mercoledì 24 dicembre 2014

Il sine qua non per una libertà duratura

Prima della pausa natalizia voglio presentarvi un testo che si adatta molto a questo periodo, soprattutto dal punto di vista religioso. La traduzione di oggi non è mia, ma di Giampiero Giancipoli il quale mi ha chiesto se avesse potuto presentarla qui. Dopo averla letta, non ho potuto fare a meno di rispondere affermativamente. In questa lettura capirete come mai Gary North è ed è stato un assiduo studioso della Bibbia: nonostante la sua accezione comunemente intesa nella fera religiosa, questo libro ha molto da dirci anche da un punto di vista economico. Sono convinto che se coloro che la predicano qui da noi (o nel mondo in generale) avessero spiegato i contenuti secondo questa chiave di lettura, il nostro mondo ora sarebbe un posto totalmente diverso. La visione mistico-religiosa che ne sarebbe trasudata, avrebbe impresso nella mente degli individui quel percorso di vita che nessun lavaggio del cervello scolastico avrebbe potuto cancellare. In questo saggio troverete una critica esauriente all'apparato che più oggi ostacola la nostra libertà individuale: lo stato. In questo saggio apprendiamo come esso sia impuro, malevolo e diabolico, corrompendo tutto ciò che raggiunge coi suoi tentacoli. Una visione chiara e imperturbabile fissata nella mente degli individui permette di vedere le sbarre della prigione in cui siamo rinchiusi, fornendoci di conseguenza gli strumenti per uscirvi e non ritornarci mai più. E' raro raggiungere un livello simile di chiarezza. Gli Apache aveva la loro, ad esempio. Furono sterminati per questo motivo. Oggi il testo biblico viene scimmiottato a destra e a manca da sedicenti conoscitori della materia (tra cui il Papa stesso) e da una popolazione ignara di come esso potrebbe cambiare le loro vite se si degnassero per davvero di leggere i fondamenti su cui è fondata la religione a cui, almeno a parole, dicono di appartenere.
Dopo questa breve introduzione vi invito a leggere attentamente questo scritto, e inoltre auguro a tutti i lettori di Freedonia un buon Natale e buone feste. Poi se lo spirito del Natale fosse davvero prorompente in voi, potreste appagarlo cliccando sul pulsante "Donazione" qui di fianco sulla colonna di destra nel riquadro "Sostieni Freedonia". Un sostegno materiale, oltre che psicologico, per il lavoro svolto su queste pagine. Grazie.
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di John W. Robbins


[Nota dell'editore: Questo saggio è apparso per la prima volta in “A Man of Principle: Essays in Honor of Hans F. Sennholz, the Festschrift”[1] per il professore di economia del Dr. Robbins al Grove City College, che il Dr. Robbins co-editò nel 1992. In seguito è stato pubblicato in “Freedom and Capitalism: Essays on Christian Politics and Economics” (The Trinity Foundation, 2006).]

[Nota del Traduttore: Hans F. Sennholz, è un esponente contemporaneo poco noto, ma non per questo meno importante della Scuola Austriaca di Economia. Joe Salerno, vice direttore del Von Mises Institute, di lui dice: “ ... scrive in modo così chiaro su una vasta gamma di argomenti da correre il rischio di subire la stessa sorte di Say e Bastiat.”]


Hans Sennholz è un grande difensore della libertà e della libera impresa molto più di molti dei suoi insegnanti, dei suoi studenti e dei suoi colleghi. La ragione è semplice, anche se poco menzionata nella buona società: una difesa logicamente competente di una società libera richiede informazione divinamente rivelata, ogni altra difesa non riesce nello scopo. Sennholz, praticamente da solo tra i più illustri economisti della libera impresa, fonda la sua difesa di una società libera sulla Rivelazione.



Difese Inadeguate

Esistono quattro metodi principali per difendere una società libera: Economia, Legge Naturale, Utilitarismo e Rivelazione Biblica. In questo saggio, sottolineerò brevemente alcune delle fallacie nei primi tre metodi, cominciando con l'economia.

Economia. Una difesa competente della libertà e della libera impresa non può basarsi sull'economia Austriaca, o sulla scuola di Chicago, o sull'economia Keynesiana, o su qualunque altro sistema economico. La ragione è piuttosto semplice: Wertfreiheit.[2]  L'economia è una scienza priva di valori, e per questo non può essere sorgente degli stessi. Come la fisica, l'economia descrive (o si prefigge di descrivere) ciò che è e non ciò che deve essere. Un economista qua economista, anche (o specialmente) se fosse il più puro Austriaco, non può logicamente affermare che mercati liberi, la prosperità e l'aumento della produttività siano cose buone, o che il controllo dei prezzi, la penuria di beni, la  disoccupazione siano cose cattive, al più egli può solo illustrare le conseguenze dei mercati liberi o del controllo dei prezzi. Un economista Austriaco non può logicamente dire che John Maynard Keynes si sbagliasse a preferire il breve termine al lungo termine. Un economista non può neanche affermare che l'economia stessa sia cosa buona. L'economia non può instaurare alcun valore, neppure il proprio. Un economista qua economista non può fare affermazioni etiche di alcun genere. Può, tuttavia, dare consiglio tecnico, e migliore l'economista, migliore il consiglio. Se un governatore volesse impoverire un popolo, farebbe bene a dar ascolto ai suoi consiglieri Austriaci: sarebbero perfettamente in grado di consigliarlo al meglio per riuscire nell'intento.

Utilitarismo. Siccome l'economia è una scienza descrittiva, coloro che sono interessati a difendere una società libera devono trovare altrove i mezzi di difesa. Ludwig von Mises scelse l'Utilitarismo. È stata una bizzarra scelta per un rifugiato dal totalitarismo, perché se c'è un regime politico che l'Utilitarismo potrebbe giustificare, questo è senza dubbio il totalitarismo.

Il "maggior bene per il maggior numero di persone" è uno slogan che è stato usato nel ventesimo secolo per giustificare ogni genere di depredazioni e assassinii (a quel tempo) politicamente corretti. Ma l'Utilitarismo, anche se si propone di offrire una guida etica, è eticamente un fallimento, non può fornire alcuna guida perché i calcoli di piaceri e sofferenze che richiede sono semplicemente impossibili.[3] L'Utilitarismo poi commette la stessa fallacia logica naturalista, perché il fatto che gli uomini sono motivati ad agire dal dolore e dal piacere non implica che per questo debbano farlo.

Legge Naturale. Altri studenti di Mises hanno scelto qualche forma di legge naturale come base per la loro difesa di una società libera. Ma la legge naturale, che sia nella forma Aristotelica, Stoica, Tomistica o Lockeana, riposa su un errore logico del primo ordine, evidenziato per la prima volta da David Hume: la Legge Naturale viola la regola logica che stabilisce che le conclusioni di un argomento non possono contenere più delle premesse.

John Locke, senza volerlo illustrò la fallacia naturalista quando scrisse che gli uomini nello stato di natura "... essendo tutti uguali e indipendenti, nessuno dovrebbe recar danno alla vita, alla salute, alla libertà e ai possessi di un altro."[4] Se le premesse di un argomento sono descrittive (come nell'affermazione di Locke), anche la conclusione deve essere descrittiva. Il dovrebbe non può essere derivato dall'essendo. (NdT: Nell'agosto 2013 Piero Ostellino, in un suo magistrale articolo sulla legge contro l'omofobia apparso sul Corriere della Sera, ci ricordava che sono stati propri gli scettici scozzesi come David Hume a insegnarci che possiamo spremere la realtà quanto vogliamo senza che ne sortirà mai una sola goccia di principio morale.[5])

È stato il Marchese de Sade colui che più di ogni altro ben illustrò cosa succede quando si cerca di fondare l'etica sulla natura. Non sorprende quindi che la legge naturale sia stata usata dai vari giusnaturalisti per giungere a conclusioni su questioni come diritti delle donne, dei bambini e degli animali; schiavitù, aborto, infanticidio e matrimonio. La Legge Naturale, non essendo scritta, è molto simile alla plastilina, che si può usare per “giustificare” qualunque conclusione si preferisca.[6] Ma di fatto, essa non giustifica alcuna azione e non offre alcuna guida etica. La Legge Naturale non è una difesa logicamente competente di una società libera.



