mercoledì 6 agosto 2014

Il massacro





di Murray N. Rothbard


[Pubblicato originalmente su The Libertarian Forum, ottobre 1982.]


Tutte le altre notizie, tutte le altre preoccupazioni, si dissolvono davanti all'enorme orrore del massacro di Beirut. Tutta l'umanità è indignata per la strage indiscriminata di centinaia di uomini (soprattutto anziani), donne e bambini nei campi profughi palestinesi di Sabra e Shatila. I giorni del massacro — dal 16 al 18 settembre — saranno timbrati col marchio dell'infamia.

C'è un raggio di speranza in questo bagno di sangue: l'indignazione mondiale dimostra che la sensibilità del genere umano non è stata attenuata, come alcuni hanno invece temuto, dalle carneficine del XX secolo o da quelle osservate in televisione. L'umanità è ancora in grado di reagire alle atrocità che vengono provocate da altri esseri umani: siano essi a migliaia di chilometri di distanza, o membri di una religione o cultura diverse. Quando centinaia di innocenti vengono massacrati brutalmente e sistematicamente, tutti noi che siamo ancora pienamente umani gridiamo la nostra profonda protesta.

L'indignazione e la protesta devono essere composte da diversi elementi. In primo luogo, naturalmente, dobbiamo piangere per la povera gente oppressa del Libano, in particolare i palestinesi, che nel 1948 sono stati scacciati dalle loro case e terreni e costretti ad un esilio riluttante. Dobbiamo piangere per le loro famiglie rimaste e massacrate. E per le centinaia di migliaia di persone in Libano ed a Beirut che sono state uccise, ferite, bombardate e rese vagabonde dall'aggressione dello stato d'Israele.

Ma il lutto e la compassione non sono sufficienti. Come in ogni omicidio di massa, devono essere individuate le responsabilità e la colpa del reato. Per il bene della giustizia e per fare in modo che un olocausto non accada mai più — perché di olocausto si tratta.

Chi, allora, è il colpevole? Al livello più immediato e diretto, naturalmente, i teppisti e gli assassini in divisa che hanno commesso il massacro. Si tratta di due gruppi di libanesi cristiani, che cercano di imporre la loro volontà sui musulmani innocenti: le Forze Libanesi Cristiane del maggiore Saad Haddad e la Falange Cristiana guidata dalla famiglia Gemayel, ora insediata alla presidenza del Libano.

Ma ugualmente responsabili, ugualmente colpevoli, sono i loro complici, coloro che hanno tirato i fili, i padroni di Beirut Ovest dove è avvenuta la carneficina: lo stato di Israele. Quando l'OLP è stato evacuato da Beirut Ovest sulla presunta scia di un accordo internazionale e di una supervisione armata internazionale, lo stato di Israele ha colto la sua occasione per conquistare la Beirut Ovest musulmana. Con i suoi protettori fuori dai giochi e le forze internazionali sgomberate, le povere persone accalcate a Beirut Ovest hanno dovuto sopportare la conquista degli aggressori israeliani, i quali hanno attaccato il 16 settembre. E' stata una decisione del governo israeliano quella di spingere la Falange e le forze libanesi nei campi, affinché, secondo le parole di Israele, "purificassero" i campi e si liberassero dei membri dell'OLP ancora presenti — i quali erano, senza dubbio, neonati e bambini. I carri armati israeliani sorvegliavano il perimetro di Sabra e Shatila per consentire ai cristiani il controllo illimitato dei campi, e posti di osservazione dell'esercito israeliano sui tetti tenevano d'occhio la scena (a meno di 100 metri dalla carneficina).

Venerdì scorso il corrispondente della Reuters, Paolo Eedle, ha parlato ad un colonnello israeliano il quale ha fornito una spiegazione dell'operazione: è stata progettata per "purificare" l'area senza la partecipazione diretta dell'esercito israeliano. Questa strategia ricorda vagamente quella nazista sul fronte orientale, quando i soldati tedeschi si fermarono e permisero alle SS ucraine e di altri paesi di massacrare gli ebrei ed altri nativi della Russia.

Sempre venerdì scorso abbiamo saputo che i Falangisti hanno raggiunto le posizioni israeliane per rilassarsi, mangiare, bere, leggere, ascoltare musica e, in generale, "riposarsi" prima di tornare a macellare le poche persone che rimanevano. Un ufficiale Falangista, con un crocifisso d'oro appeso al collo, ha confessato ad un giornalista che c'era ancora chi stava sparando nei campi: "Altrimenti che cosa ci starei a fare io qui?"

