lunedì 15 settembre 2014

Krugman e l'economia della vasca da bagno

L'economia keynesiana vive in un mondo di fiabe, in cui i deficit non contano e l'ammassarsi di debiti su debiti forma montagne verdi con tanti bei fiorellini. Nella realtà, gli economisti formati nelle aule universitarie vengono a contatto con queste sciocchezze quotidianamente e non tutti riescono a scamparvi. Basterebbe usare la logica, ma questa non è prerogativa comune a quanto pare. Infatti, non desta alcuno scalpore l'apparizione di articoli come questo in cui si dice chiaramente che il debito, in sostanza, non conta e che il trend previsto è del tutto "rassicurante". Addirittura sottoscrive le previsioni del CBO secondo cui il PIL nominale crescerà del 4.3% nei prossimi 25 anni! Questo significa luce verde per le spese del governo, il quale si ritroverà la giustificazione accademica per aumentare l'attuale deficit di bilancio. Cosa potrà mai andare storto? Il mercato dei prestiti automobilistici, ad esempio. E' passato quasi un anno ormai da quando il deterioramento di questi prodotti finanziari ha iniziato ad avanzare a passi da gigante, con ritardi nei ripagamenti e tassi di insolvenza in ascesa. La distorsione dei segnali economici da parte della FED ha creato un ambiente falsamente accomodante per la concessione di nuovo credito, e nell'ultimo anno Main Street si è unito di nuovo a Wall Street nei bagordi finanziari. Oltre alla bolla dei prestiti studenteschi, la bolla dei prestiti automobilistici è destinata a scoppiare e creare ulteriore scompiglio in un mercato ormai distaccato da fondamentali economici sani. Krugman ignora causa ed effetto, preferisce affidarsi a numeri e modelli econometrici pensando di poterli sostituire alla volontà di milioni di individui. In "The Use of Knowledge in Society", Hayek rimarcava la differenza tra informazione e conoscenza e la loro importanza nei processi di mercato. Senza proprietà privata non esistono prezzi sani, e senza di essi non esiste informazione; la conoscenza, invece, è un concetto qualitativo (piuttosto che quantitativo come l'informazione, poiché essa può essere parziale). L'imprenditorialità è qualcosa che si impara attraverso la propria esperienza ed il proprio piglio creativo, e non può essere trasmesso o insegnato al primo che passa. La pianificazione centrale crede di poterli manipolare entrambi. Così facendo è come se creasse una macchina senza freni (imprenditori) ed una strada senza segnali (prezzi). Finché non ci sarà comprensione di come funziona il mercato, l'interventismo ed il clientelismo continueranno a favorire i privilegiati a scapito del resto della popolazione... col beneplacito dei cosiddetti accademici.
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di David Stockman


E' una fortuna che Paul Krugman scriva una rubrica per quei lettori del New York Times che vogliono ascoltare la linea di partito senza tutto quel gergo da economisti ed equazioni. Quindi ecco una spiegazione direttamente dall'oracolo keynesiano: l'economia statunitense è in realtà una vasca da bagno gigante che soffre costantemente di perdite. Di conseguenza, il percorso per la prosperità è che lo stato — soprattutto la sua banca centrale — pompi nuova "domanda" nella vasca fino a che non sia piena fino all'orlo. Semplice.

Spesso ci sono persone che parlano delle nostre difficoltà economiche come se fossero complicate e misteriose, senza presentare una soluzione. Come ha sottolineato di recente l'economista Dean Baker, niente potrebbe essere più lontano dalla verità. Enunciare quello che è andato storto, infatti, è assurdamente semplice: abbiamo avuto una gigantesca bolla immobiliare, e, quando è scoppiata, ha lasciato un buco enorme nella spesa. Tutto il resto sono note a margine.

E la risposta politica adeguata è stata semplice: riempire quel buco nella domanda.

È vero, la bolla immobiliare e del credito sono scoppiate. Ma questo è l'unico punto di contatto nel dibattito tra keynesiani ed austriaci. Questi ultimi considerano le bolle come un ampliamento artificiale dell'attività economica dovuto al credito a buon mercato e ad investimenti improduttivi che ne derivano.

