venerdì 11 gennaio 2013

Individualismo Metodologico





di Warren C. Gibson


Proprio ora sto rileggendo il capolavoro di Ludwig von Mises, l'Azione Umana. Che gioia è quella di riprendere contatto col suo lavoro magistrale ed usarlo come punto di riferimento per valutare la mia odissea intellettuale sin dalla prima lettura più di 40 anni fa.

All'inizio il lettore incontra il termine "individualismo metodologico." A prima vista questo può sembrare un concetto epistemologicamente astruso, che può essere dimenticato una volta stabilite le basi dell'economia di Mises. Al contrario, la rivisitazione di Mises mi ha fatto capire quanto io abbia interiorizzato bene il concetto e quanto mi sia stato utile nelle controversie politiche ed economiche.

Cominciamo con quello che l'individualismo metodologico non è. Non ha nulla a che fare con il "gretto individualismo." Non è affatto ideologia. Si tratta di un termine che descrive la natura essenziale del pensiero e dell'azione umana. Si tratta di un principio fondamentale su cui Mises ha basato la sua intera esposizione dell'economia.

"Il Boia, non lo stato, uccide un criminale." Questo è il riassunto conciso dell'individualismo metodologico di Mises. Non nega che il boia agisca sotto l'influenza delle sue relazioni con gli altri nella società. E' un dipendente o un servo di qualche sistema penale e ha l'obbligo di eseguire condanne a morte quando gli viene ordinato. Può temere conseguenze se non riesce ad agire come ordinato. Può avere una famiglia a cui deve provvedere. Potrebbe desiderare un posto in Paradiso. Nessuna di queste condizioni altera la sequenza di base degli eventi: Il boia riflette sull'azione che è chiamato ad eseguire, pensandoci attentamente oppure no. Crede che la sua scelta migliore sia quella di tirare la corda che apre il paracadute. Muove il braccio e il gioco è fatto.

Quando pensiamo al boia dal punto di vista della prasseologia (nome che Mises dà alla scienza dell'azione umana) non ci preoccupiamo dei fattori sociali o psicologici che possono aver influenzato la sua azione, né degli impulsi neurali nel suo cervello, né delle azioni muscolo-scheletriche nel suo braccio. Osserviamo semplicemente che le azioni vengono sempre svolte da individui e sono sempre motivate dalle aspettative dell'individuo di stare meglio, scegliendo di compiere certe azioni piuttosto che altre. Abbiamo volontà, e abbiamo obiettivi. Facciamo accadere cose nella speranza di rimuovere un "disagio percepito," come disse Mises.

Se solo gli individui agiscono, "l'azione di gruppo" non significa altro che azioni concertate dai singoli membri del gruppo. Eppure sentiamo sempre parlare la gente in modi che implicano che i gruppi di per sé agiscano. Ad esempio, pensate ad un tifoso che lascia lo stadio e dice: "Abbiamo battuto i Tigers!" Quando tutto ciò che è realmente accaduto è che qualcuno ha fatto un home run e qualcuno ha fatto un po' di strikeout e così via.

Che ne dite di quest'altro: "La General Motors ha annunciato un ritiro del prodotto." Ma non esiste alcun soggetto agente chiamato General Motors. Quello che è realmente accaduto è che i singoli dipendenti hanno emesso avvisi di ritiro, agendo conformemente ai loro obblighi contrattuali, ai dirigenti che hanno singolarmente approvato il ritiro.

Il linguaggio dell'azione di gruppo si aggrava con la politica. La primissima frase della Costituzione degli Stati Uniti, la quale dichiara che "Noi il Popolo" l'abbiamo stabilita, è semplicemente un mito. Pochi individui selezionati hanno votato la sua esistenza, e sono tutti morti. Potremmo amare la Costituzione e desiderare che i politici le obbedissero, ma in nessun modo quella frase può impegnare moralmente chiunque viva oggi.

Diventa davvero grave se c'è di mezzo la guerra. Può essere una comoda scorciatoia quando un cittadino degli Stati Uniti dice: "Stiamo inviando droni in Pakistan." Ma l'implicazione corrosiva è che tutti noi Americani siamo in qualche modo responsabili per le azioni degli agenti della CIA e di altri che stanno effettivamente inviando droni.

