martedì 24 maggio 2011

Perchè le Persone Perdonano Così Facilmente i Fallimenti del Governo?

Se volete farvi due risate guardate i telegiornali o sentite gli aggiornamenti flash alla radio sull'economia. Per quanto mi riguarda io ogni volta rido come un cretino ogni volta che sento i dati snocciolati da questa caricature di "giornalisti": aumento dei salari (trombe a festa), però poi in sordina inflazione in aumento e potere d'acquisto in diminuzione. In questo ambiente a che serve a lavorare? Come lo rimedi un "buon lavoro"? O meglio, come si può credere alla cazzata della "creazione di lavori"? Ma non c'è da preoccuparsi, il governo risolverà tutto...tutto i lcasino da esso generato. E così mandrie di buoi migrano in stanze puzzolenti ed anguste per muggire a colpi di X e dare in pasto il futuro dei loro figli ad una massa di parassiti in giacca e cravatta. Cosa c'è che non va? Dov'è il problema? Nonostante venga riconosciuto che siano una casta di parassiti ed attraverso i poteri dello Stato sfruttino la produttività della popolazione, si continua imperterriti ad affidare culo e camicia a questo branco di farabutti. Vediamo di capirci qualcosa.
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di Christopher Westley

Tempo fa sviluppai una teoria secondo cui si hanno molte meno aspettative per le prestazioni del settore pubblico rispetto a quelle che si hanno per il settore privato.[1] Ciò si nota negli standard di contabilità che — quando applicati alla Enron — hanno portato alla chiusura dell'azienda, mentre il Dipartimento della Difesa perde miliardi di dollari all'anno. La differenza in termini di spreco tra i due settori è esponenziale, ma mentre la Enron è ritenuta responsabile per la sua etica, il governo la passa liscia.

Oppure si consideri cosa viene tollerato al Servizio Postale degli Stati Uniti (USPS) rispetto a quello che viene tollerato per aziende come la FedEx Express o la UPS. Di nuovo, se queste aziende nel settore privato incorressero nei costi e nello spreco che la USPS istituzionalizza, sarebbero andate a gambe all'aria da tempo ed i loro asset sarebbero stati trasferiti ad altre entità considerate dalle istituzioni di mercato in grado di usarli più efficientemente e proficuamente.

La lista potrebbe andare avanti. Si paragoni l'Amtrak al trasporto privato; i miliardi di dollari dei contribuenti sprecati nel produrre il Chevy Volt (la sola cosa elettrica di questo automezzo è che ti fulmina per la sua bruttezza) paragonati alla concorrenza;[2] gli standard applicati agli studenti della scuola pubblica rispetto a quelli del settore privato o a quelli istruiti a casa; oppure l'enorme spreco che si accetta per quanto riguarda i mezzi di trasporto federali e le leggi che il Congresso fa passare ogni cinque anni, a prescindere dal partito in carica.

Esempi simili sono talmente accettati che non vale la pena nemmeno di citarli. La conseguenza è un'enorme dicotomia nella vita moderna e coloro di noi che la sottolineano spesso si sentono come il bambino che si domandava perchè ci fosse così tanto trambusto alla vista dell'imperatore senza vestiti.

La conseguenza di questa dicotomia è la crescita del governo, la quale è inversamente proporzionale alle caratteristiche che si associano ad una società libera e virtuosa. Il risultato è un'ostilità crescente nella società tra i contribuenti ed i beneficiari delle tasse — ed il caos quando le istituzioni artificiali, da cui molti sono diventati dipendenti, falliscono. Si consideri il triste caso della Previdenza Sociale. Semmai ci fosse un modello per evidenziare la differenza nelle aspettative popolari per le prestazioni pubbliche e private, la Previdenza Sociale è un buon esempio.

Ebbe inizio negli anni trenta, un periodo di incertezza economica creta dal governo. Proprio come oggi, questa incertezza derivava da molte interferenze, senza precedenti ed imprevedibili, nel sistema di mercato (la Grande Depressione stessa sarebbe durata 17 anni e sarebbe terminata quando i sostenitori del New Deal, i quali erano la fonte di molte di queste interferenze, furono cacciati subito dopo la morte di Franklin Roosevelt). Guardando indietro, quello che colpisce è come fosse limitato il programma quando ebbe inizio. Pretendeva solo un 2% dalle buste paga e forniva pagamenti supplementari per la vecchiaia ai lavoratori pensionati in un periodo in cui la maggior parte delle persone moriva a 60 anni ed il rapporto lavoratore/pensionato era di 16 a 1 (ora è di 3 a 1 ed in diminuzione).

