mercoledì 9 marzo 2011

Sul Socialismo ed i Socialisti

Frank Chodorov è un maestro. In questo estratto vengono illustrati gli aspetti principali delle tendenze socialiste: in termini di società ed in termini di governo. Vengono analizzati inoltre anche gli aspetti a cui la gente piace dare ascolto e vuole sentirsi dire per abbandonare il prorpio raziocinio e seguire il primo venditore di fumo che si presenta alla porta. Una truffa che viene montata giocando sulla psiche del cittadino facendo che sia egli stesso infine a stringersi sempre più il cappio al collo.

Il socialismo è la via più breve per manipolare a favore di pochi la società e l'economia.

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di Frank Chodorov


[Questo articolo è un'estratto dal capitolo 8 de Out of Step (1962). Un file audio MP3 di questo articolo, letto da Ted Whelan, è disponibile per il download.]


Ero uno sbarbato tra i 10 ed i 12 anni quando, facendo delle commissioni per mio padre, correvo per Grand Street. Era, e lo è, una via molto trafficata nel centro di New York, ma in quei giorni era un'istituzione costituita da un numero di imprese lungo la strada chiamate "coffee saloon". Queste, presumo, servissero cibo, ma quando le frequentavo nei pomeriggi fornivano solo tazzoni di caffè e grossi pezzi di torta. I clienti, o gli abituè, sembravano essere meno interessati nel mangiare e bere quanto a discutere delle nozioni metafisiche di Karl Marx o Kropotkin.

Ognuna di queste imprese acquisiva una caratteristica propria, derivante dalla particolare ideologia richiesta dalla sua clientela o da un'interpretazione di quella ideologia enunciata da alcuni sapientoni auto-nominati che avevano un seguito. C'era almeno un "saloon" che solo i veri credenti frequentavano, il loro passatempo principale, oltre a discutere di argomenti dicutibili sulla scienza "marxista", era castigare i revisionisti che parlavano per ore in un altro "saloon".

Quest'ultimi, che si definivano social-democratici, spendevano la maggior parte del loro tempo a provare l'un l'altro la correttezza delle riforme che avevano inventato; accidentalmente dovevano aver ragione, poichè la maggior parte delle riforme fu in seguito adottata dai democratici e poi dai repubblicani. Ma, in generale, questi socialisti erano evolutivi piuttosto che rivoluzionari; sognavano del giorno in cui il capitalismo sarebbe andato in rovina per le sue deficienze interne, quando una sola spinta da parte del proletariato lo avrebbe rovesciato. Desideravano lasciare che le immutabili forze della storia facessero il lavoro e si accontentavano di parlare; c'era poca inclinazione ad aiutare le forze della storia. Ciò fu prima che Lenin presentasse la sua dottrina del dinamismo.

Oggi ci sono in giro molto pochi socialisti come quelli che si trovavano a Grand Street, anche in questo paese o in Europa, eccetto, forse, al Kremlino. Se ne sono andati i dogmatici, i socialisti "scientifici", con cui ero deliziato nel parlare al campus del Columbia College o che schernivo sui palchi improvvisati a Union Square, New York. Sono scomparsi non solo perchè le misure che chiedevano sono state largamente accettate e sono state istituzionalizzate, ma per lo più perchè la loro posizione teorica è stata minata dall'esperienza.

Ce ne sono inoltre pochi che spendono una buona parola per la teoria del valore nel laborioso lavoro industriale, o appoggiano a parole la teoria del valore aggiunto marxista, la quale era la chiave di volta della sua teoria dello sfruttamento e della sua accusa al capitalismo. L' "esperimento" russo ha mostrato che lo Stato può essere costruito sulle ossa del proletariato, come anche sulle ossa dei capitalisti, e la relativa teoria "dell'appassimento dello Stato" è andata a farsi benedire insieme a tutte le altre nozioni. Non c'è nessuno con cui parlare e tutte le ore che spendo leggendo il Das Kapital, per un fine dialettico, ora sembrano essere sprecate. Peccato, poichè ho speso bel tempo con questi socialisti.

