domenica 21 agosto 2011

Il Ricco Opprime il Povero?

Dato che il precedente articolo di Mises ha fatto alzare qualche sopracciglio, è bene approfondire il discorso iniziato in precedenza con l'aggiunta di quest'altra serie di pensieri dello stesso autore. Come potete intuire il "pomo della discordia" era principalmente uno: l'accumulo di ricchezze. Quindi, in una società di libero mercato o di democrazia di mercato, colui che accumula ricchezze opprime o vive a scapito del povero? Cosa c'è di diverso dalla società in cui viviamo attualmente, dove i gatti grassi vengono ingrassati ancora di più?
Questo articolo è un estratto de The Anti-Capitalistic Mentality (1954). Un file audio MP3 di questo articolo, letto da Brad O'Connell, è disponibile per il download.
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di Ludwig von Mises


Prima di rispondere a questa domanda è necessario mettere in miglior rilievo la caratteristica distintiva del capitalismo rispetto a quella dello status nella società.

E' abbastanza consueto paragonare gli imprenditori ed i capitalisti dell'economia di mercato agli aristocratici di status nella società. La base del paragone è la rilativa ricchezza di entrambi i gruppi rispetto alle condizioni relativamente difficili del resto dei loro simili. Tuttavia, ricorrendo a questa metafora, si fallisce nel comprendere la differenza fondamentale tra i ricchi aristocratici ed i ricchi "borghesi" o capitalisti.

La ricchezza di un aristocratico non è un fenomeno di mercato; non si origina dal rifornire i consumatori e non può essere ritirata o perfino influenzata da nessuna azione da parte delle persone. Si origina dalla conquista o dalla elargizione da parte di un conquistatore. Potrebbe avere fine attraverso la revoca da parte del donatore o attraverso lo sfratto violento da parte del conquistatore, oppure potrebbe essere dissipata per eccessiva prodigalità. Il signore feudale non serve i consumatori ed è immune alla scontentezza della popolazione.

Gli imprenditori ed i capitalisti devono la loro fortuna alle persone che sostengono le loro attività. La perdono non appena altri uomini li soppiantano servendo i consumatori meglio o ad un prezzo più basso.

Non è compito di questo saggio descrivere le condizioni storiche che hanno generato le istituzioni delle caste e degli status, della suddivisione delle persone in gruppi ereditatari con differenti ranghi, diritti, rivendicazioni e privilegi legalmente santificati o inabilità. Ciò che è di sola importanza per noi è il fatto che la preservazione di queste istituzioni feudali è incompatibile col sistema capitalistico. La loro abolizione e l'adozione del principio di uguaglianza secondo la legge rimosse le barriere che impedivano all'umanità di godere di tutti i benefici che il sistema della proprietà privata dei mezzi di produzione e l'impresa privata rendono possibili.

In un società basata sul rango, sullo status, o sulle caste, la classe sociale di un individuo è fissata. E' nato in una certa classe sociale e la sua posizione nella società è rigidamente determinata dalle leggi e dalle usanze che assegnano ad ogni membro del proprio rango privilegi e compiti definiti o disparità definite. In certi casi rari colpi di fortuna o sfortuna eccezionali elevano un individuo ad un rango più alto o lo abbassano ad un rango inferiore.

Ma di regola, le condizioni dei singoli individui di un ordine definito o rango possono migliorare o peggiorare solo tramite un cambiamento nelle condizioni di tutti. Il singolo non è un cittadino di una nazione; è un membro di uno stato (Posizione, état) e solo in questo modo indirettamente integrato nel corpo della sua nazione. Venendo a contatto con un concittadino appartenente ad un altro rango, non percepisce alcun senso di comunità. Percepisce soltanto l'abisso che lo separa dallo status dell'altro uomo.

Questa diversità era riflessa nella linguistica come anche nelle usanze di vestire. Sotto l'ancien régime gli aristocratici europei parlavano preferibilmente il francese. Il terzo stato usava il volgare, mentre i ranghi più bassi della popolazione ed i contadini rimanevano fedeli ai dialetti locali ed al gergo che spesso erano incomprensibili agli istruiti. I vari ranghi vestivano differentemente. Nessuno poteva fallire nel riconoscere il rango di uno straniero che gli era capitato di vedere da qualche altra parte.

La critica principale verso il principio di uguaglianza secondo la legge da parte degli elogiatori dei bei vecchi tempi, riguarda l'abolizione dei privilegi di rango e di dignità. Ha, dicono, "atomizzato" la società, dissolto le sue suddivisioni "organiche" in masse "amorfe". I "molti" sono ora superiori ed il loro materialismo ha sostituito i nobili standard dei tempi andati. Il denaro è il re. Persone che non valgono niente godono di ricchezza ed abbondanza, mentre le persone meritevoli e di valore girano a mani vuote.