Scrivendo dalla scena del delitto (con un certo orrore tra l'altro), il reporter del New York Times Thomas L. Friedman (20 settembre) ha scritto che dai posti di osservazione israeliani: "Non solo è possibile accertare la carneficina con gli occhi, ma anche con le orecchie dati i rumori degli spari e le urla. Oltre a fornire alcune disposizioni ai miliziani cristiani, gli israeliani hanno carri armati di stanza in cima alla collina, per fornire una copertura se i miliziani incontrassero una resistenza più feroce di quanto previsto."

Oggi sappiamo che da giovedì notte l'esercito israeliano ed il governo erano a conoscenza della strage, e che tuttavia non hanno fatto assolutamente nulla per 36 ore, fino a sabato mattina, quando il bagno di sangue era completo e hanno invitato gli assassini cristiani ad uscire fuori dai campi. Tutto era stato messo in sicurezza.

Come finale macabro del crimine sanguinoso, l'esercito israeliano ha ceduto alle forze libanesi un numero enorme di armi sequestrate — l'esercito di Haddad che Israele ha addestrato e armato per sette anni, il quale ha occupato il confine meridionale libanese per molti mesi per conto di Israele, e che, come afferma il New York Times, è "praticamente integrato nell'esercito israeliano ed opera interamente sotto il suo comando."

Uno degli aspetti più incoraggianti della risposta al massacro è stata la tempesta di proteste all'interno dello stesso stato d'Israele. Così, Eitan Haber, corrispondente militare di Yediot Ahronot, ha scritto in stato di shock:

Già dalla notte di giovedì e la mattina di venerdì, i ministri del governo e gli alti comandanti sapevano che stava avvenendo un terribile massacro nei campi profughi di Sabra e Shatila, e nonostante lo sapessero di sicuro, non hanno mosso un dito e non hanno fatto nulla per impedire il massacro fino a sabato mattina. Per 36 ore i Falangisti hanno imperversato nei campi profughi e hanno ucciso chiunque incontrassero sul loro cammino.

Un redattore del quotidiano Maariv, ospite della trasmissione TV Nightline dell'ABC, era chiaramente scosso e ha affibiato la piena responsabilità dell'olocausto al governo Begin, e ne ha chiesto le dimissioni.

Purtroppo la risposta degli ebrei americani non conteneva la stessa indignazione di quelli d'Israele. E' ben noto che il supporto istintivo degli ebrei americani per qualsiasi atto dello stato di Israele, raramente viene replicato all'interno di Israele stesso. Ma anche qui i ranghi erano rotti o perlomeno confusi. Anche William Safire, ardente sostenitore di Israele, ha attaccato la sua "svista" — una parola forte proveniente da uno come Safire. Solo gli "ebrei professionisti", a capo delle principali organizzazioni ebraiche in America, hanno continuato a dare adito ad alibi e scuse. Per alcuni giorni hanno ripetuto che "non possiamo giudicare fino a quando non conosceremo i fatti", ma anche questo alibi è crollato quando Begin ha arrogantemente rifiutato ogni inchiesta giudiziaria imparziale e ha forzato il suo punto vista nel Knesset. Tra i leader ebrei americani, solo il rabbino Balfour Brickner ed il professor Arthur Hertzberg — che hanno sempre paura di parlare francamente — hanno evitato di dare responsabilità allo stato di Israele.

Una scena illuminante è avvenuta su Nightline dell'ABC, quando al rabbino Schindler ed a Howard Squadron, due ebrei americani molto conosciuti, è stato chiesto il loro punto di vista riguardo l'azione israeliana. Che si siano contorti è dire poco. Una domanda particolarmente forte è stata questa: Come è possibile che la protesta ebraica americana sia stata così in sordina rispetto a quella all'interno di Israele? La risposta di Rabbi Schindler: "In Israele ci sono partiti politici che possono essere critici nei confronti dell'azione del governo. Ma il nostro ruolo di ebrei americani è quello di sostenere lo stato di Israele, a prescindere dalle sue azioni." Un'ammissione agghiacciante!

E così i leader ebrei americani affermano che il loro ruolo sia quello di sostenere lo stato di Israele, succeda quel che succeda. Quanti morti ci vorrebbero? Quanti omicidi? Quante stragi di innocenti? Esistono atti possibili e immaginabili che possano indignare la leadership ebraica americana e farle smorzare la sua difesa ad oltranza dello stato di Israele?

Dopo questa affermazione, l'intervistatore di Nightline (piuttosto sorpreso) ha chiesto al rabbino Schindler: "Esiste un sostegno giusto e sbagliato?" Dopo aver camminato sul bordo del baratro e forse dopo aver rivelato troppo, il rabbino Schindler si è ricomposto e ha mormorato: "Naturalmente; ma possiamo giudicare solo dopo che saremo veuti a conoscenza dei fatti." Da quando Begin ha posto il veto su una commissione d'inchiesta che verificasse i fatti, questa linea di ragionamento è caduta definitivamente.

