mercoledì 16 luglio 2014

La fase terminale di una gigantesca bolla del credito

Come ho ripetuto più volte, l'innesco della prossima crisi saranno i fallimenti aziendali. Eventi apparentemente di poco conto, che invece metteranno a dura prova il recalcitrante esperimento monetario che va avanti da 100 anni ormai. L'ho detto per l'Europa, ma vale anche per gli USA. Le nenie tedianti di una ripresa dietro l'angolo si sono sfracellate ancora una volta contro il muro della realtà: nel primo trimestre di quest'anno il PIL USA è sceso del 2.9%. Tutte le menzogne vomitate dai media mainstream su una ripresa sostenibile, annunciavano solamente il tentativo goffo dei banchieri centrali di riparare l'economia mondiale col nastro adesivo. Hanno drogato l'economia con tassi di interesse ridicolmente bassi, inviando informazioni errate in tutto il panorama economico. Agendo in questo modo non si veicolano altro che errori. Ad oggi le corporazioni, grazie ai proventi che riescono ad incamerare grazie alla falsa fiducia nel mercato obbligazionario, stanno facendo incetta di azioni. Il circuito finanziario è un grande casinò a cui hanno accesso solo determinati individui, di certo non è aperto alla gente comune. Quest'ultima è quella a cui viene lasciato il cerino in mano. I pezzi grossi cercheranno di calcolare il momento in cui uscire e lasciare la patata bollente al prossimo fesso di turno (di solito è quasi sempre il contribuente). E' andata così nel 2007 e andrà così anche la prossima volta. La tempistica sarà tutto. Fatevi trovare pronti, perché non è una questione di "se" bensì una questione di "quando".
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di Byron King


"Il mondo è entrato nella fase terminale di una gigantesca bolla del credito e degli asset?"

Tale domanda ha aperto la stimolante relazione del noto commentatore economico Marc Faber alla conferenza Wolrd War D in Australia, a cui ho partecipato e discusso. Questo era solo l'inizio. Il suo messaggio era come minimo preoccupante, per non dire altro.

Ma ho un modo migliore per descriverlo.

Fase terminale? Se questo non attrae la vostra attenzione, nient'altro potrà farlo. "Il panico non distrugge il capitale", ha continuato Faber, citando un principio classico della Scuola Austriaca. "Rivela la misura in cui è già stato distrutto dalle decisioni sbagliate."

Ancora peggio, secondo Faber la maggior parte di coloro che hanno preso "cattive decisioni" — i banchieri centrali, i politici, i burocrati senza volto ed i privilegiati nel ramo aziendale — non pagano alcun prezzo per i loro errori. Uno di questi giorni, andranno in pensione e vivranno comodamente ... o almeno così pensano.

Tra questi c'è la Federal Reserve. Presumibilmente ricopre il ruolo di banca centrale "indipendente". Ma la FED marcia ad un ritmo dettato dal governo degli Stati Uniti. Anno dopo anno, la FED immette liquidità in modo che il Dipartimento del Tesoro possa firmare assegni a fronte di un budget fuori controllo approvato dal Congresso, inondando il mondo di dollari.

Cioè, la FED stampa mucchi di denaro per pagare livelli esplosivi di spesa federale. Il grafico che segue ci mostra la base monetaria degli Stati Uniti sin dal 1920.




Come illustra questo grafico, la politica monetaria degli Stati Uniti è stata espansionista sin dal 1960. Abbiamo a che fare con un problema multigenerazionale che ora è sistemico. Cioè, "tanta spesa" è così che funziona. E' diventata parte del DNA nazionale, per così dire.

Dove ci porterà? Beh, per Faber, le cose "andranno a fuoco, ad un certo punto." Poi ha aggiunto seccamente: "Sarà un evento spiacevole."

Guardando indietro, l'economia statunitense pre-1960 non necessitava di grandi quantità di nuovo denaro per funzionare. In passato, l'economia statunitense funzionava abbastanza bene. Ad esempio, negli anni '60 potevate acquistare una nuova auto per circa $2,000, al contrario dei $30,000 che ce ne vogliono oggi. La retta di Harvard era di $2,000 alla fine degli anni '60, rispetto ai $50,000 di oggi. Nessuno nota un certo trend inflazionistico?

