venerdì 24 ottobre 2014

Lo stato, la moltitudine, l'individuo





di Francesco Simoncelli


La parte più difficile da accettare nell'odierna situazione economica è il fatto che qualcuno possa essere salvato a scapito di qualcun altro. Si creano delle "scappatoie" attraverso le quali alcuni diventano più uguali degli altri, generando invidia e risentimento nel resto della popolazione. L'essere umano è suscettibile a tutto ciò che vede, tende costantemente a sorvolare sui significati reconditi dei fenomeni che circondano le sue azioni. L'abbandono ad una serie di sentimenti negativi nei confronti di coloro che reputano più "fortunati" crea un incentivo a fare di tutto per distruggere le "fortune" degli altri. Non ci serve volare troppo con la fantasia per sottolineare come si possa essere proni ad inficiare la propria condizione pur di veder affondare coloro che odiamo o di cui siamo invidiosi. E' normale. E' umano. Fa parte di quell'indole umana che caratterizza la dualità del nostro essere.

Non dovremmo sorprenderci se qualcuno invoca a gran voce un particolare evento attraverso il quale pochi beneficiano a scapito di molti. Dovremmo, invece, trarre le dovute conclusioni e chiederci: Perché?

L'umanità del "cadere in errore" fa parte di quel comparto teorico noto a noi Austriaci come prasseologia. L'azione umana, si dice comunemente, che sia "razionale"; ma questo giudizio potrebbe intorbidire l'impianto teorico che vogliamo veicolare ai nostri lettori. Quindi possiamo tranquillamente affermare, senza ledere la soggettività di nessuno, che l'azione umana è implicitamente propositiva. In questo modo possiamo garantire la neutralità dell'azione umana nel suo modo di svolgimento. Essa, quindi, svolge un ruolo importante nella vita delle persone, perché permette loro di soddisfare quei bisogni che il loro set di valori richiede di più. Tali desideri, inoltre, vengono spronati qualora gli individui si trovano davanti a degli incentivi. Non ci interessa la natura di questi incentivi, sappiamo che essi stimolano l'agire umano in base alla loro suadenza e capacità persuasiva. La loro natura stimolatoria è innata.

L'individuo cede abbastanza velocemente alla loro offerta, perché essi tendono a migliorare significativamente la sua condizione senza introdurre alcuna sanzione negativa agli occhi di coloro che li valutano. "E' un affare!", si suole dire. Utilizzando l'impianto teorico prasseologico, possiamo studiare come la natura degli impulsi esterni all'essere umano, possa indurlo verso lidi felici e verso lidi inaspettatamente poco felici. Questo perché non ci possiamo estraniare dalle leggi della natura; infatti l'essere umano tende a non nuocere a sé stesso, bensì a migliorare la sua condizione. Questo è vero perché basta solo il pensiero di un simile atto per affermare la vita e quindi esserne parte attiva. Discernere ciò che ci conviene da quello che non ci conviene rappresenta l'essenza basilare della nostra storia e di quello che siamo diventati.

Da qui l'impianto da teorico diventa pratico, perché noi in quanto essere umani abbiamo la facoltà di raggiungere e separare ciò che è dannoso da ciò che è buono. Ragionare permette all'individuo di arrivare a certe verità che prima ignorava. Tale facoltà è la quintessenza del suo essere essere umano. In questo caso specifico il ragionamento deve indurci a riflettere con una certa intensità sulle eventuali conseguenze non viste. Non è, ovviamente, un'imposizione teorica. In effetti la natura della teoria Austriaca si limita semplicemente ad osservare le situazioni che circondano l'essere umano, e a trarne i dovuti insegnamenti. Il ruolo dell'economista, infatti, è quello di semplice osservatore esterno, colui che osserva agire gli individui dalla finestra della loro casa e si limita a prendere appunti.

Vorrei aggiungere un piccolo tassello: per lui è possibile ticchettare alla finestra affinché possa scongiurare un evento particolarmente dannoso. D'altronde non è quello che facciamo noi studiosi Austriaci quando mettiamo in guardia dalle eventuali ripercussioni negative quanto uno stato interviene positivamente nelle vite degli individui? Nei nostri discorsi non mettiamo forse in guardia dai pericoli che si annidano in alcune forme particolari di mercato? Non c'è nulla di male ad agire in questo modo, diffondiamo una informazione che la maggior parte degli individui ancora ignora. E' vera? Probabilmente sì. La certezza possiamo ricavarla dall'apodittismo su cui si fonda il ragionamento a priori. Non solo, ma l'assioma su cui fa spesso leva rappresenta il pilastro su cui si erge la libertà individuale: il principio di non aggressione.

