domenica 1 agosto 2010

Il libertarianismo è una parte della destra o della sinistra? Nessuna delle due. Noi siamo UNICI #3






di Walter Block






f. Proprietà pubblica

Long è anche un sostenitore della pubblica (in aggiunta alla) proprietà privata. Si incammina nel tentativo di capovolgere il concetto di Hardin della tragedia delle risorse comuni, secondo cui ci sono fin troppi galli a cantare nel pollaio: se ci sono fin troppi proprietari, per esempio tutte le persone anche se sono residenti locali, ci sarà un abuso delle risorse, poichè ogni utente impone costi sugli altri che non prende in cosiderazione. Con un piccolo aiuto da Rose e Schmidtz, Long tenta di evadere ciò con la seguente motivazione:
«Ci sono alcuni casi in cui, almeno secondo alcuni parametri, il valore di una risorsa fisica è aumentata dall'incremento del suo uso...Questo è particolarmente vero quando la risorsa è legata in qualche modo ad una risorsa non-fisica , come un mercato o una festa di paese; dal momento che il "tener duro" si applica a queste risorse non fisiche, si applica anche, per certi versi, al terreno fisico su cui il mercato o la festa si tiene e le strade fisiche che conducono lì. Dal momento che ognuno trae beneficio dall'avere più persone alla fiera, ognuno ha anche più benefici dal creare accessi fisici nel territorio della fiera, ovviamente gratuiti».

"Ovviamente ci sono dei limiti. Se troppe persone arrivano, la fiera sarà troppo affollata per essere gradita. Ma ciò semplicemente mostra che alcuni beni hanno entrambi gli aspetti della tragedia delle risorse comuni e della commedia delle risorse comuni e quello che predominerà sarà deciso dalle circostanze. La proprietà pubblica potrebbe essere una soluzione efficente in alcuni casi e quella privata in altri (o una quantità di diritti di proprietà potrebbero essere divisi, alcuni in pubblici ed altri in privati)".


Dal mio punto di vista ci sono molti errori che sono stati commessi qui. Primo, Long fallisce nel fare distinzione tra uso e possesso. Per essere certi, il valore aumenterà con l'uso, almeno inizialmente, e poi diminuirà con l'affollamento, come Long correttamente nota. Comunque che ha a che fare ciò con l'argomento della discussione, che non è l'uso ma piuttosto il possesso? Immaginate letteralmente che il terreno della festa sia posseduto da decine, no, centinaia di migliaia di persone, non nel senso di un'azienda con molti azionisti ma piuttosto una comune, in cui molti molti di questi individui hanno il diritto di fare qualunque cosa voglia con la proprietà. Questo è una ricetta per un disastro economico, o come disse Hardin, una tragedia.

Secondo, è impossibile per una festa "pubblica" instaurare una competizione gli uni con gli altri in modo da permettere l'esclusione dei proprietari inefficenti, allo stesso modo che può avvenire con le proprietà private. Supponiamo per un istante che il terreno pubblico A per la fiera è buono, soddisfa gli avventori, etc. mentre il terreno pubblico B per la fiera no. Il primo, o qualsiasi altro preso in questione, naturalmente prevale sul secondo, come accade ogni giorno sotto l'impresa privata. Ci saranno sempre però alcune resistenze: proprietari privati della proprità pubblica B che rifiutano di stare al gioco. Long ammette che non ha soluzioni per questo problema della "reversibilità della proprietà pubblica".

Terzo, non è per nulla chiaro che il prezzo ottimale per l'ammissione sul terreno della fiera debba essere sempre la "gratuità" dello stesso, come asserisce Long. Questo sembra essere il caso dei posti macchina nei parcheggi dei centri commerciali fuori città, ma non per quelli localizzati in aree molto dense dove gli spazi di parcheggio sono a pagamento. E' poco chiaro il perchè Long pensi che un grande gruppo di proprietari "pubblici" vorrebbe essere alla pari con i guadagni e le perdite che fanno i privati nella determinazione dei prezzi ottimali, in questo caso.

