sabato 23 ottobre 2010

Quantitative Easing 2 e la Presunta Minaccia della Deflazione


Come si è detto nella notizia di qualche giorno fa la FED è pronta ad imbarcarsi verso una nuova immissione di denaro nel sistema economico. La ragione ufficiale? Potremmo finire in deflazione. Quindi un'iniezione di denaro, che alzerebbe l'inflazione ed i prezzi, dovrebbe risolvere i problemi legati a questo problema ed a quello dell'occupazione.
La prima mossa di Bernanke sarà quindi un'ulteriore quantitative easing. Tutto risolto? Ma manco per niente...ed il professor Murphy ci spiega perchè.

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di Robert P. Murphy

I mercati ed i sapientoni finanziari sono tutti in fermento per la prospettiva di un altro giro di quantitative easing — "QE2" — in cui la FED potrebbe iniziare a comprare un altro trilione di dollari in asset dopo le elezioni. La giustificazione per questo massiccio attacco di nuova inflazione è, ovviamente, la minaccia della deflazione.

Ma se in realtà guardiamo a noi stessi, vediamo che i prezzi non stanno crollando. La FED ha già alimentato un altro boom nei vari prezzi degli asset, proprio come fece provando a fornire un "dolce atterraggio" dopo il crollo in picchiata delle aziende che operano in internet. L'economia non si riprenderà mai veramente finchè il governo e la banca centrale non lasceranno il processo di mercato al suo corso.


Quale Deflazione?

E' curioso come la stampa finanziaria e molti degli economisti siano così convinti che gli Stati Uniti siano sull'orlo di una scogliera deflazionistica, con la quale intendono che i vari prezzi stanno per crollare. Sul suo blog Paul Krugman ha battuto su questo tamburo per molti anni e per provarne l'evidenza ha mostrato grafici come questo:




Ora non ho studiato il caso del Giappone ed il suo "decennio perduto" (in continuazione) così non posso responsabilmente commentare la suddetta esperienza. Comunque se il trattamento di Krugman delle "lezioni" di Herbert Hoover ci ha insegnato qualcosa, sono scettico che l'episodio giapponese vuol dire realmente cosa Krugman ed altri Keynesiani continuano a dirci.

Ci sono diversi problemi con la dipendenza esclusiva dal "CPI (indice dei prezzi al consumo)" come un misuratore della carenza delle politiche monetarie. Primo e più ovvio, è assurdo concentrarsi sul "CPI", poichè esclude i prezzi di cibo ed energia. Sono precisamente questi prezzi che sono i più importanti per le famiglie — e sicuramente non stanno crollando. Secondo le cifre del governo da settembre 2009 a settembre 2010, i prezzi dei consumi del cibo sono saliti del 1,4%, mentre i prezzi del consumo d'energia sono saliti del 5,4%.

Detto ciò molte famiglie sono ancora in guai finanziari o sono terrorizzate che presto lo saranno, è realmente sorprendente che i consumatori non stanno spendendo un becco di un quattrino sulle cose, a parte cibo o energia?

Un altro problema è che il Bureau of Labor Statistics non può documentare molto bene i cambiamenti nella qualità dei prodotti, che tendono ad attenuare gli aumenti dei prezzi. Prendendo un'esempio offerto da Silas Barta, la prossima volta che aprirete una scatola di cereali, guardate quanto sottile sia il cartone; era più robusta diversi anni fa. Dubito che i grafici del governo sul CPI tengano in conto questa specie di cosa, quando ci dicono quanto debolmente i prezzi hanno risposto all'incredibile attacco di creazione di denaro da parte di Bernanke.


Guardando ad Altri Prezzi

Oltre alla pignoleria sulla costruzione dei dati del CPI, c'è il problema del concentrarsi solo sui prezzi di consumo in primo luogo. Per esempio secondo l'ultimo rapporto dell'Indice dei Prezzi alla Produzione, nell'ultimo anno i prezzi per i beni finiti sono saliti del 4%, i prezzi per i beni intermedi sono saliti del 5,6% ed i prezzi per i beni grezzi sono saliti di un'enorme 20,3%.

Ma aspettate — c'è di più! Secondo la teoria economica c'è in realtà un motivo ragionevole per includere i prezzi degli asset quando si prova a determinare il "costo della vita". Ciò perchè la maggior parte delle persone non vuole vivere nemmeno per un siongolo giorno di solo latte e pane, che hanno appena comprato alla drogheria. In linea di principio un'indice di prezzo ideale dovrebbe includere i prezzi dei beni sia del presente che del futuro. Come sostituti convenienti, ha senso includere i prezzi degli asset quando ci si chiede se una politica monetaria sta causando al dollaro un rafforzamento o un'indebolimento.

A questo riguardo, sembra come se le strategie di Bernanke siano state un "successo" e che gli Stati Uniti non si stiano dirigendo verso una "trappola deflazionista", come i sapientoni continuano ad avvertirci. L'oro continua a segnare nuovi alti e guardate cosa è successo alla borsa appena Bernanke prima salvò le banche nel tardo 2008 e poi si imbarcò sul primo giro di quantitative easing nel primo 2009:




Il grafico qui sopra dovrebbe essere terrificante per chiunque creda che l'atteggiamento easy-money di Greenspan, dopo il crollo delle aziende che operano in internet, alimentò semplicemente le bolle delle azioni e degli immobili. Bernanke sta semplicemente creando un altro collasso.

Prima di chiudere guardiamo ad un altro grafico. Questa volta viene mostrata la forza del dollaro statunitense comparato al paniere di altre valute:




Come mostra il grafico, il dollaro si è brevemente sollevato dopo il panico finanziario globale nell'autunno del 2008. Ma dall'inizio del 2009 il dollaro ha ripreso la sua caduta quasi decennale. Dal suo picco nel 2002 ai giorni d'oggi, secondo questa misurazione, il dollaro si è deprezzato di più del 20% rispetto le altre valute.

Siamo ancora sicuri che il nostro problema è un dollaro che è troppo forte? Siamo ancora tanto sicuri che più inflazione è la risposta alle nostre disgrazie economiche?


Conclusione

E' vero che alcuni economisti Austriaci — incluso me — avvertivano che i prezzi al consumo sarebbero incrementati più velocemente rispetto a quanto avevano fatto finora. Anche così il caso in cui l'economia sia sull'orlo di una "trappola deflazionistica" è difficile.

In ogni caso una persona libera non deve temere nulla dalla caduta dei prezzi. L'economia di mercato è abbastanza resiliente, se solo i politici ed i banchieri centrali la lasciassero agire. Nessuno sarebbe così sciocco da dichiarare che l'industria informatica è stagnante a causa delle costanti cadute dei prezzi e nessuno tira un respiro di sollievo poichè le cure mediche si fann osempre più costose.

E' stato un tentativo futile eludere una brutta recessione che ha portato Alan Greenspan a far scoppiare la bolla immobiliare. Ora Ben Bernanke sta facendo la stessa cosa, solo con più intensità. Se realmente volesse aiutare l'economia, Bernanke dovrebbe fermarsi dalla svalutazione del dollaro e dovrebbe permettere ai prezzi di mercato di dire la verità.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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