venerdì 10 giugno 2016

La saggezza di Adam Smith per i nostri tempi





di Richard Ebeling


La costante crescita della spesa pubblica, della tassazione e della regolamentazione degli affari economici negli Stati Uniti e in molte altre parti del mondo, ha sollevato nuovamente la questione fondamentale del controllo politico e dell'intervento sul mercato. Il 5 giugno scorso è stato il 293° compleanno del famoso economista scozzese Adam Smith, e forse val la pena di ricordare le sue intuizioni sulla superiorità del libero mercato rispetto alla mano pesante dello stato.

Adam Smith è nato il 5 Giugno 1723 nel piccolo villaggio di Kirkcaldy, Scozia. Lo crebbe la madre dopo che il padre morì quando lui aveva solo due mesi di vita. Smith avrebbe potuto avere un futuro diverso quando all'età di quattro anni venne rapito da una banda di zingari. Fortunatamente per il genere umano venne formato un drappello di persone e fu salvato.

Era notoriamente distratto. Una volta cadde in un pozzo al lato della strada, mentre conversava animatamente con un amico. In un'altra occasione si fece una bevanda a base di pane e burro e dichiarò che fosse il tè peggiore che avesse mai preparato.

Smith fu professore di filosofia morale per più di dodici anni presso l'Università di Glasgow (1751-1763). Lasciò l'università per servire come precettore del figlio di un nobile inglese per tre anni, dopo di che venne premiato con una pensione privata che gli diede il tempo di lavorare sul libro di cui è più famoso, "Indagine sulla Natura e sulle Cause della Ricchezza delle Nazioni."

"La Ricchezza delle Nazioni" venne pubblicato nel marzo 1776, pochi mesi prima della firma della Dichiarazione d'Indipendenza Americana nel luglio del 1776. Se i Padri Fondatori americani articolarono nella loro Dichiarazione il caso politico in favore della libertà individuale, Adam Smith presentò la tesi complementare in favore della libertà economica e della libera d'impresa.



Un “sistema di libertà naturale”

Un motivo per scrivere il libro era quello di confutare il sistema allora esistente di controlli e regolamenti statali pervasivi, noti come mercantilismo. Adam Smith dichiarò che se fosse stata abrogata l'interferenza statale nel mercato, sarebbe sorto al suo posto quello che definì un "sistema di libertà naturale".

Ogni individuo, fino a quando non violava le "leggi della giustizia" – il rispetto per il diritto di ogni persona alla vita, alla libertà e alla proprietà acquisita in modo onesto – sarebbe stato "lasciato perfettamente libero di perseguire il proprio interesse e di portare la sua industria e il suo capitale in concorrenza con quelli di qualsiasi altro uomo o gruppo di uomini."

Quali sono, dunque, le funzioni dello stato in questo "sistema di libertà naturale"? Adam Smith gli assegnò un piccolo insieme di competenze legate all'autorità politica.

In primo luogo, la difesa nazionale: la protezione contro gli attacchi aggressivi di altri paesi che minaccerebbero la libertà e la sicurezza dei cittadini;

In secondo luogo, la polizia e i tribunali: garantire ad ogni cittadino la vita, la libertà e la proprietà contro ladri e banditi, e risolvere le controversie che possono insorgere tra gli uomini;

E, in terzo luogo, la fornitura di un piccolo manipolo di "opere pubbliche" come strade, ponti, dragaggio dei porti e simili. Fatta eccezione per un paio di altre attività limitate e ristrette, secondo Adam Smith tutte le altre questioni sarebbero state lasciate alle scelte e alle decisioni degli individui.

Il sistema della libertà naturale concepito da Smith, di conseguenza, era molto vicino all'ideale laissez-faire di libero mercato.