Quarto, chi precisamente possa prendere qualsiasi decisione imprenditoriale circa la pubblica proprietà, come quelle che sono prese ogni giorno e di fatto ogni minuto, nelle aziende reali. Per esempio, supponendo che ci siano troppe poche persone alla fiera (chi determina ciò?): i prezzi dovrebbero essere abbassati? Se il prezzo è già zero, come Long pensa che dovrebbe essere, dovrebbe questo essere abbassatto ad un livello negativo (ad esempio dare a chi entra un regalo per attirarli a partecipare)? Supponendo che ci siano fin troppe persone alla fiera (chi determina ciò?) i prezzi dovrebbero essere aumentati? Dovrebbe essere costruita una rete intorno alla fiera? Dovrebbe essere bagnato il prato? Quanto spesso? Da chi? Dovrebbe parte (quanta?) dell'erba essere pavimentata per creare parcheggi? Per altri scopi? Qunati vigilanti dovrebbero essere ingaggiati per pattugliare il terreno della fiera ed occuparsi dei ladruncoli? Quali dovrebbero essere le qualificazioni di queste guardie? Dovrebbe essere installata, sul terreno della fiera, una fontana o una piscina? Di che tipo, a quale costo e da chi?

Long tenta di rispondere a domande simili ed offre "delle regole rovesciate" per proprietà come le strade, dove uno tipicamente usa ogni dato spazio sulla strada pubblica per un breve periodo di tempo, e per cose come un posto al parco, come i tavoli da picnic, un "chi primo arriva, bene alloggia", dove uno usa le risorse per un più lungo tempo, ma poi perde tutto il controllo dopo che se ne va. Ma come si può osservare dalla serie di domande qui sopra, che compongono solo la punta dell'iceberg, questi due aspetti difficilmente iniziano ad addentrarsi nei problemi dell'imprenditorialità e della gestione amministrativa.

Ecco un'altra delle difese di Long della proprietà pubblica:
"Immagino un mondo fatto di molti spazi privati, collegati da una struttura di spazi pubblici. L'esistenza di tale struttura potrebbe anche essere un pre-requisito per un completo controllo sul proprio spazio privato. Supponendo che un trasgressore venisse sulla mia terra ed io lo volessi scacciare. Se tutte le terre intorno alla mia sono anch'esse private, dove posso scacciarlo senza violare i diritti dei miei vicini? Ma se c'è un passaggio pubblico nelle vicinanze, ho un posto in cui scacciarlo. Così la disponibilità di spazio pubblico può essere un requisito morale fondamentale per il diritto alla libertà dai trasgressori".


Una risposta a questo dilemma potrebbe semplicemente essere lo sparare al trasgressore. Ancora meglio, forse, il proprietario può bandirlo nella proprietà privata dello specifico vicino da cui il trasgressore proveniva, senza violare i diritti del vicino. Ciò è così dal momento che la proprietà del vicino è servita come trampolino di lancio dal quale il trasgressore è venuto nella proprietà della vittima. Ovviamente quel vicino può fare la stessa cosa: bandire il trasgressore nella proprietà del vicino dall'altra parte, dalla quale il trasgressore è arrivato nella sua proprietà, e così via fino ad arrivare alla fonte del problema.

Nemmeno è chiaro come il ricorso alla proprietà pubblica risolverebbe il problema di Long con il trasgressore. Uno è invitato a pensare che anche il trasgressore è un membro della comunità e se c'è un parco pubblico o una strada pubblica confinante la proprietà della vittima della violazione, egli può scacciare il trasgressore in quest'area. Ma perchè questo dovrebbe essere il caso? Long riconosce che:
"Nel caso di homesteading, che presumibilmente non ricopre tutta la razza umana, ma solo gli abitanti del villaggio, essi acquisiscono un diritto di proprietà collettiva del passaggio; dal momento che sarebbe difficile per gli esseri umani nella totalità, o anche una parte sostanziale di questi, conciliare il proprio lavoro con una singola risorsa, così la questione dell'homesteading pone un limite superiore all'ammontare dei proprietari collettivi".


