva certamente ragione. Non vi è mezzo più sicuro e subdolo per rovesciare l'attuale base della società rispetto a quello di svilire la valuta. Il processo coinvolge tutte le forze nascoste della legge economica sul lato della distruzione, e avviene in un modo che nemmeno un uomo su un milione può diagnosticarlo.

Questa divenne una delle affermazioni più citate di quel libro. Eppure il manoscritto non verteva sull'inflazione, Lenin e la distruzione del capitalismo. Ma la citazione era semplicemente troppo importante per i difensori del gold standard tradizionale.

A partire dagli anni '70, l'autenticità della citazione di Lenin venne messa in discussione da una serie di economisti e storici. Non vi è alcun riferimento a questo concetto nelle opere complete di Lenin. L'ostilità nei confronti del gold standard era così grande, che questa volta addirittura Keynes venne chiamato in causa dai suoi accoliti accademici. Se si tratta di attaccare il gold standard o chiamare in causa Keynes, i keynesiani sono disposti a chiamare in causa Keynes. Prima le cose più importanti.

Ma si scopre che Keynes aveva ragione, e la critica a Keynes su questo punto era sbagliata. Lenin disse molto di più rispetto al breve estratto che Keynes gli attribuì. Lenin mise in chiaro perché credesse che l'inflazione avrebbe distrutto il capitalismo. Stava supervisionando il processo di questa distruzione, e l'uso della cartamoneta era cruciale nei suoi piani organizzativi. Ecco cosa disse:

Centinaia di migliaia di rubli sono stati emessi quotidianamente dal nostro Tesoro. Questo non viene fatto per riempire le casse dello stato con carta praticamente senza valore, ma con l'intenzione deliberata di distruggere il valore del denaro come mezzo di pagamento. Non vi è alcuna giustificazione per l'esistenza del denaro nello stato bolscevico, in cui le necessità della vita devono essere pagate solo col lavoro.

L'esperienza ci ha insegnato che è impossibile sradicare i mali del capitalismo con la semplice confisca ed espropriazione, poiché per quanto spietate possano essere tali misure, gli speculatori astuti e ostinati delle classi capitaliste riusciranno sempre a sfuggirvi e continuare a corrompere la vita della comunità. Il modo più semplice per sterminare lo spirito del capitalismo è quindi quello di inondare il paese con banconote prive di garanzie finanziarie di qualsiasi tipo.

Ormai una banconota da cento rubli è quasi priva di valore in Russia. Presto anche il contadino più semplice si renderà conto che è solo un pezzo di carta inutile. Gli uomini smetteranno di desiderarle e accumularle non appena scopriranno che non compreranno nulla, e la grande illusione del valore e del potere del denaro, su cui lo stato capitalista si basa, sarà definitivamente distrutta.

Questo è il vero motivo per cui le nostre stampanti monetarie stanno sfornando rubli giorno e notte, senza riposo.

Questa dichiarazione è stata ristampata in un articolo di due economisti, Michael V. White e Kurt Schuler: "Who Said 'Debauch the Currency': Keynes or Lenin?" E' stato pubblicato sul Journal of Economic Perspectives, Volume 23, Numero 2 (Primavera 2009), p. 217. Questa è una pubblicazione dell'American Economic Association. L'articolo è online.

Il motivo per cui gli studiosi non l'hanno trovata nelle opere complete di Lenin è che fu riportata sui giornali dell'epoca. Gli autori dell'articolo ce lo spiegano: "Il 23 aprile 1919 il Daily Chronicle di Londra e il New York Times pubblicarono una relazione di un colloquio con Lenin. Datato 22 aprile e cablato da Ginevra, suddetta relazione sosteneva di basarsi su 'note autentiche di un colloquio con Vladimir Ulianoff Lenin, il sommo sacerdote del bolscevismo, che furono comunicate da un giornalista a Mosca'."

