mercoledì 13 marzo 2013

Un Equilibrio Senza Stato





di Pedrag Rajsic


Una società di mercato senza stato — un'organizzazione pacifica basata su rapporti volontari tra gli individui in cui lo stato è assente —— non è un'idea molto popolare. Tante persone credono che questa società non riuscirebbe a definire ed a far rispettare i diritti di proprietà, e che finirebbe nel caos, nella tirannia dei ricchi o in un ritorno allo stato. Questa convinzione ha portato ad un rifiuto diffuso del paradigma di una società senza stato.

Murray Rothbard è considerato da molti il campione della dottrina di una società senza stato. Tuttavia, anche Rothbard ammise che "non esiste alcuna garanzia assoluta che una società di mercato non possa cadere preda della criminalità organizzata."[1]

Se è vero che le garanzie assolute per una qualsiasi organizzazione sociale sono generalmente inappropriate, sostengo che ci sono buone ragioni per credere che cose come il caos, la tirannia dei ricchi, o anche la "criminalità organizzata" sono esiti improbabili in assenza di uno stato.

Per dimostrarlo, valuterò le forze economiche che governano lo sviluppo di ogni società e che la tengono unita. Vi mostrerò come le caratteristiche economiche di una società senza stato incentivano la non violenza e la cooperazione, e disincentivano la violenza, il furto e l'estorsione. Questo viaggio analitico ci porterà anche a capire come il collante che tiene uniti società e stato, nella loro forma attuale, non è altro che la paura di un nemico immaginario. Gli esseri umani che sono in grado di superare questa paura possono gettare le basi di una società senza stato.



Né Caos, Né Tirannia

La tipica storia che si sente quando viene messa in discussione la necessità dello stato ripropone il classico antagonismo di ogni individuo verso l'altro e la razzia delle rispettive risorse, e dal momento che non ci sarebbe lo stato a "regolare" questa situazione, il caos avrebbe via libera. Tutti deruberebbero gli altri con la forza. Questo risultato, tuttavia, è improbabile per almeno due motivi.

In primo luogo, come qualsiasi altra attività economica, prendere dagli altri richiede l'uso di risorse scarse. Si può entrare in possesso delle risorse attraverso la scoperta, la produzione, lo scambio, il regalo, oppure le si può prendere dagli altri con la forza. Ma le risorse non possono essere prese se prima non vengono acquisite in un altro modo. Ciò significa che le risorse iniziali devono passare per forza di cose da uno di questi processi: scoperta, produzione, scambio, o regalo.

Così, una situazione in cui tutti entrano in possesso delle risorse prendendole dagli altri non può essere la fase iniziale di una qualsiasi società. Qualcuno deve dapprima trovare o produrre beni prima che possano essere portati via. Qualsiasi società basata esclusivamente sul furto è illogica. Al contrario, una società in cui alcune persone prendono mentre altre producono sarebbe qualcosa che ci potremmo aspettare di vedere nella realtà. Inoltre non è escluso che gli stessi individui che producono in alcuni momenti, possono prendere in altri.[2]

In secondo luogo, le persone non specializzate sono meno produttive rispetto a quelle che si specializzano in diverse attività o in una sola attività. La legge del vantaggio comparato, o la legge dell'associazione, spinge le persone a specializzarsi in determinate attività perché in questo modo possono ottenere la maggior parte dei prodotti e dei servizi da altri soggetti specializzati. Di conseguenza tutti arrivano a godere di più beni e servizi di quanto non sarebbe accaduto se fossero rimasti auto-sufficienti. È per questo che, in una società senza stato, come in ogni altra società, diverse persone si specializzerebbero in diverse attività. Solo alcune si specializzerebbero nell'acquisizione coercitiva.

Inoltre, quest'ultima attività non sarebbe così attraente come può sembrare a prima vista. In una società senza stato povera di capitali, sarebbe molto difficile diventare un beneficiario effettivo proprio a causa della carenza delle risorse iniziali. Se uno inizia a depredare gli altri in una fase in cui acquisisce solamente un basso livello di ricchezza (ad esempio, una grotta e un bastone), non sarà in grado di difendersi da coloro a cui ha rubato le risorse. Così, il processo di furto deve essere preceduto da un processo di accumulazione di capitale.