Si noti, inoltre, che anche durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale — gli anni '40 — la spesa pubblica non ha portato ad un'espansione permanente della base monetaria. Non era così che si agiva allora.

Allora qual è il problema attuale? Perché far crescere l'offerta di moneta? Perché sin dal 1960 il governo federale ha continuamente richiesto più e più fondi ogni anno, oltre al prelievo fiscale, per bilanciare i suoi conti.

Guardatela in un altro modo. "Governare significa scegliere", disse il Primo Ministro britannico Margaret Thatcher. Ma oggi il governo non sceglie; finanzia praticamente tutto ciò che può generare consenso politico.

In altre parole, la grande questione del nostro tempo — la versione moderna di "Roma brucia", per così dire — è come pagare per il Big Government e il suo welfare state, più la sua controparte "warfare state". "Entrambi sono i riflessi dell'arroganza politica all'interno della classe politica. Dimenticatevi della formula "In God We Trust". Il motto moderno è: "Noi governiamo perché possiamo."

Triste a dirsi, il Big Government riflette un ethos politico che crede con fervore nel gravare il futuro con debito impagabile del passato. Ad esempio, una volta ho sentito che il senatore Edward Kennedy diceva: "Noi non saremo qui per affrontare il problema", quando gli venne chiesto di parlare del debito nazionale degli Stati Uniti. "Qualcun altro si ritroverà per le mani questa gatta da pelare", aggiunse.

Ancora peggio, quelli di noi ancora tra i vivi devono vedersela col decollo dell'offerta di moneta statunitense dopo il crollo del 2008. Come è evidente dal grafico di sopra, questa esplosione della base monetaria riflette i salvataggi federali di banche, stati, città e gruppi politici privilegiati, oltre ad altre spese post-crash. Erano i politici, i burocrati ed i banchieri che facevano il proverbiale "qualcosa" di fronte ad un disastro totale. Abbiamo speso i soldi, e siamo ancora nei guai. Ora che cosa accadrà?

Non è difficile concludere che il sistema monetario degli Stati Uniti sia crollato catastroficamente nel 2008, innescato dalla crisi dei mutui subprime. Cioè, nel 2008 gran parte dell'economia degli Stati Uniti — e l'economia globale — era legata alla bolla ipotecaria/finanziaria. Questa bolla è stata gonfiata dalla politica del governo degli Stati Uniti: espandere l'offerta di moneta e lasciare che le persone, le imprese ed altri enti governativi prendessero in prestito fondi, sebbene non avessero alcuna possibilità di rimborsarli.

La bolla dei mutui è scoppiata improvvisamente nell'autunno del 2008. Incolpate Lehman Bros., se volete, ma c'è qualcosa di più. L'intero sistema finanziario basato sul dollaro era sul punto di capitolare. Nel 2008 ho sentito dire all'ex-Segretario del Tesoro Paul O'Neill che gli americani avrebbero potuto svegliarsi una mattina e scoprire che gli "sportelli bancomat in tutto il paese non funzionano." Più di recente, nel 2013, ho sentito dire all'ex-presidente George W. Bush che "stava per scatenarsi l'inferno. "

Quindi cosa ha fatto la FED? Ha aperto i rubinetti della liquidità, ha fissato i tassi di interesse ad una spanna sopra lo zero per cento e ha chiarito che la politica monetaria allentata sarebbe durata a tempo indeterminato. Infatti, con i livelli crescenti del debito federale, per la FED è diventato quasi impossibile alzare i tassi di interesse, per timore che la spesa possa sopraffare rapidamente la capacità del governo di far fronte ai propri obblighi.

Nel frattempo, dopo il 2008, il Dipartimento del Tesoro e la FED hanno cominciato a monetizzare i titoli di stato tramite il quantitative easing (QE). In un certo senso, secondo Faber, questa strategia rappresenta la campana a morto del dollaro. Cioè, è la prima fase dell'iperinflazione monetaria. Naturalmente, non l'abbiamo ancora vista... o l'avremmo saputo — carriole piene di valuta e cose simili.

