venerdì 9 dicembre 2016

Sulla scia di una perdita di fiducia: i movimenti dell'oro





di Francesco Simoncelli


In questo ultimo periodo l'oro ha destato molta preoccupazione nelle cosiddette mani deboli. Il calo di prezzo verticale ha sollevato molte domande nella mente di coloro che hanno puntato parte dei loro risparmi nel metallo giallo. Ma cosa sta accadendo all'economia mondiale? Le banche centrali hanno finalmente portato la proverbiale crescita economica di cui si sono fatte tanto fautrici attraverso le loro politiche straordinarie? In questo articolo andremo a sviscerare tutti i movimenti che si sono susseguiti negli ultimi tempi nel mercato dell'oro e negli altri mercati degli asset. Innanzitutto bisogna sottolineare che il prezzo spot dell'oro che si vede sui monitor è scollegato dal valore reale di prezzo dell'oro fisico. Infatti suddetto prezzo comprende sia l'oro di carta che l'oro fisico. In questo modo ogni qual volta il paper market dell'oro subisce sell-off selvaggi, ciò si ripercuote anche sul prezzo di quello fisico, trascinandolo a fondo. E infatti possiamo notare come siano i contratti cartacei legati all'oro che hanno subito vendite selvagge nell'ultimo tempo.





Mentre il dollaro continua la sua ascesa, le posizioni long detenute attraverso gli ETF hanno visto una drammatica riduzione. E non è un caso se c'è una correlazione tra quello che sta accadendo ora e quello che accadeva nel 2013 quando Bernanke, dopo aver ristretto la politica monetaria della FED a maggio parlando del cosiddetto tapering, si apprestava a ritardare suddetta misura. L'oro dapprima sprofondò toccando la soglia dei $1,200 e poi sperimentò un nuovo rally.




La settimana prossima, infatti, il Consiglio della Federal Reserve si riunirà per prendere una decisione importante sulla politica dei tassi d'interesse. Si profila il tanto sbandierato rialzo dei tassi d'interesse, e con esso un inevitabile aumento del costo di carry che sin dall'inizio delle politiche monetarie allentate delle banche centrali ha tenuto in vita artificialmente investitori istituzionali decotti. In virtù di flash crash dovuti a smobilitazioni di posizioni azionarie o obbligazionarie, abbiamo visto come una crisi di liquidità potrebbe mandare in bancarotta parecchi player. Quindi la scelta del dollaro come protezione principale in caso d'incertezza il prossimo 14 dicembre, è la soluzione di breve termine adottata dalla maggior parte dei trader per schermare i bilanci.

Non solo, anche la Cina sta smobilitando lentamente la sua pila di buoni del Tesoro USA e sta accumulando dollari. Il motivo è duplice: deprezzare la propria valuta nei confronti del dollaro senza arroventare la stampante monetaria e, di conseguenza, controllare la fuga di capitali dal paese. In questo modo si tenta di mantenere un ambiente economico espansivo senza passare per forza dalla stampante della PBOC. È così che vengono combattute le guerre, attraverso una guerra tra valute. Ma allo stesso tempo la Cina sta tentando di creare un cuscinetto morbido quando le varie bolle sul suolo cinese scoppieranno. Infatti sin dal 2009 la strategia della Cina è stata quella di accumulare oro fisico e sin da allora i suoi possedimenti ufficiali sono aumentati del 60%.

Non è qualcosa fatto in modo casuale. C'è un motivo per cui la Cina, ad esempio, è diventata un compratore netto d'oro fisico. Infatti il Dragone Rosso vuole spodestare dal trono di valuta di riserva mondiale il dollaro, e per farlo deve guadagnare affidabilità agli occhi degli investitori del mondo. Questo l'ha condotta ad iniziare a saziare la sua fame di credibilità attraverso acquisti crescenti di metallo giallo. Inoltre, dal 30 settembre scorso, lo yuan è stato inserito nel paniere di valute del FMI, ovvero, i Diritti Speciali di Prelievo. Non è sua intenzione riportare in auge un gold standard. Il keynesismo ancora è la religione ufficiale all'interno delle sale accademiche e all'interno della "popolazione" delle banche centrali. Questo vuol dire che, sebbene l'oro non sia trattato come denaro (nonostante lo sia), esso viene conservato perché ha un ruolo importante all'interno dell'ambiente economico. È per questo che Bernanke, quando interrogato da Ron Paul sul perché la FED detenesse nei suoi caveau, dovette fare la figura del fesso rifiutando d'ammettere ciò che è evidente: quando la fiducia arriva a zero, l'oro batte la carta.