I pericoli dell'ingegneria sociale

Aveva timore di estendere il controllo dello stato al di là di questi doveri ristretti, perché era facile che coloro che chiamava "uomini del sistema" abusassero del potere politico. Questi sono coloro che oggi chiameremmo "ingegneri sociali" o "pianificatori paternalisti", i quali presumono di avere una conoscenza superiore rispetto a quella di tutti gli altri.

L'ingegnere sociale considera i membri della società come delle semplici pedine sulla "grande scacchiera della società", da spostare a suo piacimento senza soffermarsi a pensare che ciascuna di queste "pedine" è viva, pensa, valuta e pianifica individualmente le proprie decisioni.

Come scrisse Adam Smith nel suo libro, "La Teoria dei Sentimenti Morali" (1759):

"L'uomo del sistema, al contrario, ritiene di essere molto saggio nella sua presunzione, ed è spesso così innamorato della presunta bellezza del proprio piano ideale di governo, che non riesce a concepirne la minima deviazione."

"Va avanti affinché possa essere implementato completamente e in tutte le sue parti, senza alcun riguardo né per i grandi interessi o per i forti pregiudizi che potrebbero opporvisi; sembra immaginare di poter essere in grado organizzare i diversi membri di una grande società con la stessa facilità con cui la mano organizza i vari pezzi su una scacchiera."

"Egli non ritiene che i pezzi sulla scacchiera possano avere un altro principio di movimento al di fuori di quello impresso dalla sua mano; ma nella grande scacchiera della società umana, ogni singolo pezzo ha un principio di movimento proprio, del tutto diverso da quello che il legislatore potrebbe scegliere d' imprimere su di esso."

Gli "uomini del sistema" si considerano superiori agli altri, e quest'ultimi devono conformarsi obbligatoriamente al loro progetto politico. Come osservò Smith:

"Insistere sull'applicazione di un'idea particolare nonostante tutte le opposizioni, significa dare sfoggio del più alto grado di arroganza. Significa erigere il proprio giudizio a standard supremo di giusto e sbagliato. Significa immaginarsi l'unico uomo saggio in tutto il Commonwealth, e per questo degno di essere ascoltato in tutto e per tutto."



La divisione del lavoro e l'associazione umana

Ma se gli stati e gli ingegneri sociali non devono pianificare e dirigere il come e il dove delle questioni economiche legate alla vita quotidiana degli attori di mercato, com' è possibile garantire la produzione di prodotti e servizi che la gente desidererà acquistare per soddisfare i propri desideri?

Adam Smith affermava che i rapporti economici della società non hanno bisogno di una guida e della mano dominante dello stato. Essi emergono naturalmente e spontaneamente, senza ordini politici o direttive politiche.

Grazie ai talenti e alle abilità intrinseche e acquisite delle persone, in ogni società è emerso un sistema di divisione del lavoro. La gente inizia a specializzarsi in quella che ritiene che sia la propria specialità produttiva e che ritiene di poterla creare comparativamente meglio rispetto agli altri; offrendo questo tipo di produzione a qualcun altro, si decide di entrare in possesso di altri oggetti che vengono prodotti comparativamente meglio da altri individui. Adam Smith lo spiegò così:

"È il motto di ogni padre prudente di famiglia: non tentare di fare qualcosa che gli costerà di più farla che comprarla. Il sarto non tenta di creare le proprie scarpe, ma le acquista dal calzolaio. Il calzolaio non cerca di crearsi i propri vestiti, ma si avvale dei servizi di un sarto. Il contadino non cerca di fare né l'uno né l'altro, ma si avvale dei servizi di queste due figure."

"Tutti loro trovano che sia meglio impiegare la loro industria laddove hanno un qualche vantaggio rispetto ai vicini, e utilizzare in un secondo momento la loro produzione, o parte della loro produzione, per acquistare quei prodotti che non riuscirebbero a creare da soli."

"Quella che viene definita prudenza nella conduzione degli affari familiari, difficilmente può essere definita follia quando pensiamo ad un grande regno. Se un paese straniero può fornirci una merce a prezzi più convenienti, meglio comprarla da loro con una parte dei prodotti della nostra industria in cui siamo migliori."