E in una scoietà senza stato ricca di capitali? Alcuni sostengono che se lo stato dovesse essere abolito, i ricchi userebbero le loro ampie risorse per sottomettere i poveri. Ciò trasformerebbe il sistema attuale in un sistema di lavoro forzato con un compenso minimo. Gli imprenditori garantirebbero ai lavoratori solo risorse come cibo, riparo e vestiario.

Tuttavia, non è affatto chiaro perché gli imprenditori dovrebbero schiavizzare i propri dipendenti e clienti. Gli esseri umani nel corso della storia hanno imaprato che la libertà va a beneficio di tutti nel lungo periodo, perché la cooperazione volontaria è più produttiva del lavoro forzato. La forza soffoca la motivazione e la creatività, che sono necessari per la scoperta di attività nuove e più produttive. Questo è il motivo per cui le società più libere tendono a far registrare prestazioni migliori nel lungo periodo rispetto a quelle con meno libertà (economicamente e militarmente). E' stato l'aumento della produttività del lavoro, acquisito attraverso l'accumulo di capitale e la cooperazione volontaria, che ha costretto le persone ad abolire la schiavitù.

Cerchiamo di ipotizzare un collasso totale degli stati. Un possibile risultato, come molti hanno sostenuto in precedenza, sarebbe la nascita di nuovi stati, forse peggiori di quelli precedenti. Un altro risultato possibile è quello che io chiamo un equilibrio senza stato.[3] Come mostreranno le prossime due sezioni, mentre in tale equilibrio ci sono forti incentivi per la cooperazione volontaria, potrebbero essere offuscati dalla più antica delle emozioni —— la paura.



Un Equilibrio Senza Stato

Supponiamo che dopo il crollo dello stato vi sia una baldoria selvaggia di "saccheggio" reciproco. Più è selvaggia la lotta, tanto prima alcuni o la maggior parte di coloro che lottano rimarranno a corto di risorse per combattere e per vivere.

A questo punto, alcuni di loro dovranno ricorrere alla produzione per sopravvivere. Altri, che non hanno risorse, potrebbero tentare di rubarle a coloro che si sono dedicati alla produzione. In questo caso, i produttori dovrebbero impegnarsi in un duplice sforzo — produrre e lottare per proteggere ciò che hanno prodotto. I produttori che avranno successo sopravviveranno, mentre gli altri no. Allo stesso modo, sopravviverebbero solo i saccheggiatori di maggior successo. Potrebbero organizzarsi in bande per diventare più efficienti. Anche i produttori potrebbero organizzarsi per difendere meglio i loro prodotti.

Alcuni di quelli che si specializzerebbero nella violenza, potrebbero rendersi conto che acquisirebbero più risorse proteggendo i produttori da altri saccheggiatori in cambio di denaro o di beni e servizi. (come vorrebbe la legge del vantaggio comparato e la legge dell'associazione). Coloro specializzati nel combattimento sarebbero più efficienti nella lotta rispetto a persone che dovrebbero essere produttori e combattenti. Coloro specializzati nella produzione sarebbero più efficienti nel produrre rispetto a quelli che dovrebbero dedicare parte del loro tempo alla lotta. Pertanto un combattente otterrebbe più risorse attraverso lo scambio volontario con un produttore specializzato. Allo stesso modo, i produttori specializzati, anche dopo aver pagato per i servizi di protezione, sarebbero in grado di consumare di più rispetto a quando dovevano dedicare parte del loro tempo e risorse a combattere i saccheggiatori.

C'è un'obiezione che spesso viene sollevata: questi protettori si rivolterebbero contro i produttori ed userebbero la forza per estorcere beni e servizi. È vero, quelli meno lungimiranti potrebbero ricorrere all'estorsione. Ma i più saggi si renderebbero conto che la violenza, o la minaccia di violenza, indebolirebbe la capacità produttiva dei produttori (e di conseguenza la loro capacità di fornire le risorse necessarie da dedicare al problema della protezione), rafforzando gli incentivi dei produttori a cercare i servizi di altri potenziali protettori. Pertanto, quei protettori che svolgerebbero transazioni volontarie con i produttori si ritroverebbero in una posizione migliore per respingere l'aggressione.