Ma questa è la strada della conoscenza empirica: fa confusione con le teorie proposte, con sicurezza, da economisti logorroici e scienziati sociali nelle torri d'avorio. Il capitalismo, senza il beneficio di una teoria ed operante solamente sul motivo mondano del profitto, ha confutato Marx in ogni punto. Per essere sicuri, gli economisti della Scuola Austriaca hanno confutato la teoria del valore del lavoro — secondo cui il valore di una cosa è determinata dalla quantità di lavoro impiegata per produrla — mostrando che il valore è interamente soggettivo e non ha alcuna relazione con qualsiasi lavoro. Ma i capitalisti hanno fatto a modo loro; quando le persone volevano una cosa ed erano desiderosi di pagarla, i capitalisti la facevano e quando non c'era alcuna domanda per una cosa semplicemente non la facevano. C'è da dire che il consumatore mette il valore su ciò che vuole.

La teoria del valore aggiunto sosteneva che i capitalisti pagavano per il lavoro salari necessari al sostentamento e trattenessero come profitti tutto quel lavoro prodotto al di sopra questo livello di sostentamento; ma il capitalismo ha dimostrato che i salari venivano dalla produzione e che più capitale fosse stato usato nella produzione più grande sarebbe stata la produttività del lavoro e di conseguenza più grandi le sue ricompense. Il capitalismo ha aumentato i salari, non li ha abbassati come Marx predisse. Così tanto che il lavoratore con una lavatrice ed un'automobile ha perso ogni traccia di "consapevolezza della classe operaia". Gioca anche a golf.

Al capitalismo ci sono voluti quasi cento anni per demolire il socialismo "scientifico" con un metodo pragmatico, ma lo ha fatto attraverso un lavoro con cui il Das Kapital è stato messo a riposo senza un requiem. Anche la nazionalizzazione del'industria, una volta priorità massima di tutti i programmi socialisti, ha perso il suo fascino.

In Inghilterra i sindacati, che forniscono la mole di fondi per il Labour Party, hanno abbandonato la strada della nazionalizzazione per due motivi: primo, in uno sciopero contro un'industria detenuta da privati il governo può essere chiamato come mediatore ed il governo può sempre, per ragioni politiche, essere chiamato in favore degli scioperanti, mentre uno sciopero contro un'industria nazionalizzata è difatti uno sciopero contro il governo, o una rivoluzione, con risultati discutibili; secondo, l'inefficienza di un'industria controllata burocraticamente è troppo evidente per garantire persino una discussione.

I socialisti tedeschi, finora i più valorosi tra i protagonisti marxisti, hanno dichiarato che la nazionalizzazione deve essere ripristinata solo se avanza per "fini socialisti"; altrimenti l'industria può essere lasciata in mani private. La verità è che la condizione dei lavoratori è così migliorata in una libera economia che non apprezzano alcun cambiamento ed i teorici socialisti, ansiosi di voti, hanno dovuto cambiare le loro teorie in modo da aggiustarle per il loro seguito.

Quindi, cos'è il socialismo senza Marx? Posi la domanda ad un funzionario del Partito Socialista Francese e ricevetti la seguente risposta:
«Marx non avrebbe potuto anticipare i grandi avanzamenti tecnologici dei secoli scorsi e, di conseguenza, mentre le sue teorie erano corrette al suo tempo non si applicano alle condizioni del presente. Nonostante ciò Marx ha fatto molto per il movimento della classe operaia al suo tempo ed ancora da al nostro movimento direzione ed ispirazione.»


C'è da dire che non esiste alcuna posizione teorica per i socialisti, nessun postutlato che li guidi e loro devono "perseguirlo ad orecchio". Per necessità si sono ridotti all'opportunismo e sono di conseguenza diventati solamente politici, non rivoluzionari. In ogni paese i socialisti sono diventati cercatori di cariche pubbliche, con lo scopo di mantenere le redini del governo con metodi parlamentari e per nessun'altra ragione se non godere delle prerogative ed i benefici della carica. Potere nell'interesse del potere è il loro attuale scopo.

Bene, come si acquisisce il potere in un paese governato dal suffragio popolare? Promettendo all'elettorato tutti i loro più fervidi desideri ed essere più sregolati nelle promesse rispetto all'opposizione. Così il socialismo è diventato solamente welfarismo e con il welfarismo viene anche il controllo dell'economia nazionale. Ma mentre il marxismo mirava a controllare l'economia per lo scopo di distruggere il capitalismo, il socialismo moderno pare direzionato a controllare l'economia nell'interesse del controllo; perfino invocare qualcosa chiamato economia "mista", parzialmente libera e parzialmente controllata.