Una Difesa Logicamente Competente

In contrasto con i suoi colleghi laicisti, Sennholz fonda la sua difesa di una libera società sull'informazione rivelata da Dio. In questo, egli ha dimostrato molta più perspicacia della maggior parte degli apologeti contemporanei della libertà. Nel suo libro del 1987, Debts and Deficits, scrisse:

Una riforma [politica ed economica]... dovrebbe restaurare l'armonia degli interessi e ribadire gli standard morali. Dovrebbe ricostruire l'ordine economico sull'antico fondamento dell'Ottavo Comandamento: Tu non ruberai,[7] e del Decimo: Tu non bramerai ciò che è del tuo prossimo.[8]

In un dibattito sulla Previdenza Sociale, scrisse:

[...] ai figli di un operaio in pensione andrebbe data un'opportunità per contribuire al sostegno dei loro genitori. Come i genitori sono responsabili dei loro figli, così sono i figli responsabili dei loro genitori. Nessun sistema di Previdenza Sociale dovrebbe ignorare questa legge morale e Comandamento Biblico.[9]

Sennholz usa il racconto di Cristo del Buon Samaritano per evidenziare un altro punto:

Soccorritore e benefattore del povero e sventurato, il Buon Samaritano fascia le ferite, accudisce il malato, e lo aiuta a rimettersi in piedi. Non fa ricorso ai programmi governativi che fanno della povertà una permanente istituzione sociale che gioca un ruolo centrale nella politica. Non è a favore di una tassazione progressiva, né è alle dipendenze degli amministratori che sperperano buona parte dei fondi stanziati per la povertà, o politici pauperisti  che emanano leggi sul salario minimo,  che conferiscono potere ai sindacati, o qualunque altro privilegio di questo genere. Essere d'aiuto significa offrire una amichevole mano a una persona bisognosa. È uno sforzo e un sacrificio personale.[10]

In uno dei suoi più recenti lavori, Three Economic Commandments, Sennholz afferma che:

Entrambi i sistemi economici [capitalismo e socialismo] riposano sul fondamento di un ordine etico che fornisce le riposte a domande come: Perché e quando una azione economica è chiamata "buona" o "cattiva", "giusta" o "sbagliata"? Che standard di condotta è accettabile e raccomandabile oppure disgustoso e ripugnante? Che virtù c'è nella vita economica?

L'ordine di mercato, o capitalismo, trova le sue risposte nel codice morale Giudaico-Cristiano. La proprietà privata nella produzione è saldamente fondata sui Dieci Comandamenti, in particolare è ovviamente basata sull'Ottavo: Tu non ruberai. Il sistema della proprietà privata è anche costruito sulla solida base del Sesto Comandamento: Tu non assassinerai, che include ogni forma di coercizione e violenza [...]. Per poter scambiare liberamente beni e  servizi, le parti in contratto non devono ingannarsi a vicenda. Non devono cioè dare falsa testimonianza, che è il Nono Comandamento del Decalogo.[11]

Queste citazioni dagli scritti di Sennholz, e ce ne sono molte altre, insegnano chiaramente che è l'informazione rivelata nella Bibbia a formare la base per il capitalismo e la libertà.

È scopo di questo saggio fare un sommario di alcune informazioni Bibliche sulla natura, la potenza e i limiti del governo, nello specifico, sul ruolo che il governo debba giocare nell'emissione di moneta, nel sistema bancario e negli affari esteri.



La Repubblica Ebraica

L'Antico Testamento, in particolare il Primo Libro di Samuele, è il più antico testo esistente sulla libertà politica. Assenti dalle sue pagine sono il comunismo di Platone, il fascismo di Aristotele e il totalitarismo democratico di Rousseau. Scritto intorno al 1,000 a.C., il  Primo Libro di  Samuele può essere considerato il primo manuale di teoria politica repubblicana.

Dio istituì un governo esemplare nell'antico Israele, ed è il solo governo per cui diede regole esplicite. Mentre alcune di quelle regole si applicavano solamente all'antico Israele, le città rifugio per esempio, altre si applicano a tutti i governi. Le norme giuridiche di Israele si sono estinte con quella nazione, ma è comunque possibile discernere dei principi generali nelle leggi vetero-testamentarie che possono essere applicate ai governi moderni.

La forma di governo che Dio istituì in Israele fu una repubblica. La nazione era divisa in dodici tribù, un po' come gli Stati Uniti sono divisi in cinquanta stati. Ciascuna tribù aveva il proprio territorio e i propri confini, ciascuna aveva il suo governo locale, e l'intera nazione aveva un governo nazionale. Non c'era re, e non c'era alcun potente governo centrale. Il governo consisteva principalmente di giudici, non c'erano legislature a creare nuove leggi ogni anno, solo giudici a risolvere dispute secondo le leggi che Dio aveva già dato.[12] Non c'era esercito permanente, non c'era servizio di leva, nessun servizio nazionale. L'educazione non era funzione del governo ma dei genitori, delle scuole, e della sinagoga. La carità (oggi diremmo solidarietà, NdT) era un affare privato. Le tasse erano estremamente basse. Il denaro, oro e argento, era fornito privatamente dai mercanti, e non dal governo.

La cosa notevole di questo sistema politico è che apparentemente era unico in tempi antichi, almeno in medio oriente. E fu proprio questa unicità a creare malcontento e attirare ostilità durante il tempo del profeta Samuele. Il popolo di Israele si ribellò contro il loro modello di governo. La storia è raccontata in 1 Samuele 8:1-18.

ORA, quando Samuele fu divenuto vecchio, costituì i suoi figliuoli Giudici ad Israele. E il nome del suo figliuolo primogenito era Ioel, e il nome del suo secondo era Abia; essi erano giudici in Beerseba.  Ma i suoi figliuoli non camminarono nelle sue vie, anzi  andarono dietro al guadagno disonesto,  prendevano tangenti, e pervertivano la giustizia.

Allora tutti gli Anziani d’Israele si adunarono insieme, e vennero a Samuele in Rama, e gli dissero:  “Ecco, tu sei divenuto vecchio, e i tuoi figliuoli non camminano nelle tue vie; ora dunque costituisci sopra noi un re che ci giudichi, come hanno tutte le altre nazioni.”  E la cosa dispiacque a Samuele, quando dissero: Dacci un re che ci giudichi. Così Samuele pregò il SIGNORE.  E il SIGNORE disse a Samuele: Dà ascolto alla voce del popolo, in tutto ciò che essi ti diranno,  perché essi non hanno rigettato te, ma hanno rigettato me, perché io non regni sopra loro. [...]

Ora dunque dà ascolto alla loro voce; ma tuttavia avvertili solennemente, e mostra loro il comportamento del re che regnerà sopra loro.

E Samuele riportò tutte le parole del Signore al popolo, che gli chiedeva un re.  E disse: Questo sarà il comportamento del re che regnerà sopra voi: Egli prenderà i vostri figliuoli, e li metterà sopra i suoi carri, e fra i suoi cavalieri, ed alcuni di loro correranno davanti al suo carro. Li prenderà  per costituirseli capitani di migliaia, e capitani di cinquantine; per arare i suoi campi, per fare  il suo raccolto, e per fabbricare le sue armi e l'equipaggiamento dei suoi carri.

Egli prenderà anche le vostre figliuole per profumiere, cuoche, e panettiere.  Prenderà  anche il meglio dei vostri campi delle vostre vigne, e i vostri migliori uliveti e li donerà ai suoi ufficiali.  Egli prenderà le decime delle vostre sementi,  delle vostre vigne, e le donerà ai suoi ufficiali e ai suoi servitori. Prenderà i vostri servi e le vostre serve, il fiore dei vostri giovani e i vostri asini, e li adopererà per il suo lavoro.  Egli prenderà la decima delle vostre greggi  e voi gli sarete servi.  E in quel giorno voi griderete a causa del vostro re, che avete scelto; ma il SIGNORE in quel giorno non vi ascolterà.

Nonostante questo dettagliato ed esplicito avvertimento da parte di Dio, il popolo di Israele si ostinò nella richiesta di un re "come tutte le altre nazioni". Perciò Dio istruì Samuele a dar loro quello che volevano. In termini Agostiniani, un grosso governo è sia risultato sia causa del peccato.

L'avvertimento contro la monarchia rende chiaro che Dio disprezza tutte le monarchie terrene: il popolo di Israele rigettò Dio come il loro re invisibile a favore di un re umano e visibile. Questo racconto rende altresì evidente che i re umani e i potenti governi fungono da sostituti di Dio: essi sono idoli di un popolo ribelle.