In questo modo vengono forniti agli individui strumenti di cui prima ignorava l'esistenza. E' normale che sia così, l'asimmetria di informazioni nel mercato è il presupposto attraverso il quale gli uomini, mediante la cooperazione sociale, riescono a sopravvivere e prosperare. La condivisione di tale conoscenza permette a tutti di entrarne in possesso e avere un punto di riferimento qualora dovessero affrontare la necessità di doverne usufruire. Per avere le idee chiare, immaginate di dover mangiare un fungo di cui, però, non ne conoscete l'effettiva tossicità. E' lecito che possiate ignorare un avvertimento di stare in guardia, ma ovviamente ci penserete attentamente prima di ingurgitarlo e se riterrete opportuno approfondire la questione, di certo farete le opportune ricerche. L'economista, quindi, non è qualcuno che possiede una conoscenza onniscente, è semplicemente qualcuno che studiando le interazioni umane e la struttura economica, ne deriva le dovute conseguenze. Non c'è nulla di magico qui, è attraverso il ragionamento che possiamo conoscere la realtà.

Le prove empiriche, sebbene rappresentino un supporto più che adeguato ad una determinata tesi, non sono affatto determinanti per avallare una qualsiasi tesi economica. Non si tratta di esperimenti di fisica, qui abbiamo a che fare con la volubilità dell'azione umana. In questo contesto, quindi, l'incentivo a cui possiamo trovarci davanti non equivale affatto ad una opportunità priva di ripercussioni gravi. Certo, potremmo starcene in disparte e guardare il nostro individuo nell'esempio di prima morire a causa dell'avvelenamento da funghi, oppure potremmo starcene in disparte e assistere al bust a seguito di un boom artificiale, ma questo solleva una domanda: Perché sbracciarsi prima dello scoppio di una bolla? Perché vari autori Austriaci hanno avvertito prima del 2007 l'inevitabile scoppio di una bolla immobiliare?

Sebbene a seguito di un crollo emergano le opportunità di riallocare le risorse scarse secondo i criteri di un mercato privo di vincoli, rientra nelll'agire umano avvertire i propri simili di un pericolo. Come abbiamo detto prima, ognuno di noi possiede l'accesso a diversi tipi di informazione e tale privilegio permette a determinati individui di elevare il proprio standard di vita al di sopra di quello degli altri. E' giusto che sia così, il possesso di informazioni speciali grazie al proprio ragionamento e alle proprie conoscenze sviluppate dall'ambiente circostante, gli permette di raggiungere una posizione di vantaggio legittimamente acquisita. Ma ce la fa da solo? E' possibile che chiunque di noi possa farcela da solo a realizzare i propri obiettivi? E' necessario condividere tale conoscenza per fare in modo di svilupparla al meglio grazie alla collaborazione dei propri simili. Infatti, è stata proprio la cooperazione umana che ha permesso al genere umano di sopravvivere nel corso della storia e raggiungere il suo status attuale. Senza la divisione del lavoro, non saremmo arrivati a questo punto. Quindi la condivisione delle informazioni permette al genere umano nel suo insieme di elevare il proprio standard di vita; si tratta pur sempre di uno scambio: io ti concedo di avere parte del successo generato dalla mia idea, in cambio del tuo aiuto. La meraviglia del mercato è il possibile miglioramento di quell'idea originale, elevandola ad un livello superiore grazie alla conoscenza di qualche altro attore economico. In The Use of Knowledge in Society, Hayek rimarcava la differenza tra informazione e conoscenza e la loro importanza nei processi di mercato. Senza proprietà privata non esistono prezzi sani, e senza di essi non esiste informazione; la conoscenza, invece, è un concetto qualitativo (piuttosto che quantitativo come l'informazione, poiché essa può essere parziale). L'imprenditorialità è qualcosa che si impara attraverso la propria esperienza ed il proprio piglio creativo, e non può essere trasmesso o insegnato al primo che passa. La pianificazione centrale crede di poterli manipolare entrambi. Così facendo è come se creasse una macchina senza freni (imprenditori) ed una strada senza segnali (prezzi).

