giovedì 6 novembre 2014

Perché lo stato vi considera un danno collaterale





di Bill Bonner


Le illusioni, gli errori e i malintesi dei pianificatori centrali richiedono il loro pedaggio — per lo più sotto forma di fastidi costosi.

Di tanto in tanto, quando sono particolarmente ambiziosi, finiscono nei libri di storia.

La marcia di Napoleone su Mosca. La grande carestia di Mao. L'esperimento economico dell'Unione Sovietica durato sette decadi. Questi fallimenti sono causati da funzionari pubblici presumibilmente intelligenti e con buone intenzioni. Rappresentano l'inferno a cui conduce la strada lastricata di buone intenzioni.

A volte una politica pubblica sbagliata può essere invertita o abbandonata prima che faccia gravi danni. Però una combinazione di circostanze particolari rende impossibile tale correzione. Le politiche disastrose sono rinforzate fino a quando non esplodono in maniera catastrofica.

I pianificatori falliscono perché credono in tre cose che non sono vere.

In primo luogo, secondo loro sono a conoscenza dell'esatto stato attuale della comunità che vogliono pianificare (bisogni, desideri, speranze, capacità, risorse); secondo, nella loro ottica sanno dove dovrebbe andare la comunità (quale futuro sarebbe il migliore); e terzo, sono in grado di creare il futuro che vogliono.

Nessuna di queste cose è più di una pia illusione. Insieme costituiscono ciò che F.A. Hayek chiamò "la presunzione fatale, la presunta capacità dell'essere umano di plasmare il mondo intorno a lui secondo i suoi desideri."

La piena conoscenza delle condizioni attuali richiederebbe una quantità infinita di informazioni reali. Come scrisse il filosofo Samuel Bailey nel 1840, sarebbe necessaria "la conoscenza di mille particolari che nessuno può apprendere, tranne chi ha interesse a conoscerli." I pianificatori non hanno nulla di simile. Invece si basano su un corpo di teorie popolari, frasi fatte e congetture statistiche.

Quanto al secondo punto — secondo cui sono benedetti da qualche dono che permette loro di predire il futuro — possiamo stendervi un velo pietoso.

Nessuno crede davvero che le persone nel Congresso degli Stato Stati o nell'Assemblea Nazionale Francese o nelle burocrazie e nei think tank di queste nazioni abbiano qualcosa di più rispetto a chiunque altro. Tutto quello che hanno si riduce alle loro simpatie e antipatie, pregiudizi e paure, ambizioni ed egocentrismo.

Ogni uomo fa sempre del suo meglio per plasmare il suo mondo in un modo che gli piaccia. Qualcuno vuole una moglie grassa. Qualcuno vuole una fortuna. Qualcuno vuole passare il suo tempo giocando a golf. Ognuno cercherà di ottenere ciò che vuole a seconda delle circostanze.

Ed il futuro arriverà.

La pretesa dei pianificatori centrali è quella di poter essere a conoscenza di un futuro migliore — che solo loro sono in grado di progettare e realizzare. La vanità onniscente di questa affermazione è sconcertante. Nessuno sa realmente che cosa ha in serbo il futuro per l'umanità. Solo la gente sa quello che vuole.

Presumo che il futuro migliore sia quello in cui le persone ottengono quello che vogliono... o almeno ciò che si meritano. Un uomo che brucia all'inferno potrebbe volere un gelato; ciò non significa che lo otterrà. Ma i pianificatori centrali presumono di sapere non solo ciò che vuole, ma quello che dovrebbe avere.

Vale la pena di ricordare, inoltre, che le mani dei pianificatori centrali sono vuote come la loro testa. Non hanno alcun gelato da dare. Dove ci porteranno i piani individuali e l'evoluzione, nessuno lo sa. Il destino avrà l'ultima parola. Ma i pianificatori centrali dovranno dire la loro per primi, interrompendo i piani di milioni di persone.

Non hanno alcun "amor fati"... una fede e un affetto per il destino. Li manderebbe in bancarotta.

Invece intervengono per imporre la loro versione del futuro. E non appena la più piccola parte di tempo e risorse viene sequestrata per i loro fini, piuttosto che per quelli dei singoli individui, il ritmo naturale del progresso evolutivo rallenta. Cioè, milioni di azioni private che avrebbero avuto luogo vengono invece rinviate o annullate. Gli errori che potevano essere corretti, invece non vengono scoperti. Il futuro deve aspettare.

Anche quando vengono applicati con rigore spietato, i piani centrali sono inevitabilmente destinati a FALLIRE. Non ci sarà alcun "paradiso dei lavoratori". La guerra alla droga (o alla povertà... o al crimine... o al terrore... o al cancro) finirà in una sconfitta, non in una vittoria. La disoccupazione non scenderà. La "guerra per porre fine alla guerra" non porrà fine alla guerra. La teoria del domino cade; le tessere del domino no.