Durante il periodo della cosiddetta Grande Moderazione, i banchieri centrali hanno tentanto d'ignorare questa verità, diventando venditori netti d'oro tra gli anni '90 e l'inizio di quelli 2000. Ma dopo il caos del 2008, le banche centrali sono tornate ad essere compratori netti d'oro, al ritmo di 500 tonnellate l'anno. La Russia, altra nazione con un grande appetito per l'oro fisico, ha aggiunto alle sue riserve 172 tonnellate d'oro nel 2014 e 208 tonnellate nel 2015. Vendendo parte dei suoi titoli del Tesoro USA e utilizzando il ricavato per comprare oro, la banca centrale della Russia è diventata la settima realtà mondiale in quanto a possesso di metallo giallo. Rispetto al PIL le sue riserve d'oro sono al 3%; stessa percentuale per gli USA, mentre per quanto riguarda l'Eurozona siamo al 4%. La Cina, invece, fa registrare un "misero" 0.7% e anche se si aggiungesse lo stock d'oro non ufficiale, staremmo parlando di una nazione con circa 1.3 miliardi di persone con meno copertura d'oro rispetto ai suoi rivali internazionali e regionali. Di conseguenza la Cina non ha ancora finito d'accumulare oro fisico.

Lo scopo della Cina, infatti, è quello di scalzare il dollaro come moneta di riserva mondiale e per farlo deve fare come gli Stati Uniti fecero con la sterlina: avere oro. Probabilmente potremmo vedere una Bretton Woods 2.0, ma non un gold standard. Significherebbe la fine delle manipolazioni dei pianificatori centrali. Per il momento la Cina è diventata il punto di riferimento nel mercato dell'oro asiatico dopo l'avvio dello Shanghai Gold Exchange, cercando di togliere porzioni di controllo all'Occidente che attraverso i mercati di Londra e New York hanno avuto voce in capitolo nel mercato mondiale dell'oro. Ma al momento la Cina non è ancora pronta. Come detto sopra, le sue riserve d'oro non sono ancora sufficienti per permetterle d'essere considerata un punto di riferimento a livello mondiale nel mercato dell'oro. Quindi se le manipolazioni all'interno del mercato dei metalli preziosi dovessero finire domani, la Cina vedrebbe andare in frantumi il suo piano.

Questa situazione è talmente imbarazzante che ancora fatico a capire come la maggior parte dei lettori ancora non l'abbia capito e si sorprenda dei movimenti di prezzo al ribasso dell'oro, dopo aver ponderato il caos economico e monetario che ha sotto gli occhi. Voglio dire, la Cina è la seconda economia del mondo e sarebbe a dir poco sconcertante scoprire che non ha abbastanza "potere economico" da poter sedere al tavolo di nazioni come Stati Uniti ed Europa. Se vuole giocare la carta di una nuova Bretton Woods per fare le scarpe al dollaro, deve avere abbastanza oro. Al momento ancora non è in tale posizione, quindi asseconderà le continue manipolazioni al ribasso sul prezzo dell'oro. Il punto è che l'attuale sistema finanziario è una polveriera pronta ad esplodere, a causa dell'enorme divario tra ricchezza reale e ricchezza cartacea.