Di conseguenza, ognuno di noi è importante per il successo del genere umano nel suo complesso, stimolando in noi quell'istinto scolpito nella nostra indole da migliaia di anni di evoluzione: la salvaguardia del prossimo. Scrive Rothbard ne L'Etica della Libertà:

[...] Il regime di pura libertà -- la società libertaria -- può essere descritto come una società nella quale nessun titolo di proprietà viene "distribuito" da chi non ne è titolare; una società, in breve, in cui nessuno può molestare o violare la proprietà di un uomo -- della sua stessa persona o di beni materiali -- o interferire con essa. Ma questo significa che la libertà assoluta, in senso sociale, può essere goduta non solo da un Crusoe isolato, ma anche da qualunque membro della società, per quanto essa possa essere complesso o avanzata. Infatti se, come accade per Crusoe, la proprietà "naturale" (della persona e di beni) di ciascuno è libera da invasioni o molestie da parte di altri, tutti godono della più assoluta libertà. E naturalmente, trovandosi in una società di scambi volontari, ciascuno può godere della libertà assoluta non in un isolamento robinsoniano, ma in un ambiente di civiltà, armonia, socialità e di produttività enormemente maggiore grazie agli scambi di proprietà con il prossimo. Di conseguenza, non è necessario che la perdita della libertà sia il prezzo che dobbiamo pagare per l'avvento della civiltà; tutti gli uomini nascono liberi e non dovrebbero mai essere messi in catene. L'uomo può raggiungere la libertà e la prosperità, la libertà e la civiltà.

Il ragionamento a priori secondo cui un'economia pianificata darà origine ad una sequenza crescente di errori, rappresenta un avvertimento per tutti coloro che decidono di entrare in affari con lo stato. Certo, ce ne sono di incentivi per percorrere suddetta strada, ma se si guarda con maggiore attenzione si scopre il tranello: perdono la sfida col lungo termine. Si trasformano nell'unica cosa che sa consegnare lo stato: promesse vuote.

Non c'è bisogno, quindi, di essere una moltitudine per abbattere quei privilegi che fino ad oggi hanno caratterizzato il capitalismo clientelare, basta che il singolo individuo dedichi una parte maggiore della sua vita a ragionare ed a ricorrere al buon senso. Consigli che, a quanto pare, al giorno d'oggi non attecchiscono riducendo il ruolo degli attori di mercato a delle semplici comparse nell'economia di cui fanno parte. Delle figure eteree capaci solamente si tendere la mano e richiedere che lo stato faccia il resto. Coloro come il sottoscritto, ad esempio, che invitano a togliere dalle equazioni di presunta prosperità il ricorso allo stato, vengono trattati alla stregua di untori e affamatori. La pubblica gogna recita come accusa che noi, sedicenti amanti della libertà, vorremmo invece privare il popolo di tutte quelle bellezze e di tutta quella cornucopia che lo stato, nel corso, del tempo ha fornito con tanta solerzia. Saremmo noi, quindi, agnelli travestiti da lupi, che con il nostro messaggio vorremmo distruggere la quintessenza e l'apice a cui è arrivata la società con così tanti sforzi e sacrifici.

Uno dei punti controversi su cui si sta discutendo con una certa vivacità negli ultimi tempi, rappresenta la crescita dei propri figli. Negli ultimi anni è diventato abbastanza "gravoso" allevare i propri figli. Dalle interviste fornite dai media mainstream, la maggior parte degli individui si lamenta che lo stato non investe sufficienti risorse nella famiglia. Sebbene la seguente affermazione possa farmi sembrare un "orco" uscito dalle peggiori favole per bambini, mi domando: Perché mai dovrebbe sovvenzionare una qualsiasi area della nostra vita? E in secondo luogo: Anche se per assurdo dovesse, chi paga?