Nella politica americana, l'attrazione magica dello stato di Israele ha finalmente perso un po' del suo potere. Anche Scoop Jackson ed il senatore Alan Cranston (D., California) sono diventati critici nei confronti di Israele. Il leader sostenitore di Israele nel gabinetto di Reagan — Al Haig — è stato cacciato, forse in parte per tale questione. Ma questi sono solo piccoli passi spasmodici verso la "de-isrealinizzazione" della politica estera americana.

Un aspetto bizzarro di questa vicenda è stata la percezione americana — almeno fino a quando non è avvenuto il massacro — riguardo la famiglia Gemayel e la sua Falange. Ora si è scoperto che l'intelligence israeliana — gente notoriamente scaltra — aveva avvertito in anticipo Begin ed il ministro della Difesa Sharon che i Falangisti sarebbero stati inclini a commettere un massacro se avessero avuto carta bianca nei campi. Dire che questi avvertimenti sono stati "ignorati" da Begin, Sharon & Co. è dire poco.

Ebbene, chi erano i Gemayel e la Falange? Per saperlo ci tocca leggere i commenti assurdi dell'Amministrazione Reagan riguardo l'assassinio del leader Falangista, e quasi presidente del Libano, Bashir Gemayel avvenuto il 15 settembre. "Una tragedia per la democrazia libanese", ha opinato l'amministrazione Reagan, mentre Ronnie ha parlato di Bashir come un giovane e brillante politico democratico. Gli Stati Uniti e Israele speravano entrambi che Bashir potesse imporre un "governo centrale forte" per unificare il Libano anarchico.

Dopo il massacro, dovremmo avere un'idea più chiara di quale sorta di "unità" i Gemayel propongono per il Libano: quella dell'ossario e del cimitero. Forse il nome dell'organizzazione politica e militare conosciuta come la Falange, rappresentava un indizio. Il padre di Bashir, Pierre, fondò la Falange dopo una visita entusiasta alla Germania di Hitler. La Falange (dal nome della Falange di Franco) è costituita da fascisti, puri e semplici, negli obiettivi e nel metodo.

Ma concentriamoci sul giovane politico e vediamo se dobbiamo versare qualche lacrima per Bashir. Si distingue dagli altri leader politici libanesi in quanto egli stesso è un assassino di massa. I Gemayel avevano due potenti rivali nella comunità cristiano-maronita fascista. Erano i seguaci degli anziani ex-presidenti Camille Chamoun e Suleiman Franjieh.

Ecco come il giovane democratico, l'uomo di Begin e di Reagan a Beirut, ha affrontato il dissenso all'interno della comunità maronita. Cinque anni fa, l'allora ventinovenne Bashir Gemayel condusse un raid sulla roccaforte di montagna di Franjieh nel nord del Libano. Bashir lasciò che Tony, il figlio maggiore di Franjieh, guardasse mentre lui e la sua banda torturavano ed uccidevano la moglie e la figlia di due anni. Bashir poi assassinò Tony ed i suoi 29 seguaci, definendo quel massacro una "rivolta sociale contro il feudalesimo." Due anni più tardi, Bashir si prese cura dei Chamoun. Nel maggio del 1980, Bashir ed i suoi uomini massacrarono 450 dei seguaci di Chamoun in una località balneare vicino alla città di Junei. Oltre 250 vennero uccisi sulla spiaggia o mentre nuotavano. La moglie e la figlia di Dany (figlio di Camille Chamoun) vennero entrambe violentate. Meno di un mese dopo, Bashir ed i suoi uomini inveasero la sede di Chamoun nella zona est di Beirut, ed uccisero selvaggiamente più di 500 seguaci di Chamoun, nonché gli astanti. Molte delle vittime vennero castrate dai teppisti di Bashir, mentre ad uno venne infilato un candellotto di dinamite in gola e fatto esplodere.

Chi ha assassinato Bashir? Potrebbe essere stato chiunque in Libano.

La barbarie fascista e la volontà di essere un fantoccio di Israele possono essere parzialmente spiegate da fattori demografici. Il dominio politico libanese è impostato secondo un sistema di quote, in cui la dominanza — tra cui la Presidenza — viene assicurata alla comunità cristiano-maronita. Purtroppo, il censimento su cui si basano le quote risale ai primi anni '30, quando i cristiani erano la maggioranza in Libano. Questo censimento ha ancora valore, anche se è ormai ammesso da tutti che i musulmani sono circa il 55% della popolazione libanese, mentre i cristiani il 45%. Questo significa che imporre il dominio maronita-cristiano su una maggioranza di musulmani — la soluzione Begin/Reagan al problema libanese — oltre ad essere profondamente immorale, a lungo andare non funzionerà. I musulmani supereranno in numero i cristiani, non importa quanti bambini musulmani si proporranno di uccidere i Falangisti.

