sabato 16 ottobre 2010

Il Crollo Monetario dell'Occidente #1

Splendido saggio di Rothbard che con questo scritto ci riporta indietro nel tempo e ci consegna una visione completa dei vari sistemi economici, che negli anni hanno caratterizzato la scena finanziaria mondiale. Un'utile strumento per vedere passo-passo come si è arrivati alla sfacelo odierno ed una nota d'ammonimento per il futuro.

Parte uno di tre
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di Murray N. Rothbard

Per capire il caos monetario attuale, è necessario risalire brevemente gli sviluppi monetari internazionali del ventesimo secolo e vedere come ogni serie di interventi inflazionistici ha portato al collasso a causa dei suoi relativi problemi, solo per poi dare vita ad un altro giro di interventi. La storia dell'ordine monetario globale nel ventesimo secolo può essere divisa in nove fasi. Esaminiamole tutte a turno.


Fase I: Il Classico Sistema Aureo, 1815-1914

Possiamo guardare indietro al "classico" gold standard (sistema aureo), ovvero il mondo occidentale del diciannovesimo e del primo ventesimo secolo, come in un'Età dell'Oro, letteralmente e metaforicamente. Con l'eccezione del fastidioso problema dell'argento, il mondo era basato sul gold standard, il che significava che ogni valuta nazionale (il dollaro, la sterlina, il franco, ecc.) era solamente un nome per un definito peso dell'oro. Il "dollaro", per esempio, era definito come 1/20 di un'oncia d'oro, la sterlina leggermente meno di 1/4 di un'oncia d'oro, e così via. Ciò voleva dire che i "tassi di cambio" tra le varie valute nazionali erano fissate, non perchè erano arbitrariamente controllate dal governo, ma nel modo in cui una libbra di peso era definita essere uguale a sedici oncie.

Il gold standard internazionale stava a significare che i benefici dell'avere un'unica valuta come mezzo di scambio erano estesi in tutto il mondo. Una delle ragioni della crescita e della prosperità degli Stati Uniti è stato il fatto che abbiamo goduto di un'unica moneta in tutto il paese. Avevamo il gold standard, o almeno un singolo sistema sul dollaro, in tutto l'intero paese e non si doveva soffrire per il caos derivato dall'emissione da parte di ogni città o paese di denaro proprio, che in seguito avrebbe fluttuato riguardo alle monete di tutte le altre città e paesi. Il diciannovesimo secolo vedeva i benefici di un'unica valuta in tutto il mondo civile. Un'unica valuta facilitava la libertà di commercio, gli investimenti ed il viaggio in tutta quella area commerciale e monetaria, con la conseguente crescita della specializzazione e della divisione internazionale del lavoro.

Deve essere enfatizzato che l'oro non era selezionato arbitrariamente dai governi per essere lo standard monetario. L'oro si è sviluppato per molti secoli nel libero mercato come la migliore moneta; come il bene che fornisce il più stabile e desiderabile mezzo monetario. Soprattutto l'offerta e la fornitura d'oro era soggetta solo alle forze di mercato e non alla stampante del governo.

Il gold standard internazionale garantiva un meccanismo automatico di mercato per testare il potenziale inflazionistico del governo. Garantiva anche un meccanismo automatico per mantenere la bilancia dei pagamenti di ogni paese in equilibrio. Come il filosofo ed economista David Hume sottolineò nella metà del diciottesimo secolo, se una nazione, diciamo la Francia, inflaziona la sua massa di franchi cartacei, i suoi prezzi aumentano; i redditi di franchi cartacei in aumento stimolano le importazioni dall'estero, che sono anche spronate dal fatto che i prezzi delle importazioni sono ora relativamente più economici rispetto ai prezzi interni.

Allo stesso tempo i prezzi più alti in patria scoraggiano le esportazioni all'estero; il risultato è un deficit nella bilancia dei pagamenti, che deve essere pagato incassando franchi e dando oro a paesi stranieri. Il deflusso di oro vuol dire che la Francia deve infine contrarre i suoi franchi cartacei inflazionati in modo da prevenire una perdita di tutto il proprio oro. Se l'inflazione ha preso la forma di depositi bancari, allora le banche francesi devono contrarre i loro prestiti e depositi in modo da evitare la bancarotta, mentre gli stranieri chiedono alle banche francesi di convertire i loro depositi in oro. La contrazione abbassa i prezzi in patria e genera un supplemento nelle esportazioni, invertendo così il deflusso di oro finchè il livello dei prezzi è reso uguale sia in Francia che negli altri paesi.