L'oro ricopre ancora il ruolo di asset più sicuro in questo panorama e ogni investitore dovrebbe averlo nel proprio portfolio. Chiunque lo sta acquistando sperando che una qualche nazione dia di nuovo vita ad una sorta di gold standard, sta sbagliando di grosso. L'oro aumenterà significativamente di prezzo quando la prossima crisi di liquidità metterà in ginocchio la capacità di stati e banche centrali di farvi fronte. Ciò scatenerà una corsa senza precedenti tra investitori retail e persone comuni per convertire parte della propria ricchezza in oro al fine di preservarne l'integrità. Il paziente zero di questo aspetto è l'India dove il presidente Modi ha di recente demonetizzato i due terzi del circolante indiano. Ma più le repressioni da parte dello stato si fanno acute, più si acuiscono i "malanni economici" che si presume debbano curare. Nonostante varie leggi ad hoc nel corso del tempo per limitare l'offerta d'oro in India, non ultima quella di Modi che ha contribuito inizialmente ad abbattere il prezzo dell'oro spot, il contrabbando del metallo giallo è continuato a crescere e secondo il World Gold Council quest'anno arriverà a toccare le 160 tonnellate rispetto alle 100-120 dell'anno scorso.

Infatti la prima risposta da parte della popolazione al diktat di Modi è stato quello di affrettarsi per convertire rupie praticamente senza valore in oro. Non solo il prezzo dell'oro fisico in rupie è schizzato in alto, ma anche i premi per entrarne in possesso sono saliti. Nonostante i banchieri centrali indiani ed i funzionari statali trattino con superficialità l'oro considerandolo una reliquia del passato, la popolazione non la pensa allo stesso modo. Perché? Perché quando la fiducia arriva a zero, l'oro batte la carta.



IL BLUFF

In questo momento di calma innaturale dei mercati, le banche centrali sono riuscite in qualche modo a placare le acque turbinanti. Ciò è stato fatto calciando il barattolo e permettendo l'accumulo di nuovi errori economici. Gli inneschi di una potenziale crisi economica, infatti, si sono moltiplicati. Piuttosto che stabilizzare l'economia, è stato permesso alle bolle di continuare a sottrarre risorse economiche scarse dall'ambiente economico. Dalla bolla dell'olio di scisto a quella dei prestiti per studenti, l'economia statunitense, ad esempio, non è affatto uscita dal pericolo di recessione. Invece ha continuato a percorrere la strada della sconsideratezza col supporto della ZIRP della FED. I sussidi federali per i prestiti agli universitari è l'ennesimo esempio di come l'interventismo statale ha creato un mercato artificiale intorno al mondo delle università. In forza della grande domanda per prestiti e frequentare le università, queste ultime hanno aumentato le tasse per rispondere ai nuovi segnali di mercato.

Questo vuol dire anche la moltiplicazione di corsi di laurea inutili ai fini delle richieste del mondo del lavoro odierno, il quale, a causa dell'accoppiata tasse e burocrazia, necessita di quanta più pratica possibile per far fronte ai costi crescenti. I giovani, frequentando facoltà senza senso, usciranno dagli atenei senza essere in grado di svolgere un lavoro e incapaci di soddisfare la domanda delle aziende. Non è un caso, infatti, se al giorno d'oggi gli over 50 trovano lavoro più facilmente rispetto ai giovani. Hanno dalla loro anni di pratica ed esperienza. Cos'ha da offrire la maggior parte dei giovani che è rimasta parcheggiata per anni in una stanza a sentire blaterare un professore? Dal punto di vista pratico nulla. Quindi una volta finita l'università, i giovani, che più che altro rappresentano un costo per le aziende, o rimangono disoccupati oppure lavorano part-time. Senza dimenticare il fardello del ripagamento del loro prestito studentesco.

Quindi sono incapaci di formare una nuova famiglia e restano a vivere dai genitori, i quali, volenti o nolenti, devono sorbirsi la spesa di dover ripagare suddetto debito. Non solo, ma ciò che è peggio è che si vuole sotterrare ancora di più nel debito i giovani, fornendo loro ulteriori prestiti per permettere loro di farsi una vita fuori dal nido familiare!