Prima che qualche lettore pronunci epiteti coloriti, è lecito far notare una realtà passata in secondo piano: nonostante tutti i finanziamenti ricevuti fino ad ora dalle famiglie, le nascite sono ugualmente diminuite. Forse è possibile scorgere una certa tendenza qui. Ma al di là di queste statistiche, perché bisognerebbe sovvenzionare le famiglie e non i single? Anche loro sono essere umani con pari diritti e doveri, perché non dovrebbero ricevere un bonus per il loro status sociale? Quale dovrebbe essere lo scopo del sovvenzionamento, aiutare le famiglie o incentivare la nascita di famiglie artificiali per succhiare risorse da questa folle idea dei finanziamenti? Questo significherebbe, infatti, un aumento dei controlli. Questo significherebbe un aumento della burocrazia. E, capite benissimo, che in realtà è proprio questo lo scopo delle sovvenzioni: un aumento della burocrazia. Cosa implica sempre un aumento della burocrazia? Un aumento delle tasse. Ma se i fondi servono in larga parte per sostenere il sistema dei controlli, quanto della torta fiscale destinata alle famiglie arriverà davvero nelle loro mani? Poca.

L'espansione della burocrazia segue per filo e per segno la legge di Parkinson, e in questo modo resiste ad ogni taglio di bilancio. E' quello che teme di più, quindi farà di tutto pur di giustificare la sua presenza e la sua essenzialità. Lo stato, di conseguenza, accamperà scuse per impedire un taglio delle sue uscite sventolando il feticcio delle "spese pubbliche" per sostenere quante più aree fondamentali della nostra vita. Scrisse Frederic Bastiat:

Quando le tasse sono oggetto di discussione, si dovrebbero dimostrare la loro utilità con spiegazioni tese alla radice della questione, non da questa sfortunata affermazione: «Le spese pubbliche sostengono le classi lavoratrici». Questa affermazione nasconde il fatto importante, che le spese pubbliche sempre sostituiscono le spese private, e che quindi portiamo i mezzi di sussistenza ad un operaio, invece di un altro, non aggiungendo nulla alla quota della classe operaia nel suo insieme. I vostri argomenti sono abbastanza alla moda, ma sono troppo assurdi per essere giustificati razionalmente.

Utilizzando la sua stessa metodologia chiediamoci: Cosa non si vede? Non si vede come la riscossione di tributi non è altro che la distruzione dei desideri di quegli individui a cui vengono sottratti i fondi dagli esattori delle tasse e che ora dovranno mettere da parte altri fondi per soddisfare le loro esigenze (sempre che lo stato li lasci in pace, cosa che, come suggerirebbe Lysander Spooner, non accade mai). Quindi le loro necessità verranno sempre rimandate nel tempo, ed in cambio otterranno servizi che non hanno chiesto... anche perché, chi di voi asseconderebbe un cuoco che, facendo irruzione in casa vostra e cucinandovi una pietanza che non gradite, pretenderebbe di essere pagato per il servizio svolto?

A lungo andare queste distorsioni si sedimentano e diventano ingestibili. I pianificatori centrali perdono il controllo. Per restare in gioco alzano la posta. Si impegnano in promesse più grandi (pensate a quante volte avete sentito fino ad ora che "l'anno prossimo arriverà la ripresa"). Il loro voler ipotecare il futuro, sta rimestando in quei rimasugli di ricchezza che questo paese ha ancora da offrire. La soluzione a questa manifesta violenza contro la libertà, non è una risposta corale di aiuto, ma una richiesta di poter gestire in piena autonomia la propria vita. Ci sarebbe mancanza di fondi? Perché mai? Pensate al sostituto d'imposta (o anche chiamato "ritenuta d'acconto"). Pensate a quanti soldi rimarrebbero nelle vostre mani. Sareste voi a gestire i fondi, e niente più intermediari. Ciò richiede due cose: responsabilità e maturità. Si presume che siate degli adulti, si presume che siate in pieno possesso di queste capacità cruciali. Quindi, la prossima volta che vi verrà chiesto cosa lo stato può fare per voi, declinate gentilmente l'invito e rispondete: "Stare il più lontano dal mio portafoglio."