E' giusto chiedersi se questa nuova generosità della FED — maggiore liquidità e bassi tassi di interesse — abbia realizzato qualcosa. Dopo tutto, le ali sono ancora attaccate al velivolo, giusto? Non si è scatenato l'inferno come temeva l'ex-presidente Bush.

Guardandoci intorno, abbiamo ancora un'economia e sembra funzionare. Avete ancora soldi in banca. Acquistate generi alimentari presso i negozi e riempite il serbatoio della vostra auto al distributore di benzina, giusto? Quando le cose vanno male in altre parti del mondo — Ucraina o simili — il denaro ritorna negli Stati Uniti e il dollaro si rafforza, giusto? Beh, sì... ma per quanto tempo?

"Il problema con l'offerta di moneta gonfiata", afferma Faber, "è sapere dove finisce. Non tutto il denaro rialza tutti i prezzi e gli asset nello stesso tempo... I prezzi aumentano in modo differenziato." In altre parole, dice Faber, ciò che accade dipende dai tempi e dalle circostanze.

Ad esempio, l'aumento dell'offerta di moneta può creare una bolla in uno o più parametri chiave quali salari, energia, cibo, altre materie prime, immobili, obbligazioni, azioni, arte "da collezione" e molto altro. A volte, non si sa davvero dove possa trovarsi la prossima bolla fino a quando non è pronta a scoppiare. Tecnologia? Rette del college? Pensioni comunali? Anche la Cina potrebbe innescare un crollo, ora che il Regno di Mezzo ha gonfiato una bolla del credito attraverso il leverage delle esportazioni; questo ha generato città e magazzini pieni di di rame a sostegno di prestiti in sofferenza.

A questo punto, consideriamo quello che l'offerta di moneta ha fatto al prezzo dell'oro. Quando si parla di oro, la FED non lavora da sola. Cioè, le banche centrali di tutto il mondo coordinano le rispettive politiche monetarie. I risultati si riflettono nel prezzo dell'oro, che agisce come una sorta di barometro monetario.

Ecco un grafico che confronta gli sforzi combinati di Stati Uniti, Gran Bretagna, Europa e Giappone nella creazione di denaro rispetto all'oro sin dal 2001.




Negli ultimi 14 anni il continuo aumento dei prezzi dell'oro ha seguito l'offerta di moneta, riflettendo un consenso nell'investimento globale — certamente tra coloro che acquistavano oro — secondo cui l'offerta di moneta stava crescendo troppo in fretta. Molti dollari-sterline-euro-yen si sono spostati nel metallo giallo, per preservare la ricchezza e cavalcare l'onda. Anche dopo il recente pullback dei prezzi dell'oro è chiaro che, più o meno, l'oro segue l'offerta di moneta.

Qual è la fonte della domanda per l'oro? I gold bug, giusto? In termini di quantità, qualche acquisto è ancora concluso da parte di, diciamo, persone come voi — o acquisti molto più grandi da parte di individui molto ricchi. La domanda per l'oro proviene anche da fondi e istituzioni rispettabili, inclusi nomi risonanti come Northwest Mutual Life Insurance Co. e l'Università del Texas.

Negli ultimi dieci anni, più e più oro è finito nelle banche centrali, come ad esempio in quelle di Cina e Russia, passando dal Medio Oriente e altrove. Il recente calo dei prezzi dell'oro è solamente una pausa nel lungo schema delle cose. Il pullback permette il ribilanciamento delle riserve auree mondiali, mentre gli investitori di tutto il mondo attendono altre notizie circa la politica monetaria degli Stati Uniti. Date al processo un po' di tempo...

Da qui, dove potrebbe arrivare l'oro? Rispetto ai livelli attuali a $1,300 l'oncia, il prezzo dell'oro potrebbe muoversi verso i $2,000 grazie ad una semplice notizia riguardante la sua "offerta" (come un crollo minerario in Sud Africa, per non parlare di un annuncio importante sui numeri delle riserve d'oro da parte, per esempio, della banca centrale della Cina). Rispetto a tutti i problemi economici che ha la Cina, accumulare oro non è uno di essi.