I versi successivi ripetono la disapprovazione di Dio per la monarchia:

Ma oggi voi avete rigettato l’Iddio vostro, che vi ha salvati da tutte le vostre avversità e tribolazioni; e gli avete detto: No, costituisci un re sopra noi! (1 Sam. 10:19)

Non è oggi il raccolto del grano? Io invocherò  il SIGNORE, ed egli farà tuonare e piovere; perché sappiate e vediate che la malvagità che avete commesso alla vista del SIGNORE, chiedendovi un re, è grande. Samuele così invocò al SIGNORE; e il SIGNORE fece tuonare e piovere in quel giorno; e tutto il popolo temette grandemente il SIGNORE e Samuele. E tutto il popolo disse a Samuele: Prega il SIGNORE Iddio tuo per i tuoi servitori, che noi non moriamo; perché noi abbiamo sopraggiunto a tutti i nostri peccati questo male, d’averci chiesto un re. (1 Sam. 12:17-19)

Ma l'avvertimento di Dio era diretto a molto più della monarchia: era una messa in guardia contro un grande governo in generale, un avviso di ciò che avviene quando il modello di governo divino, una repubblica di poteri limitati, viene accantonato. Così invece dei governatori a essere servi dei popolo, è il popolo a diventare servo dei governatori. C'è un'eco di Primo Samuele nel Nuovo Testamento:

C'era anche rivalità fra di loro [i discepoli di Cristo] su chi di loro doveva essere considerato il maggiore. Ed Egli rispose loro: I re dei Gentili esercitano dominio su di loro, e quelli che esercitano autorità su di loro sono chiamati “benefattori”. Ma voi non sarete così, colui è più grande fra di voi sia come il più giovane, e colui che è capo come colui che serve. (Luca 22:24-26)

La nozione Americana che il governo dovrebbe essere il servo del popolo e non signoreggiarlo, può essere ricondotta direttamente a 1 Samuele 8 e Luca 22.



Prendere

Nell'avvertimento che Dio dà agli Israeliti tramite il profeta Samuele, egli usa la parola "prenderà" sei volte. La monarchia, il potente governo centrale richiesto dal popolo, sarà un governo tirannico. Il re prenderà:

[...] i loro figli e figlie, i loro migliori campi, vigne e uliveti; un decimo del grano e delle vendemmie, le loro serve e servi, il fiore dei loro giovani e i loro asini; un decimo dei greggi e le persone stesse per essere i suoi servi.

Tramite questo avviso possiamo capire più chiaramente gli aspetti della Repubblica Ebraica, perché nessuno di questi malanni da cui Dio mise in guardia gli Israeliti la caratterizzava. Quello di Samuele è il primo racconto storico che contiene un'analisi dettagliata dell'arrogante potenza del big government, e spiega il potere di tale governo come risultato della rivolta contro Dio e contro il modello di governo divinamente rivelato.

Notate che il popolo d'Israele richiese un cambiamento nella forma di governo a causa della corruzione tra i figli di Samuele, che Samuele aveva imprudentemente stabilito come giudici. Piuttosto che eliminare gli ufficiali corrotti, come avrebbero dovuto fare, se la presero con la forma stessa di governo e scambiarono la loro singolare repubblica con il sistema pagano della monarchia.

Quel re che così tanto pretesero avrebbe preso per sé i loro figli, li avrebbe presi per i suoi carri, per correre davanti ai suoi carri, per essere capitani nel suo esercito e per lavorare per lui producendo cibo e fabbricando armi. La differenza principale tra la Repubblica Ebraica e la successiva monarchia era ciò che in seguito è stato chiamato complesso militare-industriale. Lo sviluppo di questa struttura sarebbe iniziato con la leva obbligatoria e il servizio nazionale, perché il re avrebbe avuto bisogno di una gran quantità di lavoro a buon mercato per sostenere la sua macchina di guerra.

Le reclute sarebbero state al servizio del re. Alcuni avrebbero lavorato a stretto contatto con lui, altri avrebbero fatto parte del suo entourage personale e della guardia di palazzo. Un esercito permanente sarebbe stato implementato per la prima volta, ci sarebbero stati capitani di migliaia e capitani di cinquantine. I carri, che a quel tempo erano armi d'offesa, sarebbero stati aggiunti per la prima volta alla forza di difesa di Israele. Altre reclute avrebbero lavorato per mandare avanti questa macchina militare, prendendosi cura delle messi nei campi che il re aveva preso dal popolo, mietendo i raccolti per l'esercito e la burocrazia, costruendo armi di guerra ed equipaggiamenti per i carri del re.

Il primo avvertimento che Dio dà agli Israeliti che richiedevano un re è un avvertimento contro il militarismo del re. Il militarismo non è una caratteristica esclusiva delle monarchie, ma è un tratto di tutti i governi imponenti, sia che si facciano chiamare monarchie, democrazie popolari o stati assistenziali. La leva militare, l'esercito permanente, fabbriche di armi, una estesa burocrazia  governativa, grandi fattorie governative, tutte queste cose erano assenti dalla Repubblica Ebraica, ed erano tutte disapprovate da Dio.

Ma questo complesso militare-industriale-agricolo sarebbe stata soltanto la prima delle oppressioni che il re avrebbe imposto al popolo. Avrebbe anche costretto i loro figli a servirlo, prendendosi anche le loro figlie. Avrebbero rifocillato le sue truppe, la sua burocrazia i suoi artigiani armaioli, e appagato i suoi appetiti personali: Egli prenderà anche le vostre figliuole per profumiere, cuoche, e panettiere. L'arruolamento di entrambi, figli e figlie per il servizio del re sarebbe stata la versione monarchica del servizio nazionale.

Il lavoro obbligatorio, tuttavia, non sarebbe bastato per sostenere il nuovo governo centrale. Esistono tre fattori di produzione, e il re se ne sarebbe appropriato di tutti: lavoro, terre e capitale, questi ultimi due nella forma di campi, vigneti, oliveti e messi. Il Dominio Eminente il diritto del governatore di requisire la proprietà privata per uso pubblico divenne, per la prima volta, una politica del governo dell'antico Israele.

E dopo che il re ebbe requisito tutta questa proprietà dal popolo di Israele, l'avrebbe data ai suoi cortigiani: “Egli prenderà la decima delle vostre sementi, delle vostre vigne e la darà ai suoi ufficiali e ai suoi servi” (1 Samuele 8:15). Oggi potremmo chiamare una tale politica “programma di trasferimento”, “redistribuzione della ricchezza”, o  citando Bastiat, furto legalizzato. Ma è quest'ultima frase a essere la più accurata, perché Dio riteneva queste azioni del re come violazioni dell'Ottavo Comandamento, “Tu non ruberai”.

Ma il re, Dio avverte, prenderà ancor di più. Oltre ai loro figli, alla terra e al capitale, egli prenderà i loro servi, i figli di questi, e persino i loro animali da fattoria,  “e li metterà al lavoro per sé”. E quando questo imponente programma di lavoro obbligatorio e di tassazione è infine operativo, Dio continua, “voi sarete i suoi servi. E voi griderete in quel giorno a causa del re che vi siete scelti, e il SIGNORE non vi ascolterà in quel giorno”. Il genere di governo che Dio aveva creato per l'antico Israele, un governo nel quale i governatori erano i servi dei governati, sarebbe stato mutato nella forma pagana del governo nel quale i governanti avrebbero esercitato dominio sul popolo.

Nel suo dettagliato avvertimento agli antichi Israeliti, Dio indica, mediante contrasto, il genere di cose che si suppone i governatori non debbano fare:

  1. Usare lavoro obbligatorio, sia per i loro eserciti, burocrazie ed edifici.
  2. Stabilire eserciti permanenti.
  3. Stabilire infrastrutture produttive governative.
  4. Redistribuire la povertà.
  5. Imporre tasse superiori al dieci percento.
  6. Nazionalizzare i mezzi di produzione.

Da questo avvertimento possiamo vedere quanto gli Stati Uniti si siano allontanati dal modello Biblico. Le tasse sono ben più elevate del dieci percento, essendo prossime al quaranta percento [nel 1992 e negli USA,  NdT]. Il governo anche se non recluta nessuno al momento, iscrive giovani uomini alle liste di leva, e si arroga il diritto a costringerli al servizio in ogni momento. Abbiamo un enorme esercito permanente di due milioni e seicentomila militari. C'è una burocrazia se possibile ancor più grande, per non parlare delle burocrazie dei singoli stati. Messi insieme sono un totale di quasi venti milioni di persone che lavorano per lo stato locale e i governi federali. Il governo possiede fabbriche, centrali elettriche e un terzo del territorio negli Stati Uniti. Più della metà del bilancio federale consiste in programmi di trasferimento con i quali il governo prende la proprietà dai contribuenti e la consegna alle categorie assistite. Il nostro genere di governo, in breve, è quello dal quale Dio mise in guardia gli antichi Israeliti [figuriamoci quello italiano! NdT].



