giovedì 25 giugno 2015

L'apologia del settore bancario centrale si sgretola grazie ad un solo blog


Ricordo a tutti i lettori che è in vendita il mio libro "L'Economia E' un Gioco da Ragazzi". Manoscritto incentrato sulla diffusione delle idee della Scuola Austriaca attraverso spiegazioni e analisi semplificate e dirette. Una presentazione adatta ad un vasto pubblico, a dimostrazione che per capire l'economia non è necessario un gergo tecnico ma solo logica e buon senso. Il libro è disponibile sia su Lulu.com sia su Scribd.

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di David Stockman


Il lavoro dello zio Ben come blogger è già finito. Nel suo primo post da cittadino normale, ha spifferato tutti i segreti del tempio monetario. Nel suo blog lo zio Ben ha demolito qualunque giustificazione a sostegno del settore bancario centrale.

In realtà l'ha fatto in un solo paragrafo. Questo:

Una critica confusa, che spesso abbiamo sentito, vuole che la FED stia distorcendo i mercati finanziari e le decisioni degli investitori mantenendo i tassi d'interesse artificialmente bassi.

Contrariamente a ciò che a volte si dice, la FED non può ritirarsi e lasciare che i tassi d'interesse vengano determinati dai "mercati". Le azioni della FED determinano l'offerta di moneta e quindi i tassi d'interesse a breve termine; non ha altra scelta se non impostare il tasso d'interesse a breve termine.

Non c'è bisogno che io definisca "belli" quei tempi dimenticati prima dell'ascesa di Greenspan, per illustrarvi quale sia il mio punto. I numeri parlano da soli.

Tra il 1954 e il 1972 la crescita del PIL reale è stata in media di circa il 4% l'anno.

Sin dalla fine del secolo scorso, quando l'economia americana è stata inondata dal credito disonesto della banca centrale, il tasso di crescita tendenziale del PIL è sceso all'1.7%; ed è rimasto in media all'1.1% rispetto al picco della bolla immobiliare nel 2007.

Anche i numeri riguardanti il reddito familiare medio parlano da soli. Mentre il rapporto nazionale debito/entrate cominciava la sua scalata alla fine degli anni '80, lo standard di vita di Main Street raggiungeva il picco. Ancora oggi si trova sotto quel picco del 1989.

Cioè, gli standard di vita reali sono letteralmente scesi mentre il bilancio della Federal Reserve è salito da $200 miliardi (1987) a $4,500 miliardi (oggi).

L'accrescimento di un debito gigantesco alimentato dall'espansione monumentale del bilancio della FED e dalla frantumante repressione finanziaria negli ultimi tre decenni, non ha migliorato la performance finanziaria della nazione o il suo benessere.




Non esiste alcuna prova che il controllo dei tassi d'interesse crei un elisir magico le cui componenti, più debito e rapporti di leva finanziaria superiori, possano generare una performance economica migliore e un benessere sociale maggiore.

La ricetta dell'elisir magico è il mandato keynesiano delle banche centrali: prevenire l'instabilità del ciclo economico e allontanare la presunta tendenza del capitalismo a finire in recessione.

Beh, grazie a Bernanke non dobbiamo più avere a che fare con una sottoperformance dell'economia e l'instabilità del ciclo economico. La realtà dei fatti è che dopo l'arrivo di Greenspan e dei suoi successori, abbiamo avuto la "Grande Immoderazione" e non il nirvana di una crescita senza fine e un mondo libero dalle recessioni.

Infatti, come si potrebbe dimostrare facilmente, l'idea che le banche centrali possano prevenire l'instabilità del ciclo economico è stata smentita dalla storia degli Stati Uniti sin dal 1950.

Tutti i cicli di recessione passati sono stati causati o dal crash di un'economia in stato di guerra, come nel 1953-1954 e nel 1969-1970; o da un eccessivo stimolo monetario da parte della FED che sarebbe stato corretto da una brusca inversione, come accaduto nel 1974-1975.

Ancora più evidente è la ragione per cui il trionfo di Volcker sull'inflazione al consumo a doppia cifra dei primi anni '80, abbia richiesto un profondo crollo per ripulire gli eccessi inflazionistici del decennio precedente.

E' anche il motivo per cui la stampa monetaria di Greenspan dopo il crollo del mercato azionario nel 1987, è stata seguita dalla recessione del 1990-1991.

Possiamo lasciare i miti della Grande Depressione per un altro giorno, ma la versione più corta è sintetizzata nel mio libro The Great Deformation.

La Grande Depressione fu una conseguenza dei debiti enormi e dell'inflazione monetaria emersi durante la Grande Guerra, e degli sforzi falliti per ripristinare un gold standard e un commercio internazionale liberale nel corso degli anni '20.