Interesse personale razionale e la “mano invisibile”

Questa divisione del lavoro crea una rete ineludibile d' interdipendenza umana in cui ognuno si specializza nella produzione di una piccola manciata di merci, e le utilizza come suo mezzo di pagamento per acquistare la produzione di altri.

Se questa rete di divisione del lavoro esiste e opera in un "sistema di libertà naturale", ogni uomo scoprirà presto che è nel proprio interesse usare le proprie attività in modi che miglioreranno le condizioni degli altri esseri umani, come mezzo più sicuro per raggiungere i propri obiettivi.

Proprio perché il "sistema della libertà naturale" esclude la violenza, il furto o la frode, l'unico modo in cui ogni individuo può acquisire da altri ciò che desidera è usare le proprie conoscenze, abilità e risorse affinché gli permettano di produrre e offrire agli altri ciò che desiderano ed entrare infine in possesso, attraverso lo scambio, di quello che voleva in primo luogo.

Così, anche se non è sua intenzione migliorare le condizioni di vita degli altri, è nell'interesse di ogni individuo dedicare i suoi sforzi per servire i bisogni di questi altri, come un mezzo per raggiungere i propri fini. E, in tal modo, l'effetto cumulativo per la società, sosteneva Adam Smith, era che i prodotti più apprezzati venivano creati e offerti sul mercato.

Questi risultati erano di gran lunga superiori a qualsiasi tentativo da parte del potere politico di orientare la produzione in varie direzioni. L'autorità politica non possiede né la conoscenza, né la sapienza, né la capacità di farlo meglio di ogni singolo individuo, il quale ha più familiarità con le condizioni e le opportunità che lo circondano.

Così, come se mosso da una "mano invisibile", ogni individuo è condotto dal proprio guadagno personale al miglioramento delle condizioni degli altri nella società. O come disse notoriamente Adam Smith:

"Ogni individuo si sforza al massimo per impiegare il capitale a sostegno dell'industria nazionale, e così la dirige verso una produzione di più grande valore; ogni individuo si sforza per rendere il fatturato annuo della società il più alto possibile."

"Generalmente non si propone di promuovere l'interesse pubblico, né sa quanto lo stia promuovendo. Dirigendo l'industria in modo tale, i suoi prodotti acquisiranno un maggiore valore, ma egli penserà principalmente al suo guadagno, ed è qui, come in molti altri casi, che viene guidato da una mano invisibile affinché promuova un fine che non è parte della sua intenzione."



Allo stato manca la conoscenza per pianificare la società

Non solo questo miglioramento non intenzionale della condizione umana porta ogni individuo a seguire il suo interesse nell'arena del mercato, ma Adam Smith lo riteneva di gran lunga superiore a qualsiasi tentativo da parte del potere politico di pianificare e imporre un ordine sulle azioni dei membri della società.

Facendo eco ai suoi avvertimenti precedenti sull'ingegnere sociale, il cosiddetto "uomo di sistema", Smith disse:

"Perseguendo il proprio interesse [l'individuo] spesso promuove quello della società in modo più efficace di quando intenda davvero promuoverlo. Non ho mai visto una cosa simile fatta da coloro che si interessano al commercio per il bene pubblico. . ."

"Qualunque sia l'industria nazionale, qualunque sia il suo capitale, il suo prodotto è probabile che guadagnerà valore sul mercato poiché ogni singolo può, in quanto tale, valutare molto meglio la situazione di qualsiasi uomo di stato o legislatore."

"L'uomo di stato, che vorrebbe manovrare le persone e i loro capitali, non solo si caricherebbe di un'attenzione inutile, ma vorrebbe far credere di essere un'autorità degna di fiducia; probabilmente non esiste niente di più pericoloso di un uomo, di un senato o di un concilio, le cui menti cedono alla follia e alla presunzione di poter esercitare un'autorità simile."