La Costituzione Ebraica

Mentre 1 Samuele 8 fissa i limiti del potere del governo un maniera negativa mettendo in guardia contro le conseguenze del rigetto di una repubblica e dell'instaurare di una monarchia, Esodo 21-23 ed altri passaggi importanti stabiliscono i limiti del potere del governo in altro modo, ovvero indicando ai governatori cosa è permesso e richiesto loro di fare. Nell'esaminare questi capitoli si rimane colpiti dalla preponderanza di leggi sugli affari interni e domestici. Ci sono leggi sull'assassinio, sull'uccisione accidentale, sequestro di persona, aggressione e insulto dei genitori, negligenza, furto, abuso, seduzione e stupro, stregoneria, idolatria, menzogna, corruzione e il trattamento degli stranieri. Poco viene detto riguardo alle relazioni commerciali o affari esteri.

Questa scarsità di informazioni è in sé stessa importante. Significa prima di tutto che la Repubblica Ebraica doveva principalmente preoccuparsi delle faccende interne, e non dell'interventismo estero o economico. Insomma doveva farsi gli affari propri. La propria occupazione era di vegliare che la giustizia fosse stabilita entro i suoi confini. I giudici della repubblica non dovevano preoccuparsi di instaurare governi simili altrove, magari negli stati vicini, né di cercare di rimediare alle enormi ingiustizie che dovevano compiersi quotidianamente nelle nazioni pagane che circondavano la repubblica. I confini di Israele erano i limiti della giurisdizione della repubblica. E anche nell'ambito di quei confini, il governo non doveva impicciarsi delle regolamentazioni commerciali, il suo interesse principale nel commercio era quello di punire pesi e misure fraudolente.



Lo Stato e il Denaro

Nel suo libro Honest Money, The Biblical Blueprint for Money and Banking,[13] Gary North evidenzia un punto eccellente: “Non c'è nulla nella Bibbia che indichi che oro e argento divennero denaro metallico perché Abramo, Mosè, Davide o qualunque altro leader politico abbia annunciato un giorno: "Da ora in poi, l'oro sarà moneta!" [...] Lo stato non ha creato la moneta”.[14] Ed è proprio così. La Bibbia è il più antico e affidabile libro di storia che abbiamo, e non c'è nulla in essa che indichi che lo stato abbia in origine creato il denaro. Al contrario, l'evidenza è che il denaro si sia originato nel mercato, quando i mercanti offrivano le loro monete e i loro pesi di metallo negli scambi commerciali.

Quelli che pensano che l'uso di oro e  argento come moneta si sia evoluto relativamente tardi nella storia dell'umanità, potrebbero imparare qualcosa dalla storia di Abramo. Circa duemila anni prima di Cristo, egli pagò un campo pesando 400 sicli d'argento. Ciò viene narrato in Genesi 23.[15]

Onestà. Da questo esempio di Abramo vediamo che nella Bibbia il denaro è un peso di metallo. I talenti erano determinati pesi d'argento. Ora questo fatto storico non richiede che il denaro moderno debba essere per forza un peso d'argento o di metallo. Ma ci conduce a un altro importante insegnamento della Bibbia sul denaro. Se il denaro consiste in pesi, e per tutta la storia è stato generalmente così, allora la moneta deve essere un pezzo omogeneo, meno di un peso onesto costituisce frode. Ci sono diversi passaggi su questo punto nella Bibbia:

Voi non commetterete ingiustizia nel giudizio, né nella misura di spazio, né in peso, né in misura di contenuto. Voi avrete bilance, giuste,  pesi giusti, giusto efa e giusto hin.[16] Io sono il SIGNORE vostro Dio, che vi ho tratti fuori dal paese d'Egitto. (Levitico 19:35-36)

La bilancia falsa è un abominio al SIGNORE, ma il giusto peso è il suo diletto. (Proverbi 11:1).

Pesi diversi sono una abominazione al SIGNORE; e una falsa bilancia non è cosa buona (Proverbi 20:23).

Non avrai nella tua borsa pesi differenti, uno grande e uno piccolo. Non avrai in casa tua misure differenti, una grande e una piccola. Ma tu avrai un peso perfetto e giusto e una perfetta e giusta misura tu avrai, affinché i tuoi giorni siano prolungati nella terra che il SIGNORE tuo Dio ti dà. (Deuteronomio 25:13-15)

Ogni uso di pesi fraudolenti era soggetto alle pene imposte per il furto, almeno la doppia restituzione, e in caso di recidiva l'infliggimento della pena ultima. La disonestà nei pesi fraudolenti è un caso del più generale principio che stabilisce che nessuna cosa debba essere snaturata.

Riserva Frazionaria. Se il denaro moderno non consiste in pesi di metallo, e non c'è infatti bisogno che sia così, esso tuttavia non deve essere snaturato o travisato. Il requisito Biblico non è per denaro metallico e 100% di riserva d'oro, ma per l'onestà. Fin tanto ché il denaro cartaceo privato (non governativo) non viene snaturato dai suoi possessori, è perfettamente accettabile. Il denaro cartaceo governativo, al contrario, è sempre sbagliato, anche se garantito da oro e argento, perché il governo non ha alcuna autorità di stampare denaro.

Retribuzione, non Controllo. C'è un altro principio oltre all'onestà dietro queste regole. Sembra proprio che non ci fosse alcun controllo di polizia nell'antico Israele: venditori e acquirenti e i loro agenti erano essi stessi responsabili di assicurarsi di non venire imbrogliati, e se veniva scoperta a commetter frode, una persona sarebbe stata soggetta a pesanti punizioni. La legge Biblica segue il principio di punire i delinquenti piuttosto che cercare di controllare tutti nella speranza di prevenire il crimine. Questa è la ragione per cui l'apostolo Paolo in Romani 13 scrive che lo scopo del governo civile è di punire i criminali.

Corso legale. Un'altra cosa che deriva dal ruolo ristretto Biblico del governo  riguardo al denaro e all'attività bancaria è l'assenza di leggi sul corso legale. Voglio chiarire cosa intendo per “corso legale”, perché sembrerebbe avere almeno due significati differenti. Naturalmente, se un governo deve  esigere  tasse o pagamenti di qualche tipo, deve specificare forme accettabili di pagamento. Questo è un significato di “corso legale”. Nei primi anni della repubblica Americana questo problema venne risolto dal governo pubblicando una lista di merci con le quali avrebbe accettato un pagamento. Non limitava il pagamento a una sola forma di moneta, ma pubblicava un'estesa lista di mezzi accettabili di pagamento. La costituzionalità di questa forma di corso legale non è mai stata messa in discussione.

Ma esiste un altro significato per la frase “corso legale”. In genere significa che un creditore è obbligato ad accettare qualunque cosa il governo abbia decretato essere valuta come pagamento per debiti pendenti. Ogni banconota della Federal Reserve riporta le parole “Questa banconota ha corso legale per ogni debito pubblico e privato” . Non fa differenza se il creditore abbia un contratto che richieda il pagamento con qualcos'altro, perché di regola i tribunali non dispongono una specifica applicazione di un contratto. Forse una volta lo facevano, ma oggi un creditore è obbligato ad accettare la carta governativa come pagamento.

Non c'è alcun supporto nella Bibbia per questo genere di corso legale. Piuttosto, cristallina implicazione è che le parti in contratto possono stabilirne i termini purché non siano di per sé illegali, e con l'onere che questi vengano da esse rispettati. La Bibbia elogia l'uomo che fa una promessa e la mantiene, quand'anche dovesse soffrire perdite nel mantenerla, e condanna l'uomo che è inadempiente in affari, o che cerca di sostituire qualcosa di valore inferiore a ciò che aveva promesso di consegnare. Le leggi sul corso legale sono forme istituzionalizzate di inadempienza sui debiti.