Nonostante l'angoscia e l'indignazione all'interno della popolazione d'Israele, ci sono poche speranze di veder risolto il problema fondamentale. Infatti, mentre le singole voci si alzano sulla strage, dal punto di vista politico non c'è quasi nessuna opposizione all'assioma sionista all'interno d'Israele. Il capo dell'opposizione nel partito laburista, il Founding Fathers and Mothers of Israel, ha spianato la strada a Begin impegnandosi a sostenere l'ideale sionista e la conseguente espulsione di 1 milione di arabi palestinesi dalle loro case e dalle loro terre. Solo pochi partiti minori in Israele, come quello di Uri Davis e Shulamith Aloni, si può dire che abbiano rotto con il paradigma sionista, e questi sono solo ai margini della politica israeliana.

Il problema fondamentale, il paradigma sionista, è semplicemente questo: lo stato di Israele è stato fondato espropriando la stragrande maggioranza delle terre dei palestinesi. Nel 1948 oltre un milione di arabi palestinesi fuggirono al di fuori dei confini di Israele, e gli arabi che sono rimasti sono stati sistematicamente trattati come cittadini di seconda classe in base al fatto che solo gli ebrei sono autorizzati a possedere la terra all'interno di Israele. (E sta facendo in modo che sia sempre di più.) Nel 1967 Israele aggredì e conquistò la Cisgiordania, Gaza e le alture del Golan della Siria. Gli arabi palestinesi nei territori occupati sono, ancora una volta, trattati come cittadini di seconda classe e gli insediamenti sionisti sono stati piazzati in mezzo a loro.

Israele ed i suoi apologeti americani sono soliti incolpare i soliti spauracchi, come l'OLP, e scusare tutti i crimini israeliani, se necessario, per difendere la sicurezza dello stato di Israele dal "terrorismo" dell'OLP. Eppure è stato dimenticato che non c'era nessun OLP prima della vergognosa guerra del 1967, quando i palestinesi si resero conto che dovevano smettere di fare affidamento sugli stati arabi e contare solo su sé stessi per riconquistare le loro case ed i loro beni. Dato che non c'era il "terrore dell'OLP" fino al 1968, come mai Israele ha aggredito e terrorizzato gli arabi palestinesi per due decenni in precedenza?

La risposta sta nel paradigma sionista. Il sionismo è nato nel XIX secolo dalla mente di ebrei europei (non mediorientali), e si è unito alla Gran Bretagna come partner minore dell'imperialismo britannico in Medio Oriente. Dopo la prima guerra mondiale, quando i britannici ed i francesi smembrarono l'Impero Ottomano, infransero le loro promesse di concedere agli arabi la loro indipendenza ed insediarono stati fantoccio in tutto il Medio Oriente. Stiamo ancora vivendo le conseguenze affiorate con la fine dell'imperialismo britannico.

Come hanno fatto i primi sionisti a vendere i loro progetti all'opinione pubblica occidentale? Lo slogan sionista suona particolarmente minaccioso ora: "Una terra senza popolo [Palestina] per un popolo senza terra [gli ebrei]." Una terra senza popolo; non ci sono arabi palestinesi, assicurarono i sionisti, e quindi un milione e mezzo di persone, molte delle quali agricoltori produttivi, coltivatori di agrumi, imprenditori — persone "che hanno fatto fiorire il deserto" — cessarono di colpo di esistere. E prima che l'OLP reagisse, i leader israeliani continuarono risolutamente a negare la realtà, sostenendo ripetutamente che "non ci sono palestinesi". Forse pensavano che se lo avessero ripetuto abbastanza, sarebbero scomparsi magicamente. Forse.

I libertari si oppongono ad ogni stato. Ma lo stato di Israele è particolarmente funesto, perché tutta la sua esistenza giace e continua a giacere su un'enorme espropriazione di beni e terre. Spesso i libertari negli Stati Uniti si lamentano della radicale adesione libertaria alla "riforma agraria", cioè la restituzione dei terreni rubati alle vittime. Nel caso di espropriazioni datate secoli fa, la cosa si fa abbastanza confusa ed i libertari conservatori hanno un punto a loro favore. Ma nel caso della Palestina, le vittime ed i loro figli — i veri proprietari della terra — sono proprio lì, oltre i confini, nei campi profughi, in tuguri, a sognare un ritorno nelle proprie terre. Non c'è nulla di confuso qui. Giustizia sarà fatta, e ci sarà vera pace in quelle zone devastate, solo quando accadrà un miracolo e Israele consentirà ai palestinesi di tornare indietro e rientrare in possesso delle loro legittime proprietà. Fino ad allora, fino a quando i palestinesi continueranno a vivere (e non importa quanto saranno spintonati fuori dalle loro proprietà), saranno sempre lì e continueranno a premere per il loro sogno di giustizia. Non importa quante miglia quadrate e quante città conquisterà Israele (Damasco sarà la prossima?), i palestinesi saranno lì insieme a tutti gli altri profughi arabi creati dalla politica israeliana di sangue e ferro. Ma lasciar vincere la giustizia, permettere il ritorno nelle terre espropriate, significherebbe l'abbandono da parte di Israele del suo ideale sionista. Riconoscere i palestinesi come esseri umani e con pieni diritti umani, rappresenta la negazione del sionismo; è il riconoscimento che la terra non è mai stata "vuota".

