lunedì 20 giugno 2016

Trump ha ragione — È tempo d'abbandonare la NATO





di David Stockman


Se volete sapere il motivo per cui abbiamo un debito pubblico da $19,000 miliardi e una struttura fiscale che porterà questa cifra già sconcertante a $35,000 miliardi e al 140% del PIL entro un decennio, vi basta considerare l'ultima rissa in campagna elettorale. Cioè, le urla di incredulità in risposta al suggerimento sensato di Donald Trump: gli europei dovrebbero accollarsi i costi della propria difesa.

Il fatto è che la NATO è stata uno spreco obsoleto per 25 anni. Ciononostante gli abitanti della Città Imperiale non sembrano aver capito che l'Armata Rossa è sparita; e che l'impero sovietico, che aveva a suo servizio 410 milioni di anime, è scomparso dalle pagine della storia nel dicembre 1991.

Ciò che rimane è un cumulo di macerie — 145 milioni di vecchi alcolizzati russi che vivono in quella che è sostanzialmente un'economia mondiale da terzo mondo in fallimento. Putin e i vari magnati russi sembravano vivere nel lusso e diffondevano una patina di sfarzo intorno a Mosca e San Pietroburgo. Ma questo era tutto dovuto al boom una tantum di petrolio, gas, nichel, alluminio, fertilizzanti, acciaio e altre materie prime e materiali industriali trasformati.

Detto in altro modo, l'economia russa è una patch di petrolio e minerali con un PIL equivalente all'area metropolitana di New York. E questo è il suo tallone d'Achille.

Il boom globale delle materie prime alimentato dalle banche centrali è finito. Man mano che il nuovo ciclo di deflazione sommergerà il mondo e comprimerà ulteriormente i prezzi delle materie prime e i relativi profitti, l'economia russa andrà in bancarotta; s'è già ridotta di quasi il 10% in termini reali, e ce ne vorrà prima che la discesa finirà.

Il fatto evidente è che la Russia è un'economia debole e non c'è il minimo rischio per la sicurezza degli Stati Uniti. Nessuno. Nichts. Nada. Niente.

La sua spesa per la difesa nazionale è pari a circa $50 miliardi, ma durante l'anno in corso $35 miliardi andranno alle Forze Armate russe. Stiamo parlando di circa tre settimane di spesa del Pentagono!

Anche data la sua capacità non-esistente, resta la questione delle intenzioni ostili e delle azioni aggressive. Ma come precisato qui di seguito, non esiste niente di tutto ciò. Tutta la demonizzazione di Putin si basa su una falsa narrazione derivante da un singolo evento.

Vale a dire, il colpo di stato del febbraio 2014 a Kiev contro il governo costituzionalmente eletto dell'Ucraina, è stato organizzato, finanziato e catalizzato dall'apparato Washington/NATO. Putin ha attuato azioni difensive in risposta, perché questa provocazione estremamente stupida e illegale rappresentava una minaccia per gli interessi vitali nel suo cortile di casa.

Il governo apertamente ostile insediato a Kiev ha minacciato di entrare nella NATO, perseguitare la minoranza di lingua russa in Ucraina orientale, rinunciare ai suoi obblighi finanziari multi-miliardiari nei confronti di Mosca e mettere in pericolo gli accordi per il porto di Sebastopoli (Crimea). Quest'ultimo ha rappresentato l'ancora storica della sicurezza nazionale della Russia sotto zar e commissari simili.

Inoltre il colpo di stato ordito da CIA, Dipartimento di Stato e dalla cosiddetta Endowment for Democracy mentre Putin badava ai fatti suoi alle Olimpiadi di Sochi, brulicava di seguaci del "Right Sector". Quest'ultimo è un movimento fascista che considera "eroe nazionale" un collaboratore nazista della seconda guerra mondiale, Stepan Bandera.

Proprio così. Il nuovo primo ministro imposto dall'Assistente Segretario di Stato degli Stati Uniti, Victoria Nuland, e dai neocon, faceva parte di una cabala neo-nazista.