Quando le bolle scoppiano, quindi, vengono eliminati — o per dirlo alla vecchia maniera, liquidati — la falsa redditività degli investimenti, la produzione, l'occupazione ed i redditi. Inoltre, la liquidazione è l'equivalente della rimozione di un cancro; viene rimosso un tumore maligno, ma non si riduce la ricchezza reale della società o il tenore di vita della popolazione.

La ragione di ciò è la legge di Say. Cioè, una domanda sostenibile deve scaturire dalla produzione; una "spesa" valida deve provenire dal reddito guadagnato nel processo di offerta di beni e servizi reali. Ciò include la spesa che viene finanziata attraverso i redditi attuali dei risparmiatori, e la spesa che viene finanziata dalle tasse sui produttori.

In tale contesto, il "denaro" è solo un intermediario: facilita gli scambi tra i produttori, ma non dà luogo ad una "domanda" incrementale indipendente da beni e servizi già consegnati. Di conseguenza, quando scoppia una bolla del credito non c'è perdita di domanda aggregata basata sulla produzione. Ciò che scompare è la domanda monetaria artificiale che è stata originariamente attivata dalla banca centrale e dal sistema finanziario, e non dall'economia produttiva di Main Street.

Pertanto, non c'era nessun "buco" da riempire dopo l'implosione della bolla immobiliare e creditizia nel 2008. La voglia di Krugman di "riempire quel buco" implica l'opposto della legge di Say. Vale a dire, abbraccia il concetto keynesiano di quella che potrebbe essere definita la "conservazione della domanda". Secondo questo ragionamento, la spesa che si è originata dal credito fiat deve essere preservata da stimoli monetari e fiscali, sempre e dovunque, attraverso nuove iniezioni di "domanda" artificiale.

Non c'è bisogno di molta fantasia, però, per vedere dove si va a parare — diritti verso l'elicottero che sgancia denaro. Nei sette anni prima dello scoppio della crisi finanziaria nel 3° trimestre 2008, il debito totale del mercato del credito è salito da $28 bilioni a $53 bilioni — o ad un tasso annuo del 9.2%.




Al contrario, il PIL nominale durante lo stesso periodo si è espanso di un "misero" 4.8% annuale, o alla metà del tasso di crescita del credito. Di conseguenza, proprio durante questo breve intervallo di 7 anni, il rapporto aggregato leva finanziaria/PIL si è espanso dal 2.7x al 3.5x. In breve, il boom della "domanda" della bolla immobiliare di Greenspan/Bernanke stava prendendo in prestito risorse dal futuro, e non veniva finanziato mediante la produzione corrente.




L'insostenibilità della crescita nominale del PIL finanziata da un rapporto di leva sempre crescente, è evidente ricorrendo alla semplice aritmetica. Supponete che l'enorme espansione del credito del 2001-2008 fosse una cosa buona e che il trend dovesse essere preservato per altri 7 anni, come recita il mantra keynesiano che segue il copione della conservazione della domanda. Anche se l'espansione del credito avesse perso rapidamente la sua efficacia durante l'ultima bolla (poiché ulteriore debito sfornava meno PIL ogni anno), supponete inoltre che il PIL nominale fosse riuscito a crescere dell'4.8% l'anno — paragonato al misero 2.4% attuale.

Sotto tali ipotesi, un "taglia e incolla" del trend 2001-2008 porterebbe entro il 2015 a $100 bilioni di debito nei mercati del credito su $20.6 bilioni di PIL. Il rapporto leva finanziaria/PIL si attesterebbe poi al 4.8x.

Inutile dire che il trend alimentato dal credito del 2001-2008 non potrebbe essere sostenuto senza un collasso economico e finanziario. Detto diversamente, il tasso di crescita della domanda diretto dalle politiche espansionistiche di Greenspan/Bernanke non potrebbe essere perseguito, e in primo luogo non dovrebbe essere attuato.

Ironia della sorte, la bolla immobiliare che il professor Krugman vuole preservare era in realtà la sua idea. Nel 2002 ha suggerito alla FED di sostituire la bolla dotcom con una bolla immobiliare. Ora propone che il "buco" lasciato dal crollo immobiliare venga riempito da un'espansione aggressiva negli investimenti pubblici, vale a dire, una bolla dei lavori pubblici.

