lunedì 26 maggio 2014

Come il QE stimola una ripresa reale dell'economia

Non contenti dei guai eruttati nel 2008, i pianificatori centrali hanno combianto un altro bel casino con la tanto decantata strategia della ZIRP. Il mercato immobiliare sta tornando ad essere la patata bollente che è stata fino al 2007. Dopo che i grandi fondi sono stati dietro alla politica della FED creando volume con l'inglobamento degli asset scoppiati, hanno lanciato un nuovo modo di condurre gli affari: "buy to rent." Invece di permettere una sana pulizia del mercato immobiliare, i prezzi negli ultimi due anni sono stati riportati su del 25-50% con l'ennesima bella botta di debito. Questa volta, però, la macchina gonfiabolle di Wall Street ha prodotto qualcosa di simile ai titoli spazzatura apparsi grazie alla bolla immobiliare dell'era Greenspan-Bernanke: si è passato dal cartolarizzare i mutui a cartolarizzare il flusso di pagamenti degli affitti. La ripresa del lavoro stenta a decollare? I salari reali sono in caduta libera? Con cosa pagheranno gli affittuari se non possono permettersi il costo dell'affitto? Questo ovviamente i modelli di Wall Street non se lo domandano, come non si spiegano nemmeno un aumento vertiginoso dei prezzi degli immobili in così poco tempo rispetto alle loro previsioni più miti. Arrivederci anche alla ponderazione del rischio. Nell'ambiente economico distorto di oggi, con le entità sussidiate dalla FED in cerca di rendimenti decenti, chi correrà per primo verso l'uscita se ne andrà con qualcosa in tasca.
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di Bill Bonner


Di recente il nostro collega presso la rivista britannica MoneyWeek, Merryn Somerset-Webb che vive a Edimburgo, in Scozia, si è occupato del nostro suggerimento: si sta meglio, ceteris paribus, in uno stato la cui influenza è davvero ristretta:

Se la Scozia voterà per l'indipendenza diventerà una nazione socialista, non una ricca e capitalista. Il risultato sarà una profonda miseria. Non credo che sia qualcosa di desiderabile. E' un disastro annunciato. Quello che stanno facendo le piccole realtà in questi giorni, a meno che non siano paradisi fiscali pieni di persone istruite (Svizzera), è gozzovigliare in un ventaglio di nepotismo/furto/danneggiamento/settore pubblico e poi crollare.

Merryn probabilmente ha ragione. Grandi o piccole, le élite al potere vogliono sempre quanto più malgoverno possibile – e spesso anche di più!

L'idea dello stato moderno, cari lettori, è far finta che i federali lavorino per il cittadino. La popolazione è portata a credere che i suoi nemici saranno sconfitti, che i ricchi saranno derubati in modo che essa possa beneficiare del bottino e che tutto quello che ha di più caro sarà protetto, valorizzato e reso obbligatorio.

Nel frattempo, il nostro collega presso Diary of a Rogue Economist, Chris Hunter, ci informa che il consumatore americano non è più in deleveraging. Si sta di nuovo rivolgendo ai prestiti. Scrive Reuters:

Il debito delle famiglie americane è aumentato nell'ultimo trimestre, segno che gli americani possono finalmente smettere di stringere la cinghia, come mostrano i dati di martedì della Federal Reserve Bank di New York.

Secondo il quarterly household debt and credit report della FED di New York, il debito totale dei consumatori è salito del 2.1%, raggiungendo nel quarto trimestre 2013 $11.520 miliardi rispetto agli $11.280 miliardi del trimestre precedente. L'aumento, $241 miliardi, ha segnato il salto trimestrale più grande sin dal terzo trimestre del 2007.

Questa notizia puo' essere: (1) erronea, (2) casuale o (3) rappresentare un nuovo trend importante. Per il momento ci schieriamo con l'opzione #2.

Ma diamo al consumatore americano il beneficio del dubbio: se c'è un modo affinché possa scavare più in profondità, allora tirerà fuori la vanga. I bassi tassi di interesse della FED stanno aspettando solo lui. Ed ora che ha un pò più di equity sulla sua casa, può essere incline a scavare.

Ma sta invecchiando. Si stanca presto. E ha visto cosa succede quando ha l'acqua alla gola. Ricorda quanto era pressante il disagio.

Inoltre, la demografia sta cominciando a rivoltarsi contro il metodo "prendi in prestito e spendi." Quindi non è chiaro se continuerà a prendere prestito al tasso dello scorso trimestre.

L'età e la popolazione — insieme con il debito — hanno grandi conseguenze per i prezzi delle azioni. Ai livelli di oggi — sulla base di modelli storici sin dal 1871 — alcuni prevedono che le azioni crolleranno... per tanto, tanto tempo.