Studiare e interiorizzare il concetto di Mises dell'individualismo metodologico vaccina contro gli errori di sopra e contro innumerevoli altri. "Ma a quale costo?" potreste chiedere. Questa visione individualista può in qualche modo trasformare una persona in un eremita e in un musone? Al contrario, ritengo che le nostre relazioni sociali e lavorative siano più soddisfacenti per noi e per quelli che ci circondano quando consideriamo ogni individuo come fonte delle sue azioni. E' più probabile che troveremo persone da ammirare e in cui riporre fiducia, e meno probabilità di mescolarci con gli sciocchi.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


7 commenti:

  1. Questo è un concetto del grande james Buchanan..il calcolo del consenso...libro meraviglioso

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  2. Concetti lontani dal comune sentire di un territorio in cui esistono corporazioni sindacati associazioni partiti famiglie tribù comitati logge... spesso obbligatorie.

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  3. ci sta sempre una scelta, si dice spesso nei marvel comics. non si capisce perche solo i nazisti non potevano rispondere "sto solo eseguendo gli ordini". non è una scusa per loro, non è una scusa per nessuno. certo, alcune volte la scelta è piu difficile. ma il principio di responsabilita individuale si è perso, un sociologo francese disse che la nostra societa è una societa a responsabilita limitata. così tutti non solo si schermano dietro gli altri, tutti utilizzano il capro espiatorio, tutti, soprattutto, colpevolizzano chi vogliono: "siamo tutti responsabili" non è piu neanche nessuno è responsabile ma è responsabile chi decide l autorità in un ampio bacino d utenza

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  4. riprendendo il discorso sulla biologia, non nel merito ma nel metodo, e come spunto per un concetto che volevo chiarire (ho compreso bene che si parlava di liberta e non di biologia,ma criticavo il terreno su cui ci si calava come modello errato), mi pare importante precisare un concetto che altrove ho tratteggiato ma non abbastanza. sul sito che avevi indicato ieri con un link ci sono scritti anche, declinando, di vittorio messori, magdi allam, blondet (che tutto sommato stupido non è, ma ciò non basta), auriti (non il mio economista o studioso della moneta preferito), e roberto fiore. too much. ora, io non conosco i biologi che hai citato, magari bravissimi, e sono sicuro che vi sono anche critiche serie ad una teoria scientifica. non per forza fondate od infondate. insomma, non prove definitive. ma sai com è, non credo a nessuno senza avere approfondito e deciso con la mia testa a che credere, preferendo in caso di sbaglio, sbagliare da solo. si, ognuno puo dire qualcosa di intelligente, ma il livello del discorso non puo riunire mises sino a fiore con lo slippery slope. perche cosi facendo si leva credibilita a mises, alla serieta del proprio discorso. le banche hanno buon gioco a sviare le argomentazioni contro loro fintanto che marra e la sua ex fidanzata di cui non ricordo il nome (la ragazzetta un po malata di nervi) sono il nemico che blatera di signoreggio. capisco la teoria rivoluzionaria, ma non si può, come si fa oggi, mischiare tutto e mettere tutto sullo stesso livello. va bene la critica alla medicina ufficiale, pensare anche in termini olistici e di cure ad ampio raggio, ma non fino a pensare di curare il tumore col bicarbonato o credere ai guaritori filippini. ne va della credibilita sulle cose che si sanno. e le cose che si sanno bisogna saperle molto ma molto ma molto bene. e se il saggio orientale dice "chi sa bene ma molto molto bene una cosa, sa tutto", cosa che condivido, è perche si sviluppa una forma mentis del sapere (che non è il saper fare), che implica il riconoscere che ogni argomento è molto ma molto difficile, e falsi profeti ne girano a migliaia, mainstream come underground. ho visto un libro, una volta: "tutto quello che sai è falso"... cazzo.... TUTTO, devo essere un grande idiota per essere arrivato ai 50 in questa condizione di ignoranza totale, meno male che qualcuno ora mi spiega TUTTO. ecco, questo è il contrario dell austrismo, pacato, serio, dubbioso al punto che ha sviluppato l eterogenesi e la conoscenza diffusa. insomma, si parla nel merito degli argomenti, a fondo, e non ideologicamente. nessuna ideologia. e non si avvicina il nome di mises neanche lontanamente a persone di poca consistenza, anche culturale.

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  5. Ciao gdbarc.

    Prima di poter aprire Freedonia ero un inesperto navigatore del web. Dovevo farmi le ossa, per così dire. Non è stato facile, ho dovuto passare aprecchie prove e prendere parecchie cantonate prima di riuscire ad imbroccare un metodo facile ed efficicace per navigare il web e discernere tra menzogne e realtà. Quel metodo è stato affinato dalla teoria Austriaca; avere una determinata teoria su cui fondare la propria analisi è fondamentale per non cadere preda di fandonie assortite.