Uno stato d'Israele giusto (nella misura in cui un qualsiasi stato possa essere giusto), sarebbe necessariamente uno stato senza ideali sionisti, e nel futuro prossimo nessun partito politico israeliano è disposto a realizzarlo. E quindi il massacro e l'orrore andranno avanti.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


14 commenti:

  1. E' davvero sorprendente la somiglianza (la forma) tra le idee dei cosiddetti estremismi opposti.
    Tra i libertariani conservatori e l'arcipelago no global ed anarcocomunista. Ma oltre la forma ci sta sempre una sostanza. E quella è del tutto diversa.
    E la differenza sta nel fascino e nel seguito che tra chi si dice anarcocomunista esercitano i profeti dell'esproprio statalista alla Piketty.

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  2. per non dimenticare:

    https://www.youtube.com/watch?v=oa2u0Em3-Kg

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  3. sono malfidato (a proposito del link di ieri e dei commenti di dna e francesco)... e se la nuova banca dei brics fosse il cavallo di troia delle elite mondialiste (chiesa chi ci sta dietro, chi ha organizzato e fornito supporto tecnico...) per superare l ultimo ostacolo: le divisioni geopolitiche...?

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    1. Di' la verità... Sei già stato contattato dai BRICS come consulente legale per l'ingresso di investitori orientali nella sanità convenzionata de noantri? ;)

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    2. Qui rispondo per quanto riguarda BRICS ed altre considerazioni di carattere generale scollegate con l'articolo di oggi. Che la superclasse voglia abbandonare gli USA? Che ci siano spaccature al suo interno? Che sia nata una superclasse rivale? Sono tutte domande legittime che potrebbero portarci a conlusioni diverse. Se pensiamo secondo questi termini, ovvero, quelli insinuati da gdb, si spiegherebbe come mai il debito degli USA abbia ancora una certa appetibilità all'estero. Chissà, forse progettano un passaggio di consegne "indolore" tra USA e BRICS. Un atterraggio morbido morbido per lo zio Sam poiché ormai palesemente in bancarotta. Nonostante quanto si dimenino, si sono già rassegnati.

      Ma potrebbe essere anche un ricatto. Pensate alla NATO. Pensate a come nel corso degli anni abbia fatto di tutto per inglobare i vari paesi che hanno lasciato il blocco sovietico. Come se gli USA temessero che l'orso russo avrebbe potuto risvegliarsi. E infatti l'ha fatto, grazie alla sua parziale apertura al libero mercato (come fece anche la Cina nel 1979). Ogni giorno ascoltiamo di nuovi accordi commerciali tra i BRICS e le nazioni occidentali. E gli USA restano a guardare. La Russia porterà a compimento South Stream l'anno prossimo, mentre il Nabucco è pervaso da una profonda incertezza sul finanziamento dell'opera e sull'effettiva disponibilità dei fornitori. E gli USA restano a guardare. Invitano l'UE ad emettere sanzioni contro la Russia, ma la Germania ha un sacco di clienti ed imprese sul suolo russo. Gli USA si dimenano, ma restano a guardare. Credo che adesso vogliano solo trovare il modo di sopravvivere, non pensano ad un attacco. Questa situazione mi ricorda un film di Frankenheimer, Sette giorni a maggio. Ambientato negli anni '60 e in piena guerra fredda, una scena centrale ritrae il Presidente degli USA seguito passo passo da un subordinato con una valigetta attaccata al suo polso da una catenella. Nella valigetta c'è un pulsante che, in caso la situazione l'avesse richiesto, se premuto scatenerà una nuova guerra mondiale.

      L'orso non è più quello di 30 anni fa, non è più stanco. Quale sia la strategia, la superclasse farà di tutto per rimanere al suo posto. Le bande armate stanno piazzando le loro pedine. Continueranno a farlo finché ci preoccuperemo delle religioni mondiali, dando eccessiva improtanza al credo di coloro ai posti di comando. Ebrei, musulmani, cristiani, non ha imnportanza. L'unica religione da abbattere è quella nel denaro fiat. Finché avrà adoratori, la superclasse avrà tutto il potere di cui necessita per riposizionarsi e contrattaccare.