Bè, supponiamo quindi che il trasgressore non viene dal villaggio locale. Quindi la proprietà pubblica di Long non gli permette di occuparsi del problema in nessun modo, nemmeno accedere appieno al sistema dei diritti della proprietà privata.

Long dichiara:
"Dal momento che i collettivisti, come i singoli, possono conciliare il loro lavoro con risorse non possedute per rendere quelle risorse più utili ai loro scopi, anche i collettivisti allora possono richiedere i diritti di proprietà dell'homesteading. E dal momento che i collettivisti, come i singoli, possono essere i beneficiari di passaggi di proprietà dettati dalla libera volontarietà, anche i collettivisti allora possno richiedere i diritti di proprietà per eredità".


Ci sono problemi qui per ciò che concerne la nozione Austriaca di individualismo metodologico. Ovvero, il modo in cui Long descrive la questione, come se si parlasse di una persona a se stante, della collettività, da cui è lontano ed in antitesi, con gli individui che la compongono. Ma le cose non stanno così, infatti da un punto di vista logico non possono stare così. Una volta che tutti gli individui sono tolti dal gruppo, uno ad uno se c'è bisogno, non ci sarebbe più un "gruppo" che rimarrebbe. "Gruppo" o "collettività" è solamente una parola stenografica per ripetere i nomi dei membri. La "collettività" non può impossessarsi delle risorse; la "collettività", di fatto, non può fare nulla che non sia fatto dagli individui che la compongono. Alcuni individui possono di fatto diventare proprietari di terreni. E se la proprietà prende la forma di un passaggio dal villaggio fino al vicino lago, come Long la mette, allora così sia. Questi individui, e nessun altro, sono ora i legittimi proprietari di quel passaggio. Ma il problema di Long rimane che lui non ha avuto successo nel dimostrare la proprietà "pubblica". Tutto ciò che ha mostrato è un esempio di proprietà privata posseduta congiuntamente, o collettivamente se volete, da individui specifici. Nessuna novità. Non c'è bisogno di definirla una posizione "eretica". Abbiamo avuto per lungo tempo associazioni e corporazioni, possedute da molte persone.

Long si preoccupa circa:
«la posizione di quelli che non sono proprietari (specificamente, coloro che non possiedono una terra)...Un sistema costituito esclusivamente da proprietà private sicuramente non garantisce loro un "posto in cui stare". Se sono sfrattato da un lotto privato A, come posso andare in un lotto privato B, se non c'è nessuna strada pubblica o un parco connessi ai vari spazi privati? Se dovunque io passo si trova uno spazio sul quale non ho nessun diritto a stare senza un permesso, allora, sembra, che io esista solo per soffrire sotto i "Padroni del Mondo" (storica frase di Herbert Spencer)».


Forse io posso placare le paure di Long. Chiunque con un prodotto marginale in entrata al di sopra del livello di sussistenza può avere assicurato un "posto in cui stare". Poichè i mezzi di sostentamento non richiedono nient'altro che ciò; come puoi sopravvivere se non puoi stare nemmeno in un luogo? Fortunatamente quasi tutti si adattano a questo riguardo. Detto ciò ci sarà sempre un proprietario di terreni che vorrà affittare uno spazio a tutte queste persone, ovviamente su questa Terra, dove ci sono terreni confinanti con altri, ma molto poche persone simili. Ma che dire invece delle persone vicine ai confini e quelle che non vivono sulla Terra? Per esempio quale sarebbe la situazione di persone malate mentalmente sulla Luna? Specialmente lì, di sicuro, i guadagni non sarebbero sufficienti a garantire a queste persone un posto in cui vivere.