Adam Smith non riteneva che la gente sapesse sempre abbastanza da non commettere errori, o che i loro giudizi speculativi riguardo un futuro incerto sarebbero sempre stati corretti in modo da evitare delusioni o perdite.

Disse che ogni uomo, nel suo angolo di società, ha una migliore comprensione delle circostanze e delle opportunità nel contesto dei propri bisogni, desideri e obiettivi. E che ogni individuo ha lo stimolo per cercare di prendere le proprie decisioni con saggezza, dal momento che solo lui sarebbe il responsabile di un fallimento. Chi sostiene i costi e raccoglie i potenziali benefici, ha l'incentivo a ridurre al minimo i primi e a massimizzare i secondi.

Lo stesso non vale, sosteneva Smith, quando a prendere le decisioni è chi detiene il potere politico. "L'uomo di Stato" in una capitale lontana, non può mai sapere e capire le cose nel modo in cui ogni individuo può valutarle e giudicarle nel proprio ambiente. Nessun legislatore paga per i costi delle decisioni sbagliate che impone agli altri; dopo tutto, continua a vivere di tasse raccolte da coloro ai quali ha imposto il danno.



Libertà di commercio in patria e all'estero

Adam Smith credeva che il commercio internazionale dovesse essere lasciato al libero mercato tanto quanto l'attività economica interna.

Per gli stessi motivi sopracitati, Adam Smith sosteneva che fosse superfluo e controproducente se lo stato avesse tentato di gestire e dirigere l'importazione o l'esportazione di beni e servizi per conservare una bilancia dei pagamenti "favorevole", o per impedire un temuto "deficit" della bilancia dei pagamenti.

Ogni individuo cerca di minimizzare i costi per raggiungere i propri obiettivi, producendo in patria ciò che è meno costoso da fare piuttosto che comprarlo da altri; e compra quelle merci provenienti da altri solo quando questi ultimi le possono fornire ad un costo inferiore (in termini di risorse, lavoro e tempo) di quello che avrebbe sostenuto chi li avesse voluti produrre in patria.

Così, i beni vengono acquistati da produttori esteri solo quando questi ultimi li possono offrire ad un costo inferiore. E, a sua volta, si acquistano quei beni prodotti all'estero fornendo al venditore straniero un qualche bene o servizio ad un costo inferiore rispetto a quello presente nel suo paese.

Quando gli stati, attraverso regole e controlli, forzano la produzione di una merce in patria la quale sarebbe potuta costare di meno se acquistata all'estero, si deviano le risorse scarse e la manodopera in usi dispendiosi ed inefficienti.

Il risultato dev' essere una riduzione della ricchezza di quella nazione – e del benessere materiale dei suoi cittadini – poiché la quantità di risorse e lavoro che devono essere destinate per creare quelle merci desiderate aumentano esponenzialmente, cosa ben diversa se fossero state comprate attraverso un sistema libero di divisione internazionale del lavoro e scambio reciprocamente vantaggioso.

Quindi è meglio lasciare la produzione e il commercio alle azioni della cittadinanza, se si vuole la prosperità per la propria nazione.



Il commercio promuove una società civile

Infine, Adam Smith sosteneva che i benefici del commercio libero e competitivo non si fermavano solo ai miglioramenti sostanziali della condizione umana. Servivano anche come mezzo per civilizzare gli uomini, se con civilizzazione si intende, almeno in parte, il rispetto per gli altri e una fedeltà all'onestà e al mantenimento delle promesse.

Quando gli uomini interagiscono su una base quotidiana e regolare, imparano presto che il loro benessere è il riflesso di quello di coloro con cui commerciano. Perdere la fiducia dei propri partner commerciali, può provocare lesioni sociali ed economiche a sé stessi.

L'interesse proprio che spinge un uomo a dimostrare cortesia e sollecitudine nei confronti dei suoi clienti, sotto la paura di perdere la propria attività a favore di un rivale con maniere più educate rispetto alle sue, tende ad essere interiorizzato come "comportamento corretto" in generale e nella maggior parte dei casi.