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  4. 2 giorni di seguito mi trovo in disaccordo con il grande rothbard :)
    come si può dire che la situazione israeliana non è "confusa" quando si va vanti in guerra da 3000 anni? l impreo ottomano è stata una delle tante dominazioni, quando si è sfaldato la terra era nuovamente, in senso libertario, "res nullius". parte è stata comprata dagli ebrei, cosa unica nella formazione di uno stato, che di solito espropria e basta. non ci sta differenza alcuna tra la creazione di israele e di ogni altro stato. gli usa sono nati nello stesso modo, espropriando. e senza neanche la scusa che, come gli ebrei, fossero stati lì dai tempi della bibbia. no, non se ne esce. la teoria libertaria anche qui rivela la sua essenza altamente morale, e non pragmatica. sia chiaro che quanto ho scritto, come 2 giorni fa, sul fato che bisogna considerare le differenze intorno allo scheletro (la nascita violenta degli stati, TUTTI), valutare le diverse realtà e l impossibilita di eliminare potere e prevaricazione in via assoluta, NON vuol dire che io sia a favore degli stati neaione, e pervio "statalista". semplicemente che ritengo irrilevanti le forme organizzative del potere, per valutare il concreto atteggiarsi di questo. anche se poi cio si riflette sulle forma. ma è diverso l ordine causale: il potere crea gli stati, non lo stai crea il potere. beh, prima o poi spiegherò il mio pensiero in modo più compiuto ed articolato. tornando dunque all esenz amorale della teoria libertaria, si può discutere tutta la vita se ha ragione locke o rothbard sulla modalità di una legittima appropriazione originaria della proprietà. perché in ogni caso, non ando in quel modo, né nel modo di locke o di rothabrd. o di altri. anso con sangue, e rapina, e violenza, e massacri. quindi marx non ha torto sul punto, cosa che hoppe riconosce nel suo bellissimo e famoso saggio di paragone tra libertarismo e marxismo ed errore di quest ultimo nella lotta di classe tra soggetti produttivi acneiche avvero lo stato (a parte, ovviamente, quello enorme del plus.valore). non anso mai in nessun modo "lecito" dal punto di vista dell appropriazione e del modo di acquisto della proprietà allorquando si passa dall organizzazione rurale a quella statale. le soluzioni sono 2: 2 stati in pace; guerra per sempre, o fino alla vittoria totale e definitiva di qualcuno (cosa sempre difficile, anche in caso di sproporzione di forze) ed in guerra ci sono i morti innocenti. in tutte le guerre, oggi ancora molte nel mondo. per cui questa palestinese non è neanche giusto faccia più scandalo. vorrei infine notare che la guerra oggi si fa in modo vergognoso. innocenti muoiono a grappoli, ma i soldati no. e se per caso uno viene fatto prigioniero, non sia mai... dev essere subito liberato!!!!

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    1. Ciao gdb
      Credo, te lo dissi anche un'altra volta, che li fai troppo intelligenti. Sono potenti e spregiudicati, ma non infallibili. Tanto e vero che non sono l'unica élite del mondo. Per fortuna di tutti. Magari si accorderanno come si fa tra uomini d'affari se conviene a tutte le parti. Ed aggiungeranno posti a tavola... La Lagarde vuole già collaborare...
      Sennò si faranno la guerra. Fin quando non troveranno un intrallazzo condiviso...

      Su Israele. Aspetto tue riflessioni articolate in un articolo. Ma 3000 anni fa la disparità militare era assai minore e le diplomazie non avevano a disposizione strumenti giuridici riconosciuti a livello internazionale per regolare le questioni territoriali od umanitarie (tutte ipocrisie novecentesche da NWO, probabilmente, che si applicano ai nemici e si interpretano per gli amici, concordo, ma in 3000 anni un po' di evoluzione culturale mi pare che ci sia stata e non possa essere liquidata come fuffa sacrosanta ma circoscritta alla minoranza occidentale del pianeta).
      Quel che si condanna qui è' semmai il doppiopesismo valutativo. Se gli Italiani hanno usato i gas nervini in Libia e Somalia, se i Nazisti hanno sterminato gli ebrei, se gli Americani hanno sterminato gli Indiani, se in Rwanda si sono scannati, se se se... E sono tutti da condannare per gli atti brutali compiuti, ebbene, quando il governo israeliano compie analoghe violenze di massa su popolazioni inermi non ci può essere distinguo che tenga. Come per i massacratori mussulmani di cristiani in Africa o le violenze dei Cinesi su Uiguri e Tibetani, e purtroppo l'elenco non finirà mai...
      Non critico la tua ricostruzione realistica della nascita degli stati, neppure quella della appropriazione territoriale, ma credo che il filo conduttore di questi articoli scelti da Francesco sia un contributo alla ricostruzione storica di eventi violenti che dominano ancora la scena odierna al di la' della propaganda di guerra che le parti in conflitto propinano a tutti noi.