In un mercato del lavoro così ingessato, le "soluzioni" per risolvere i problemi si dimostrano solamente un veleno peggiore. Non ultima quella di Trump per far fronte alla marea di giovani sommersi nel debito studentesco. Non è una novità in realtà, perché anche Obama ha iniziato a percorrere la stessa strada gravando sulle spalle di tutti i contribuenti americani circa $137 miliardi che non avrebbero dovuto sborsare. Proprio così, la presunta soluzione ad un problema creato dallo stesso governo, è trasformarsi da creditore a generoso ripagatore. Cioè, volendo trovare una soluzione ai numeri della disoccupazione in aumento a causa delle unità di lavoratori inattive a seguito dello scoppio delle precedenti bolle e non volendo lasciar scendere i salari nominali a livelli di mercato, ha pensato bene d'incentivare i futuri lavoratori a parcheggiarsi nelle università. Risultato: aumento del debito generale, aumento dei costi del lavoro, una pletora di giovani incapaci di svolgere un lavoro. La cancellazione parziale del debito studentesco non lo fa scomparire, perché la garanzia alla base, lo studente, non può essere pignorata; quindi l'ammontare da pagare viene trasferito alla fiscalità generale.

Ma questo non è il solo esempio di disastro economico causato dell'interventismo centrale nell'economia, poiché ci sono anche altre bolle come quella nei prestiti per automobili, quella reflazionata nel settore immobiliare, quella nelle azioni, e quella nei titoli di stato – la madre di tutte le bolle peggiore di quella immobiliare scoppiata nel 2007. Questo perché da essa dipendono molti investitori istituzionali che negli ultimi anni hanno fatto incetta di tale cartaccia obbligazionaria, ma diversamente dagli anni addietro la curva dei rendimenti è stata inevitabilmente schiacciata dalla Gigantesca Offerta d'Acquisto scatenata dalle principali banche centrali del mondo. Questo ha creato una fame artificiale per rendimenti decenti che ha costretto suddetti investitori (banche commerciali, fondi del mercato monetario, fondi pensione ed assicurazioni) a rincorrere trade sempre più rischiosi per portare a casa a fine anno, come minimo, un bilancio in pareggio. Ad oggi, i decennali della maggior parte delle nazioni sul pianeta, rendono un errore di arrotondamento. Inutile ripetere come questa situazione equivalga a darsi la zappa sui piedi da parte dei pianificatori monetari centrali.

Apriamo una breve parentesi sull'Italia.




L'Italia è una delle nazioni più indebitate al mondo, infatti ha preso in prestito più di €2,000 miliardi e il suo rapporto debito/PIL va oltre il 130%. Nonostante le ultime notizie provenienti dall'Istat che danno la crescita del PIL per l'anno prossimo ad uno +0.8%, tale approssimazione di crescita economica è assolutamente fuorviante. Oltre a rappresentare una misura strettamente collegata alla crescita dell'ammontare del denaro in circolazione, essa include un parametro distorcente: la spesa pubblica. In Italia, quest'ultima ammonta ad un enorme 50+% del PIL. Un rapporto più accurato debito/PIL escluderebbe la spesa pubblica dalla produzione economica.

Come abbiamo visto nel precedente articolo di questa serie, "Sulla scia di una perdita di fiducia: potenziali inneschi", il mercato interno italiano è in stagnazione e il commercio a livello globale s'è raffreddato. Impossibile basarsi su ulteriori entrate fiscali per compensare la spesa pubblica. Quindi l'unica alternativa è il deficit di bilancio e l'emissione di ulteriori bond, ovvero, più sottrazione di risorse economiche scarse dal settore privato produttivo. Eppure i rendimenti dei titoli di stato italiani sono trattati ai minimi storici. È una situazione bizzarra e perversa. Non solo, ma oltre €1,000 miliardi di obbligazioni italiane ha rendimenti negativi. Follia!

Dati i rischi connessi a prestare denaro ad uno stato italiano praticamente in bancarotta, i rendimenti dei titoli di stato italiani dovrebbero essere ai massimi di tutti i tempi. E invece no. Ma i nodi stanno venendo al pettine, lentamente, soprattutto in considerazione dell'ultimo referendum e l'Italia è giunta ad una biforcazione. O la BCE modificherà il suo programma di QE per inglobare nel suo bilancio più titoli di stato italiani. (Ciò creerà un precedente che anche altre nazioni potranno sfruttare.) Oppure l'Italia dovrà dovrà riconoscere il suo palese fallimento. Una brutta notizia per gli eurocrati, una buona notizia per la libertà.