Mammon. Infine, c'è un'altro aspetto del denaro nella Bibbia che dovremmo considerare; il denaro come Mammon. Tutti sanno che la Bibbia condanna con forza Mammon, e molta gente  equipara Mammon con il denaro. Ma le due non sono la stessa cosa, Mammon è il denaro adorato, ed è per questo che Cristo disse “Non potete servire Dio e Mammon”. Mammon è il denaro trasformato in un idolo: anche le cose più benefiche possono diventare strumenti di distruzione se vengono riguardate per più di quello che si dovrebbe. La Bibbia condanna tutte le forme di idolatria, compresa l'idolatria del denaro. Ayn Rand non comprese questo quando scrisse i suoi libri, ma forse ne ha una migliore comprensione adesso.[17]

Questa concezione Biblica del denaro e dell'attività bancaria è rispecchiata nel libro del Dr. Sennholz del 1986, Money and Freedom, nel quale promuove il ripudio delle leggi sul corso forzoso e così conclude:

La moneta sana e la libera attività bancaria non sono impossibili, sono semplicemente illegali. Questa è la ragione per cui il denaro deve essere deregolamentato [...]. In un sistema libero, il denaro e l'industria bancaria posso creare valute sane e oneste, proprio come le altre industrie possono provvedere efficienti e affidabili prodotti.[18]



Lo Stato e la Politica Estera

Ogni seria discussione della politica estera dell'antico Israele deve trattare diversi argomenti:  trattati, alleanze, diplomazia, colonialismo, spionaggio e guerra. Discuterò qui brevemente di ognuno essi.

Trattati. In Esodo 23:20-33 c'è un comando esplicito a Israele di non fare trattati con le nazioni di Canaan: “Tu non farai alcun patto con loro, né con i loro dei” (verso 32). Dio intendeva distruggere quelle nazioni e non voleva che Israele fraternizzasse con loro. Questo comando non implica che tutti i trattati siano sbagliati, solo che lo era per Israele nel farli con le nazioni che Dio stava per distruggere. Era un comando inteso solo per l'antico Israele.

Tuttavia, quando si stipulano trattati, questi devono essere osservati, anche se si viene raggirati nel raggiungimento dell'accordo. Un trattato negoziato da Giosuè con i Gabaoniti fu il risultato del suo mancato rispetto delle istruzioni ricevute da Dio (“Gli uomini di Israele... non chiesero consiglio al SIGNORE”, Giosuè 9:14) e Giosuè fu così ingannato dagli astuti Gabaoniti. Comunque sia, dato che gli Israeliti avevano fatto un giuramento, furono obbligati a mantenerlo:

“Ma i figli d'Israele non li colpirono [i Gabaoniti] perché i capi della congregazione glie l'avevano giurato per il SIGNORE Dio di Israele. E tutta la congregazione mormorò contro i capi. Allora tutti i capi dissero alla congregazione, Noi glie l'abbiamo giurato per il SIGNORE Dio d'Israele, ora perciò non possiamo toccarli” [Giosuè 9:18-19]

Alleanze. Il comando di Dio all'antico Israele di non stipulare trattati con i suoi vicini solleva tuttavia la questione della legittimità della stipula dei trattati e della formazione di alleanze.  Sulle alleanze, la Bibbia sembra parlare abbastanza chiaro:

Guai a coloro che scendono in Egitto per soccorso, e si appoggiano sui cavalli, e  confidano nei carri, perché sono molti; e nei cavalieri, perchè sono molto forti; e non riguardano al Santo d'Israele, né cercano il SIGNORE!

Ora gli Egiziani sono uomini, e non Dio; ed i loro cavalli sono carne, e non spirito. Quando il Signore stenderà la sua mano; colui che aiuta inciamperà, e l'aiutato cadrà; e tutti saranno consumati insieme [Isaia 31:1,3]

Questa sembra essere una condanna generale  delle alleanze e della fiducia negli eserciti e nelle armi. La Bibbia disapprova alleanze politiche e militari perché sono atti di fede nelle armi e nei soldati e non in Dio, e scoraggia i trattati perché sono accordi seri che devono essere rispettati costi quel che costi.

Diplomazia. Nella Bibbia il limite nei contatti tra governi è così restrittivo che ambasciate e missioni diplomatiche permanenti non erano autorizzate alla Repubblica Ebraica. Piuttosto, quando sorgeva necessità, un emissario era inviato per lo scopo specifico di consegnare un messaggio o discutere un problema. Per esempio, dopo che gli Israeliti uscirono dall'Egitto, Mosè inviò emissari al re d'Edom chiedendo il permesso di passare per Edom.

“Ti prego, lascia che passiamo per  il tuo paese; noi non passeremo i per campi, né per  le vigne, e non berremo l'acqua dei pozzi; cammineremo per la strada reale, e non svolteremo né a destra né a sinistra, finchè avremo passati i tuoi confini” [Numeri 20:17].

Il re di Edom respinse la richiesta di Mosè, e “così Edom rifiutò di dare a Israele passaggio attraverso i suoi confini, perciò Israele si ritrasse  da lui”. (verso 21).

Ci sono due cose che andrebbero notate in questo racconto: l'uso di emissari per specifiche e inevitabili negoziazioni, e il rifiuto di Mosè, come leader del popolo scelto di Dio di attraversare il confine di Edom senza il permesso degli Edomiti.

Anche quando l'antico Israele era una monarchia, sembra che non avesse ambasciatori in giro: “Ora Hiram Re di Tiro mandò i suoi servi a Salomone, perché aveva udito che lo avevano unto Re al posto di suo padre, e  Hiram era sempre stato amico di Davide” (1 Re 5:1,2). Anche tra amici, Hiram e Davide, a quanto pare non c'erano ambasciatori permanenti. Il Re Hiram aveva aiutato Davide a costruire la sua casa, eppure mandò dei messaggeri a Salomone. Non c'erano ambasciatori permanenti neanche sotto la monarchia.

Non c'erano disposizioni per ambasciatori residenti e ambasciate nel governo esemplare della Repubblica Ebraica, e neanche la monarchia, apparentemente, non aveva spinto la sua ingerenza negli affari esteri al punto di inviare e accogliere rappresentanti permanenti.

Spionaggio. Una questione collegata alla politica estera riguarda le spie, perché forse la funzione predominante delle ambasciate moderne (e forse ogni volta se n'è fatto uso) è quella dello spionaggio. L'antico Israele usò spie, ma solo durante la guerra e per brevi periodi di tempo. Proprio come non c'era esercito permanente, allo stesso modo non c'erano eserciti permanenti di spie e diplomatici. Dio commandò a Mosè di “mandare uomini a spiare la terra di Canaan”, uno da ciascuna tribù (Numeri 13:2). Dieci di quelle spie non servirono a  nulla, solo due furono utili, e io sospetto che questa è la proporzione che sia valsa sempre sull'efficienza delle spie. Mosè invito spie anche a Jazer (Numeri 21:32), una città Cananea. Giosuè mandò due spie a Gerico (Giosuè 2:1).

Parte, e forse tutto, di questo spionaggio era comandato da Dio, ma non ci viene detto che tutto era compiuto all'espresso comando di Dio. Ma lo spiare era una pratica usata esclusivamente durante il tempo di guerra. Spiare altre nazioni non era una pratica normale in tempo di pace né della repubblica, né della monarchia. Risulta chiaro che spiare i governi vicini durante il tempo di pace, costituisce una forma proibita di intervento estero, anche di più che il mantenere le ambasciate che albergano spie. È traballante l'argomento che sostiene che il  comando di Dio a Mosè giustifichi l'uso regolare di spie, perché quel comando era molto specifico: spiate la terra di Canaan. Lo spionaggio, tranne che in tempo di guerra, non è una funzione propria del governo.

Colonialismo. Nel diciannovesimo secolo lo slogan “l'onere dell'uomo bianco” è stato usato per giustificare le politiche coloniali delle nazioni europee. A causa della sua superiore cultura, superiore intelligenza, razza e istruzione, o almeno così si diceva, l'uomo bianco ha l'onere di governare le razze inferiori. L'antico Israele, al contrario, non aveva alcun dovere di signoreggiare sulle nazioni ottenebrate del mondo. La politica estera di Dio, perfino quando fondava uno stato politico nel Medio Oriente, era molto limitata nei suoi scopi.

E così doveva essere: un governo di limitati poteri nazionali deve essere anche un governo di limitati poteri internazionali. Gli appropriati scopi della politica estera non possono andar oltre quelli del governo in generale: la sicurezza e la libertà del territorio e delle persone all'interno dei suoi confini. Israele, pur essendo la sola nazione specialmente scelta da Dio, non aveva alcuna autorità di liberare l'Egitto dai Faraoni. E se l'antico Israele non aveva tale autorità, pur avendo avuto comandi specifici da Dio e avendo occupato un posto unico nella storia umana, tanto meno la hanno le nazioni moderne.