Inoltre, senza la sollecitazione di Washington e gli incitamenti bellicosi della NATO, l'Europa non avrebbe affatto bisogno di un'alleanza militare. A parte il conflitto fabbricato e inutile contro la Russia, l'Europa non ha nemici con un'economia industrializzata; non ha bisogno di spendere $250 miliardi, o il 2% del PIL, per la difesa.

Il confronto con la Russia, compresa la follia economica delle sanzioni anti-Putin, è l'opera di una macchina da guerra e dei suoi ausiliari burocratici che sono andati molto oltre la loro data di scadenza. Vale a dire, la "minaccia russa" è inventata da generali, ammiragli, spie, diplomatici e altri burocrati della sicurezza nazionale, che altrimenti sarebbero a corto di potere, posti di lavoro e soprattutto in pensione.

Naturalmente i rivali del GOP di Trump sono strisciati fuori dalle loro spelonche ululando indignati non appena hanno sentito nominare la NATO. Non a caso il governatore Kasich ha detto che Trump "aveva torto", e poi ha inanellato una serie di stupide frasi:

Dobbiamo assicurarci di rafforzare la NATO, dobbiamo fare in modo che (il presidente russo Vladimir) Putin capisca che armeremo gli ucraini in modo che combattano per la libertà ", ha detto Kasich ad Anderson Cooper. "Abbiamo bisogno della NATO. La NATO è importante; tutti vogliamo che riesca a fare di più."

Qualcuno dovrebbe dirgli che i politici nazionalisti e cripto-nazisti e gli oligarchi ladri che hanno sequestrato il governo ucraino, sono una sorta di "combattenti per la libertà" del fine settimana.

Ma Ted Cruz è un altro discorso. Quando si tratta di politica estera, questo tipo è semplicemente fuori di testa. È talmente pieno di ideologia neocon che trasuda bile sciovinista:

"È stato obiettivo della Russia per decenni, è stato obiettivo di Putin, rompere la NATO. Quello che Donald Trump sta dicendo è che dovremmo arrenderci unilateralmente alla Russia e a Putin, dare a Putin una grande vittoria politica estera rompendo la NATO e abbandonando l'Europa."

Inutile dire che non c'è nemmeno un punto preciso in questa affermazione. La verità è l'opposto. E ciò inizia con la promessa di George H. Bush a Gorbaciov del 1989: in cambio della sua acquiescenza alla riunificazione della Germania, la NATO non si sarebbe ampliata di "un singolo pollice".

La NATO avrebbe dovuto dichiarare la vittoria ed essere smembrata. Il bilancio della difesa sarebbe dovuto essere drasticamente ridotto alla semplice difesa interna, perché non c'erano più stati industrializzati nemici a livello globale.

Ovviamente la promessa del Vecchio Bush venne cestinata da Bill Clinton a metà degli anni '90. Sembra che la sua rielezione fosse stata minacciata da accuse d'essere troppo morbido dal punto di vista della difesa. Quindi la sua soluzione fu quella d'invitare la Polonia, gli stati baltici e gran parte del resto del Patto di Varsavia, ad aderire alla NATO.

Quella che doveva essere un'alleanza di 15 nazioni venne trasformata in un "Banda dei 28", che praticamente circondava la Russia. A parte il conflitto dopo il colpo di stato ucraino e la lotta in Georgia tra Mosca e un truffatore locale, non c'è mai stato alcun conflitto.

Nel corso dei 15 anni al potere dal 1999 al febbraio 2014, Putin non ha dimostrato alcun desiderio di voler inglobare le popolazioni non-russe. E sin da allora ha messo in chiaro, attraverso l'accordo di Minsk, che egli sostiene un governo indipendente in Ucraina — a condizione che vengano implementate le legittime richieste della regione del Donbass di lingua russa.

Né vi è uno straccio di prova che Mosca stia per invadere gli stati baltici o la Polonia, per non parlare del resto d'Europa.