Quindi far perdurare la politica della ZIRP, o peggio quella della NIRP, non farà altro che inoculare più veleno che infine porterà alla morte dell'attuale sistema finanziario. Sebbene abbia portato una parentesi di stabilità all'interno dell'ambiente economico bisogna chiedersi: a che prezzo? Al prezzo di un maggiore dolore economico da sopportare in futuro. Più di $10,000 miliardi di debito pubblico a livello mondiale ha oggi rendimenti negativi. Questo significa che la fame per rendimenti decenti si sta diffondendo a macchia d'olio e renderà praticamente difficile alle banche centrali gestire una crisi "improvvisa" di fiducia. Ecco perché la FED, così come anche le altre principali banche centrali, sono rimaste intrappolate nelle loro stesse politiche e non possono in alcun modo normalizzarle pena una cascata di fallimenti di tutte quelle realtà che fino ad adesso hanno goduto e gozzovigliato con la manna monetaria elargita dai banchieri centrali. Il loro presunto "effetto ricchezza a cascata" si trasformerà in un "effetto fallimenti a cascata".




Non è un caso se da quando è entrato in vigore il tapering, la FED non ha ceduto a titolo definitivo i bond acquistati nel corso dei vari QE, bensì li ha prestati al settore bancario commerciale attraverso il reverse repo facility. In quella che è, essenzialmente, una partita di giro che riporterà liquidità in suddetto settore quando scoppierà la prossima crisi e farà ritornare nel bilancio della FED suddetti bond. Perché è sicuro che ci sarà una crisi di liquidità, perché i flash crash di cui ho parlato nel precedente articolo di questa serie, non faranno altro che cancellare quel denaro creato artificialmente attraverso la riserva frazionaria del settore bancario commerciale e scatenare una temporanea scarsità di dollari, rafforzata anche da quelle nazioni che cercano d'entrare in possesso di dollari per smorzare la fuga di capitali presente sul loro territorio.






PROSPETTIVE FUTURE

In base alle considerazioni finora esposte, come si potrebbe muovere il prezzo dell'oro nel prossimo futuro? La settimana prossima la FED dovrebbe procedere al fatidico rialzo dei tassi e se la storia può esserci d'aiuto, l'anno scorso, quando i Fed Funds videro un aumento di 25 bps, l'oro sperimentò un deciso rally mentre le azioni sprofondarono. Allo stesso modo, i prezzi videro un calo da $1,300 a gennaio 2015 fino ad un minimo di $1,050 a dicembre 2015. Adesso siamo tornati quasi nelle stesse condizioni.




Inoltre, a parte l'influenza che possono avere i grossi player sulle decisioni della maggior parte degli investitori, nel corso degli ultimi anni i pianificatori monetari centrali hanno praticamente spinto legioni di investitori retail ed istituzionali a possedere titoli ad alto rischio a causa della fame per rendimenti decenti. Non scordiamoci che l'attuale panorama economico, "stabilizzato" con la stampante monetaria, è figlio delle stesse politiche che hanno partorito il crash del 2008. L'economia mondiale è praticamente circondata dalla nebbia dell'ingegneria finanziaria, la quale nasconde una ponderazione congrua del rischio e una determinazione onesta dei prezzi, impedendo una stabilità a lungo termine dell'economia.

E nonostante l'iniziale apprezzamento per il piano infrastrutturale di Trump, come se le infrastrutture d'America stessero cadendo a pezzi, i mercati scopriranno che si tratterà dell'ennesimo piano keynesiano di stimolo fiscale che non condurrà a niente. La chiave per ripristinare la prosperità economica non passa per un programma di finanziamento delle infrastrutture, come ha invece insistito Donald Trump. Ciò si tradurrà in uno spreco di capitale, investimenti improduttiva, ridotta efficienza economica e un settore pubblico abnorme.