Alla fine, alcuni si specializzerebbero nel saccheggio mentre altri si specializzerebbero nella produzione o nella tutela dei produttori. Dal momento che i saccheggiatori fanno affidamento solo sul furto per acquisire risorse, non godrebbero direttamente dei benefici della scoperta imprenditoriale. Questa è una caratteristica dei produttori e di quelli che si impegnano in scambi volontari con loro. I saccheggiatori sono sempre gli utilizzatori secondari del lavoro creativo dei produttori. Arrivano sempre secondi.

I saccheggiatori che non si impegneranno in attività produttive o nella cooperazione volontaria con i produttori, renderanno la dimensione e la portata delle loro organizzazioni piuttosto limitate. Il fatto che i protettori ed i produttori entrino in un rapporto volontario permette ai primi di avere un migliore accesso ad una fonte abbondante di beni e servizi.

Ciò implica che i saccheggiatori, nonostante i vantaggi di produttività derivati da un rapporto di scambio volontario con i produttori, continuano a preferire una relazione violenta. I saccheggiatori sono quindi individui con una preferenza per la violenza.

E la risoluzione dei conflitti tra i produttori? Sarebbe ingenuo credere che tutti i produttori possano andare sempre d'accordo su chi possiede cosa e quali siano i limiti delle varie proprietà. Quindi, dovremmo aspettarci che anche i produttori possano scatenare conflitti per l'uso delle risorse (compreso l'uso delle risorse per pagare i protettori). Come verrebbe risolto questo conflitto senza lo stato?

In primo luogo, sappiamo che trovarsi in conflitto con qualcuno, anche un conflitto non violento, non è una cosa priva di costi. Il conflitto fa consumare tempo, aumenta la fatica e riduce le forze produttive dei produttori coinvolti; e così trovare una soluzione sarebbe un desiderio reciproco. E' improbabile che uno dei produttori farebbe ricorso alla violenza (cosa che potrebbe includere l'assunzione di un protettore) perché i guadagni di breve periodo dovrebbero essere valutati a fronte delle implicazioni di lungo periodo (es. essere etichettati come poco affidabili e violenti tra i vari produttori). Inoltre, il protettore assunto dovrebbe valutare i costi ed i benefici dell'essere etichettato come un delinquente tra i produttori. Questo non significa che alcune persone poco sagge non ricorrerebbero alla violenza; significa semplicemente che, per i produttori e i protettori, la violenza contro altri produttori sarebbe generalmente meno vantaggiosa rispetto alla cooperazione.

Questo suggerisce che pur essendo in disaccordo sull'uso di una risorsa in un momento o in un altro, le parti coinvolte in un conflitto sarebbero ancora d'accordo su una risoluzione non violenta piuttosto che impantanarsi in una lotta violenta o prolungata indefinitamente. La risoluzione dei conflitti dipenderebbe esclusivamente dalle loro preferenze: potrebbero negoziare direttamente o potrebbero accordarsi su un mediatore che li giudicherebbe sulla base delle argomentazioni presentate da entrambe le parti. In ultima analisi, la risoluzione dei conflitti dipende dalle preferenze delle parti in causa, e la sentenza che ne uscirebbe sarebbe accettata e rispettata non perché sostenuta da una minaccia di violenza dello stato (ad esempio il carcere), ma perché non rispettarla implicherebbe un conflitto prolungato (e tutti i costi che ne deriverebbero).

Questo non vuol dire, però, che ogni soluzione proposta ad un conflitto sarà accettata da tutte le parti coinvolte; significa semplicemente che dopo un certo periodo di tempo passato a lottare, tutte le parti raggiungerebbero un punto in cui la risoluzione del conflitto sarebbe una soluzione migliore ad un suo prolungamento. E poiché essere in conflitto richiede l'uso di risorse senza un chiaro vantaggio futuro, i produttori cercherebbero di evitare conflitti prolungati. Quelli che continuerebbero a lottare sarebbero evitati, e potrebbero anche essere etichettati come saccheggiatori; in tal caso non sarebbero più in grado di cooperare con coloro che li definirebbero così.