La Crimea ha fatto parte della Russia sin dal 1783, quando Caterina la Grande la comprò dai turchi. Da allora in poi ha reso Sebastopoli il porto di partenza per la Grande Flotta del Mar Nero, baluardo fondamentale della sicurezza nazionale della Russia.

Nei 171 anni successivi la Crimea è stata parte integrante della Russia — un arco che supera i 166 anni che sono trascorsi sin da quando la California venne annessa in questo continente, fornendo in tal modo alla Marina degli Stati Uniti la propria porta d'acqua a San Diego.

Sebbene forze straniere non abbiano invaso le coste della California, non furono i fucili, l'artiglieria e il sangue ucraini che nel 1854 annientarono la carica della Brigata della Luce nella città di Balaclava in Crimea; furono i patrioti russi che difesero la patria da turchi, europei e britannici.

Infatti il ritratto del cosiddetto "eroe russo" appeso nell'ufficio di Putin è quello dello zar Nicola I. Il suo brutale regno trentennale ha portato l'impero russo al suo apice storico, ma, ironia della sorte, è venerato nell'agiografia russa per un altro motivo — cioè, come difensore della Crimea, anche se perse la guerra del 1850 con gli ottomani e gli europei.

Quando Franklin Roosevelt arrivò a Yalta (Crimea) nel febbraio 1945, sapeva di trovarsi nella Russia sovietica.

Per cementare il suo controllo sul Cremlino nella lotta per la successione dopo la morte di Stalin, Nikita Kruscev avrebbe trascorso 15 minuti a rivedere il suo "dono della Crimea" ai suoi subalterni a Kiev, in onore della decisione dei loro antenati 300 anni prima di diventare vassalli della Russia.

Quindi la Crimea è diventata parte dell'Ucraina durante l'era sovietica a metà degli anni '50. Eppure la sua riannessione — con un voto favorevole del 90% nel referendum — dopo le provocazioni del febbraio 2014, è diventata la base per (quasi) riaccendere la guerra fredda.

Inoltre il fatto che la Crimea e il vicino cuore industriale del Donbas siano di lingua russa, non è qualcosa di "inventato" da Putin. È un fatto che è scritto nel sangue da 85 anni.

Negli anni '30 Stalin popolò la regione orientale (Donbas), spina dorsale dell'Unione Sovietica per quanto riguardava carbone, acciaio, macchinari e prodotti chimici, con russi trapiantati. Sapeva che i kulaki ucraini, che aveva liquidato a milioni durante la sua catastrofica campagna di collettivizzazione forzata, stavano ribollendo d'odio nei confronti del regime rosso di Mosca e che non sarebbero rimasti sottomessi ancora a lungo.

Nel 1943 i nazionalisti ucraini di Kiev e delle regioni occidentali si unirono alla Wehrmacht nazista nel suo cammino verso Stalingrado, uccidendo ebrei, polacchi e comunisti a decine di migliaia mentre marciavano verso est; e dopo che l'Armata Rossa infine ruppe l'assedio più sanguinoso della storia, i russofoni del Donbas si unirono all'Armata Rossa nella sua marcia di ritorno in Germania, uccidendo stavolta gli ucraini nazisti a decine di migliaia per rappresaglia.

Quindi tutte le mistificazioni di Washington sull'Ucraina sono radicate nell'ignoranza storica. L'attuale fiammata di questa tragica storia è stata innescata dal colpo di stato di Victoria Nuland; non dalla presunta aggressività di Putin!

E questo ci riporta alla domanda iniziale. Che tipo di ragionamento contorto può sostenere che l'aggregazione di Albania, Croazia, Estonia, Slovacchia e Slovenia all'alleanza obsoleta della NATO, possa aggiungere una virgola di sicurezza e protezione ai cittadini di Lincoln NE, Spokane WA o Worcester MA?

Si tratta solo dell'inerzia terribile di una macchina da guerra che ha affondato i suoi tentacoli in profondità nell'economia e nel processo di governance politica della nazione.