Comunque perfino sotto simili terribili circostanze il tragico scenario di Long non riesce nell'erosione totale e completa della figura della proprietà privata. Poichè tali persone dovrebbero preoccuparsi per cose più importanti che del solo posto in cui stare. C'è anche, lì come anche sulla terra, la questione di chi li nutra, chi li vesta, chi li accudisca. Presumibilmente ciò verrebbe fatto dai genitori, istituzioni caritatevoli o altri enti di beneficenza. Bè quelli che sono in questo caso responsabili per il loro benessere saranno presumibilmente in grado di aggiungere a questi costi l'affitto di spazi in cui stare, andare a spasso e crescere. I posti in piedi, in altre parole, non "mordono"; non è un elemento determinante, dal momento che sarebbe incorporato in questi altri problemi.

L'articolo di Long è una magnifica analisi libertaria sulla guerra, la giustizia e lo Stato. Ed ancora, ed ancora...Questo articolo è rovinato non nella sostanza, ma piuttosto dalla sua aderenza di sinistra al femminismo. Molto disturbante è il suo uso di pronomi femminili come nella seguente frase:
"Ma sembra che ci sia qualcosa di profondamente anti-libertario nell'attribuzione ad un aggressore morale, il potere di decrescere la legittima sfera d'autorità della sua vittima sulla propria persona e proprietà (enfasi aggiunta)".


Perchè Long dovrebbe fare ciò? L'unica risposta plausibile parrebbe essere che tiene in alta considerazione il movimento femminista, il quale non è rinomato per la sua aderenza ai principi libertari.

In un apparente e strano accavallamento tra libertari di destra e sinistra, Hoppe, che io definisco poco più sotto come un esempio di libertarianismo di destra, sembra appoggiare Long, che io ritengo un esempio di libertarianismo di sinistra, sulla nozione che non tutte le proprietà dovrebbero essere possedute privatamente; piuttosto alcune di esse dovrebbero essere di proprietà pubblica. Dichiara Hoppe:
"...gli assicuratori vorrebbero espellere criminali conosciuti non solo dal loro vicinato ma dall'intera civiltà, in lande selvagge oppure in frontiere lontane come la giungla Amazzonica, il Sahara o le regioni polari".


A sostegno della tesi che Hoppe in questo caso sia un libertario di sinistra, è l'interpretazione che la giungla Amazzonica, il Sahara e le regioni polari non sarebbero possedute da privati. Poichè se lo fossero i loro proprietari presumibilmente avrebbero qualcosa da obiettare, e vigorosamente anche, sullo scarico di criminali dalle aree "civilizzate" nelle loro proprietà. Ma questa interpretazione è problematica. Una spiegazione molto più ragionevole sarebbe quella secondo cui queste aree di frontiera sarebbero potenzialmente aperte alla privatizzazione, ma nell'immediato rappresentano terreni di confine troppo dispendiosi da sistemare. Quindi quelli che cercavano prove sull'essenza di sinistra di Hoppe circa la privatizzazione della terra, dovranno guardare da qualche altra parte.


B. Randy Holcombe

Il contributo di Holcombe al libertarianismo di sinistra al meglio della mia conoscenza è costituito da tre affermazioni. In una di esse egli sostiene che realmente non c'è una differenza sostanziale per i libertari, tra un'associazione di condominio da un lato ed un piccolo paese con un governo coercitivo dall'altro. Nel suo secondo cotributo a questo scritto, Holocombe prende la posizione secondo cui la proprietà comune anche, non solo quella privata, è compatibile col libertarianismo. Dal momento che io ho criticato la prima di queste sue pubblicazioni con una completa replica ed ho discusso l'altra nella mia critica poco sopra su Long, lasciate che sintetizzi la mia critica di questi due punti.