Oppure se uno di questi grandi programmi "ha successo", avviene a scapito di quelli precedenti e spesso ad un costo che è di gran superiore ai guadagni. La seconda guerra mondiale è un esempio di pianificazione centrale che sembrava funzionare. Ma gli Alleati stavano semplicemente annullando gli sforzi di pianificatori centrali più ambiziosi in Germania e in Giappone.

In generale, la vita sul pianeta Terra non è così "razionale" da prestarsi ad interventi pesanti e sconclusionati da parte di ingegneri sociali ingenui.

Certo, possiamo progettare ponti, case e acceleratori di particelle, ma non possiamo pianificare le economie. Non più di quanto noi possiamo inventare lingue, società, dogane, mercati, l'amore, matrimoni, bambini. O una qualsiasi delle altre cose importanti della vita.

Non per sopravvalutare questa tesi, ma è anche vero che gli esseri umani sono in grado di progettare e realizzare un certo tipo di futuro. Se i pianificatori del Pentagono, per esempio, decidessero che una guerra nucleare sarebbe una buona cosa, potrebbero realizzarla. Gli effetti sarebbero enormi.

Questo esempio estremo rivela l'unico tipo di futuro alternativo che i pianificatori sono in grado di fornire.

La pianificazione centrale su larga scala può essere efficace, ma solo per polverizzare il delicato tessuto della vita civile evoluta. Si tratta di un futuro che praticamente nessuno vuole, perché significa distruggere vari futuri — matrimoni, aziende, bambini, battesimi, viaggi, shopping, investimenti, e tutte le altre attività della vita normale.

Non tutta la pianificazione centrale produce calamità su questa scala, naturalmente, ma nella misura in cui è efficace è ripugnante. Quanto più essa raggiunge gli obiettivi dei pianificatori, più interferisce con gli obiettivi privati e più ritarderà o distruggerà il progresso del genere umano.

Tuttavia, questo punto di vista difficilmente viene accettato come saggezza comune.

Anzi, la maggior parte delle persone non la riterrebbe affatto saggezza. Si tratta di una visione minoritaria, condivisa da un gruppo talmente piccolo che tutti i suoi membri potrebbero essere inzuppati in una sola bottiglia di buon whisky.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


14 commenti:

  1. Ciao Francesco

    Non finiremo di ripeterlo.
    Il successo più grande dei pianificatori è stato l'inculcare tra le persone l'idea della loro indispensabile necessità. Come altri han detto: l'arma più forte del potere è il cervello dei sottoposti. Una sindrome di Stoccolma che si rinnova continuamente.
    La deresponsabilizzazione rules.

    Un esempio fresco fresco: stamattina ascolto su Virgin radio, tra l'altro di proprietà non certo di un povero cristo, che a Londra ci sono stati incidenti durante la "marcia contro il capitalismo" organizzata da Anonymous. Mi cadono le braccia, lì per lì, pensando alla profonda ignoranza dei manifestanti.
    Poi, colto da curiosità, vado a verificare la notizia.
    E che scopro? Che la marcia del 5 novembre è stata indetta per la libertà e contro il "government control"... (la libertà da)
    https://www.facebook.com/pages/Anonymous-Freedom-From-Government-Control/153133061440034

    Ora, dico io, da quale cavolo di agenzia di stampa sussidiata hanno preso la breve nota super-manipolata da leggere a noi poveri utili idioti?

    Non so molto di Anonymous, credo che dentro ci sia tutto ed il contrario di tutto.
    Certamente ci saranno libertari e ci saranno pure stato-socialisti incalliti, e perché no, pure agenti governativi infiltrati ed altri provocatori. Ma che la notizia venga propinata in un modo che non trova proprio riscontro nei fatti...
    Parte della manifestazione mondiale è andata a protestare anche davanti alla Fed. Tanto per dire...
    https://fbcdn-sphotos-e-a.akamaihd.net/hphotos-ak-xpa1/v/t1.0-9/10734209_842271329126538_1698625817027105914_n.jpg?oh=a6ce2accd94036e212a2bc35bc4a3987&oe=54D6082A&__gda__=1423078802_f870808284d5d8c608ba00ef46ce24fe

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    1. E' anche peggio.
      Ecco alcuni slogan: capitalismo vs clima, ingiustizia climatica, la finanza capitalista affama la democrazia, e via di questo passo... verso il baratro.