Pertanto la Previdenza Sociale è, in generale, un buon caso di studio dell'interventismo del governo. La crescita del settore pubblico inizia su piccola scala e sviluppa una classe dipendente. Quando si verificano le inevitabili conseguenze non volute, i funzionari pubblici espandono i loro programmi per risolvere questi problemi mentre incolpano "le forze dell'avarizia" o il "fallimento del mercato". Mentre il ruolo di tali crisi (reali o immaginate) nello scatenare sopracitato ciclo è stato spiegato chiaramente dall'economista Robert Higgs nel suo classico moderno Crisis and Leviathan, il ciclo generale di interferenza che conduce a conseguenze non volute che a loro volta conducono ad una più ampia interferenza è stato spiegato dal liberale classico Ludwig von Mises negli anni venti.[3]

Roosevelt sapeva che la Previdenza Sociale era fondamentalmente un trionfo politico.[4] In una episodio riferito dallo storico Arthur Schlesinger, Roosevelt disse queste parole ad un ospite che lo ammoniva sull'inconsistenza del programma economico:

«Credo abbia ragione sull'economia, ma quelle tasse non furono mai un problema d'economia. Erano politica a tutti gli effetti. Mettemmo quei contributi delle buste paga lì così da dare ai contribuenti un diritto legale, morale e politico di raccogliere le proprie pensioni ed i propri sussidi di disoccupazione. Con quelle tasse, nessun dannato politico potrà mai smantellare il mio programma di Previdenza Sociale.»[5]


Anche lui aveva dannatamente ragione. Qualora le leggi dell'economia si fossero ribellate contro la politica della Previdenza Sociale, il Congresso avrebbe espanso consistentemente i suoi benefici ed avrebbe aumentato le imposte sui salari per creare più dipendenza. Molta della disoccupazione di oggi è conseguenza dei costi aumentati che questo programma ha imposto sul mercato del lavoro.

Il premio Nobel Edward Prescott ha mostrato che mentre il fardello legale della Previdenza Sociale è diviso tra il datore di lavoro e l'impiegato, il fardello economico è posizionato largamente sul lavoratore, che riceve salari più bassi e minori opportunità d'impiego. Come conseguenza, Prescott dice che gli impiegati rispondono alle diminuzioni nei salari diminuendo ulteriormente l'offerta di lavoro (in termini economici, Prescott sta evidenziando le conseguenze di una offerta di lavoro altamente elastica).[6]

La gestione di questo programma da parte del Congresso può solo persistere nei decenni, in un mondo in cui le persone hanno basse aspettative per il rendimento del settore pubblico. Esso riflette il principale errore Keynesiano degli aggiustamenti a breve termine, perchè (come Keynes diceva) il lungo termine non arriverà mai comunque. Nel lungo termine saremo tutti morti. Un aforisma più vero direbbe che nel lungo termine saremmo tutti fottuti.[7] Nel caso della Previdenza Sociale, ciò è diventato una certezza.

I numeri non sono buoni. Ma la Previdenza Sociale era in eccedenza quando i 78 milioni di baby boomers erano all'altezza del loro potere di guadagno, ma ora è in deficit; i pensionati stanno aumentando di numero ed iniziano a raccogliere parte della ricchezza che fu forzatamente trasferita da loro a questo schema di Ponzi. I suoi debiti non sovvenzionati ammontavano a decine di triliardi ben prima le tensioni della crisi finanziaria del 2008 e le varie espansioni del governo sin da allora. L'economista della Boston University Laurence Kotlikoff ha recentemente calcolato che, a causa dei decenni di spesa come quella della Previdenza Sociale e quella di altri diritti, la differenza tra passività sovvenzionate e non sovvenzionate totalizza i 202$ triliardi.[8]

Per la serie "cornuti e mazziati", il Congressional Budget Office ha sperimentato più di 500 simulazioni per determinare i possibili risultati del programma, data la sua attuale salute fiscale. Lo scopo era di misurare quale generazione tra le coorti nata negli anni quaranta, negli anni sessanta e negli anni ottanta non avrebbe ricevuto i benefici della Previdenza Sociale.[9] I risultati, pubblicati nell'ottobre 2010, non erano promettenti come recentemente spiegato da Bruce Krasting in Business Insider. Krasting scrive:

«Se foste nati negli anni quaranta la probabilità che riceviate il 100% dei vostri benefici programmati è circa il 100%. Le persone in questo gruppo d'età moriranno prima che la Previdenza Sociale sia forzata ad operare tagli nei benefici programmati. Se foste nati negli anni sessanta le cose ancora non sembrano andare male. In dipendenza dalle aspettative di vita, le probabilità (76+%) sono abbastanza buone che prendiate tutti i benefici programmati. Tuttavia se foste nati negli anni ottanta avete un problema. I numeri crollano se siete tra i 30 ed i 40 anni oggi. In solo il 13% dei possibili scenari prenderete ciò che attualmente vi aspettate dalla Previdenza Sociale. Se foste nati dopo il 1990 non avete semplicemente alcuna possibilità statistica di prendere quello per cui state pagando.»[10]


Krasting pensa che il risultato finale sarà un periodo di belligeranza, poichè le giovani generazioni si accorgeranno che sono forzati a pagare per l'irresponsabilità fiscale delle precedenti generazioni. I giovani con cui sono in contatto sono incazzati neri — almeno coloro che hanno studiato l'argomento. L'economista dell'Università di Notthingam Kevin Dowd, in un discorso a dei giovani ragazzi sulle promesse del welfare-state a causa delle quali spenderanno il resto della loro età lavorativa a pagare, fece questa domanda: "Volete una vita di fatica e di schiavitù, seguita da una distruzione finale, oppure volete sollevarvi per voi stessi e combattere per la possibilità di una vita decente? A voi la scelta".

Infatti. La Previdenza Sociale è un microcosmo della tendenza dei politici a lasciare che i benefici a breve termine accechino il loro giudizio sui problemi inerenti i programmi bellici e di welfare. Più importante, questo programma di governo evidenzia la dicotomia tra aspettative del pubblico e del privato. La Previdenza Sociale persiste solo perchè siamo stati condizionati a pensare alle prestazioni del settore pubblico con basse aspettative. Nel lungo termine stiamo forzando le future generazioni — probabilmente includendo qualla in cui trovo le mie classi d'economia oggi — in una facile scelta.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] La legge di Westley dice che i governi crescono sulle basse aspettative. In un articolo che spiega la legge, ho scritto: "Il governo cresce sulle basse aspettative finchè mantiene i dollari delle tasse in entrata e gli stipendi in uscita, e come conseguenza, semplicemente non paga quelli che mettono in dubbio la sua efficienza. C'è, infatti, una relazione inversa tra le aspettative ed il finanziamento del governo".

[2] La General Motors ho riferito che le vendite totali della Volt a gennaio e febbraio 2011 sono 602. Per le cifre ufficiali si veda qui. In un articolo di giornale dello scorso novembre, Geroge Will elenca le varie tangenti offerte dal governo (e finanziate dal denaro di altre persone) per generare interesse nel consumo di questa moderna "Macchina del Popolo" a quattro posti che costa 41,000$. Si veda Will, George F., "What's Driving Obama's Subsidies of Chevy Volt?" The Washington Post, Nov. 14, 2010.

[3] Si veda Higgs, Robert, Crisis and Leviathan: Critical Episodes in the Growth of American Government (New York: Oxford University Press, 1989) e Mises, Ludwig von, Liberalism: In the Classical Tradition, trad. di Ralph Raico (Irvington-on-Hudson, NY: Foundation for Economic Education, [1927] 1985).

[4] Sull'invincibilità politica della Previdenza Sociale, si veda Social Security: False Consciousness and Crisis del giornalista John Attarian (New Brunswick, NJ: Transaction Publishers, 2002). Si veda la recensione di David Gordon qui.

[5] Schlesinger, Jr., Arthur M. The Age of Roosevelt, vol. 2, The Coming of the New Deal (Boston: Houghton Mifflin, 1958), p. 308.

[6] Prescott spiega questo fenomeno in "Why Do Americans Work So Much More than Europeans?" Revisione Trimestrale della Federal Reserve Bank of Minneapolis, Vol. 28, No. 1 (luglio 2004), pp. 2–13.

[7] Scrivo questa interpretazione degli effetti delle politiche Keynesiane del mio amico (ed economista) Bill Anderson della Frostburg State University.

[8] Si veda Kotlikoff, Laurence, "The US is Bankrupt and We Don't Even Know it", Bloomberg online.

[9] Congressional Budget Office "CBO's Long-Term Projections for Social Security", ottobre 2010.

[10] Krasting, Bruce, "Now 30 Year Olds Have Only a 13% Chance of Getting Full Social Security Benefits".

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