Lo Stato: Un Equilibrio Basato sulla Paura

Un conflitto violento su vasta scala potrebbe sorgere solo quando un numero elevato di produttori comincerebbe a credere di poter usare la forza dei loro protettori per saccheggiare le risorse di altri produttori. Ma perché i produttori vorrebbero fare una cosa del genere quando possono, nel lungo periodo, trarre maggior beneficio dagli scambi volontari con altri produttori e protettori?

A questo punto, introduciamo un vecchio istinto —— la paura.[4] I produttori potrebbero temere l'aggressione da parte di altri gruppi di produttori e questa paura potrebbe spingerli a ricorrere alla violenza, credendo che questo sia l'unico mezzo per prevenire una futura aggressione da parte di altri. La paura potrebbe anche motivare i produttori a troncare i rapporti con altri gruppi di protettori. Dopo tutto, chi vorrebbe servirsi di qualcuno desideroso di aggredirvi?

In questa situazione, i protettori potrebbero derubare i produttori fino a quanto lo riterrebbero "ottimale" o "giusto" ed i produttori non si opporrebbero per paura che in futuro non li difenderebbero da potenziali "aggressori." I produttori potrebbero anche temere estorsioni se si dovessero rifiutare di pagare la loro "giusta" parte, quindi ci sarebbero forti incentivi affinché i protettori creino e mantengano una situazione in cui i produttori hanno paura di altri produttori e, potenzialmente, dei loro stessi protettori.

Ma anche se alcuni protettori riuscissero a rendere i produttori schiavi della paura degli altri, questo ancora non comporterebbe l'eliminazione dei rapporti volontari tra tutti i produttori e tutti i protettori. I produttori che non cederebbero alla paura diventerebbero, nel lungo periodo, più produttivi e quindi più capaci di proteggersi. Quelli intimoriti avrebbero maggiori probabilità di rendersi conto dell'infondatezza della loro paura se notassero l'esistenza di altri gruppi di produttori più prosperi, più protetti e non aggressivi.

Di conseguenza, potrebbe esistere un rapporto universale tra protettori e produttori (es. basato sulla paura di altri produttori) solo se l'origine di questa paura non fosse pienamente compresa dalla maggior parte dei produttori, se questa paura esistesse in una forma latente, inarticolata e non identificata.

Se ora sostituiamo la parola protettori con la parola stati, la parola produttori con contribuenti e la parola saccheggiare con tassare, otteniamo qualcosa che rassomiglia al mondo in cui viviamo. I protettori che seminano la paura di un'aggressione esterna o interna sono gli stati-nazione che con le loro forze militari e di polizia acquisiscono risorse tassando i contribuenti, mentre questi ultimi[5] sono tutti coloro che negli stati-nazione accumulano risorse attraverso attività produttive e scambi volontari con altri.

Se chiedete pareri ai protagonisti di una guerra, in genere sentirete la stessa storia: le persone sarebbero profondamente convinte di condurre una guerra difensiva. Anche quando si inizia una guerra, questa viene giustificata dicendo che fosse l'unico modo per evitare una futura aggressione. Quando si parla dell'aggressione tra singoli paesi, la maggior parte delle persone affermerebbe che uno stato di polizia è l'unico deterrente fattibile contro l'aggressione individuale e di gruppo.

L'elemento che sostiene questo equilibrio è la paura latente che altri produttori (con l'aiuto degli eserciti e delle forze di polizia dello stato) o bande specializzate possano saccheggiare le risorse con la forza.

Nel primo caso, la potenziale aggressione è alimentata dalla paura dei produttori e non dal desiderio di risorse altrui. Questo è vero perché nel lungo periodo un produttore può sempre trarre maggior beneficio dallo scambio volontario con gli altri. Nel secondo caso, le bande di saccheggiatori possono essere dissuase da altri protettori: ad esempio, servizi di sicurezza privati. Se questo è vero, si deve concludere che la paura che ci spinge nelle grinfie dello stato è, in realtà, del tutto priva di fondamento.



Conclusione

Nonostante la credenza comune secondo cui una società senza stato sia utopica, ci sono buone ragioni per credere che questa società non solo sia economicamente fattibile, ma fornisca anche incentivi continui alla non violenza. La percezione dello stato come ente inevitabile, così come la possibilità scartata di una società senza stato, si fondano su un ragionamento economico fallace e su una paura irrazionale.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Man, Economy, and State, pag. 1055.