In particolare, lo scoppio della bolla è stato (ed è tuttora) un buon momento per investire in infrastrutture. In tempi prosperi, la spesa pubblica per strade, ponti e così via concorre con il settore privato per le risorse. Dal 2008, tuttavia, la nostra economia è stata inondata da disoccupati (soprattutto lavoratori nel settore edile) e da capitale senza un posto dove andare (motivo per cui gli oneri finanziari del governo sono ai minimi storici). Mettere a frutto queste risorse inutilizzate per costruire cose utili, avrebbe dovuto essere un gioco da ragazzi.

Ma ciò che è realmente accaduto è stato esattamente l'opposto: un crollo senza precedenti nella spesa per infrastrutture. La spesa pubblica per le costruzioni (aggiustata all'inflazione ed alla crescita della popolazione) è scesa di oltre il 20% dall'inizio del 2008. In termini politici, ciò rappresenta una terribile piega; siamo riusciti ad indebolire l'economia nel breve periodo ed anche nel lungo periodo. Ben fatto!

Ecco la parte che il professor Krugman non ha menzionato. Abbiamo già avuto una bolla dei lavori pubblici! La spesa pubblica per le costruzioni è cresciuta ad un tasso annuo del 10% nel lasso di tempo fino al crollo del 2008. Il declino di cui si lamenta è modesto, e ancora riflette un tasso di crescita reale del 2% sin dal 1990. Riempire il "buco" con la prosecuzione delle opere pubbliche pre-bolla 2008, dunque, comporterebbe lo stesso tipo di cattivi investimenti e sprechi che sono scaturiti dalla bolla immobiliare.




Ecco gli stessi dati in dollari. Data la natura clientelare delle spese per opere pubbliche, è del tutto improbabile che una bolla in questo settore (raccomandata dal professor Krugman) possa andare a migliorare la ricchezza nazionale e gli standard di vita. Ma riempirebbe la vasca da bagno keynesiana, ed a quanto pare è esattamente quello che Krugman vuole.





[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


10 commenti:

  1. Ciao Francesco.

    Saro' breve perche' rischio di essere ripetitivo.
    Economia keynesiana e' un ossimoro. Quella e' solo teoria della crescita e della conservazione dello statalismo.
    Il sistema dominante e' lo statalismo piu o meno pervasivo. La politica sta in salute mentre l'economia reale va in rovina.
    La ripresa che cercano e' la riproposizione dello stessa sistema politico finanziario clientelare e corporativo. Il mantenimento dello status quo a qualsiasi prezzo.
    Ormai uno zombie putrefatto che, dalle nostre parti, si vuole truccare con qualche riforma di facciata. Ma guai a discuterne per lo meno un vero ridimensionamento.
    Pertanto, se non sara' default statale, lo sara' del mondo produttivo non protetto.
    A livello piu' grande ci sta solo da sperare egoisticamente che certe guerre, utili solo a chi le vuole, siano intraprese il piu lontano possibile da casa nostra.

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    1. Ciao Dna.

      Essere ripetitivo, nel mondo in cui viviamo fatto di menzogne e fallacie, è l'ultima cosa di cui ci dovremmo preoccupare. In questo modo forniamo, oltre che a noi stessi, le basi ai lettori che dovrebbero avere per decifrare il marasma di dati di cui vengono inondati. MMT, keynesiani, monetaristi, tutte facce della stessa medaglia: interventismo. Sono più cori messi insieme. Il loro successo, nonostante la recente riscoperta della Scuola Austriaca, tra le masse è innegabile. Ma loro hanno un difetto: devono aggiustare il tiro ogni qual volta le loro soluzioni si dimostrano inefficaci. Ogni volta devono aggiungere un "ma" alle preposizioni enunciate in precedenza (pensa, ad esempio, a Barnard che si è visto costretto ad aggiustare il tiro sull'Argentina, e come dovrà aggiustarlo anche sul Giappone). Gli Austriaci, invece, ripetono le stesse cose proprio perché nel corso del tempo si sono dimostrate corrette. Non lo considero un difetto, anzi un pregio di questa teoria economica di cui andare fieri.