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    2. ho letto un commento che diceva "se pensate che dietro la banca dei brics non ci sono degli ebrei, siete degli sprovveduti"

      le mie riflessioni non erano riguardo israele, su cui ho vergante molto poco da dire in più di quello che ho scritto: o fanno la pace, o la guerra. come fanno da 3000 anni. in caso di guerra, ci sono dei morti. non giustifico nessuno, non israele come nessun altro. sono un po' cinico sul punto. qualcuno si preoccupa dell ucraina se non in modo strumentale? e la siria è sparita? e tante altre cose... la questione palestinese è poi estremamente complicata. e se si volesse ricostruire storicamente in modo approfondito non basterebbe una libreria. gli articoli sono comunque interessanti,e di qualità; ma vanno visti come spunti e prospettive parziali. né infatti hanno altra pretesa. ma non è la mia guerra, non mi ci faccio tirare dentro.
      invece io mi riferivo all eterna questione, dove posso dire qualcosa di più e rendere meglio quello che penso ed ho detto qui in modo frammentato, che agita i liberal-libertari tra la dicotomia stato minimo e caduta degli stati nazione. e sul rapporto tra potere ed istituzioni.

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    3. Se sono sprovveduto non lo so.
      Se gli ebrei sono presenti sempre in caso di banche... Al momento non lo so. Se coltivano questo settore per dominare il mondo gentile non lo so...
      Se è proprio così allora bisogna rivalutare il complotto demoplutogiudaicomassonico?

      Attendo di leggere le tue riflessioni sull'eterna questione.

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    4. non lo so neanche io. non mi azzardo, terreno molto scivoloso. ma l frase mi ha colpito. perché, in fondo, vi si dedicano molto a questo gioco. ma chi? "gli ebrei"... tutti ? :) mica sono tutti uguali. e poi, mica solo loro. individualismo metodologico... con nome e cognomi. di sicuro la gran parte dei presidenti fed...
      il che comunque vorrebbe dire che sono bravi. se tu fossi proprietario di una banca centrale, la faresti gestire da un ebreo o da un argentino? e comunque grandi teste, da freud ad einstein. e grande cultura. ma grandi teste anche tra cristiani, dipende come fai i macroaggregati :). ed a noi i macroaggregati non piacciono. d altra parte sono LORO a mcroaggregarsi, mica io. e mica solo gli ebrei: i musulmani, i cristiani... ma, ancora, mica tutti si macroaggregano; e ci sta chi più, chi meno. la lobby ebraica esiste ufficialmente ed è molto influente al confesso americano. i cristiani hanno la specificta del capro espiatorio, che ha dato origine all individualismo ed alla modernita. ne abbiamo parlato altre volte: vedi rene girard, eccezionale. ed anche campbell, anche egli eccezionale, per i rapporti tra religioni, culture, mitologie, società. che però poi i rockfeller, quelli della standard oil, mica sono ebrei, ma cristiani. forse per fare il pari con i rotschild ebrei... insomma, le specificità sono talmente tante, che gli aggregati variano in funzione della prospettiva adottata. di sicuro le religioni sfornano gente bizzarra! grande fascino, grande cultura, storia dell umanità. ma si può pensare veramente che dio ti ha promesso una terra? o ti ha detto di cacciare gli infedeli? od altre menate simili? da fascino culturale, degenera in follie. intatte le guerre le fanno loro (tutti questi pazzi), mica io.

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    5. a noi infatti non interessa la religione di questo o di quello. Se la usano come instrumentum regni o meno.
      A noi interessano solo i ladri che ci derubano col fiatmoney.
      VonMises e Rothbard erano ebrei. Chissenefrega.
      Hanno capito e spiegato bene come va questo mondo.
      Chiunque sia al potere e' di per se stesso pericoloso e fonte quanto meno di dubbio. Ebreo, cristiano o induista non importa.
      Del potere si deve diffidare e degli individui che ne fan parte e che aspirano a farne parte.
      Oggi il potere usa il fiatmoney piu della religione e della forza.

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    6. Ciao a tutti.

      La risposta giunge tardiva perché gdb oggi mi ha spronato a rileggere alcuni capitoli de L'Etica della Libertà. :) Visto che si parla di terre e di diritti di proprietà penso sia giusto avere per le mani una teoria chiara ed efficace per la risoluzione dei conflitti. Non credo ci sia bisogno di ricordare come l'acquisizione del diritto di godere di un bene derivi fondamentalmente dall'homesteading di una risorsa, ovvero, mescolare il proprio lavoro nella stessa mettendola a frutto. In questo modo leghiamo la nostra volontà a quella dell'oggetto inanimato che vogliamo possedere trasferendo, nell'effettivo, la sua proprietà nelle nostre mani.