[2] Alcuni sostengono addirittura che siamo tutti saccheggiatori e produttori allo stesso tempo, perché, grazie alla presenza dello stato, estorciamo denaro dagli altri attraverso l'imposizione fiscale ma siamo noi che paghiamo le tasse. In una società statale, possiamo davvero ricoprire il ruolo di saccheggiatori e produttori allo stesso tempo perché il saccheggio avviene indirettamente attraverso lo stato e la sua forza viene usata per impedire alle persone di usare la loro contro questo tipo di saccheggio (tassazione).

[3] Si noti che l'equilibrio qui è una metafora che sottende la formazione di strutture e relazioni sociali (es. industrie specializzate, mercati, scambi di volontari) piuttosto che di uno stato immobile. In questo equilibrio, ci sono sempre cambiamenti in accordo col quadro generale delle strutture sociali esistenti.

[4] Mentre una descrizione dettagliata dell'origine di questa paura non concerne lo scopo di questo articolo, alcuni autori ipotizzano che si tratti di un adattamento biologico evolutivo che è stato utile durante le centinaia di migliaia di anni in cui gli esseri umani vivevano in piccoli gruppi. Hayek ed altri sostengono che durante questo lungo periodo, i potenziali vantaggi della cooperazione attraverso la divisione del lavoro erano limitati dalla struttura primitiva del capitale. Ciò limitava i piccoli gruppi e, più tardi, le tribù. Al contrario, i benefici occasionali del furto delle risorse di altri gruppi e tribù erano maggiori rispetto ai benefici derivanti dalla fusione di due o più tribù attraverso la divisione del lavoro e la cooperazione pacifica. Applicato al contesto Hayekiano dell'evoluzione sociale, l'animosità verso le altre tribù era una tradizione utile come strategia di difesa. La paura degli altri gruppi come adattamento evolutivo, utile durante la maggior parte della storia umana, non è più necessaria. Tuttavia, mentre la nostra evoluzione sociale ha superato quella biologica (es. l'abbandono dell'animosità conduce ad una società di successo), resta latente la paura istintiva degli altri.

[5] Anche se i dipendenti statali pagano le "tasse," i loro salari derivano dalle entrate fiscali e non da scambi volontari con i produttori. Pertanto, i dipendenti statali sono coloro che ricevono le tasse piuttosto che coloro che le pagano.

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6 commenti:

  1. il ragionamento è al contempo eccessivamente ingarbugliato (nel suo svolgimento) e troppo semplicistico (nelle strutture relazionali). la cosa è molto piu complessa, ed è normale sia complessa perhce tocca il cuore dell idea libertaria, ed il vecchio conflitto tra miniarchici e libertari.
    la nota 1, quella di rothbard, è la piu onesta intellettualmente perche non costruttivista e non predice il futuro. d altra parte gli stati non sono un imposizione di un dio, ne una sottospecie di divinita od organismo esistente, ma un prodotto delle interazioni umane. mi sono gia espresso diverse volte, anche francesco che sul punto è piu "sognatore" di me (ma è anche piu giovane... o meglio sono io ad essere piu vecchio...) mi pare piu produttivo capire, e far comprendere bene, questo, e dunque riportare lo stato a quello che è per capirne i trucchi, svelarlo ed utilizzarlo al meglio, che continuare a vagheggiare l avvento della societa tribal-contrattuale. magari il paradiso in terra ma chissa.. (ripeto, gli stai odierni sono frutto delle relazioni umane descritte nell articolo)
    e cio sia per il lungo termine, sia per l incognita, sia per lo sforzo. a meno che non crolli tutto con la moneta fiat, allora staremo a vedere

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  2. Ciao gdbarc.

    Ovviamente questo non è il pregevole saggio di Rothbard "Società senza Stato," in cui il leviatano viene smontato e dissezionato pezzo per pezzo. Rajsic tenta di fare un sunto tra i vari pensieri libertari in merito (es. Block, Oppenhaimer, Hoppe, Rothbard, ecc.) cercando nel più breve tempo possibile di "sbrogliare" la matassa. Ovviamente, la situazione è più intricata di quella presentata.