Guerra. Dio comandò agli antichi Israeliti in tempi diversi sia di astenersi dalla guerra che di attaccare certe nazioni. In Deuteronomio 2:5 Dio dice: “Non immischiatevi con loro [i figli di Esaù che vivevano in Seir], perché Io non vi darò nulla del loro paese, nemmeno un impronta di terra... voi comprerete cibo da loro con denaro perché possiate mangiare e comprerete anche acqua da loro con  denaro perché possiate bere... non molestare Moab né contendete con loro in battaglia, perché Io non vi darò nulla del loro paese” (Versi 5,6,9). Non sono vietate relazioni commerciali stabili, sono vietate piuttosto relazioni politiche e militari permanenti. I confini furono istituiti con lo scopo di separare fra di loro i governatori e non le persone.

Da tutte queste considerazioni risulta chiaro che sono le persone, e non i governatori, a giocare il ruolo principale nelle relazioni estere. I governatori hanno il compito di risolvere le dispute mediante negoziazioni se possibile, e tramite guerra se necessario e giustificabile. La regola è quindi libero commercio e libertà di movimento tra le nazioni; la norma è l'assenza sia di ambasciatori residenti che di spie.

In politica estera, il ruolo del governo nell'antico Israele non era di rendere il mondo o anche solo il Medio Oriente un luogo adatto alla teocrazia. La nazione doveva semplicemente occupare il paese che Dio gli aveva dato. Se Dio non avesse comandato loro di farlo in così specifici dettagli, essi non avrebbero avuto alcuna autorità ad agire come fecero.



Conclusione

Non è alla Repubblica di Platone, né alla Politica di Aristotele, né  tanto meno alle città-stato greche o alla Città e l'Impero di Roma, e men che mai ai codici di Hammurabi o di Solone, che dobbiamo rivolgerci per trovare un modello di buon governo e una difesa competente di una società libera, ma alla Bibbia e alla Repubblica Ebraica. Essendo la Bibbia informazione divinamente rivelata, ci fornisce dei principi necessari per difendere una società libera.


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Note

[1] Una recensione del libro da parte di Joseph Salerno: https://www.mises.org/journals/rae/pdf/R62_5.PDF

[2] Assenza di valori, neutralità etica.

[3] È rilevante il fatto che Von Mises, il genio economico che evidenziò l'impossibilità del calcolo economico sotto il socialismo, accettò l'Utilitarismo e la possibilità del calcolo edonistico. Il calcolo Utilitaristico è, se possibile, ancor più assurdo del calcolo economico socialista. Si veda anche Gordon H. Clark, A Christian View of Men and Things ; Religion, Reason and Revelation; e Thales to Dewey: A History of Philosophy per trovare alcune distruttive analisi dell'Utilitarismo e di altri sistemi etici.

[4] Due Trattati sul Governo. http://bfp.sp.unipi.it/classici/locketwo/ar01s03.html#id2558366. Locke cerca di salvare il suo ragionamento facendo appello alle Scritture.  I moderni giusnaturalisti, generalmente, non fanno questo tentativo.

[5] http://archiviostorico.corriere.it/2013/agosto/03/Gli_errori_della_legge_anti_co_0_20130803_bf05295a-fbff-11e2-a8b4-642bc7e0ec80.shtml

[6] Il recente rinnovato interesse per la legge naturale è degno di nota: non solo fa a pugni con David Hume e la logica, esso ignora Charles Darwin e  la biologia. Se si accetta qualche forma di teoria dell'evoluzione (come fanno molti giusnaturalisti), si adotta giocoforza una concezione della natura che insidia la teoria della legge naturale:  la Natura e le sue leggi sono in continuo cambiamento.

[7] Nota del Traduttore. Ho preferito seguire la forma inglese Thou shalt not che esalta l'applicazione individuale dei Dieci Comandamenti, che invece è attutita nell'imperativo all'infinito italiano Non fare, non dire, etc.

[8] Hans F. Sennholz, Debts and Deficits, 164, 44.

[9] Sennholz, 166.

[10] Sennholz, 44-45.

[11] Sennholz, Three Economic Commandments, 1-2.

[12] Si veda Bruno Leoni, La Libertà e la Legge.

[13] http://www.garynorth.com/public/512.cfm

[14] Ibid. pag. 22

[15] È bizzarro ma non sorprendente che gli economisti laicisti facciano riferimento alle favole riguardo all'origine del denaro mentre ignorano un libro di storia affidabile come la Bibbia.

[16] Antiche misura di capacità ebraiche. L'efa misurava sostanze solide come farina e granaglie e corrispondeva a circa 33 litri, l'him misurava liquidi e corrispondeva a circa 5 litri.

[17] NdT: Robbins fa  riferimento all'Elogio del Denaro della Rand ne La rivolta di Atlante. http://libertyfighter.wordpress.com/2013/05/16/elogio-del-denaro-repost/

[18] Hans F. Sennholz, Money and Freedom, 83.

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17 commenti:

  1. non ho ancora finito. è tra gli argomenti che prediligo, percio non mi trattengo. e dissento. alla grande. dal principio: l economia ha dei valori: il benessere materiale. al di là delle minori critiche, è fallace il presupposto (e da lì cade tutto): l esistenza della rivelazione. e dunque è ridondante l argomentazione che vede la sacralità della liberta nella sacralità della fonte divina: è evidente, infatti, che se credi nella rivelazione, allora la rivelazione è fonte morale primaria. qualsiasi cosa essa dica, liberta o schiavitù. per fortuna la rivelazione dice libertà! pensa che guaio se avesse detto altro :) . dunque la liberta vivrebbe di luce riflessa: è bene perché l ha detto dio. è dio è bene aprioristicamente. non essendoci bisogno allora di spiegazione, è un inutile ripetizione della sacralità. come dire direttamente che la libertà è dio: sul punto tornerò, ma già d ora dico che sacralizzare la liberta in sé è molto meglio e molto più chiaro.
    poi, a leggere bene, l antico testamento è libro di guerre, ce lo spiega bene campbell in mito e modernità. mentre molti interpretano anche il corano come un libro di pace. il libro sacro si "interpreta" per gli amici, e si "legge" per i nemici. e se il cristianesimo è senza meno la religione più pacifica di tutte, come spiega benissimo girard ne il capro espiatorio, cio non ha impedito a deshner di scrivere Storia criminale del cristianesimo in 10 volumi. né a bush di mandare in guerra su suggerimento di dio. l interpretazione è una sottile linea rossa. di sangue. per tutte le religioni, come spiega barrington moore jr (sto citando tutti i miei preferiti), che trova nel "sacro" le origini di tutte le persecuzioni della storia. se cerchi la liberta nella rivelazione, la troverai. come anche altro, se lo cerchi. allora ai non credenti, che fai? li impicchi per imporgli il pacchetto (tua)religione-liberta?
    ora, è vero che la legge naturale è argomento zoppo, ne conosciamo la mutevolezza ed i tratti che variano dai religiosi (diritto di resistenza contro il sovrano in nome di dio, ad usum del potere della chiesa) sino ai gisupositivisti (dichiarazione universale dei diritti dell uomo; cui si confronta la dichiarazione islamica dei diritti umani). ma è un tentativo talora apprezzabile, soprattutto quello di tommaso, con l adaequatio rei et intellectus. ancora più interessante, e molto austriaca, l affermazione della liberta attraverso l epistemologia negativa: la liberta è un bene che la schiavitù è un male. conosciamo il bene per sottrazione dal male. rights from torts.
    ma la fallacia enorme della premessa, riprendo la critica chiave, sta nel pensare che la rivelazione viene da dio. mentre è prodotto della cultura umana. e chi crede che dio sia apparso in forma di arbusti a mosè per dettare i 10 comandamenti è tra il credulone ed il pazzo. pensa se arrivo io oggi a dire che dio mi ha consegnato 10 files sacri: mi ricoverano! ogni cultura produce la sua mitologia, la sua religione. non è il cristianesimo ad aver creato il capitalismo. detta così è una storiella a supporto della propria fede. impostazione calcistica. lo è nella misura in cui la cultura occidentale del tempo ha creato una mitologia che ha concorso all avveramento delle condizioni di liberta che hanno poi permesso il capitalismo. consequenzialità storiche della cultura.