In breve i socialisti di ogni dove hanno adottato il programma dei "liberali" americani. In Europa coloro i socialisti convinti ancora sostengono la loro fedeltà al nome dal momento che il nome "liberale", trattenendo ancora il suo significato originale, ovvero qualcuno che vorrebbe rimuovere le leggi, non li fa proliferare, mentre la mentalità socialista in questo paese ha distorto la parola nel suo significato opposto. Ma il socialista europeo ed il "liberale" americano sono entrambi energumeni dell'interventismo di governo negli affari dell'uomo; entrambi hanno un desiderio di potere; ed entrambi si offrono di comprare i voti con il denaro delle tasse. I programmi e le tattiche dei due sono identici. Non hanno una qualsiasi posizione teorica e una qualsiasi filosofia sul governo o sull'economia, con cui possono essere giudicati. Entrambi sono degli opportunisti.

Ritornando a Grand Street; a quell'epoca non potevo seguire il ragionamento — se può essere chiamato ragionamento — dei vari sapientoni che parlavano per ore in questi "saloon", ma acquisii un'antipatia per i socialisti che sin da allora è rimasta dentro di me. Un bambino è guidato dagli istinti, che sono impacchettati nel suo piccolo cervello quando arriva in questo mondo. Proprio come il suo fascio di muscoli può essere sviluppato lungo certe linee, o i suoi sensi affinati con la pratica, così i suoi istinti (o temperamento, se volete) possono essere perfezionati o allenati con l'educazione; ma allenati o non, il lignaggio originale si manifesta nella sua reazione col suo ambiente e questa reazione rimane costante. Questo è perchè essi sono, nel grado di devozione o aderenza alla dottrina, cattolici o ebrei di tutti i tipi e democratici o repubblicani di tutti i tipi. Questo è ciò che vogliamo dire quando diciamo che il bambino è un matematico "nato" o un politico "nato". Il suo istinto lo direziona verso un dato corpo di pensiero e nessuna quantità di discussioni o educazione può svezzarlo da esso. Sarà trasportato verso quel corpo di pensiero non importa quali influenze influiranno su di lui, semplicemente a causa della sua insita inclinazione intuitiva verso di esso.

Socialisti si nasce, non ci si diventa (e così anche per gli individualisti). In un certo senso la spinta di base verso il socialismo è in noi tutti, dal momento che ognuno di noi è incline ad imporre il proprio set di valori sugli altri; cerchiamo di "migliorare" l'altro collega attraverso i nostri particolari standard. Ma la maggior parte di noi prova ad "elevare" l'altro collega e, incontrando resistenza, ci rinuncia poichè sarebbe un lavoro senza speranza. Il socialista, tuttavia, ha un'intuitiva urgenza di potere, potere sulle persone, e procede ad appoggiare questa urgenza con un'etica: cerca potere per uno scopo umanitario. Vorrebbe "elevare" tutta l'umanità al suo ideale. Dal momento che l'individuo non desidera essere "elevato" e rivendica qualcosa chiamato diritti, il socialista si impegna a provare che l'individuo non esiste, che un'amorfa cosa chiamata "società" è il solo fatto della realtà e procede ad imporre il suo set di valori su questa cosa. Avendo fatto questa scoperta — che la società è qualcosa di più grande dlla somma delle sue parti, con un'intelligenza ed uno spirito proprio — il socialista indossa la sua lucente armatura e si avvia in una gloriosa avventura per il suo miglioramento. Lavora per il "bene sociale" — che è quello che voleva fare sin da quando divenne consapevole del suo istinto.

Non ho mai incontrato un devoto socialista che non considerava se stesso come un leader — se non come capo della rivoluzione, allora almeno come commissario degli stuzzicadenti della nona compagnia. Egli non è una parte rimpiazzabile della cosa chiamata società ma era destinato, dalla nascita, ad essere un regolatore di qualcosa. Questo desiderio di potere è abbastanza comune anche tra i non socialisti, ma mentre gli altri sembrano desiderosi di vincere i loro stimoli seguendo le regole del mercato, il socialista rivendica lo scettro perchè ha una missione. E' un consacrato.