21 commenti:

  1. Non so se esista e sia riconoscibile, oltre a quella individuale, anche una vera e propria evoluzione (fenomeno nel tempo) culturale collettiva, o, per meglio dire, territoriale (fenomeno nello spazio).
    Ma la domanda, per me irrisolta (avevo esposto una ipotesi molto parziale In Fiatmoney, fiatmarket, fiatpeople), rimane questa: perché soprattutto in Italia e nell'Europa meridionale sono stati commessi, coram populo, tutti gli errori principali e secondari che portano alla miseria? Tutta colpa di Napoleone Bonaparte ancor prima che di Otto von Bismarck? E la religione c'entra, il rapporto col trascendente? O le basi della catastrofe hanno radici storiche più lontane? Ed il clima temperato c'entra?
    Domande affastellate a caso.
    Ma forse una storia multietnica e multiculturale come quella peninsulare non doveva artificiosamente essere unificata in un apparato amministrativo centralizzato in assenza di un reale e comune sentire nazionale preesistente.
    La storia della Svizzera è diversa. Non è uno stato nazione, ma le condizioni montanare uniformi hanno facilitato l'intesa e la progressiva associazione delle varie componenti.
    Che dite?

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    1. Ciao Dna.

      Seppure gdb abbia ragione quando dice che ci vorrebbero tomi su tomi per rispondere ad una domanda simile, credo si possa anche cercare di trovare un sintomo comune ed analizzarlo il più rapidamente possibile per dare un'idea di come si siano evolute le situazioni successive. infatti sono del parere che Rothbard l'abbia individuata ne L'Etica della Libertà quando nel Capitolo 11 parlava del monopolio fondiario. Egli ha sottolineato come il feudalesimo in Europa abbia rappresentato un duro attacco alla libertà nel corso dei secoli. Lo sfruttamento di coloro che trasformavano col lavoro le terre e l'accaparramento coatto di grandi latifondi, permettevano a poche persone, utilizzando la violenza, di esproriare i primi utilizzatori di terreni vergini. Nel mondo sottosviluppato (Es. Asia, Medio Oriente), ecc.). Gli Stati Uniti, invece, sono uno dei pochissimi paesi al mondo che hanno saltato in blocco l'era del feudalesimo. E' sufficiente a rispondere alla tua domanda? Ovviamente no, ma può essere un indizio.

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    2. E' anche quello.
      Ma solo i feudatari inglesi imposero la Magna Charta al re. Le differenze restano. E spiegarle e' dura.

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    3. Forse, perche' no? E' pure questione di culo e sfiga. Anche il caso conta.

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    4. l'accumulazione originaria è il punto dolente della pratica libertaria. che se si dovesse rispettare il principio contratto e lavoro su res nullius, troppe posizioni si dovrebbero riazzerare. non si può applicare una teoria a pezzi. o si fa un condono sulla accumulazione originaria?

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    5. Beh, pensando alle teorie/ideologie con cui si confronta e che batte sistematicamente, qualche lacuna puo' starci. Tutte le alternative sono peggiori. Meglio piu' liberta' anziche' meno.

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    6. E poi, estrapolando, quando si impara a guidare la macchina non e' necessario saper andare in bici ed in moto.
      Viviamo nel tempo. Non siamo responsabili del passato. Possiamo ridurre gli errori ed imparare a non ripeterli. Soprattutto a non amplificarli.

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    7. ué dna, mica che ci siano dei vulnus, allora si può autorizzare la democrazia espropriativa. questo è un trucco utilizzato da chi vuole fottere. certo che più iberta è meglio di meno liberta. ala colpa, poi, non è della teoria, me della pratica. questo ci deve far rifletterei ul fatto che, come diciamo sempre, tutte le teoria, restano confinate in laboratorio, non nel mondo reale, ed/ma anche il libertarismo. così che è una tendenza, non un arrivo. il partito liberale italiano nel primo 900 difendeva il latifondo padronale in quanto proprieta privata. ma acquista con violenza e sopruso, e retaggio del feudalesimo di cui al commento sopra di francesco. in sicilia la riforma del latifondo portata vanti da mussolini (nche in altre parti d italia) venne osteggiata dai baroni latifondisti e mafiosi, loro soci, che si distaccarono dal fascismo. facilitando lo sbarco alleato. nel 1950 la riforma agraria porto ad un massimo di 300h di latifondo. venne fatta dalla repubblica, anche coi fondi del piano marshall, ma parte dell amministrazione usa era contraria. venne fatta per portare coltivazione terre incolte e favorire la piccola impresa agraria. sorsero poi da lì anche le cooperativa. trovami, dentro sto casino, 1 che ha ragione!

