venerdì 23 luglio 2010

Come ci si ribella dentro una gabbia?





di Johnny Cloaca


Stasera riflettevo su come fosse facile comandare una mandria con una bacchetta e dei fogli di carta. Su come fosse facile privare qualcuno delle virtù fondamentali della sua esistenza, costringendolo ad arrabattarsi con mille voli pindarici per compensare la voragine che suo malgrado si è trovato a fronteggiare. Ma nonostante si tenti compulsivamente di riuscire in questo compito, il fine non viene mai raggiunto.

A quel punto un'immagine nella folla di alcuni "individui" che si litigavano un mero oggetto, pregno del materialismo più becero, mi ha fatto tornare alla memoria un pensiero che condivisi su un altro forum:

«[...] L'atteggiamento di cui parli fa sempre parte del grande progetto democratico. Altrimenti da tempo le poltrone sarebbero volate per aria. C'è troppo da perdere, ciò che deteriora la volontà di prendere a randellate chi ci spacca la schiena dalla mattina alla sera sono le illusioni a buon mercato con cui sono state abbelite le nostre gabbie. Come puoi ribellarti dentro una gabbia? Siamo riusciti ad abbellirla così tanto che assomiglia ad una casa confortevole, ma alla fine della fiera è un monolocale celebrale fatto di mattoni su mattoni.

Siamo solo lo specchio delle nostre cose, esseri consumatori compulsivi. E come mai questo consumismo ha attecchito così bene nell'indole umana? Siamo pazzi? Oppure siamo stati privati di qualcosa? La rimozione di ciò ha lasciato un vuoto enorme e per colmarlo facciamo di tutto; ma la brutta notizia è che non si riempirà mai, perchè la cosa tolta è così grande e fondamentale per l'essere umano che al confronto le buche keynesiane si riempirebbero con un cucchiaino.

E visto che chi si preoccupa di mantenere i gioghi non è scemo, ha ideato sapientemente un luogo in cui rimbecillire l'essere umano. Inutile dire che il martellamento della giovane materia celebrale è irrimediabilmente pericoloso al fine del libero pensiero (fortunatamente non in tutti i casi), la deresponsabilizzazione è solo una inevitabile conseguenza.

Con queste premesse, come ci si ribella dentro una gabbia?

Per quanto mi riguarda cerco il più possibile di rifiutare il pastone dei carcerieri....ma per tanti che cercano di vivere dignitosamente, ce ne sono tanti altri che richiedono fervidamente il bis della sbobba giornaliera".»

Siamo ancora consci? Perchè azzannarsi la gola a vicenda, quando chi muove le fila degli arti, delle gambe e, soprattutto ormai, della testa nella massa sguazza nel proprio potere, acquisito legittimamente come democrazia comanda. Chi è in carcere vorrebe vedere anche gli altri nella stessa condizione...ed eccovi accontentati! Tutti nel fango, e di forza anche; i porci ormai hanno dimore di diamanti ed il resto della fattoria gode nel marcire nella propria commiserazione.
Abbiamo abbandonato i nostri corpi tempo fa, troppo interessati a volere i paradisi degli altri, aspettando il messia di turno che a buon mercato ci offre uno spiraglio di luce dalla gabbia, che ci acceca e ci fa ignorare che quella finestra ha ancora le sbarre.

Ormai è tardi? Non lo so, ma finchè le persone lasceranno i loro problemi nelle mani di chicchessia (ed incazzandosi anche con loro perchè non glieli risolvono), l'artificilità di questa messinscena continuerà ad oltranza consentendo ai nostri carcerieri di disporre della chiave delle varie celle; rubando, di conseguenza, anima e corpo alle persone che disperate combattono, futilmente, battaglie contro un muro di mattoni.


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