A tale riguardo il socialista non è differente dai milioni di burocrati che ora infestano l'ordine sociale; il burocrate è, come il socialista, un condottiero per selezione naturale.

L'ambiente o l'educazione hanno poco a che fare con la costruzione del socialista. Può venire da una casata benestante, dove tutto il suo retaggio dovrebbe indirizzarlo verso il capitalismo o potrebbe venire dai bassifondi. In realtà molti dei leader tra i socialisti, coloro che fanno molto per far avanzare la causa, sono eredi di grandi fortune accumulate sotto il capitalismo. A volte è sostenuto che la loro urgenza di distruggere il sistema scaturisca da un senso di colpa; pensano, secondo questa teoria, che non sono titolati a godere delle ricchezze che hanno ereditato, che i ricchi si sono originati da un sistema iniquo e sono costretti da questo senso di colpa a dedicare se stessi alla distruzione del sistema. Non sostengo questa teoria e sottolineo il fatto che solo pochi di questi rampolli con grandi ricchezze diventano socialisti, mentre la grande maggioranza mette i propri soldi in imprese produttive o li consuma in una vita lussuosa. Questi pochi nacquero con un'obbligo innato per il socialismo. Non c'è altro modo per spiegare la loro idiosincrasia.

L'istruzione fornisce solamente le parole e le idee che si accordano con l'inclinazione primordiale del socialista. Accetterà al valore di facciata tutte le teorie, tutte le figure ed i grafici che sostengono le sue nozioni preconcette e rigetterà bruscamente qualsiasi argomento o dato che sostiene l'idea della libertà individuale. Non si può insegnare niente a nessuno che non sappia già in senso reale. Una classe di matricole può essere sottomessa a tutte le litanie del credo socialista; la maggioranza accetterà quello che viene insegnato loro al solo fine di passare di grado, ma una minoranza rabbrividirà a tali insegnamenti, mentre una più piccola minoranza nei loro cuori li rigetterà. Coloro che rispondono favorevolmente agli insegnamenti sono arrivati intuitivamente preparati per apprendere ciò, mentre coloro che li trovano repellenti erano allo stesso modo istintivamente opposti ad essi.

D'altra parte provate a svolgere un corso d'economia classica o insegnare ad un gruppo il significato dei diritti naturali, nonostante si siano assorbite tutte le parole di libertà, alcuni se ne andranno completamente non convinti. Alcuni blocchi emozionali impediscono alle idee di attecchire. E ciò è anche vero per tutti i professori collettivisti; leggono tutti i libri che l'individualista ha molto a cuore, ma la lettura li lascia freddi alle idee; sono collettivisti perchè la natura li ha direzionati verso il collettivismo.

E' di gran lunga vero che la maggioranza dei nostri educatori è socialista. Ma ciò non deriva dal fatto che siano stati istruiti nel credo, bensì che la maggior parte di loro che intraprende la carriera pedagogica è per natura incline al socialismo. L'insegnamento è per acclamazione generale una professione nobile, prende questa reputazione dal fatto che i suoi professionisti generosamente e senza aspettative di ricompense pecuniarie si incaricano di inculcare i valori nel giovane. Ma è anche una professione che è rimossa dalle discipline del mercato ed in quanto tale si appella a coloro che trovano queste discipline ripugnanti; non trovano piacevole il mercanteggiare e la contrattazione del mercato, non hanno nessuna inclinazione a trattare del tema della concorrenza. Dal momento che il nostro sistema d'istruzione è ampiamnente dominato dal governo ed inoltre è monopolisticamente controllato, attrae coloro che sono a favore del controllo; ovvero, è una tentazione per la mantealità socialista.

Il nostro attuale raccolto di professori universitari fu attratto da questa professione durante il New Deal. Poi accadde che il presidente Roosevelt diede il benvenuto nella burocrazia ad una moltitudine di professori chiamati a sperimentare, a spese dei contribuenti, alcune idee sul "miglioramento sociale" che avevano estrapolato dai discorsi e l'opportunità così offerta di "fare qualcosa" attraeva un numero di giovani uomini e donne (perchè erano internamente socialisti) ad insegnare; sembrava la strada giusta per entrare nella burocrazia, dove si poteva aiutare ad aggiustare il mondo. E' lì che appartengono, alla burocrazia, poichè è lì dove ci si toglie dal mercato.