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    8. :D
      la supercazzola prematurata funziona sempre!
      Ho giocato con le parole e c'ho messo dentro qualche colpo basso. E' sabato e ho voluto scherzare provocando. Mi si conceda di fare una volta il paraculo come insegnano i politici che ci fottono mane e sera... ;)

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  2. Prrche' il fascismo nacque qui e non altrove? Perche' il maggior partito comunista occidentale proprio qui?
    Perche' la quantita' prevale silla qualita'? La massa sull'individuo?

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  3. "Certo, ce ne sono di incentivi per percorrere suddetta strada". problema fondamentale, la compressione del tempo nella globalizzazione e nella modernità tecnologica ha condotto, come avevamo detto non ricordo dove, al fatto di non avere mai tempo. oggi è tardi. quindi si risponde solo all oggi, al breve temine. brevissimo. anche nelle spa quotate, le trimestrali posano significare la fine per un cda. dalla fine della rilevanza del lungo periodo di keynes ne è passato del tempo, e le così si sono spinte sempre più verso la compressione del tempo. del diman, non v è certezza, perché attendere domani quel che si può avere oggi. lo stato, in specie alcuni stati (e poi vengo a te, dna) sono un problema enorme. ma come visto nel caso delle trimestrali, anche nel privato ci sta la stessa logica. stato e grandi corporations corrispondono entrambi al concetto di proprietà passiva, coi problemi dell agency e dell azzardo morale che ne derivano. insomma, versta coi soldi degli altri. i bilanci, pubblici e privati, tutti truccati. lo stato ha l aggravante dell assenza del fallimento, quindi non corre nessun pericolo. come, infatti, le tbtf. da qui si vede che pubblico e privato sono la stessa cosa, a ben vedere. perché privato oi soldi degli altri e che non può fallire è uguale al pubblico. e pubblico è qualcosa che coi soldi degli altri è a beneficio di alcuni privati. quel che conta è il regime dell agency e del fallimento. la holding è la riserva frazionaria nell ottica del diritto societario. è la corporation un contratto od un istituzione? le teorie più moderne vedono nella società un fascio di contratti. ma la regolamentazione è poi istituzionalizzata dalla legislazione. le regole sulle holdings non esistono in natura, come proprietà e scambio: sono oggetto di costruttivismo giuridico.
    dna, poni domande ignuda delle quali merita un libro, ed ognuna influisce. anche se su ognuna potrebbero darsi tesi avverse. a mio modo di vedere, semplicizzando, c è che la ruota della storia gira: mesopotamia, grecia, roma, stati europei, america. ora si vira ad oriente (solo a partire dall anno 1000 è iniziato il sorpasso dell occidente; prima, a parte roma, la palma della civilizzazione era ad est; le civiltà erano all epoca molto più isolate). nessun uomo, aggregazione, istituzione, può restare al massimo per sempre. in totale, a vederla diacronicamente, l italia se la cava. roma, alcune parti del medioevo, italia dei comuni, stato pontificio. c è chi fa meglio e chi fa peggio anche nel giro della ruota. solo la juve vince sempre, ma loro hanno il fiat gol.

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  4. sul fatto, poi, del perché alcune istituzioni nascono in un contesto invece che in altro, è perché le istituzioni sono frutto ella cultura. perché una cultura si sviluppa qui e non li? la geografia politica offre una prospettiva. la cultura è sovrastruttura dell economia o l inverso? o, come più probabile, è tutto mischiato? si, è tutto mischiato, ma proprio tutto quello che hai detto opra. solo un modello di boldrin potrà rispondere alla tua domanda e ci salverà.

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    1. Hai proprio ragione. E' tutto mischiato a modo suo. Ed i modi sono tanti. Tanti quanti ciascuno di noi ne osserva. Ne vede. Ne scopre. Ne comprende. Ne immagina.
      Punti di vista soggettivi.
      Manipolabili da chi si propone di guidare o dominare o fregare il prossimo.
      E si ritorna sempre lì. Cooperare anche per restare liberi e vivi.

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  5. Ti seguo spesso e non ho mai commentato, ma stavolta non ce la faccio a resistere. Un articolo veramente straordinario, complimenti vivissimi Francesco, questa è roba da far leggere a scuola.

