giovedì 23 dicembre 2010

Le critiche al Marxismo


Si vede che è giornata oggi. Visto che eravamo in argomento ho preferito aggiungere anche questo passaggio di Mises, in cui egli muove le proprie critiche al Marxismo. Sotto la lente d'ingrandimento il materialismo dialettico, gli interessi di gruppo e il rapporto con la religione.

Estratto dal capitolo 7 di Theory and History. Una versione audio di questo articolo, estratta dal prossimo audiolibro e letta da John Pruden, è disponibile in MP3 a questo link.
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di Ludwig von Mises

Il materialismo di Marx ed Engels differisce radicalmente dalle idee del materialismo classico. Descrive i pensieri, le scelte e le azioni degli uomini come determinati dalle forze produttive materiali - le macchine e gli strumenti. Marx ed Engels non sono riusciti a comprendere che strumenti e macchine sono essi stessi prodotti della mente umana. Anche se i loro sofisticati tentativi di descrivere tutti i fenomeni spirituali ed intellettuali, da loro definiti sovrastrutturali, come prodotti delle forze produttive materiali avessero avuto successo, avrebbero soltanto fatto risalire questi fenomeni a qualcosa che sarebbe in sé stesso un fenomeno spirituale ed intellettuale. Il loro ragionamento è circolare. In realtà il loro presunto materialismo non è affatto un materialismo. Fornisce soltanto una soluzione verbale ai problemi in questione.

Occasionalmente anche Marx ed Engels furono consapevoli della fondamentale inadeguatezza della loro teoria. Quando Engels, sulla tomba di Marx, riassunse ciò che considerava la quintessenza dei successi del suo amico, non citò affatto le forze produttive materiali. Engels disse:
"Così come Darwin ha scoperto la legge dello sviluppo della natura organica, Marx ha scoperto la legge dello sviluppo della storia umana, vale a dire il semplice fatto fino ad allora nascosto dietro una fitta boscaglia ideologica, che gli uomini devono innanzitutto mangiare, bere, avere un riparo e vestiti prima di potersi dedicare alla politica, alla scienza, all'arte, alla religione, e così via e che di conseguenza la produzione dei prodotti alimentari per l'immediata sopravvivenza, e con essa il grado di svilyppo economico raggiunto da un popolo o in un'epoca, costituiscono la base su cui sono state sviluppate le istituzioni statali, le idee su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, l'arte, e persino la religione degli uomini e per mezzo della quale queste devono essere spiegate, e non viceversa, come fino ad allora era accaduto."[1]


Sicuramente nessuno era più competente di Engels per offrire un'interpretazione autorevole del materialismo dialettico. Ma se Engels aveva ragione nel suo discorso necrologico, allora tutto il materialismo marxista svanisce. Si riduce ad una lapalissiana verità conosciuta da tutti da tempo immemore e mai contestata da nessuno. Non dice nulla di più del logoro aforisma: Primum vivere, deinde philosophari.

Come trucco dialettico l'interpretazione di Engels ha funzionato molto bene. Non appena qualcuno inizia a smascherare le assurdità e le contraddizioni del materialismo dialettico, i marxisti ribattono: Negate che gli uomini debbono inannzitutto mangiare? Negate che gli uomini siano interessati a migliorare condizioni materiali della loro esistenza? Poichè nessuno vuole contestare queste verità lapalissiane, essi concludono che tutti gli insegnamenti del materialismo marxista sono inattaccabili. E una moltitudine di pseudo-filosofi non riescono a comprendere che si tratta di un non-sequitur.

Il principale obiettivo dei rancorosi attacchi di Marx era lo Stato prussiano della dinastia degli Hohenzollern. Egli odiava questo regime non perchè si opponesse al socialismo ma proprio perchè era propenso ad accettarlo. Mentre il suo rivale Lassalle accarezzò l'idea di realizzare il socialismo in cooperazione con il governo prussiano guidato da Bismarck, l'Associazione internazionale dei lavoratori di Marx tentò di scalzare gli Hohenzollern. Dal momento che in Prussia la chiesa protestante era assoggettata al governo ed amministrata da funzionari del governo, Marx non si stancò mai di diffamare anche la religione cristiana. L'anticristianesimo diventò talmente un dogma marxista che i primi paesi in cui gli intellettuali si convertirono al marxismo furono la Russia e l'Italia. In Russia la chiesa dipendeva dal governo ancor più che in Prussia. Agli occhi degli italiani del diciannovesimo secolo il pregiudizio anticattolico era la caratteristica di tutti coloro che si opponevano al ripristino del potere temporale del papa ed alla disintegrazione dell'unità nazionale recentemente ottenuta.