Bisogna puntare gli occhi sulla banca centrale. Finché non verrà eliminata la massiccia intrusione della FED, ad esempio, nei mercati finanziari, attraverso l'abolizione del Federal Open Market Committee e dei suoi obiettivi di politica, non ci sarà speranza di riaccendere il vigore e la crescita del capitalismo negli Stati Uniti e nel mondo. Infatti è una sicurezza che l'obiettivo d'inflazione al 2% farà schiantare le speranze dei banchieri centrali per un ambiente economico stabile.

Alla fine otterranno quello che vogliono, ma a causa delle distorsioni messe in campo finora, andrà fuori controllo; e con tassi d'interesse nominali soppressi artificialmente, questo significa tassi d'interesse reali negativi. Con tale assetto i prezzi dell'oro e delle azioni delle aziende minerarie inizieranno a risalire. Non escludo, infatti, lo stesso pattern di prezzo visto alla fine del 2015. Quindi entro la fine del primo trimestre dell'anno prossimo potremo benissimo vedere un prezzo dell'oro a $1,400 l'oncia.

I mercati mondiali stanno esultando davanti alla possibilità di uno stimolo fiscale. Presto dovranno correggere il tiro, quando sarà evidente anche ai drogati di denaro fiat come si stia solamente cercando di defibrillare un cadavere economico.



CONCLUSIONE

Il presente articolo è andato a completare la serie composta da altri due, i quali hanno cercato di spiegare ai lettori perché la merce più commerciata al giorno d'oggi sia la fiducia (Sulla scia di una perdita di fiducia) e come il suo iperinflazionamento porterà al crollo a cascata di entità economiche culminante col reset dell'attuale sistema finanziario (Sulla scia di una perdita di fiducia: potenziali inneschi). In questo contesto l'oro tornerà ad essere protagonista, poiché esso rappresenta l'asset per eccellenza per un buon hedging. Il recente ribasso del prezzo è stato trainato dalla vendita di ETF legati ai metalli preziosi, mentre la domanda di oro fisico è stata costante, anzi è addirittura aumentata.




Al giorno d'oggi l'oro fisico rappresenta ancora una minima parte degli asset presenti nel portfoli mondiali, infatti la memoria storica del suo utilizzo come merce di scambio s'è persa nel flusso del tempo. Esso è ancora abbastanza demonetizzato da non rappresentare una minaccia per gli stati mondiali, quindi non c'è pericolo di confisca. Almeno non ancora. Ma la Svizzera si sta preparando a questa eventualità. Dopo tutto, le banche centrali sono diventate acquirenti nette di oro fisico. A che pro lo starebbero accumulando quando è solo una reliquia barbarica? Se è davvero tanto disprezzato e inutile, perché le banche centrali non sono venditrici nette di oro? Perché quando i nodi vengono al pettine, l'oro fisico batte la carta.


10 commenti:

  1. Finalmente il grande articolo che aspettavo ... i miei piu grandi complimenti Francesco per l'accuratezza delle spiegazioni !

    RispondiElimina
  2. Mentre i bonsai italici discutevano in massa a proposito del risultato del rito religioso meglio noto alle cronache come referendum calcistico, il sottoscritto - il giorno successivo l'evento - dava un'occhiata ad un sito notoriamente complottista, giusto per dare credito ad un pensiero che lo assillava da giorni.

    Tale pensiero recitava più o meno come segue:
    "Ma stai a vedere che proprio durante la partita Italia contro Italia qualche manina..."
    http://www.zerohedge.com/news/2016-12-05/gold-double-slammed-traders-puke-35-billion-notional-through-futures-markets

    Riccardo Giuliani

    RispondiElimina
  3. Mi associo....grazie davvero

    RispondiElimina
  4. L'unico leggero problema di tutta l'equazione è che non c'è la possibilità di conoscere quanto oro ci sia in giro, e quanto i vari soggetti del mercato ne detengano.

    Ci sono molte stime, ma potrebbero essere fallate anche di un fattore 10, e non ci sarebbe modo di saperlo.

    Il fatto però che le vendite continuino ad aumentare, ed il tutto senza shortage (a parte per brevissimi momenti, cosa che può essere dovuta agli approvvigionamenti), fa intuire che ci sia molto più oro di quel che si supponga.