    Parallax

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  6. Ecco dunque gli scontatissimi esiti degli stress test bancari della BCE.
    MPS Carige e le popolari del nord devono ricapitalizzarsi. Inoltre prospettato il collasso finanziario ed economico nostrano in caso di prolungata recessione fino al 2016 e di spread caldo.
    In pratica, esattamente cio' che non potra' non accadere grazie al continuo pervasivo interventismo politico ed al soffocante peso fiscale e burocratico.
    Ecco, il QUANDO comincia a delinearsi con maggior chiarezza.
    Tic tac tic tac tic tac...
    E senza tener conto dello scenario estero politico e finanziario.

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    1. Ma ovviamente e' tutta una manfrina politically corrupt...
      TBTF da salvare e nostri portafogli da vuotare...

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    2. Sono convinto che siano molte di più. Ci sono stati governi europei che hanno legiferato (tipo in Belgio) in modo che le banche commerciali potessero spostare alcuni asset dai passivi agli attivi. E' bastato semplicemente ridefinirli "investimenti". Questa è la staessa "ricchezza" di cui va blaterando la MMT quando sprona lo stato a spendere a deficit. Si rivelerà per quello che è: ricchezza fasulla.

      Per quanto riguarda l'Italia, chi credete che fino ad ora si sia esposto ai titoli MPS gonfiandone il prezzo e continuerà a farlo? Esatto, la CDP. Ma tanto fa deficit off-budget, quindi secondo gli economisti mainstream (quelli che si rifanno alla cosiddetta "teoria dominante") e i vari truccatori di cadaveri non conta.

      Oh beh, ho una frase per questi tizi: se non vi preoccupate dell'economia di mercato, sarà l'economia di mercato ad occuparsi di voi.

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    3. "Complessivamente il sistema bancario e' solido".
      Ma che cazzo significa?
      Cos'è , collettivismo bancario? Sbaglia uno e pagano gli altri?
      Esatto! Proprio così. E se sbagliano tutti si paga collettivamente, perché non conta la responsabilità individuale, ma la tenuta del sistema paese. Perciò, se vi piace lo statalismo politicofinanziario dovete esser pronti a sacrificare i vostri risparmi per la tenuta del baraccone, oops, del sistema. Siate coesi nel pagare voi per gli azzardi loro. D'altronde, si sa, lo stato siamo tutti noi, la coop sei tu ed il debito non esiste. Un tempo si diceva della mafia, la mafia non esiste. Oggi si dice del debito pubblico. Non esiste. Pertanto, quando andrà ristrutturato a spese nostre... Sarà solo un'illusione di inc...ta. In realtà, solo autosodomizzazione collettiva.

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    4. Dream is collapsing.
      Quanto mai appropriata: http://www.youtube.com/watch?v=M1_4f17QBlA

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  7. http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2014-10-26/il-paradosso-banche-tedesche-hanno-piu-derivati-che-crediti-ma-vengono-promosse-155132.shtml?uuid=ABtnEz6B

    Un articolo che osserva certe cose, fa qualche considerazione finale sensata, ma poi non riesce o non si azzarda ad arrivare fino in fondo.
    Non riesce a raccontarci che questa ennesima manfrina è solo politica continentale, che certi equilibri non si toccano e certi attori sono più uguali degli altri. Tutto qua. Denaro politico, finalità politiche, esiti politici. E' tutta comunicazione politica. Messaggi tra pianificatori. Di serie A, serie B e serie Z.

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    1. E' vero, le Landesbank sono particolarmente attaccate al salvataggio statale per continuare ad operare. Lo stesso vale anche per altre attività. Come ricordava Dna nel suo pezzo pubblicato su queste pagine, sebbene sia stata una virtù il conservatorismo monetario nel paese teutonico, lo stato è sempre lo stato, e il denaro fiat è sempre il denaro fiat. Ma c'è da puntualizzare anche un'altra cosa: la Germania è fondamentalmente una nazione creditrice. Basti pensare ai saldi TARGET2 all'interno della zona Euro, i quali sono stati elargiti principalmente dalla Germania. Ad esempio, la Banca d'Italia ha nel suo passivo un saldo debitorio di €228,382 milioni.

      La cosa curiosa è che tale saldo è diminuto nell'ultimo anno a fronte di una contemporanea diminuzione delle riserve auree della Banca, dopo che dal 2009 sono aumentate considerevolmente (99.417 nel 2012). Secondo l'ultima relazione ora ammontano a 68.677. Un esito davvero intrigante, avvenuto lo stesso anno in cui la Germania riscopriva la sua "fame" d'oro...

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