Dopo la caduta del muro di Berlino nel novembre 1989 e la morte dell'Unione Sovietica due anni dopo, quando Boris Yeltsin mandò in pensione i carri armati dell'esercito rosso di fronte alla versione russa della Casa Bianca a Mosca, s'è concluso un periodo buio della storia umana.

Il mondo aveva aderito ad una guerra globale durata 77 anni, innescata dalla mobilitazione degli eserciti europei nell'agosto 1914. Se si desidera contare i morti, sono state uccise 150 milioni di persone dalla Grande Guerra fino alla fine della Guerra Fredda.

Vale a dire, l'8% della razza umana è stata spazzata via durante suddetto periodo. Il pedaggio ha compreso la follia della guerra di trincea durante il 1914-1918; i regimi sanguinari del totalitarismo sovietico e nazista, sorti dalle ceneri della Grande Guerra e di Versailles; e poi la carneficina della seconda guerra mondiale e di tutte le altre guerre minori, incluse le invasioni nella Guerra Fredda tra cui la Corea e il Vietnam.

La fine della Guerra Fredda ha significato che la pace nel mondo era finalmente a portata di mano, ma 25 anni dopo non c'è ancora pace perché Washington ha confuso la storia.

In realtà, il Partito della Guerra radicato nella capitale della nazione è strabordante interessi economici e perversioni ideologiche che garantiscono una guerra perpetua; assicurano sprechi senza fine per armamenti; diffondono morte e sofferenza a causa delle tecnologie belliche del XXI secolo; e da questa morte e sofferenza ha origine il contraccolpo terrorista.

Quindi c'era ancora una minaccia per la pace in agguato sulle rive del Potomac dopo 77 anni di guerra globale. Il grande generale e presidente, Dwight Eisenhower, nel suo discorso d'addio alla carica aveva definito questa minaccia il "complesso militare/industriale", ma questa parte memorabile del suo discorso è stata omessa da coloro che gli scrivevano i discorsi, i quali eliminarono la parola "congressuale" in un gesto di cortesia al ramo legislativo.

Quindi ripristinate il riferimento cancellato di Ike, metteteci dentro i guerrieri del fine settimana di Capitol Hill, aggiungeteci i ficcanaso nella Beltway che costituivano i rami della flotta della Guerra Fredda (CIA, Stato, AID, ecc.), e il cerchio è completo. Stiamo parlando della macchina da guerra e dell'egemonia imperiale più impressionanti sin da quando le legioni romane cavalcavano la maggior parte del mondo civilizzato.

In una parola, la vera minaccia per la pace è stata la Pax Americana post-1990.

Infatti negli ultimi 25 anni Washington ha totalmente ignorato che la pace era possibile alla fine della Guerra Fredda. Oggi la Città Imperiale è tanto inetta, maldestra e sanguinaria, come lo furono Berlino, Parigi, San Pietroburgo, Vienna e Londra nell'agosto del 1914.

Oggi non c'è pace sulla Terra soprattutto a causa della Città Imperiale — non a causa di Mosca, Pechino, Teheran, Damasco, Mosul o addirittura Raqqa. Quest'ultima è diventata una minaccia globale a causa di ciò che non è accaduto nel 1991.

Bush senior avrebbe dovuto dichiarare "missione compiuta" e tagliare il budget del Pentagono da $600 miliardi a $200 miliardi; smobilitare il complesso militare/industriale, mettendo una moratoria su tutte le vendite di nuove armi, appalti ed esportazioni; sciogliere la NATO e smantellare la rete di basi militari statunitensi all'estero; diminuire le forze armate statunitensi da 1.5 milioni a poche centinaia di migliaia; e organizzare e condurre una campagna di disarmo mondiale, come fecero i suoi predecessori repubblicani negli anni '20.

Purtroppo nessuna di queste possibilità è mai entrata nei pensieri della Città Imperiale. Ciononostante mettere in discussione la NATO è in realtà un buon modo — seppur tardivo — di riproporre le domande che sono state sepolte dopo il 1991.

Non c'è da sorprendersi se il Partito della Guerra a Washington abbia accolto l'impertinenza di Donald Trump con disprezzo rabbioso.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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