Questa critica implica tacitamente che sotto l'ancien régime gli aristocratici si distinguessero per la virtù e per la proprietà di un rango e di guadagni dovuti alla loro superiorità morale e culturale. Non è strettamente necessario confutare questa favola. Senza esprimere alcun giudizio di valore, lo storico non può fare a meno di mettere in evidenza che l'alta aristocrazia dei principali paesi europei era la discendente di quei soldati, cortigiani e concubine che, nelle lotte religiose e costituzionali del sedicesimo e diciassettesimo secolo, si schierarono intelligentemente con quella fazione che uscì vittoriosa dai relativi paesi.

Mentre i conservatori e progressisti, "nemici" del capitalismo, non concordano riguardo l'apprezzamento dei vecchi standard, concordano pienamente nel condannare gli standard della società capitalista. Per come la vedono, tra i cittadini acquisiscono ricchezza e prestigio non coloro che se lo meritano, ma persone indegne e frivole. Entrambi i gruppi fingono di aspirare alla sostituzione dei metodi ingiusti che prevalgono sotto il laissez-faire del capitalismo con metodi più giusti di "distribuzione".

Ora, nessuno ha mai sostenuto che sotto il libero capitalismo coloro che se la passano alla grande, dal punto di vista di standard di valore eterni, debbano essere i favoriti. Quello che la democrazia capitalista del mercato genera, non è una ricompensa per i "veri" meriti, il valore interno e l'eminenza morale delle persone

Cosa rende un uomo più o meno benestante non è la valutazione del suo contributo secondo un qualsiasi principio "assoluto" di giustizia, ma la valutazione dei suoi concittadini che applicano un metro di giudizio eslusivamente ai propri voleri personali, desideri e scopi. E' precisamente questo che il sistema democratico del mercato vuol dire. I consumatori sono supremi — ovvero, sovrani. Vogliono essere soddisfatti.

A milioni di persone piace bere la Pinkapinka, una bevanda preparata dalla Pinkapinka Company. A milioni di persone piacciono le storie di detective, i film di misteri, i giornali scandalistici, la corrida, il pugilato, i whiskey, le sigarette, le gomme da masticare. Milioni votano il governo il quale è impaziente di armarsi e dichiarare guerra. Così, gli imprenditori che provvedono nel modo migliore e più economico a fornire tutte le cose richieste per la soddisfazione di questi desideri hanno successo nel diventare ricchi.

Quello che conta nella struttura del mercato non sono i giudizi di valore, ma le valutazioni manifestate dalle persone nel comprare e nel non comprare.

Al brontolone che si lamenta dell'ingiustizia del sistema di mercato può essere dato solo un consiglio: se vuoi acquisire ricchezza, allora prova a soddisfare le persone offrendo loro qualcosa che è più economico oppure che sia apprezzato di più. Prova a prendere il posto della Pinkapinka creando un'altra bevanda. L'uguaglianza davanti la legge concede il potere di sfidare qualsiasi milionario. La colpa — in un mercato non sabotato dalle restrizioni imposte dal governo — è eslusivamente la propria se non si riesce a superare i re della cioccolata, le stelle del cinema ed i campioni della boxe.

Ma se si preferisce la soddisfazione che si potrebbe provare dallo scrivere poesie o trattati filosofici alle ricchezze che si potrebbero ottenere nel commercio dell'abbigliamento o nella boxe professionista, si è liberi di farlo. Poi, ovviamente, non si faranno molti soldi come quelli che si fanno invece servendo la maggioranza delle persone. Poiché questa è la legge della democrazia economica del mercato.

Coloro che soddisfano i voleri di un piccolo numero di persone raccolgono solo pochi voti — dollari — rispetto a coloro che soddisfano i voleri di più persone. Nel fare soldi le stelle del cinema superano i filosofi; i produttori della Pinkapinka superano il compositore di sinfonie.

E' importante comprendere che l'opportunità di competere per i prezzi che una società ha da distribuire è un'istituzione sociale. Non si possono rimuovere o alleviare le innate mancanze con cui la natura ha differenziato molte persone. Non si può cambiare il fatto che molti sono nati malati o diventano disabili in seguito nella vita. Il bagaglio biologico di un uomo restringe rigidamente il campo in cui egli può servire.

La classe di coloro che hanno la capacità di pensare con la propria testa è separata da un abisso insormontabile dalla classe di coloro che non ne sono in grado.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


1 commento:

  1. E' una veritá ovvia per chi ci abbia solo pensato (e la maggior parte delle persone non ci ha mai pensato). L'ultima frase é grandiosa.

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