Nel primo caso ho accusato Holocombe di essere scarsamente attento nella distinzione tra coercizione ed accordo volontario. Superficialmente la piscina gestita da un piccolo paese ed un'associazione condominiale può funzioanre in modo simile. Ma ci sono tutte le differenze di questo mondo tra di loro da un punto di vista libertario, dal momento che una è basata sulla coercizione e l'altra su un accordo volontario. Allo stesso modo come, all'occhio dell'osservatore esterno, stupro e rapporto sessuale volontario potrebbero essere impercettibili. La donna potrebbe perfino essere a tutte le apparenze esterne una partecipante "entusiasta", ma costretta ad esserlo sotto la minaccia dello stupratore che ucciderebbe il suo bambino che dorme lì vicino. Ed infatti, che sia distinguibile o meno, per il libertario c'è una differenza cruciale tra lo stupro ed il rapporto sessuale basato sulla seduzione.

Nel secondo caso Holocombe dice che il governo è inevitabile. Bè se così fosse, perchè non abbiamo mai avuto un governo mondiale? Anche l'inevitabilità non è compatibile con la libera volontà, che, presumibilmente, Holocombe utilizza nella scrittura del suo artioclo. Egli è quindi colpevole di un'azione performativa nell'usare la libera volotà come mezzo per scrivere il suo articolo ed attaccare questo concetto.

Nel terzo caso Holocombe accenna ad un sentiero che è segnato da un centinaio di individui su un territotio vergine. Nessuno di loro inserì nell'impresa uno sforzo di homesteading per rivendicarne legittimamente il singolo possesso. Per fare ciò si sarebbero dovuti violare i diritti delle altre 99 persone. Da questo indiscusso fatto egli in qualche modo ne deduce che il sentiero in seguito diventa posseduto comunemente dall'intera razza umana, tutti i sei miliardi. Fallisce nel riconoscere che c'è una terza alternativa: queste 100 persone, e solo loro, sono i legittimi possessori del sentiero.


C. John Baden

Un altro libertario che non sostiene appieno i diritti della proprietà privata è Baden:
"Sono una persona che, insieme a mia moglie Ramona, alleva 500 pecore all'anno. Nonostante ciò noi pubblicamente appoggiamo il ritorno del lupo nelle aree selvagge".


Ciò a dispetto del fatto che:
"La reintroduzione di lupi necessariamente significa che più bestiame ed animali saranno predati".


E ancora:
"Nel Montana, come anche nell'Idaho, pochi argomenti sono più complessi ed emotivi di quelli riguardanti i lupi. Per tre generazioni le persone hanno calunniato, miticizzato ed ucciso i lupi. Di recente molti ambientalisti, incluso me stesso, hanno cercato di reintegrare questo antico predatore nel Parco di Yellowstone e nelle zone selvagge. Il ritorno del lupo ripristina un importante parte della tappezzeria ecologica che l'umanità ha scucito....Con una gestione accurata, umani e lupi possono coesistere. Perfino con 75 lupi nel nord-ovest del Montana, solo due vitelli sono stati uccisi lo scorso anno".


Se Baden, un allevatore del Montana, stesse parlando di rilasciare lupi nella sua proprietà, mentre costruisce forti recinti per mantenerli rinchiusi lì, sarebbe una cosa. I suoi vicini potrebbero sentirsi minacciati, ma questo è un altro problema. Comunque questo ambientalista non sta proponendo nulla del genere. Invece sta invocando l'introduzione di questo pericoloso predatore nelle terre selvagge, dove nessun recinto li terrebbe lontani dalle proprietà private di altri proprietari terrieri.

Se Baden fosse il tipico cocomero, sarebbe così: verde al di fuori, ma rosso all'interno. Allora sarebbe, solamente, un ordinario uomo di sinistra o un socialista coercitivo. Sono a buon prezzo. Ma questo qui non è chiaramente il caso. Infatti questo autore ha delle impeccabili credenziali a sostegno della libera impresa. In questo caso si, sarebbe appropriato definirlo un libertario di sinistra.

Al di là di come venga definito, una cosa è certa: è una violazione dei diritti della proprietà privata rilasciare lupi laddove possono avere accesso ad altre persone e alla proprietà privata di altri. Lasciamo che Baden si tenga i lupi per lui.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


(1). Link alla Prima Parte

(2). Link alla Seconda Parte

(3). Link alla Quarta Parte

(4). Link alla Quinta Parte



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