    Francamente, vorrei aggiungere una cosa al discorso. Non sono del tutto convinto che lo stato sia nato dalla conquista come ricorda Oppenhaimer, bensì dal consolidamento economico di soggetti privati che si sono arrogati il monopolio su un determianto territorio (cfr. Bertrand de Jouvenel). Questi privati, che poi vanno a ricoprire il ruolo di élite, espandono il loro potere attraverso le istituzioni di monopoli in tutta l'economia. Il socialismo prende il sopravvento.

    Ma come sappiamo da Mises queste strutture economiche sono destiante a crollare perché incapaci di sorreggere gli errori che si portano dietro. Sovvertendo il calcolo economico, si suicidano. Il Grande Default ci ricorderà questa lezione, e l'unica carta da giocare in questi casi è di tipo "ideologica." Ovvero, una rivoluzione anti-intellettuali mainstream. Fortunatamente, le idee della libertà individuale, la proprietà privata, la libertà di contratto e di associazione, la responsabilità personale e l'idea che il potere di governo sia il principale nemico della libertà e della proprietà, non moriranno finché esiste una razza umana, semplicemente perché sono vere e la verità si autosostiene. Ancora, i libri dei pensatori del passato che espressero queste idee non scompariranno. Tuttavia, è anche necessario che ci siano pensatori viventi che leggono tali libri e che possono ricordare, riesporre, riapplicare, migliorare e diffondere queste idee e che siano capaci e desiderosi di dar loro voce e di opporre apertamente, attaccare e confutare i loro colleghi intellettuali.

    Ed è questo il compito della Scuola Austriaca. Come "intellettuale" anti intellettuali mainstream sto cercando di svolgere questo compito con Freedonia.

    Perché sono convinto che il mio non è solo un "sogno"? Perchè ogni qual volta che accendo la macchina per andare in qualche luogo non ho bisogno di un vigile seduto accanto. Come me anche altri guidatori.

    I pianificatori hanno avuto successo fino ad ora sol ograzie a continui bluff.

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  3. ue francesco, mica mi avrai preso per statalista, o peggio per un vigile? :)

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  4. Ci mancherebbe solo questa! :'D

    No, intendevo dire che esiste già un prototipo di autoregolamentazione in cui viviamo ogni giorno: il codice della strada.

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  5. Beh,
    il codice della strada è un qualche cosa che, partendo da usi e conveznioni, proprio lo stato ha poi strutturato in norme generalmennte applicabili.
    In effetti proprio questo dovrebbe essere il compito degli stati, raccogliere, codificare e generlaizzare usi e costumi già normalmente accettati, evitando di scendere nel particolare (esempio tipico le normative sull'edilizia o le stra-dettagliate norme sui contratti di lavoro).
    Una società senza stato è, secondo me, immaginabile in contesti piccoli. Penso che in Somalia darebbero non so cosa per avere uno straccio di stato. Ma, restando più vicino a noi, penso che la Sicilia sia un'ottimo esempio di come l'assenza di uno stato autorevole dia spazio a quanto di peggio la natura umana può concepire.

    Vincenzo

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  6. Ciao Vincenzo.

    Questo codice varia da popolo a popolo, eppure tutti lo rispettono e non c'è bisogno di un "arbitro" ogni incrocio per ricordare agli individui di percorre secondo i lsenso di marica indicato. Sappiamo cosa succede se causiamo u nincidente: l'assicurazione ci spella vivi. Ed è giusto che sia così perché abbiamo commesso violenza nei confronti di altri indiviudi. Agiamo secondo un codice etico e morale di rispetto reciproco (in generale) perché ci sono incentivi e disincentivi ad agire così.

    E' vero, lo stato c'ha messo lo zampino. Ma è così in ogni campo fino a quello moentario. Lo stato vi ha posto il suo bollo di monopolio.

    Per quanto riguarda la Sicilia io direi che le peggiori nefandezze si vedono nel campo pubblico, se non sbaglio gli ultimi esempi (es. camminatori e forestali) ci ricordano di come il parassitismo clientelare sia florido in certe amministrazioni. Che poi la mafia ne approfitti è un dato di fatto, ma entrambe rimangono due bande di criminali che vogliono apporre il loro marchio di violenza su un determinato territorio.

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