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    2. Credo che questo abbia a che fare col concetto di "massa". MI spiego. La scuola pubblica ha un grande fardello di colpe in tale contesto. Sembra quasi un'operazione alla Manchurian Candidate (chi ancora non l'avesse fatto è bene che si guardi tutta la filmografia di Frankenheimer)... basta dire "di massa" che si viene a creare una coalizzazione "spontanea" verso quello o quell'altro obiettivo, o contro quello o quell'altro obiettivo. Il più grande disinnescatore di cambiamenti è stato il concetto di massa. Ovvero, non ci sono scelte drastiche fino a che una nutrita maggioranza di persone non le appoggia. Poi assistiamo ad un accodamento. Non c'è una visione chiara dello scopo prefisso, c'è invece il semplice seguire un particolare dettame senza interrogarsi sulle sue basi.

      Per lo stato è facile smantellare simili associazioni. Sono condannate sin dall'inizio. La contrapposizione individuale è ignorata. Si pensa che una presa di posizione singola sia inconcludente. E' per questo che la maggior parte delle persone disprezza il mercato; è per questo che la maggior parte delle persone ha fiducia nella massa. La cooperazione non viene più vista come l'aggregazione spontanea di più desideri, ma come la necessità forzata delle persone di aggregarsi per sopravvivere.

      Pensate alle tasse. Pensate alla frase di rito "se tutti non le pagassero, non le pagherei anch'io". Presuppone una nutrita maggioranza. Presuppone un collante comune di non pagare le tasse. Non esistono posizioni individuali. Non esistono esigenze personali che contino. Immaginate richieste di non pagare le tasse per i motivi più disparati. Il sistema resterebbe blocatto in questo ingorgo, cercando di voler risolvere le questioni secondo linee burocratiche.

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    3. macroaggregati cerebrali. hanno il cervello a forma di bipolarismo

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  2. Ma cosa c'è di più socialista di una banca di deposito che fa anche la commerciale e socializza tutte le perdite del suo azzardo morale, trattenendo sempre i guadagni?
    E di una azienda privata che si fa sovvenzionare con le tasse, socializzando le perdite ed i suoi fallimenti e trattenendo i profitti?

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    1. esatto. abbiamo la moneta socialista. il resto è diretta conseguenza

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  3. Due osservazioni sul pezzo di Bonner.

    I pianificatori non vanno in bancarotta per colpa del fato. Ma per colpa della presunzione di averlo negato.

    Nella seconda guerra mondiale anche questo territorio ha giocato un ruolo. Non fosse altro che per aver fornito certe idee di organizzazione statale a chi l'ha avviata ed a chi l'ha poi vinta. Ma il fatto di non essere citata dimostra la considerazione angloamericana ed internazionale per questa penisola.

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    1. In realtà quando leggo di attacchi all'attuale (da qualche decennio) assetto governativo degli USA trovo sempre l'accostamento al fascismo, praticamente mai al nazismo: immagino che i critici conoscano il corporativismo che contraddistingueva quel ventennio.
      Forse certi passaggi si danno ormai per scontati.

      Riccardo Giuliani

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    2. Ciao Riccardo

      e qui siamo americani dentro! Ma alla Ron Paul!

      Esiste una lunga relazione amorosa tra il nascente statalismo americano e lo stato corporativo fascista negli anni '30.
      LewRockwell parla di fascism riguardo al big government US.
      Che poi alcuni nazisti abbiano goduto di copertura americana dopo la WWII e' cosa nota.

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    3. http://www.economicpolicyjournal.com/2013/12/lew-rockwell-fascism-vs-capitalism.html?m=1

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    4. http://www.nytimes.com/2010/11/14/us/14nazis.html?pagewanted=all&_r=0

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    5. Una considerazione sulla crisi breve del 1920-21. Si risolse da sola e rapidamente. Ma allora non era ancora "apparso" lo stato corporativo. Stava per apparire e nacque in Italia. Negli anni Trenta era la terza via. Fece breccia anche negli States. La crisi del 1929 si protrasse perché cominciarono gli interventi politici. Il New Deal fu la trasposizione negli USA della economia fascista, cioè controllata ed orientata dal partito-stato nonostante i mezzi di produzione restassero privati. Keynes fornì la copertura ideologica a questo sistema. Oggi, gli orfani del comunismo nostrano sono tutti keynesiani ed interventisti. Abbiamo la quadratura del cerchio ideologico. Contro il lasseiz faire del libero scambio si oppone l'interventismo statale, la versione corporativa dell'economia pianificata. Ed i comunisti attuali sono intimamente ed inconsapevolmente gli epigoni del fascismo economico, oggi detto coesione sociale.

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  4. L'agenda politica della Fed, la manovratrice del denaro socialista.

    http://kingworldnews.com/kingworldnews/KWN_DailyWeb/Entries/2014/11/5_Stunning_Interview_From_Market_Legend_On_Gold,_Oil_%26_Stocks.html

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  5. Il QE di Draghi si avvicina. Il fango contro i rappresrntanti della Germania. La BoJ non basta. Renzi vuole il voto per cogliere l'attimo. Il sistema...

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