    Ma il metodo originale che utilizzo per orientarmi sul web è principalmente uno: discutere le idee, non la persona. In questo modo si ottiene una visione completa degli argomenti senza pregiudizi derivati da scelte secondarie che l'autore può aver compiuto in altri ambiti.

    In realtà, questo metodo è una parte di un percorso più ampio che prevede il giudizio degli scritti analizzati mediante la filtrazione dalle "fallacie logiche." Questo per dire che anche se stiamo parlando con un assassino, ad esempio, ciò non deve influenzare il nostro giudizio se tale persona completa un discorso sensato e corretto su determinati argomenti.

    Quindi, esistono persone che dicono che è possibile curare il cancro col bicarbonato? Benissimo, chi sono io per impedire a chicchessia di provare questa strada? Perché limitare il campo delle scelte di una persona solo perché qualcuno reputa" impossibile tale soluzione?

    Siamo adulti e siamo in grado di prendere le nostre decisioni, e giammai (in nome della libertà stessa) dobbiamo limitare le capacità di qualsiasi persona di provare strade alternative a quelle "ufficiali." Si può consigliare di desistere, ma mai (e sottolineo MAI) vietare o impedire qualcosa. Altrimenti non saremmo meglio degli statalisti-interventisti che tanto disprezziamo.

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  6. ciao francesco, ci mancherebbe, la verità sta in fondo al pozzo. diciamo, penso, la stessa cosa prendendo la via da direzioni diverse. poi la rgomento è compleso e qui lo spazio poco. certo che l indagine è sull argomento, non sulla persona. solo la credibilita, cioe dare a qualcuno credito, credergli, a priori, cosa che a volte accade (einaudi: lalegge si applica ai nemici e si interpreta per gli amici), va dosata in relazione alla persona. diciamo che se mises dice una cosa, gli prestiamo un orecchio piu benevolo che a keynes. e quest apriori è a ben vedere non a priori per nulla, perche deriva da una credibilita che quel personaggio si è costruita ai nostri occhi. dicamo che io da monti, da blondet, da andreotti, da berlusconi , da vendola, da mises, mi aspetto che dicano cose che rientrano nella loro epistemologia, di ciascuno di loro. poi, il piu preparato puo dire una scemenza e chi non ti aspetti una genialata. ma è anche vero che di solito (di solito) ci sta una corrispondenza tra persona e quel che dice. io, nel mio piccolo, ho faticato per costruirmi una credibilità e non mi accompagnerei mai ad uno, ad es nel campo legale (mi pare sia avocato) come marra. potrei (potrei) anche condividerne alcune idee, ma non fa per me, come espressioni, modi, argomentazioni. anzi, si corre il rischio di gettare il bambino con l acqua sporca. io, come ognuno, ho amici di tutte le estrazioni e parti, e da ognuno apprendo, ma anche so di ognuno schemi, limiti e quel che dira su un argomento. perche conosco la loro epistemologia. per questo il saggio orientale ha ragione, perche ci sta un metodo di lettura delle cose del mondo, unico in ciascuno di noi ed a valere su tutto. di certo non limito, non vieto, non impedisco. di certo, per contro, discuto, approvo o critico (dal mio punto e con le mie motivazioni) e scelgo i compagni di percorso. insomma non sono/siamo tutti uguali. e se si scelgono compagni di percorso sbagliati, questa è una considerazione anche pragmatica e strumentale, si rischia di vedersi sputtanati anche sulle cose serie.

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  7. e comunque non è sul "personaggio", su cui mi sono dilungato piu del dovuto, che volevo concentrarmi, quanto sulla credibilita di alcune teorie solo perche sostenute da qualcuno, chicchessia, o perche in rete, o perche in un libro. la parola scritta non ha piu valore di quella orale. e come si dicono imbecillate, cosi si possono scrivere imbecillate. insomma, prima di bermi una cosa, chiunque l abbia scritta, ci penso bene, e non ci credo solo perche è scritta. di certo, pero, se è scritta da mises (questo è l appendice, non l inizio) allora, prima di disattenderla, cerco di fermarmi 2 volte, o 3, per vedere se ho io compreso bene. con umilta di fronte a persone che stimo. insomma non tutte le citazioni sono uguali.

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