E attraverso questo processo sociale, l'altruismo mostrato nello scambio volontario promuove l'istituzionalizzazione di un comportamento interpersonale che di solito viene considerato essenziale per una società ben educata, civile e colta.

Diamo un'occhiata a cosa disse Adam Smith in "Lezioni sulla Giurisprudenza":

"Ogni volta che il commercio viene introdotto in tutti i paesi, la rettitudine e la puntualità lo accompagnano sempre. . ."

"È decisamente riconducibile al proprio interesse, quel principio generale che regola le azioni di ogni uomo e che porta gli uomini ad agire in un certo modo quando vedono un vantaggio, ed è profondamente impiantato in un inglese come in un olandese."

"Un commerciante modera il suo carattere ed è scrupoloso nell'osservare ogni impegno. Quando una persona stipula 20 contratti in un giorno, non riuscirà a guadagnare così tanto se si impone ai suoi vicini, come potrebbe fargli credere l'apparenza dell'imbroglio."

"Quando la gente interagisce, scopriamo che è in qualche modo disposta ad imbrogliare, perché si può guadagnare di più da un trucco intelligente rispetto a quello che si può perdere infangando la propria reputazione. . ."

"Dovunque ci sono scambi frequenti, un uomo non si aspetta di guadagnare tanto se mette da parte correttezza e rettitudine; e un commerciante prudente, che è sensibile all'interesse proprio, preferirebbe scegliere di perdere ciò a cui ha diritto piuttosto che dare adito al sospetto. . ."

"Quando la maggior parte delle persone è commerciante, allora diffonde sempre rettitudine e puntualità e queste sono le virtù principali di una nazione commerciale."



Difficoltà a stabilire un sistema di libertà naturale

Adam Smith era ben consapevole del fatto che deregolamentare e liberalizzare il commercio interno ed estero non era una cosa facile. Nella "Ricchezza delle Nazioni" fece riferimento a due ostacoli.

In primo luogo, ciò che egli chiamava "pregiudizi del pubblico": si riferiva al compito spesso difficile di far comprendere ai cittadini comuni il funzionamento e i benefici di un mercato libero e competitivo.

E, in secondo luogo, quello che definiva il "potere degli interessi", cioè, quei gruppi d'interesse che facevano pressioni sullo stato affinché garantisse loro normative anti-concorrenziali, restrizioni e protezioni contro i rivali esteri, e sussidi fiscali. Il tutto a danno di consumatori, contribuenti e potenziali concorrenti bloccati fuori dal mercato.

Quando Adam Smith morì nel 1790, all'età di 67 anni, sembrava altamente improbabile che la sua idea di libertà individuale e libertà economica potessero mai trionfare. Credeva che fosse utopico aspettarsi il raggiungimento di un sistema di libera impresa e commercio.



Il potere delle idee

Eppure verso la metà del XIX secolo la libertà d'impresa prevalse non solo negli Stati Uniti, ma anche in Gran Bretagna, e ben presto si diffuse a vari gradi in altre parti dell'Europa e poi in altre aree del mondo.

Le minacce alla libertà economica di oggi non sono tanto diverse da quelle viste da Adam Smith circa 250 anni fa. E vi si frappongono gli stessi "pregiudizi del pubblico" e il "potere degli interessi".

Nonostante il pessimismo di Adam Smith, i suoi argomenti e il loro trionfo per buona parte del XIX e all'inizio del XX secolo dimostrano la forza delle idee.

Se prendiamo a cuore e trasliamo ai giorni nostri la logica delle spiegazioni di Adam Smith sul funzionamento di un sistema di libero mercato, anche noi potremmo trionfare e stabilire un "sistema di libertà naturale" per noi stessi e per il mondo che lasceremo ai nostri figli e nipoti.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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