La demografia è solo una componente. Il nostro analista ci dice che solo la demografia rappresenterebbe un dato negativo pari a circa il 5% annuo — il peggiore mai registrato. Infatti ha senso; mai così tante persone negli Stati Uniti si sono avvicinate al pensionamento nello stesso frangente di tempo.

Ma aspettate. Una popolazione che diventa più vecchia è veramente importante?

Questa è una domanda che ci hanno posto di recente.

"Quasi metà dei profitti dell'S&P500 provengono oltreoceano," sottolinea Chris, che lavora anche come family office project’s Investment Director. "La demografia degli Stati Uniti non dovrebbe avere tanto effetto."

"Ma la maggior parte di quei profitti provengono dall'Europa e dal Giappone," ribatte Rob Marstrand, il nostro Chief Investment Strategist. "E i loro dati demografici sono peggio dei nostri."

Infine abbiamo deciso che la fonte dei profitti dell'S&P500 non importa. Il modello esamina l'effetto della demografia sui prezzi delle azioni, non sui guadagni. I prezzi di oggi sono costruiti sui guadagni di oggi – che comprendono le vendite ed i profitti all'estero.

Lo studio si limita a prevedere che gli anziani potranno vendere azioni – non importa quali siano i loro profitti – riducendo il rapporto P/E... e, naturalmente, i prezzi.

Per una nazione, come per la sua struttura del capitale, il debito e la demografia sono il destino.

Naturalmente, qualsiasi modello basato sulla storia presuppone che il futuro sarà più o meno come il passato. Anticipa che le cose straordinarie che stanno accadendo oggi, domani verranno "normalizzate."

In passato, quando i prezzi delle azioni, il PIL, il debito e la demografia erano simili a oggi, il processo di normalizzazione ha fatto scendere le azioni – un sacco... e per tanto tempo.

Ma mai in passato una nazione aveva fatto ricorso al QE ed a Janet Yellen.

Come abbiamo detto spesso, il debito può essere gentile (come il Dr. Jekyll) quando si espande. Ma diventa maniacale quando si contrae.

Mr. Hyde si è presentato nel 2008, e la festa è finita. Gli Stati Uniti sono quindi passati attraverso una fase di contrazione del debito. Ce la siamo sciroppata fino ad ora. Fino all'ultimo trimestre dello scorso anno, il settore privato o ripagava il debito o andava in default.

Ma sin dal 2008, abbiamo avuto a che fare con ambiguità, personalità multiple e confusione. Mentre le famiglie e le imprese affrontavano il deleveraging, Washington faceva l'opposto.

I federali hanno accumulato quasi $7 bilioni di debiti dopo il 2007. Nel complesso, il debito in rapporto al PIL si è ridotto... ma non di molto. E' sceso dal 360% fino al 345%.

Il deleveraging era la reazione naturale del mercato al debito in eccesso. Il QE è stata la risposta innaturale e mostruosa della FED. Ha ampliato il suo bilancio raggiungendo l'incredibile cifra di $4 bilioni. Da un recente rapporto di ricerca della Bank of America Merrill Lynch:

Il modus operandi della FED ha riguardato i prezzi degli asset e gli spiriti animali. Ciò ha fatto salire i prezzi delle azioni, ha stimolato gli spiriti animali delle corporazioni mediante l'emissione di debito a buon mercato, ha permesso il riacquisto di azioni con denaro contante o con debito a buon mercato per aumentare gli utili per azione, ha ridotto il costo di finanziamento dello stato ed i costi dei mutui e ha fatto salire i rapporti consumi/reddito. Inoltre, ha generato bolle speculative nei mercati emergenti, aumentando il costo del lavoro e della valuta.

Quegli operatori che hanno colto la palla al balzo, hanno seguito la FED come avvoltoi che puntano una mucca malata. Hanno preso in prestito a tassi ultra-bassi... e hanno comprato azioni, immobili, pezzi di arte contemporanea e debito dei mercati emergenti. Qualsiasi cosa promettesse rendimenti più elevati rispetto ai bond del Tesoro.

QE è il nome del gioco, ma ha aiutato Wall Street, non Main Street. Vi basta guardare i grafici degli indici di spedizione, i salari reali o la velocità del denaro per capirlo. Vedrete linee che scendono in basso dopo il 2008... e non tornano su.

Alla fine, avremo quasi certamente ragione circa l'andamento futuro del mercato azionario, ma potrebbe ancora volerci un pò. Il che ci porta al nostro punto di vista aggiornato, riveduto e migliorato. Sei anni fa abbiamo scritto:

"Tokyo, poi Buenos Aires."