E' vero che gli interventi dei governi, precedenti il diciannovesimo secolo, hanno indebolito la velocità di questo meccanismo di mercato ed hanno permesso ad un ciclo economico di inflazione e recessione di insinuarsi dentro questa struttura del gold standard. Questi interventi erano particolari: monopolio del governo sulla zecca, leggi sul corso legale, creazione di denaro cartaceo e sviluppo di inflazione bancaria spinta da ognuno dei governi. Ma mentre questi interventi rallentavano gli aggiustamenti del mercato, questi aggiustamenti erano ancora gli ultimi controllori della situazione. Così mentre il classico gold standard del diciannovesimo secolo non era perfetto e permetteva piccoli cicli di boom e bust, ci garantiva comunque il miglior sistema monetario che il mondo avesse mai conosciuto, un sistema che funzionava, che non faceva sfuggire di mano i cicli economici e che consentiva lo sviluppo di libero commercio internazionale, scambi ed investimenti.[1]


Fase II: Prima Guerra Mondiale e Dopo

Se il classico gold standard funzionava così bene, perchè collassò? Fu abbattuto perchè ai governi fu affidato il compito di mantenere le proprie promesse monetarie, affinchè sterline, dollari, franchi, ecc. fossero sempre convertibili in oro come i governi ed il loro sistema bancario controllato promettevano. Non fu l'oro a fallire; fu l'imbecillità di fidarsi del governo che potesse mantenere le proprie promesse. Durante la catastrofica Prima Guerra Mondiale, ogni governo doveva inflazionare la sua massa di valuta cartacea e bancaria. Così pesante fu l'inflazione che fu impossibile per i governi belligeranti mantenere le proprie promesse e così "uscirono dal gold standard", per esempio, dichiarando la bancarotta poco dopo l'entrata in guerra. Tutti eccetto gli Stati Uniti, che entrarono tardi in guerra, e non inflazionarono la massa di dollari pesantemente mettendo a repentaglio la convertibilità.

Ma a parte gli Stati Uniti, il mondo soffrì di ciò che alcuni economisti chiamano il Nirvana dei tassi di cambio fluttuanti liberamente (ora chiamati "fluttuazioni sporche"), delle svalutazioni competitive, dei blocchi delle valute durante la guerra, dei controlli sui cambi, delle quote e tariffe e del crollo del commercio e degli investimenti internazionali. Gli inflazionati marchi, franchi, sterline, ecc. furono deprezzati in relazione all'oro ed al dollaro; il caos monetario abbondava in tutto il mondo.

In quei giorni ci furono, fortunatamente, molto pochi economisti che accoglievano questa situazione come monetariamente ideale. Era generalmente riconosciuto che la Fase 2 era il principio del disastro internazionale, politici ed economisti si guardarono intorno in cerca di modi per riportare la stabilità e la libertà del classico gold standard.


Fase III: Sistema Monetario a Cambio Aureo (Inghilterra e Stati Uniti) 1926-1931

Come ritornare all'Era Aurea? La ragionevole cosa da fare sarebbe stata riconoscere i fatti della realtà, il fatto che sterlina, franco, marco, ecc. fossero deprezzati e ritornare al gold standard ad un tasso ridefinito: un tasso che avrebbe riconosciuto l'esistente massa monetaria ed il livello dei prezzi. La sterlina britannica, per esempio, è stata tradizionalmente definita ad un peso che la rendeva uguale a 4,86$ (dollari). Ma alla fine della Prima Guerra Mondiale, l'inflazione in Inghilterra portò giù la sterlina ad approssimativamente 3,50$ sul libero mercato dei cambi esteri. Altre valute furono similmente deprezzate. Una ragionevole strategia politica per l'Inghilterra sarrebbe stata quella di tornare all'oro approssimativamente a 3,50$ e lo stesso avrebbero dovuto fare gli altri paesi inflazionati. La Fase 1 sarebbe potuta essere ripristinata facilmente e rapidamente. Invece l'Inghilterra prese una fatidica decisione, quella di tornare all'oro alla parità di 4,86$.[2]