Poiché l'autore di questo articolo non fu mai identificato, gli scettici la definiscono una bufala. Ma Lenin non disse che si trattava di una bufala, né contestò la dichiarazione sommaria di Keynes. Nel 1920 commentò il libro di Keynes, ma non definì falsa quell'affermazione.



L'OSSERVAZIONE E' CORRETTA?

Le iperinflazioni che si sono verificate in Germania, Austria e Ungheria nei primi anni '20 non distrussero il capitalismo. Di certo espropriarono investitori e possessori di obbligazioni, polizze vita, conti bancari e altri investimenti che erano legati al valore delle rispettive valute fiat. Ciononostante altri capitalisti prosperarono. Chi aveva acquistato beni immobili per mezzo di un mutuo, o qualsiasi agricoltore che aveva acquistato la sua fattoria per mezzo di denaro preso in prestito da una banca, ne beneficiò notevolmente. Ci furono vincitori e vinti, ma più perdenti che vincitori.

Tranne che in tempo di guerra, e fatta eccezione per il periodo immediatamente successivo alla guerra perduta, solo una nazione occidentale ha avuto iperinflazione: lo stato di Israele a metà degli anni '80. Le iperinflazioni tedesche e austriache finirono nel 1924. La memoria dell'iperinflazione in Germania ha impartito una lezione ai banchieri centrali tedeschi.

Ci furono periodi in cui emerse quella che potremmo definire inflazione repressa, dove le nazioni inflazionano le loro valute, ma controllano i prezzi e i salari per legge e quindi nascondere gli effetti di questa politica. Tuttavia non abbiamo mai visto una situazione in occidente in cui il capitalismo è stato chiamato in causa a seguito dell'iperinflazione. Lenin aveva torto. Keynes aveva torto.

L'iperinflazione è un fenomeno di breve durata. Per sua stessa natura interrompe i processi di mercato. Ma ciò significa che sconvolge i processi di mercato legali, rendendo redditizio il mercato nero. In reazione all'affarismo durante le grandi inflazioni subito dopo la prima guerra mondiale, ci fu una notevole ostilità contro i capitalisti, soprattutto i capitalisti ebrei. Ma poiché gli ebrei erano perlopiù gente di città, e l'iperinflazione ferì di più le città che le campagne, dove invece era praticabile il baratto, gli ebrei nelle città vennero espropriati di tutti i loro beni. E' vero che molti agricoltori se la cavarono, ma uno dei titoli dei libri più brevi del mondo è questo: Famous Jewish Farmers.

Le iperinflazioni ridistribuiscono la ricchezza. Non durano a lungo, perché non è possibile condurre affari economici con una valuta che è crollata. È possibile pagare i vecchi debiti, ma non si può comprare qualsiasi cosa di valore. Distruggono la divisione del lavoro nei mercati legali e la trasferiscono nei mercati neri. Poiché l'iperinflazione non è compresa dalla maggioranza delle persone, ci sono pochi vincitori e ci sono un sacco di perdenti. Ma non abbiamo visto un passaggio diretto da iperinflazione al socialismo o al comunismo.

Si dice spesso che Hitler fosse il risultato dell'iperinflazione in Germania. Questa non è una valutazione accurata. La Repubblica di Weimar rimase in vita per nove anni a seguito dell'iperinflazione, prima che Hitler salisse al potere nel 1933. Non era un'istituzione socialista. Aveva quello che potremmo definire un'inclinazione verso il welfare state, ma non fu segnata dalla proprietà dello stato dei mezzi di produzione. Era più come il New Deal che l'URSS. Hitler fece correre la Germania su questi stessi binari.

L'iperinflazione è un bau-bau. Non dovrebbe esserlo.