      Nel caso di terreni, ovviamente, parliamo di coltivazione. Quindi qualora esistesse un regnante che in un certo punto del tempo avesse confiscato e poi dato in affitto le terre ai legittimi proprietari, abbiamo a che fare con un uso improprio e fraudolente dei beni in questione. Dal punto di vista libertario, i lregnante non ha alcun diritto di richiedere alcunché al legittimo proprietario e qualora il regno del signore dovesse essere abbattuto dall'oggi al domani, le proprietà tornerebbero automaticamente nelle mani di coloro che le hanno messe a frutto per tutto quel tempo. (O in mancaza dei primi utilizzatori, ai loro eredi; o in mancanza anche di questi ultimi, a coloro che per ultimi vi hanno lavorato.) Di conseguenza la scomparsa dell'Impero Ottomano riconsegnava nelle mani degli agricoltori quelle terre che in precedenza vantava come proprie e su cui esigeva una tassa. Da questo momento in poi, si torna a parlare di proprietà privata, diritti di proprietà e trasferimento di titoli di proprietà.

      Data l'incandescenza della regione, è chiaro che non possiamo risalire a circa 3,000 anni fa per decretare i legittimi proprietari di quelle terre. Infatti, per districarci efficacemente in questa questione ci vorrebbe uno studio empirico accurato fino all'ultimo dettaglio, e credo che non esisterà mai. Rothbard, però, tiene a farci sapere che la data da ricordare nella memoria è il 1948. Con la nota risoluzione 181 dell’ONU, la Palestina veniva spartita in due stati, ed alla popolazione ebraica, che all’epoca possedeva il 7% delle terre, veniva assegnato il 56% del territorio. Nel corso del 1948, e prima ancora che la Gran Bretagna concludesse il suo mandato, le milizie israeliane iniziarono una pulizia etnica all’interno dei confini del loro futuro stato, e nel 14 Maggio del 1948 dichiararono unilateralmente la nascita dello Stato di Israele.

      L'arbitrarietà con cui una certa commissione ha scavalcato le transazioni individuali, le quali potevano portare avanti un processo pressoché pacifico di scambio, ha rappresentato un'ingiustizia insostenibile per coloro che risiedevano sulle terre che stavano per essere usurpate. Credo che faccia al caso nostro l'esempio (su scala ridotta) della Cerro de Pasco:

      «Cerro de Pasco, having legitimately purchased its land from a religious convent a half century ago, began in 1959 to encroach upon and seize the lands of neighboring Indian peasants. Indians of Rancas refusing to leave their land were massacred by peasants in the pay of the company; Indians of Yerus Yacan tried to contest the company’s action in the courts, while company men burned pastures and destroyed peasant huts. When the Indians retook their land through mass non-violent action, the Peruvian government, at the behest of the Cerro de Pasco and the regional latifundia owners, sent troops to eject, assault, and even murder the unarmed Indians.»

      (continua...)

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    7. Il problema qui è stata una decisione calata dall'alto da una commissioen di burocrati che ha arbitrariamente assegnato territori in possesso di altri individui che li avevano messi a frutto. Essendo questa una data ababstanza recente nel tempo, si può operare uno studio empirico partendo da qui in modo da identificare coloro i quali (se ancora vivi) sono stati ingiustamente privati delle terre dei loro avi. Mi rendo conto dell'improbabilità di questa soluzione, e dato come si sono evolute le cose nel tempo, le soluzioni del conflitto palestinese, ereditato da politiche coloniali europee, sono solamente 4:

      1. Scacciare gli Israeliani.

      2. Scacciare i Palestinesi.

      3. Creare due stati omogenei territorialmente e divisi da frontiere nette e protette da forze internazionali che non ammettano sconfinamenti di alcun esercito o atti di ostilità (mi viene da ridere solo a scriverlo, tanto varrebbe indire Natale tutto l'anno).

      4. Lasciare che gli individui, qualunque sia la loro religione e provenienza etnica, si organizzino da soli ed abbiano pari diritti e doveri sotto un'unica legge ed amministrazione.

      Ora, che la quarta soluzione, benché difficile, sia auspicabile lo si può ammettere senza batter ciglio. Anche se, da come va la pollitica internazionale, sarà una delle prime due ad essere realizzata... se non sopravviene la fine del mondo nel frattempo.

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  5. 4 impossibile più che la 3. 3 l utopia più realizzabile. 1o 2 forse. più probabile, si continua così altri 3000 anni. ... se non sopravviene...

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