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  2. possiamo giustificare la liberta molto meglio: con il minimo antropologico strutturale morale. ci soccorre il bel libro di antropologia giuridica di rouland. se invece vogliamo scomodare il sacro, possiamo dire che la liberta è un bene sacro fondato su sé stesso, una religione tutta sua, un pensiero metafisico e trascendente, che non ha bisogno di essere etero-sorretto da atre religioni (pensieri sistematizzati e sacralizzati dalla cultura del tempo) se non magari - come abbiamo visto - vedendo che nella costrizione c è il male. cio è più chiaro, coerente, meno confusivi e conflittuale.
    ancora, possiamo ben dire che non c è alcun bisogno di giustificare la libertà. che si sorregge benissimo da sola. sulla forza dell autoevidenza, dell autoconservazione, della preferenza. e se qualcuno vuol rapire e ridurre in schiavitù qualcun altro, l azione di difesa è, appunto, difendersi anche uccidendo l aggressore. attenzione, non ho scritto che è giusto o legittimo. è consequenziale all azione, e basta. per la propria liberta. ma che uno deve giustificare la ragione per la quale non vuole essere schiavizzato? ma dove siamo arrivati con la sottomissione mentale?
    poi, più tardi, vedrai se l atto di uccidere compiuto è "giusto" o no. se le scritture lo consentono o no. se rimane tempo libero per farlo. ma se non lo si fa, tempo libero non ce ne sarà più.
    buon natale

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  3. Condivido le parole di gdb. Non c'e' alcun bisogno biblico per preferire liberta' reciproca (onesta') a coercizione autoritaria.
    La Bibbia e' un testo anche pedagogico e prescrittivo. Per educare.
    La liberta' non ne ha bisogno perche' limitarla e' mortifero mentre favorirla e' vitale. La liberta' consapevole di se stessa e' una conquista filogenetica, evolutiva. Non ha bisogno di giustificazione divina. Questo va bene per un sermone. Per convincere i dimentichi. Le greggi soggiogate. Per risvegliarne la vitalita' repressa dalla abitudine a subire coercizione disonesta.
    Auguri.

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  4. Ciao a tutti.

    Capisco molto bene il ragionamento di Gdb. Anche perché come si potrebbe non essere d'accordo? Il problema, per come me lo sono posto io, però, riguarda un'accezzione più "italiana". Voglio dire, la chiave di letture fornita da Gdb è prettamente americana; non che sia un "male", anzi, ma potremmo dire che è a livello "avanzato" rispetto al progresso sociale nettamente carente in Italia. Si diceva spesso, in altri post, come si potesse coniugare la libertà oggi (o la sua riscoperta) nel nostro ambiente. Ecco, secondo me non c'è niente di meglio che fare leva sullo spirito religioso per veicolare nel nostro ambiente un minimo di visione libertaria attraverso la quale distaccare progressivamente gli individui dalla dipendenza dallo stato. Questo non sarà l'unico pezzo che presenterò sul tema, ne seguiranno altri. Nel frattempo, un buon Natale a tutti voi.

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    1. Uhm...
      La liberta' da diritto politico a diritto religioso... Da concessione/conquista politica a concessione divina...
      Ci vuole sempre un concedente? Un intermediario? Un garante?
      Torniamo alla importanza (troppa) del medium nella cultura da sudditi e furbacchioni del nostro Paese?
      Rischiamo di restare nella liberta' di (liberta' positiva). Di non proporre la liberta' da, quella che e' sinonimo di responsabilita' individuale.
      Liberta' come etica?
      Ne riparleremo.

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  5. Buon natale a tutti voi menti libere!

    Perspicace

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  6. La libertà non è un astratto né pura azione ovvero né regno dell'arbitrio assoluto né meccanicismo.
    Da quello che ho capito io la teoria austriaca ha come proprio valore non tanto l'economia quanto l'azione per raggiungere i fini preposti; tuttavia c'è qualcosa che muove le azioni, le motivazioni.
    Qui si entra in un campo sconfinato dove mi perderei: a sensazione direi che se si storce il naso all'idea di una libertà giustificata allora non capisco come coniugare questo obiezione con la necessità dell'a-priori nell'epistemologia austriaca.

    Riccardo Giuliani

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    1. le motivazioni, le preferenze, il valore soggettivo trovano conciliazione, seppur parziale, con l a priori. perché quest ultimo è molto vago: meglio stare meglio che peggio. la dinamicità delle preferenze si riverbera nella dinamicità non prevedibile dell azione umana nel mondo, anche economico. le previsioni a priori austriache sono basate su una normalità non statistica (che è, in termini, una contraddizione: la parola "normalità" nasce con la statistica: la norma è la regola). il buon senso. in un mondo che non è né totalmente prevedibile né totalmente imprevedibile. il buon senso serve per comprendere la vita, per muoversi nel suo fiume; non può pero tutto prevedere né domare il fiume. l avita è questa: parziale e contraddittoria.
      non vedo però che cosa rileva la questione della liberta che non necessita giustificazione con l a priori (allora, anche la violenza e la sopraffazione devono avere giustificazione morale!?). su questo ultimo punto non ti ho capito. spiegati meglio.

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    2. "meglio stare meglio che peggio"
      Estremizzando potrei dire che c'è gente che si sente meglio umiliandosi fisicamente e/o psicologicamente: ciò ne diminuisce la capacità di azione nel mondo e sinceramente parlando non mi pare proprio un buon modo per esprimere quanto di libertà una persona senta dentro.
      Dunque la libertà è anche qualcosa che "precede" l'uomo o no?
      Siccome non so rispondere con precisione (e infatti hai rilevato la mia difficoltà) non posso escludere questa possibilità: inoltre se la escludessi ho paura di dover cercare la ragione della libertà post actum, non prima, con tutto il pericolo insito nell'inseguire le mode.
      Allora mi chiedo: l'a-priori così necessario per l'epistemologia austriaca potrebbe essere il riflesso di una libertà che in parte sfugge all'analisi razionale e che quindi va accettata aprioristicamente?

      Capisco bene il punto apra la questione dolorosa delle interpretazioni ma il vero problema è se esse vengano imposte invece che proposte: avere in mano la verità per sbatterla in faccia agli altri è contro la libertà.

      Riccardo Giuliani

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    3. "c'è gente che si sente meglio umiliandosi fisicamente e/o psicologicamente": si, c è di tutto al mondo. ma il buon senso ci dice che sono una minoranza. freud ha detto che l uomo ha rinunciato ad un po' di liberta e felicita per avere un po' di sicurezza e stabilita. il "po'" è la chiave. l assoluto non esiste, nemmeno per la liberta. se non come idea.
      la liberta è un illuminazione, non si sbatte in faccia, non si puo imporre. si ricerca in un percorso personale.
      l articolo porta dritti alla guerra teocon.
      guarda la cosa su livelli diversi: tutto concorre, su livelli diversi. tutto è imperfetto se visto da solo.
      l utilità, la morale, la ragionevolezza (il buonsenso), l antropologia strutturale, l empirismo, l aspetto a aprioristico, quello metafisico.
      l adaequatio rei et intellectus ne cerca una sintesi, anche essa incompleta come tutto è incompleto per definizione.
      tutto contribuisce, nella stessa direzione.
      l uomo è di natura scisso, tra soggetto ed oggetto. dici bene che la questione finale è quella dell interpretazione. ed anche interpretazione è scissa come l essere umano. sia quella circolare di gadamer, sia quella a strati di freud, sia quella dialogai tra individuo e cosmo di jung.
      insomma, la rispost a definitiva non c è.

      (o, come diceva "quelo", "la risposta sta dentro di te, colo che è sbagliata")

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  7. Non vi infognate!
    In anni come questi, che minacciano la libertà, bisogna solo difenderla. E la libertà esiste se ne esiste la consapevolezza. L'uomo è libero se ne è consapevole. Gli animali in gabbia la cercano. È conquista filogenetica.
    L'apriori austriaco dimostra che ci sono ovvietà che non hanno bisogno di verifica. La libertà esiste non appena se ne prende coscienza. Così come non appena ci si rende conto di un limite alla libertà, si cerca di rimuoverlo perché la libertà è più vitale della sicurezza ed il mercato lo è più dello stato. Il mercato vi tiene svegli e vigili e responsabili. Lo stato vi ammoscia.
    Scusate il basso livello del.mio pensiero. Ma in battaglia si deve solo vincere o convincere.