    RispondiElimina
  5. I seguenti grafici rappresentano i possedimenti esteri della cartaccia obbligazionaria dello zio Sam. Le banche centrali estere, nell'ultimo anno, hanno venduto circa $400 miliardi di Treasuries. Questo significa che gli stati esteri stanno facendo "call" alla stabilità degli Stati Uniti (soprattutto la Cina). Attenzione adesso, perché il neo-presidente USA ha parlato di una nuova spesa per infrastrutture da circa $500 miliardi. Visto che ha in programma agevolazioni fiscali varie e tagli di tasse, il lato delle entrate rimarrà costante (anzi, probabilmente scenderà visti i dati provenienti dalle ritenute d'acconto). Questo significa che verranno pompate le uscite.

    Chi finanzierà lo zio Sam ora che le obbligazioni sovrane USA non creano tanto appetito all'estero e la FED, si suppone, stia "rialzando" i tassi e sgonfiando il proprio bilancio? Gli investitori istituzionali (es. banche centrali estere, fondi sovrani, fondi di riserva, hedge fund, ecc.) hanno ceduto la cosiddetta patata bollente, poiché anch'essi in difficoltà finanziarie per altre bolle (come quella dell'olio di scisto), controlli di capitali e svalutazioni (es. PBOC) e deficit di bilancio da colmare (es. Arabia Saudita), agli investitori retail. Ma negli ultimi tre mesi questo trend s'è invertito, soprattutto per paura che BCE e BOJ possano iniziare a restringere la loro posizione monetaria. Quindi anche gli investitori retail hanno iniziato a vendere, con un record di vendite a settembre ammontante a $31 miliardi e ad ottobre a $18 miliardi.

    Quindi chi comprerà? Chi sosterrà lo stimolo fiscale di Trump? Come ho detto in questo articolo, la forza del dollaro è temporanea.

    RispondiElimina
  6. Oltre all'oro, non fatevi sfuggire l'occasione rappresentata dal Bitcoin, sia dal punto di vista della protezione del proprio portfolio sia per sfuggire ai controlli di capitale.

    RispondiElimina
  7. Nuovo All Time High per Bitcoin, a quota quasi 900€.

    Se abbiamo un grimaldello per far crollare la baracca, è probabilmente proprio quello.

    RispondiElimina
  8. Ed eccoci che questi cialtroni vengono allo scoperto: EU to boost border checks on cash, gold to tackle "terrorism financing".

    Lo stato è sempre disposto a creare baubau fuori dal nulla per implementare quelle politiche che più andranno ad influenzare ed imbrigliare le azioni degli attori di mercato. Non potendoli controllare direttamente, cerca di farlo indirettamente puntando sulla merce più commerciata, ovvero, il denaro. Sì, sebbene demonetizzato, l'oro continua a d essere denaro e riserva di valore. Sì, sebbene sia nato da poco, il Bitcoin è denaro ed una riserva di valore. Lo stato ed i pianificatori centrali temono tutto ciò che possa rappresentare una minaccia al loro potere e allo status quo. L'oro è l'asset più odiato dallo stato e dai pianificatori centrali perché rappresenta la libera scelta degli individui e le pastoie ai loro schemi clientelari. Il Bitcoin sta iniziando a rappresentare la stessa minaccia su scala maggiore: anonimato.

    Non sottovalutate lo stato. Il cane idrofobo in cui si sta trasformando azzannerà tutto e tutti per di rimanere in vita un giorno in più. Ma non spaventatevi, bensì preparatevi.

    RispondiElimina
  9. Più che per l'anonimato, il valore maggiore di Bitcoin è quello di non poter essere sequestrato e poter essere spostato da una parte all'altra del globo senza restrizioni, con tempi e costi ridicoli.

    BTW, 930€ and pumping!

    (occhio alla correzione che quando arriva sarà probabilmente pesante...)

    RispondiElimina
  10. https://blockchain.info/tx/44d8bc2055a6793cc83090b0d5fdc6215e939124b464ad1a2d306df67e69ccd2?show_adv=false

    5000 btc transati in un solo colpo. Notate l'ammontare della commissione.

    RispondiElimina