Alcuni gold bug credono che l'oro potrebbe poi arrivare a $5,000 o $10,000 l'oncia (con l'argento che arriverebbe a $200 o $400 l'oncia). Ancora una volta, dategli tempo. Uno dei motivi principali per esser rialzisti è che prima o poi le banche centrali di tutto il mondo avranno bisogno di più oro quando smetteranno di aver fiducia nei dollari — per non parlare dei titoli di stato degli Stati Uniti — come fonte di preservazione della ricchezza.

Infatti, nelle giuste circostanze (o nelle circostanze sbagliate, a seconda del vostro punto di vista) i titolari esteri di dollari potrebbero decidere di vendere le obbligazioni americane e comprare oro in modo da mettere in sicurezza i propri sistemi bancari. Alla fine, come ha sottolineato Marc Faber e come ho sostenuto più e più volte anch'io, l'oro è un asset chiave per la conservazione della ricchezza nel lungo periodo. Il dollaro soffre da decenni a causa di errori monetari vari. D'altra parte, l'oro è un hard-asset di lungo termine con cui preservare la ricchezza.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


7 commenti:

  1. Ciao Francesco,

    nessuno conosce il futuro, ovviamente, però io non sono convinto come te che la fine dell'impero sarà senza guerra.
    Perché il warfare americano non esiste da nessuna altra parte del mondo ed è un elemento portante dell'impero. Non staranno con le mani "armate" in mano.
    A far soffiare venti di guerra in giro per il mondo per spendere tutta quella base monetaria basta davvero poco. Forse, sarà l'Africa il terreno principale nei prossimi anni. C'é il califfato nascente ed i suoi satelliti, ci sono le materie prime e le fonti di energia, ci sta la Cina e via di seguito...
    Insomma, non escludo nulla. Gli armamenti non vanno in bolla se si creano "i fondamentali". Si producono e si trova il modo di usarli.

    Dollarofiat ed eurofiat troveranno il modo di fondersi in altro fiatmoney. Per me, è nelle cose.
    Bisognerà vedere se la Germania ci starà, con le buone o le cattive, o guarderà alla Russia ed all'Asia. Ma credo nella prima opzione. La seconda sarebbe assolutamente catastrofica per gli USA e perciò non avverrà.

    Cmq, mala tempora currunt.

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  2. Leggo da molte parti commenti articoli invettive contro Merkel e Tedeschi. Possono avere un briciolo di appeal se si e' miopi. Se si guardano gli ultimi 60-65 anni ogni lamentela presente non regge e dimostra ulteriormente il livello di deresponsabilizzazione dei nostri conterranei.
    Tutto materiale per studi di antropologia culturale.

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    1. Ciao dna.

      Credo che l'Economist abbia scritto quanto basti per inquadrare adeguatamente la situazione:

      "[...] Italy’s problems of chronic low growth and weak productivity long predate the euro crisis. If Germany resists sharing liabilities to strengthen the euro, it is in part because of its profound suspicion of Italy. Joint Eurobonds? Germany does not want to be liable for Italy’s gargantuan debt. Loosen monetary policy? Beware of modelling the euro on the Italian lira. Bigger transfers? They would only create more moral hazard."

      Più chiaro di così...

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  3. Percio' non sono un filotedesco, ma un it-alieno.
    Antropologicamente altro. Ecco perche' sono sbarcato qui.

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    1. Come direbbe Lino Banfi. :D

      Comunque osannare tanto i tedeschi non è salutare. Anche lì lo stato ha fatto i suoi danni. Basti pensare alle Landesbank e tutte quelle banche legate al settore pubblico. Inoltre sono stati così fessi da concedere prestiti ai paesi della periferia dell'Europa... :)

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    2. Infatti. Non osanno.
      Parlo a nuora affinche' capisca suocera.
      :)

      Nessun mito per i libertari. Pero' i distinguo sì.

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  4. Ennesimo tonfo del "barometro" della produzione mondiale. L'ingegneria finanziaria in cui sono stati incanalati gli sforzi dei pianificatori centrali ha fatto concentrare le attività produttrici negli unici mercati che adesso apparentemente può fornire rendimenti: il mercato azionario ed obbligazionario. I prezzi degli asset sono arrivati a vette folli solo perché la bolla sta arrivando al suo punto più alto, con le società impegnate a riacquistare le proprie azioni per mantenere su un mercato drogato all'inverosimile dal settore bancario centrale.

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