L'idea era che l'economia americana sarebbe rimasta in modalità deleveraging per "7-10 anni"... e poi sarebbe uscita fuori strada.

Avevamo il sospetto che i federali si sarebbero stancati di Tokyo. Abbiamo pensato che sarebbero stati pronti ad una certa azione in stile America latina – un pò di salsa alla maniera della banca centrale... un pò di mambo monetario.

Abbiamo previsto che il QE non avrebbe funzionato... e che la FED sarebbe dovuta diventare più attiva – rinunciando probabilmente al QE ed intervenendo direttamente sull'offerta di moneta (cosa che le è proibita; gli effetti del QE sono limitati a rafforzare solo la base monetaria).

Che cosa abbiamo imparato negli ultimi sei anni? E' cambiato il nostro punto di vista?

La risposta a entrambe le domande è "non molto." Come abbiamo imparato nel corso degli anni, un'economia zombie fortemente indebitata non migliorerà con l'aggiunta di più debito. Invece è destinata a seguire il Giappone lungo quella strada solitaria costellata di bassi prezzi al consumo, bassa crescita e alto debito.

Questa strada porta alla distruzione finale. Ma quando? E come?

Negli Stati Uniti, come in Giappone, il QE non aiuta a stimolare una ripresa reale. Ma aiuta a simularla.

I prezzi delle case sono saliti (in parte grazie ai tassi dei mutui ultra-bassi). La classe media ha più "ricchezza" (anche se di carta) grazie agli aumenti nei suoi portfoli azionari. Anche i ricchi si sentono grassi e impertinenti.

La FED può continuare a perseguire un modesto tapering, ma è proabile che causerà una svendita nel mercato azionario. Poi la FED invertirà il tapering, ma sarà troppo tardi per correggere il danno. Il mercato azionario andrà giù per molti anni... portandoci ancora più vicino al modello giapponese.

La nostra ipotesi è che questa situazione persisterà per alcuni anni. Finché il dolore sarà tollerabile, la FED non sarà così audace da abbandonare il QE o da prendere misure più audaci.

Tokyo oggi. Tokyo domani. Dopodomani... vedremo.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


7 commenti:

  1. Andrà così. Anche se gli USA non sono ancora sudamericanizzati del tutto. Questione antropologica più che demografica.

    La politica dello statalismo socialista non può fare altro che sfruttare la stampante del fiatmoney. Tanto l'unica cosa che conta davvero e' succhiare per se' quante più risorse è possibile nel tempo minore. Poi quel che accadrà dopo non interessa ai parassiti di turno.
    Così operano le elites al potere nella postmodernita'. E che sia questione antropologica oltre che storica lo dimostra il risultato del voto europeo continentale. Con noi in prima fila tra gli statalisti più convinti, ma anche tanti nazionalisti e nazionalsocialisti presenti nel resto del Continente.

    Nel cdx italiota potrebbe aprirsi una prateria per liberali veri e libertariani anarcocapitalisti?
    Ma manco per idea!
    Clientele, cortigiani, profittatori e parassiti trasformisti che sono la cifra della politica di potere nel nostro territorio hanno già intuito il vento che spira e spirerà per un pezzo. D'altronde il paese non si è smentito ne' lo farà in un prossimo futuro.
    Il pesce puzza dalla coda! Altro che battaglie anticorruzione! Vogliono tutti solo fiatmoney e sempre di più. Figuriamoci se qualcuno sponsorizzasse il denaro onesto.....

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  2. Status quo inattaccabile?
    http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05/25/usa-giallo-sui-titoli-del-tesoro-il-piccolo-belgio-sale-al-terzo-posto-tra-i-creditori/1000079/
    No! La lotta per il potere non si ferma mai. La pax americana gronda troppo sangue.

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  3. Ciao a tutti.

    Sono tornato questa sera a casa dopo la trasferta alla conferenza "Matrix Economy" di Roberto Gorini. Un'esperienza strabiliante e formativa unica. A breve verranno pubblicati i video del mio intervento e quello del collega Giorgio Venzo, così anche coloro che se lo sono perso potranno visionarlo. Un ulteriore grazie a tutti coloro che hanno partecipato.

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    1. Bentornato. Aspetto di ascoltare il tuo intervento. Non vedo l'ora di ascoltare parole sensate dopo gli strepiti dei nostri malfattori politici.

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  4. bravo francesco, contento della tua relazione al von mises, suppongo

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  5. Per il momento dovete accontentarvi di una foto scattata da Paolo Barrai mentre Roberto ci presentava al pubblico in sala: http://ilpunto-borsainvestimenti.blogspot.it/2014/05/foto-ricordo-la-liberta-non-ha-prezzo.html

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