Tuttavia per quanto vasta sia la burocrazia non ci sono posti per tutti i professori e molti non hanno nemmeno il conforto di un impiego temporaneo nei progetti del governo; la maggior parte deve rimanere nei campus per il resto della propria vita e fanno del loro meglio per imporre agli studenti i valori acquisiti durante i loro giorni da studente. Sono ancora dei New Dealer; infatti ne hanno ereditato l'istinto.

Un'altra piccola prova che sostiene la mia tesi secondo cui il socialismo è intuitivo e non acquisito, è la mia esperienza con ex-socialisti ed ex-comunisti. Ho conosciuto un pò di loro e, con una eccezione, benchè avessero mollato il socialismo teorico erano tutti a favore dell'interventismo del governo; anche quella sola eccezione era a favore del nostro impegno in una "guerra preventiva" contro la Russia. Tutti loro erano uomini intellettualmente onesti e rigettavano Marx sulla base dell'evidenza e dei dettami della logica; tutti loro erano disgustati dalle immoralità del sovietismo. Tuttavia non potevano accettare con impegno totale i principi del laissez-faire economico, né potevano sottoscriversi all'idea che un governo potesse essere negativo. Sostenevano la nozione che il governo dovesse intervenire nel mercato per il "bene sociale", che il potere politico potesse essere esercitato a beneficio dell'umanità. Erano dei socialisti loro malgrado. Davano l'impressione che se solo fossero stati al comando, il socialismo avrebbe aggiustato tutto. Altre credenze erano eterodosse, ma la loro era ortodossa.

Dal momento che il socialismo è così ben istituzionalizzato, dal momento che rappresenta l'ordine attuale introdotto attraverso metodi democratici, si potrebbe sostenere che quasi tutti, o almeno la maggioranza delle persone, sono socialisti. Non è così. La persona media non è minimamente interessata ad alcuna ideologia, essendo soddisfatta di andare avanti come meglio può sotto qualsiasi condizione imposta ad essa. Per essere sicuri, quasi tutti sono attirati dalla prospettiva di ricevere qualcosa in cambio di niente e dal momento che ciò è quello che i nostri socialisti — che si definiscono "liberali" — offrono, quasi tutti sono disposti ad andare avanti coi loro programmi.

Prendere un regalo, tuttavia, non implica l'accettazione della filosofia del donatore. Il proletario ed il plutocrate accetteranno entrambi un sussidio senza considerare le conseguenze, pensando solo al godimento immediato e trascurando i motivi del donatore; il welfarismo non vincola il ricevente ad alcuna ideologia.

In realtà è la capacità umana all'adattamento che il socialista tiene in considerazione per far avanzare la sua causa. Egli tenta la gente non sospettosa con la sua offerta di qualcosa in cambio di niente e quando diventa assuefatta alla sua proposta, cosicché la considerino un "diritto", egli procede a caricarla con regali addizionali, l'accettazione dei quali diventa più facile ad ogni nuova donazione. Il suo scopo è di istituire un regime di statalismo, in cui una burocrazia regola il mercato, pianifica l'economia e regolamenta le persone. Ma ci arriva per gradi, basando il suo programma sulla capacità di adattamento piuttosto che sull'accettazione consapevole del suo ideale.

Questo è come si è sviluppato lo schema della nostra "previdenza sociale"; partendo dal 1935 con "l'assicurazione" sull'anzianità per un numero limitato di persone, essa ha esteso la sua copertura, aumentato i suoi onorari, forzato altri a finire sotto la sua egida e, ovviamente, aumentato le tasse; includerà a breve i servizi medici per gli anziani, da cui scaturirà la medicina socializzata per tutti.