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  8. Sono il traduttore di questo saggio, per la cui pubblicazione sul suo bellissimo blog ringrazio Francesco Simoncelli.
    Confesso non sono in grado stare a dietro a gdb, il quale si fa beffe della "fallacia" - fallacia? - della rivelazione, quando la sua argomentazione è un continuo ricorso alla fallacia "ad Autoritatem". E' sicuro gdb di essere un libertario? Perché i suoi toni sono quelli del tipico saccente sinistrorso radical-chic e naturalmente statalista.
    gdb si fa beffe di quelli che insistono sulla "verità rivelata" eppure scrive come se avesse la verità in tasca.
    Mette in guardia con il fanatismo delle religioni eppure scrive come il più infervorato fanatico religioso.
    La differerenza tra gdb e gli altri "fanatici" sta nelle presupposizioni, gdb rigetta le altrui e eleva a criterio assoluto le proprie.
    Libero di farlo beninteso, lo faccio pure io elevando la rivelazione a criterio assoluto, ma almeno io credo di avere l'onestà di ammetterlo.
    Chissà in quanti sanno che la necessità della Rivelazione è giunta a riconoscerla lo stesso Mises nel suo ultimo libro "Teoria e Storia":

    "Avevano ragione quei teologi che ritenevano che soltanto la Rivelazione avrebbe potuto fornire all’uomo una certezza perfetta. La ricerca scientifica umana non può andare al di là dei limiti tracciati dall’insufficienza dei sensi dell’uomo e della ristrettezza della sua mente. Non esiste alcuna possibile dimostrazione deduttiva per il principio di causalità e dell’inferenza ampliativa di un’induzione imperfetta; si può soltanto ricorrere al non meno indimostrabile enunciato che esiste una rigida regolarità nella congiunzione di tutti i fenomeni naturali. Se non facessimo riferimento a questa uniformità, tutti gli enunciati delle scienze naturali apparirebbero soltanto come generalizzazioni affrettate."

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    1. Le convoluzioni di gdb sono in ultima analisi degli scricchiolii del più recente e stanco giro della giostra del "philosophia perennis", e il rinnovato rifiuto di fronte all'alternativa di Lessing.
      La miglior risposta alle sue critiche la dà ancora una volta Robbins nell'introduzione al suo libro sull'oggettivismo della Rand:

      "Come Platone e Aristotele, [La Rand] ha cercato di confutare i sofisti, ma solo per far scaturire una filosofia che conferma il perenne sofisma della filosofia laicista. “Philosophia perennis” non è che, in ultima analisi, una futile speculazione intesa a dimostrare che l’uomo e la sua mente sono di fatto autonomi e indipendenti dal loro Creatore. L’umana filosofia laicista, come le teorie laiciste della storia, è ciclica: si svolge dai grandi sistemi teorici che danno una visione globale della realtà alle critiche di questi stessi sistemi, le quali critiche si risolvono poi nello scetticismo. E quando le profondità dello scetticismo sono raggiunte, qualche nuovo filosofo erge un’altro magnifico edificio di pensiero umano, soltanto per avere quello stesso edificio eroso dalle critiche logiche di altri studiosi, risolvendosi a sua volta in un nuovo scetticismo. E così il ciclo continua, dai sofisti a Platone, da Platone ai sofisti; dai sofisti all’Aquinate, e dall’Aquinate ai sofisti; dai sofisti a Spinoza, da Spinoza ai sofisti; dai sofisti a Kant, da Kant ai sofisti; dai sofisti a Hegel, da Hegel ai sofisti. Si potrebbe concludere che la filosofica laicista non è altro che la storia del fallimento, di uomini che tentano di costruire una Torre fino al Cielo, e che sono presto dispersi sulla faccia della terra incapaci di comprendersi l’un l’altro.
      La natura ciclica della storia della filosofia, così come è qui presentata, è naturalmente di molto semplificata ma questo libro non è inteso essere un testo di storia della filosofia, ma soltanto una critica di una delle ultime figure nel ciclo della filosofia laicista. Uno studente di filosofia potrebbe prima o poi chiedersi perché tutte le filosofie secolari non siano riuscite a resistere allo scrutinio logico, perché il ciclo di ottimismo e pessimismo epistemologico esiste e dura da ben più di duemila anni. Difficilmente la spiegazione può essere per via della sovrastruttura delle varie filosofie che sono così diverse da non poterci offrire una spiegazione comune. Ma se si esaminassero le infrastrutture delle varie filosofie, e si troverebbe infine un elemento comune: l’autonomia della mente umana. Tutte le filosofie laiciste condividono l’assioma dell’autonomia, il credo che l’intelletto umano può giungere alla conoscenza senza aiuto esterno. L’Oggettivismo non fa eccezione.
      Eppure i ripetuti fallimenti non si sono risolti nel ripudio di questo assioma, ma in più determinati sforzi di raggiungere la conoscenza attraverso lo sforzo autonomo dell’uomo...

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    2. ...La famosa alternativa di Lessing, tra l’accettare la verità dalle mani di Dio come un dono e il cercare eternamente senza mai trovare la verità, è il bivio incontrato da tutti i pensatori della storia, e tutti i pensatori laicisti hanno scelto l’eterna, infinita e futile indagine, proprio come fece Lessing.
      La scelta come delineata da Lessing è una scelta che deve essere fatta da tutti gli uomini. Accetterò io la rivelazione o no? La Bibbia è il Verbo di Dio o no? I filosofi non cristiani (e alcuni incoerenti filosofi Cristiani) hanno scelto la futile ricerca. Molti credono che la ricerca non è per niente futile (particolarmente gli incoerenti pensatori Cristiani come Tommaso d’Aquino) ma che un giorno avrà finalmente successo. Sfortunatamente, dopo duemila e cinquecento anni di ricerca, nessun uomo ha ancora stabilito la verità attraverso il suo intelletto autonomo.
      Come Cristiano, posso solo sperare che l’Oggettivismo, come tutti gli altri edifici filosofici, possa presto crollare, e rivelare agli uomini del ventesimo secolo l’estrema futilità delle filosofie laiciste. Questo libro è stato scritto con lo scopo di accelerare il declino di questa forma novella di ottimismo filosofico laicista, affinché gli uomini siano magari costretti ad ammettere che la scelta è fra Nichilismo o Cristianesimo, fra Scetticismo o Rivelazione. La scelta non è, come la Rand ha detto, tra Comunismo e Oggettivismo, perché queste due filosofie sono di fatto piuttosto simili: entrambe sono materialiste, entrambe sono empiriste, e in ultima analisi, anarchiche. La Rand fuggì fisicamente dai Comunisti nella metà degli anni ’20, ma intellettualmente è sempre rimasta loro prigioniera. Invece che essere diametralmente opposti, l’Oggettivismo e il Comunismo condividono premesse comuni, e attaccano un nemico comune: la Fede Cristiana. Qui l’antitesi è inequivocabile: Dio o la Materia? Rivelazione Proposizionale o Sensazione? La Legge di Dio o i Capricci dell’Uomo? Governo Limitato o Anarchia Totalitaria? C’è solo un sistema che sfida il comunismo in tutte le sue ramificazioni e quel sistema non è l’Oggettivismo. Quel sistema è la Fede Cristiana."

      Io posso solo invitare il re filosofo gdb dall'alto della sua approfondita conoscenza delle futili filosofie contemporanee a provare costruire su di queste una società "libera", se ci riesce. Ovviamente fallirebbe, perché costruire su queste fondamenta è come edificare sulle sabbie mobili.
      E da quel che capisco dalla sua caricatura del Cristianesimo - che dimostra pertanto di non conoscere manco un po' (chissà magari leggere Robbins o Clark potrebbe illuminarlo) - il suo concetto di "libertà" è soprattutto "libertà" dalla Legge di Dio, cioè dal documento sul quale l'occidente civilizzato ha fondato le sue libertà e la sua prosperità.
      E già, perché le libertà godute dall'occidente e lo stesso capitalismo, come argomenta Robbins nel suo libro, SONO il frutto del Cristianesimo Biblico, checché si voglia filosofeggiarci contro(1).
      Ed è proprio a causa del declino del Cristianesimo biblico in occidente - che io nel mio piccolo cerco di combattere - che quelle libertà stanno scomparendo.
      In conclusione, come dice ancora Robbins, gli uomini come gdb vogliono i frutti del Cristianesimo biblico, libertà e civilizzazione, mentre rigettano se non combattono (come fa gdb) la sua radice.
      Che dire? Accomodatevi pure, ma sarà difficile far rifiorire un albero quando si gettano via le sue radici.

      (1) Si veda il saggio di Bojidar Marinov "La Retorica alle Fondamenta del Capitalismo, e l’Etica alle Fondamenta di quella Retorica"

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  9. Scusi Gianci, ma lei mi ha fatto tornare in mente quella battuta di Woody Allen sulla Bibbia insegnata a bastonate.
    E poi, sa, tra gentiluomini si contestano le opinioni senza attaccare le persone.
    Comunque, ho un debole per gli eretici fallaci. Li preferisco a chi non ha piu dubbi. I liberali dubitano. Sono incalliti malfidati. Non amano i roghi.

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