Il problema delle banche centrali non è che conducono all'iperinflazione. Il problema delle banche centrali è il ciclo infinito di espansione e contrazione, di euforia e delusione. Questi periodi tendono ad aumentare il controllo degli stati sull'economia, soprattutto durante i periodi dei grandi salvataggi bancari. Vi è un passo verso il keynesismo, ma non c'è uno spostamento netto verso il socialismo o il comunismo. Le vittime dell'iperinflazione non invocano il rovesciamento del capitalismo. Non si sono spinte nemmeno ad invocare la cessazione della banca centrale. Il settore bancario centrale è entrato in voga durante la prima guerra mondiale, e sin da allora non ha mai fatto un passo indietro. La Germania e l'Austria non hanno abolito le loro banche centrali dopo il 1923. Se l'iperinflazione del periodo 1921-1923 non convinse gli elettori che il gold coin standard è superiore alla banca centrale, allora i banchieri centrali hanno ragione a non vedere alcuna minaccia al loro controllo sulle economie nazionali.

L'iperinflazione non è nel nostro futuro. I debiti enormi del moderno welfare state non sono tali da poter essere pagati con due o tre anni di iperinflazione. Le promesse politiche fatte dagli stati alla popolazione, sono promesse che si pensa si estendano attraverso i secoli: irrevocabili. Gli oneri fiscali della Previdenza Sociale e del Medicare non possono essere alleviati dall'iperinflazione. Quest'ultima produce la distruzione della moneta. Le promesse politiche del welfare state moderno rimarranno sui libri anche dopo un'iperinflazione. Questo è il motivo per cui lo stato e le banche centrali non traggono alcun guadagno dall'iperinflazione.

L'iperinflazione richiama l'attenzione sull'incompetenza dei banchieri centrali. Questo è il motivo per cui ai banchieri centrali non piace, tranne quando gli stati li costringono a finirvi dentro.

L'inflazione al 450% nello stato di Israele nel 1984, non ha portato alla chiusura della banca centrale. Smise di inflazionare. Il capitalismo è rimasto intatto. Ci vorrà più di un'iperinflazione per distruggere il capitalismo o le banche centrali.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


5 commenti:

  1. Giappone: tutto secondo lo schema Animal Farm/1984/Big Brother:
    http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-12-10/tokyo-oggi-vigore-severissima-legge-segreti-stato-091600.shtml?uuid=ABSMzcOC

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    1. La vera forza del potere non è la coercizione, ma il consenso. Il problema non sono le elite, ma le greggi.
      E' per questo che solo i libertari possono dirsi letteralmente egregi. Outsiders.
      E' per questo che confusione, distrazione, inganno, manipolazione, messinscena, indottrinamento, neolingua, bastone e carota sono sempre stati necessari ed indispensabili al potere.

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    2. Ciao dna.

      A proposito di inganni e distrazioni. I progressisti hanno fatto un "salto" ideologico: la fantomatica redistribuzione ora viene anche richiesta a livello nazionale, puntando il dito contro il surplus commerciale tedesco. Il coro ovviamente si leva dagli spendaccioni incalliti: Italia e Francia. Ma da cosa deriva? Tante ragioni, ma una è cruciale. Negli ultimi dieci anni la Germania ha visto la propria popolazione privilegiare il risparmio rispetto al consumo, e questo ha consentito al Paese di sfruttare un bacino di capitali superiori che hanno spronato una produzione maggiore. Aumentando quantità e qualità dei suoi prodotti, la Germania ha potuto aumentare le sue esportazioni. Diversamente da quello che, invece, è accaduto nella periferia dell'Eurozona: tasse e deficit statali hanno falciato il risparmio.

      Ora la soluzione "geniale" degli spandaccioni progressisti è quella di tassare la Germania affinché gli sprechi di quelle nazioni dalle mani bucate vengano foraggiati. Giammai viene considerata l'altra soluzione: liberare il risparmio da tasse e dal crowding out dei deficit statali. Ciò che sostengono gli spendaccioni progressisti è paradossale: sbraitano contro la capacità altrui per giustificare la loro incapacità.

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    3. Ho giurato a me stesso di non sprecare indignazione nei loro confronti.
      Aspetto sulla riva del fiume.

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