Le chiese e le sette cristiane non hanno combattuto il socialismo. Poco a poco hanno accettato le sue essenziali idee politiche e sociali. Oggi, con soltanto poche eccezioni, rifiutano apertamente il capitalismo e sostengono il socialismo o politiche interventiste che devono inevitabilmente portare all'instaurazione del socialismo. Ma, naturalmente, nessuna chiesa cristiana può mai aderire ad un tipo di socialismo che sia ostile al cristianesimo e che punti alla sua soppressione. Le chiese si oppongono implacabilmente agli aspetti anticristiani del marxismo. Tentano di distinguere tra il loro programma di riforme sociali ed il programma marxista. Esse ritengono che l'intrinseca malvagità del marxismo risieda nel suo materialismo e nel suo ateismo.

Tuttavia, nel combattere il materialismo marxista, gli apologeti della religione non hanno assolutamente afferrato il punto essenziale. Molti di loro considerano il materialismo una teoria etica che insegna che gli uomini dovrebbero battersi soltanto per la soddisfazione dei bisogni dei loro corpi e per una vita di pacere e di baldoria e che non dovrebbero preoccuparsi di nient'altro. Le critiche che avanzano contro questo materialismo etico non riguardano affatto la teoria marxista e non hanno nessuna relazione con l'argomento in discussione.

Non sono più ragionevoli le obiezioni sollevate contro il materislismo marxista da quelli che selezionano eventi storici particolari - come l'aumento della fede cristiana, le crociate, le guerre di religione - ed affermano trionfalmente che di essi non potrebbe essere fornita alcuna interpretazione materialista. Qualsiasi cambiamento di situazione influisce sulla struttura della domanda e dell'offerta dei vari beni materiali e quindi sugli interessi di breve termine di alcuni gruppi di persone. E' perciò possibile dimostrare che nel breve termine esistevano alcuni gruppi che guadagnavano ed altri che erano danneggiati. I difensori del marxismo sono dunque sempre in grado di dimostrare che erano coinvolti interessi di classe e così annullare le obiezioni sollevate. Naturalmente questo metodo di dimostrazione della correttezza dell'interpretazione materialista della storia è completamente sbagliato. La questione non è di sapere se fossero coinvolti interessi di gruppo: lo sono necessariamente sempre, almeno nel breve termine. La questione è di sapere se il perseguimento del profitto da parte dei gruppi interessati fosse la causa dell'evento in discussione. Ad esempio, gli interessi di breve termine dell'industria delle armi ebbero un ruolo importante nel provocare la bellicosità e le guerre della nostra epoca?

Nel trattare tali problemi i marxisti non segnalano mai che dove esistono interessi a favore esistono necessariamente interessi a sfavore. Dovrebbero spiegare perchè i secondi non prevalgono sui primi. Ma i "critici" idealisti del marxismo erano troppo ottusi per mettere a nudo alcuni degli errori del materlialismo dialettico. Non avevano neppure notato che i marxisti ricorrevano alla loro interpretazione degli interessi di classe soltanto quando trattavano fenomeni generalmente considerati cattivi, ma mai per fenomeni che tutti approvavano. Se si attribuisce la decisione di fare una guerra alle macchinazioni del capitale dell'industria delle armi e l'alcolismo alle macchinazioni dell'industria degli alcolici, sarebbe coerente attribuire la pulizia agli intrighi dei produttori di sapone e la fioritura della letteratura e dell'istruzione alle manovre delle industrie editoriali e della stampa. Ma né i marxisti né i loro critici vi hanno mai pensato.

In tutto ciò il fatto più straordinario è che la teoria marxista del cambiamento storico non ha mai ricevuto alcuna critica sensata. Ha potuto trionfare perchè i suoi avversari non svelarono mai i suoi errori e le sue contraddizioni interne.

La pratica comune di mettere insieme il marxismo e la psicoanalisi freudiana mostra quanto le persone abbiano completamente frainteso il materialismo marxista. In realtà non si può immaginare alcun contrasto più netto di quello esistente tra queste due teorie. Il materialismo mira a ridurre i fenomeni spirituali a cause materiali. La psicoanalisi, al contrario, studia fenomeni spirituali come un settore autonomo. Mentre la psichiatria tradizionale e la neurologia tentano di spiegare tutte le condizioni patologiche di alcuni organi del corpo, la psiconalisi è riuscita a dimostrare che gli stati anormali del corpo a volte sono causati da fattori mentali. Dobbiamo questa scoperta a Charcor e a Joseph Breuer, a Sigmund Freud spetta il grande merito di aver costruito su questa base una disciplina sistematica completa. La psicoanalisi è l'opposto di tutti i tipi di materialismo. Se la consideriamo non un ramo della conoscenza pura, ma un metodo di guarigione dei malati, dovremmo considerarla un ramo timologico (geisteswissenschaftlicher Zweig) della medicina.