Fecero così per ragioni legate al "prestigio" nazionale dell'Inghilterra, con uno vano tentativo di ristabilire Londra come il centro finanziario della "moneta forte" del mondo. A seguito di questo pezzo di eroica follia, l'Inghilterra avrebbe dovuto deflazionare pesantemente la sua massa monetaria ed il suo livello di prezzi, poichè con la sterlina a 4,86$ i prezzi d'esportazione erano troppo alti per essere competitivi nei mercati mondiali. Ma la deflazione ora era politicamente fuori questione, poichè la crescita dei sindacati dei lavoratori, rafforzata da un sistema su scala naizonale di assicurazione contro la disoccupazione, aveva spinto i saggi salariali severamente al ribasso; per deflazionare il governo inglese avrebbe dovuto invertire la crescita del suo welfare state (assistenza pubblica). Infatti gli inglesi desideravano continuare ad inflazionare denaro e prezzi. Come risultato della combinazione tra inflazione ed il ritorno ad una parità sovrastimata, le esportazioni inglesi furono depresse per tutta la durata degli anni venti e la disoccupazione fu pesante per tutto il periodo in cui la maggior parte del mondo stava sperimentando un boom economico.

Come potevano gli inglesi avere la loro torta e mangiarla nello stesso momento? Con lo stabilimento di un nuovo ordine monetario internazionale che avrebbe indotto o forzato gli altri governi a finire nell'inflazione o ad un ritorno all'oro con una parità sovrastimata per le atre valute, furono rovinate le esportazioni degli altri paesi e finanziate le importazioni dall'Inghilterra. Ciò fu precisamente ciò che l'Inghilterra fece, facendo strada, nella Conferenza di Genova del 1922, alla creazione di un nuovo ordine monetario internazionale, il gold-exchange standard (sistema monetario a cambio aureo).

Il gold-exchange standard funzionava così: gli Stati Uniti rimanevano nel classico gold standard, convertendo i dollari in oro. L'Inghilterra ed altri paesi occidentali, comunque, ritornarono ad uno pseudo-gold standard, l'Inghilterra nel 1926 e gli altri paesi all'incirca in quello stesso periodo. La sterlina e le altre valute non erano convertibili in monete d'oro, ma solo in grandi lingotti, adeguati solo per transazioni internazionali. Ciò precluse ai normali cittadini inglesi e di altri paesi europei di usare l'oro nella loro vita quotidiana e ciò permise un ampio livello di inflazione bancaria e cartacea. Inoltre l'Inghilterra convertiva le sterline non solamente in oro, ma anche in dollari; mentre gli altri paesi convertivano le proprie valute non in oro, ma in sterline. E la maggior parte di questi paesi furono indotti dall'Inghilterra a ritornare all'oro a parità sovrastimate. Il risultato fu una piramide con all'apice i dollari statunitensi sull'oro, al di sotto la sterlina sui dollari ed infine le altre valute dei paesi europei sulla sterlina -- il "gold-exchange standard", con il dollaro e la sterlina come le due "valute chiave".

Quando l'Inghilterra inflazionò e sperimentò un deficit nella suoa bilancia dei pagamenti, il meccanismo gold standard non funzionò velocemente per restringere l'inflazione inglese. Poichè gli altri paesi invece di convertire le loro sterline in oro, mantennero le sterline ed inflazionarono su di esse. Quindi l'Inghilterra e l'Europa avevano il permesso di inflazionare senza controlli ed i deficit inglesi potevano accumularsi non ristretti dalla disciplina di mercato del gold standard. Stesso discorso per gli Stati Uniti, l'Inghilterra era in grado di indurli ad inflazionare i dollari così da non perdere molte delle proprie riserve di dollari o d'oro.

Il punto è che il gold-exchange standard non può durare; i conti devono essere infine pagati, ma solo tramite una catastrofica reazione ad un lungo boom inflazionistico. Mentre i bilanci della sterlina si accumulavano in Francia, Stati Uniti ed in altre parti, la più leggera perdita di fiducia nella sempre più traballante struttura inflazionistica costruita su un castello di carte era destinata a finire in un collasso generale. Ciò è precisamente quello che accadde nel 1931; il fallimento delle banche in tutta l'Europa ed il tentativo della "monetariamente forte" Francia di convertire i propri bilanci di sterline in oro, portarono l'Inghilterra ad uscire completamente dal gold standard. Al seguito dell'Inghilterra presto si aggiunsero gli altri paesi d'Europa.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


(I). Link alla Seconda Parte

(II). Link alla Terza Parte


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Note

[1] Da un recente studio sul classico gold standard e la storia delle prime fasi del suo collasso nel ventesimo secolo, vedi Melchior Palyi, The Twilight of Gold, 1914-1936 (Chicago: Henry Regnery, 1972).


[2] Sul fatale errore inglese e sulle sue conseguenze nel condurre alla depressione del 1929, vedi Lionel Robbins, The Great Depression (New York: Macmillan, 1934).


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