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    2. Beh, allora, per ampliare il discorso, il tema del se sia meglio intervenire per dare regole ed indirizzo per finalità politiche o se sia meglio non interferire con le scelte spontanee, volontarie del prossimo, che nello scambio reciproco trovano da sole l'armonia o equilibrio tra le proposte creative dell'imprenditore e le libere preferenze della domanda, insomma, il dibattito tra Potere e Libertà, tra istituzioni ed individuo, tra interventismo e libero scambio, è probabilmente vecchio come l'uomo.
      Non conoscevo gli studi di Rothbard sul Taoismo, una tradizione culturale antichissima cinese chr teorizza l'anarchia come condizione naturale e spontanea volta all'armonia nella pace. Altro che lo stato naturale violento prima dell'organizzazione statale! Semmai la violenza come primum movens del potere coercitivo statale, poi imitata come metodo vincente di sopraffazione tra individui.

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    3. Violenza raramente fisica, extrema ratio laddove si sono sviluppati gli anticorpi contro gli abusi del Potere, invece consuetudine ed abuso impunito laddove non solo non ci sono gli anticorpi, ma neppure gli occhi del mondo.
      Violenza legale, coercizione subdola, mascherata da regolamentazione per l'interesse generale ed il bene comune, talvolta così complicato da percepire ed accettare da risultare oscuro a chi non ne subisce gli effetti e se ne fotte, insopportabile a chi invece ne diventa obiettivo impreparato per chissà quale fine superiore.
      Condizione frequente ed abbastanza diffusa dinanzi ad obblighi burocratici incomprensibili nella realizzazione, nelle finalità e nell'utilità.

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  2. Come sento Krugman leggo sempre con una mano che tappa il naso e una che copre il culo non si sa mai prevenire è meglio che curare.

    Ma entrando nel merito dell'articolo, buffo oltre che preoccupante sentirlo parlare di "infrastrutture da rilanciare iniziando da quelle pubbliche". Mi fa pensare a Renzi che vuole fare una TAV tutta spezzettata come se le merci dovessero fare la staffetta fra Camion e Treni le carichi e poi scendi e poi le ricarichi sui treni e cosi via, evidente che per LORO rilancio delle infrastrutture significa "fondi nelle casse degli amichetti" a LORO fotte sega della funzionalità delle opere che costruiscono gli basta fare qualche grosso appalto e sono contenti tanto paga pantalone.

    E se poi le cose non funzionano per LORO è anche meglio così possono politicare nuovamente e far girare quella che io chiamo "l'economia delle lobby" una specie di spartizione della torta continua e metodica.

    Prendiamo il crollo del settore auto come puoi tu stato offrire servizi logistici efficienti e convenienti se fra i tuoi referenti primari hai le lobby dei trasportatori su gomma e delle case automobilistiche? Misteri della fede!

    Perspicace

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    1. Ciao Perspicace.

      >Prendiamo il crollo del settore auto come puoi tu stato offrire servizi logistici efficienti e convenienti se fra i tuoi referenti primari hai le lobby dei trasportatori su gomma e delle case automobilistiche?

      Non preoccuparti, ci penseranno le spalle dei contribuenti a riparare qualsiasi danno procurato dalla cecità di coloro che "sanno di più". :(

      Questa charade tasse/spesa è arrivata al limite del grottesco.

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  3. Vero. Mi e' piaciuto.
    Grazie!

    A questo punto, le guerre valutarie, comprese quelle per la egemonia, possono trasformarsi in guerre militari vere e proprie per semplice consequenzialita'.

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  4. Sai chi e' l'autore?
    MZ? Maitre a panZer?

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  5. Maurizio Sgroi.
    Che sembra Fassino.

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  6. Mi domando di quante altre prove abbiano bisogno i fanatici della MMT per determinare a tutti gli effetti la pericolosità e la balordaggine di tale "teoria", nonché l'inettitudine economica del suo propugnatore sul suolo italico.

    Argentina, stampanti fuori controllo.

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