Ho visto introdurre il welfarismo come una misura temporanea, intesa come sollievo delle masse durante la Depressione e l'ho guardato crescere in una politica permanente della nazione, così tanto che anche se lo si mette in discussione si viene considerati con l'oltraggioso nome di reazionari. In 25 anni si è permesso che un americano su sei sia il ricevente di sussidi di qualche tipo da parte del governo e il numero è in crescita. Per non sbagliare, i reali beneficiari del sistema pagano per quello che prendono, in tasse ed in inflazione, e pagano in aggiunta il costo amministrativo della raccolta e della distribuzione della generosità.

Ovviamente è stato tutto fatto dal processo democratico, votando uomini di un'inclinazione socialista e, essendo la democrazia quello che è, il processo di socializzazione del paese non può essere fermato. Una persona può votare per entrare nella schiavitù, sebbene non possa votare per uscirne.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


4 commenti:

  1. "Socialisti si nasce, non ci si diventa (e così anche per gli individualisti)".


    Su questo punto mi trovo d'accordo con Chodorov. Lui poteva anche sottolineare che le discussioni accalorate tra socialisti di vario tipo non erano in inglese, idem per la stampa socialista, e che il Lower East Side era un quartiere di immigrati, i quali nutrivano fervidi sogni di ribaltare il vecchio ordine in tutto il mondo.

    E poteva anche menzionare il fatto che lungi da scomparire, i nipoti di questi sono gli attuali proprietari e dirigenti dei più importanti mezzi di comunicazione di massa.

    Lo perdono comunque per queste lacune che sono evidenti a chi conosce il territorio.

    Bob

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  2. Quella di Marx rimane una buona analisi dal punto di vista dei rapporti economici, nonostante con il tempo molte cose siano cambiate. Politicamente parlando certo non ha previsto gli sviluppi attuali. La questione di classe infatti esiste sempre, ma è declinata in un altro modo, ne è una dimostrazione la ricchezza concentrata in una cerchia sempre più ristretta di persone. Oggi i nuovi sfruttati sono prevalentemente piccoli imprenditori e precari.
    Ci sono infatti sia possidenti che salariati di lusso.
    Probabilmente anche all'epoca c'erano piccoli proprietari che non navigavano nell'oro, anche se probabilmente stavano sostanzialmente meglio dei salariati.
    Al progresso dei paesi, lungo tutta l'era industriale è sempre corrisposto un aumento della produzione industriale, che sta calando solo negli ultimi anni. Di conseguenza è normale che una fetta di questo benessere sia andata anche a coloro che questa ricchezza la producevano, ma sempre ben poca rispetto a quanta ne hanno trattenuta le imprese.
    Non è che sia un merito del capitalismo, a meno che per merito non intendiamo la disciplina e la sistematicità con cui si veniva (e si viene) indotti a produrre sotto l'occhio del padrone. E si voglia affermare che senza padrone, queste persone non avrebbero avuto alcun incentivo a lavorare in cooperativa sentendosi parte di un progetto o sottoporsi ad un sistema a catena di montaggio. Ma allora si starebbe dicendo che era necessario un dominio ma sicuramente un libertario non direbbe nulla del genere, quindi lo escludo.
    Tuttavia oggi è più probabile che siano i nuovi autonomi poveri, coloro che, usando una moneta complementare allo scopo di creare una rete di baratto, possibilmente internazionale, potrebbero neutralizzare il sistema monetario ed il credito centralizzato delle banche, ridefinendo i rapporti economici ed il valore del lavoro, creando una società parallela sempre più ampia costruita sulla solidarietà e sulla competitività costruttiva e non predatoria. Ovviamente spero che in questa emancipazione siano coinvolti anche gli attuali salariati e precari, perchè in teoria si sarebbe fratelli di reddito, solo diversamente sfruttati, per contribuire alla società in maniera paritaria.

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  3. Ciao Anto.

    Ho fornito un'analisi pressoché dettagliata delle castronerie marxiste tempo addietro, precisamente in questo articolo. Un punto spicca di più rispetto a tutti gli altri: anche Marx era a favore di una banca centrale. Questo ci riporta quindi alla questione da te sollevata: l'accentramento di ricchezze in mano a pochi individui. Quindi, indovina perché i ricchi comandano?

    Inoltre mi preme farti notare che in un libero mercato è giusto che le imprese trattengano il profitto guadagnato attraverso la produzione di beni. La disparità di reddito non è causata da questo "fenomeno." Anche questo argomento è stato affrontato in passato.

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