Freud era un uomo modesto. Non aveva pretese esagerate riguardo l'importanza dei suoi contributi. Era molto cauto a sfiorare i problemi della filosofia ed i rami della conoscenza al cui sviluppo egli stesso non aveva contribuito. Non si arrischiava ad attaccare nessuna delle proposizioni metafisiche del materialismo. Arrivò persino fino al punto di ammettere che un giorno la scienza potrebbe riuscire a fornire una spiegazione puramente fisiologica dei fenomeni studiati dalla piscoanalisi. Ma finchè ciò non si verifica, la psicoanalisi gli appariva corretta sul piano scientifico ed indispensabile sul piano pratico. Era altrettanto prudente riguardo la critica del materialismo marxista. Confessò apertamente la sua incompetenza in questo campo.[2] Ma tutto ciò non altera il fatto che l'approccio psicoanalitico è essenzialmente e sostanzialmente incompatibile con l'epistemologia del materialismo.

La psicoanalisi sottolinea il ruolo che la libido, l'impulso sessuale, gioca nella vita umana. Questo ruolo era stato in precedenza trascurato dalla psicologia e da tutti gli altri rami della conoscenza. La psicoanalisi spiega anche le ragioni di questa trascuratezza. Ma non afferma in alcun modo che il sesso sia l'unico impulso umano che cerca di essere soddisfatto né che tutti gli altri fenomeni psichici siano indotti da esso. Il suo interesse per gli impulsi sessuali deriva dal fatto che essa iniziò come metodo terapeutico e la maggior parte delel condizioni patologiche di cui dovette occuparsi erano causate dalla repressione degli impulsi sessuali.

La ragione per cui alcuni autori hanno collegato la psicoanalisi ed il marxismo era che entrambe erano considerati in disaccordo cone le idee teologiche. Tuttavia, col passare del tempo, scuole e gruppi teologici di varie confessioni stanno adottando un giudizio differente sugli insegnamenti di Freud. Non stanno semplicemente abbandonando la loro opposizione radicale, come hanno già fatto in precedenza a proposito dei risultati dell'astronomia e della geologia moderna e delle teorie del cambiamento filogenetico nella struttura degli organismi. Stanno anche tentando di integrare la psicoanalisi nel sistema e nella pratica della teologia pastorale. Considerano lo studio della psicoanalisi come una parte importante della formazione del loro ministero.[3]

Per come stanno oggi le cose, molti difensori dell'autorità della chiesa sono senza guida e disorientati nel loro atteggiamento nei confronti dei problemi filosofici e scientifici. Condannano ciò che potrebbero, o persino dovrebbero, approvare. Nel combattere teorie false ricorrono ad obiezioni insostenibili che, nelle menti di coloro i quali possono percepire la falsità di queste obiezioni, rafforzano piuttosto la tendenza a credere che le teorie attaccate siano corrette. Alla fine, essendo incapaci di scoprire il vero difetto nelle teorie false, questi apologeti della religione potrebbero finire per approvarle. Questo spiega il curioso fatto che al giorno d'oggi negli scritti cristiani esistono alcune tendenze ad adottare il materialismo dialettico marxista. Un teologo presbiteriano, il professor Alexander Miller, crede così che il cristianesimo "possa fare i conti con la verità del materialismo storico e la realtà della lotta di classe". Non suggerisce soltanto, come prima di lui hanno fatto molti eminenti leader di varie confessioni cristiane, che la chiesa dovrebbe adottare i pricnipi essenziali dela politica marxista. Pensa che la chiesa dovrebbe "accettare il marxismo" come "l'essenza della sociologia scientifica."[4] Che strano riconciliare il Credo Niceno con una teoria che insegna che le idee religiose costituiscono la sovrastruttura delle forze produttive materiali!


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Engels,
Karl Marx, Rede an seinem Grab, molte edizioni. Ristampa in Franz Mehring, Karl Marx (2d ed. Leipzig, 1919, Leipziger Buchdruckerei Aktiengesellschaft), p. 535.

[2] Freud,
Neue Folge der Vorlesungen zur Einfiihrung in die Psychoanalyse (Vienna, 1933), pp. 246–53.

[3] Ovviamente pochi teologi sarebbero preparati ad appoggiare l'interpretazione di un eminente storico cattolico di medicina, il professor Petro L. Entralgo, secondo cui Freud ha "portato a pieno sviluppo alcune delle possibilità offerte dalla Cristianità". P. L. Entralgo,
Mind and Body, trad. di A. M. Espinosa, Jr. (New York, P. J. Kennedy and Sons, 1956), p. 131.

[4] Alexander Miller,
The Christian Significance of Karl Marx (New York, Macmillan, 1947), pp. 80–1.

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