Ma non fu causata da un desiderio suicida insito nel capitalismo. Né fu il fallimento di Hoover nell'abbracciare deficit di bilancio dopo il 1929. Soprattutto non fu causata dal fallimento della FED nel perorare una campagna d'acquisto di bond statali nel 1930-1932, come hanno sostenuto Milton Friedman e il suo subalterno accademico, Ben Bernanke, nelle sale del mondo accademico; e poi hanno immortalato in un esperimento mondiale inaugurato dopo il 2008.

Questa è la sintesi: la FED non deve gestire i tassi d'interesse, e quindi non deve abbracciare la risposta spuria di Bernanke alla domanda "quale tasso":

Le azioni della FED determinano l'offerta di moneta e quindi i tassi d'interesse a breve termine; non ha altra scelta se non impostare il tasso d'interesse a breve termine. Allora dove dovrebbe essere? La migliore strategia che mi viene in mente è quella di impostare i tassi ad un livello coerente con il sano funzionamento dell'economia nel medio periodo, cioè, al tasso d'equilibrio (oggi, basso).

E quale potrebbe essere il tasso di "equilibrio"?

Quello all'interno della soluzione Wicksellianoa — vecchia più di 100 anni. Ecco i commenti di Bernanke sul "tasso d'interesse d'equilibrio".

Sono solamente paccottiglia intellettuale senza valore — gergo accademico per giustificare il potere plenario di gestire l'intera macchina dei prezzi di un sistema finanziario mondiale da $300,000 miliardi.

Infatti in questa paccottiglia intellettuale, si nasconde la vera motivazione della più grande missione sotto copertura di tutta la storia dello stato moderno:

[...] aiuta ad introdurre il concetto di tasso d'interesse d'equilibrio (a volte chiamato tasso d'interesse Wickselliano in onore dell'economista svedese del tardo XIX secolo, Knut Wicksell). Il tasso d'interesse d'equilibrio è il tasso d'interesse reale coerente con la piena occupazione delle risorse di capitale e quelle nel mondo del lavoro, forse dopo un certo periodo di aggiustamento. Molti fattori influenzano il tasso d'equilibrio, il quale può cambiare nel tempo.

In un'economia dinamica e in rapida crescita, ci aspettiamo che il tasso d'interesse d'equilibrio sia elevato, ceteris paribus, a riflesso dell'elevato potenziale di rendimenti sugli investimenti di capitale. In un'economia depressa e a crescita lenta, il tasso reale d'equilibrio potrebbe essere basso, dal momento che le opportunità d'investimento sono limitate e relativamente improduttive.

Non vi è nulla in questo paragrafo che possa essere misurato oggettivamente o tangibilmente. E' ormai evidente che neanche la FED sappia più che cos'è il tasso di disoccupazione.

Bernanke stesso ha postulato pochi anni fa che dovesse ricadere tra il 6.0% e il 6.5%.

Ora la Yellen dice invece che dovrebbe trovarsi tra il 5.0% e il 5.2%.

Oltre a ciò il bacino dei potenziali lavoratori misurato attualmente dal Bureau of Labor Statistics, omette più di 50 milioni di adulti che non sono occupati, o che sono ascritti in qualche programma assistenziale sociale; e ignora del tutto il bacino reale dei lavoratori, il quale rappresenta il mercato mondiale.

Il fatto è che in un mercato mondiale aperto, la "piena occupazione" della risorse lavoratrici è una funzione del prezzo del lavoro, e non di tassi arbitrari all'interno di un'economia immaginaria paragonata ad una vasca da bagno.

Per quanto riguarda il pieno utilizzo delle "risorse di capitale", ciò include anche i negozi Sears e le grandi scatole Border che sono stati resi obsoleti da Amazon e UPS? Include anche i mobilifici e le acciaierie che si sono trasferiti in Cina? Oppure le miniere di sabbia e le cisterne di petrolio greggio rese inattive dalla decisione saudita di mantenere la produzione petrolifera a $45 al barile?

Il politburo monetario seduto nell'Eccles Building non può saperlo.

Allo stesso modo, come si può misurare il tasso d'interesse reale quando non esiste alcuna ragione per utilizzare uno qualunque degli indici d'inflazione ora disponibili?

Sin dall'arrivo di Greenspan nel 1987, vi è stata una differenza annuale persistente di 60 punti base tra l'IPC e il deflatore PCE meno cibo ed energia.

Tale differenza ammonta ad un terzo dell'obiettivo d'inflazione di Janet Yellen e del suo cugino keynesiano, il professor John Taylor, per quanto riguarda il tasso d'interesse d'equilibrio nelle condizioni attuali.




La verità è che il mondo reale è troppo, troppo complesso e dinamico affinché lo si possa misurare e valutare con la presunta accuratezza burocratica di Bernanke.

In realtà, quando lo zio Ben prescrive la necessità d'impostare "in qualche modo" il tasso d'interesse, si scorda di come questo sia il vecchio problema del calcolo economico affrontato dai socialisti.

E' qualcosa che non si può fare — e soprattutto non in mercati fluidi, complessi e veloci. Cioè, i mercati globali del debito, dell'equity, dei prestiti, delle materie prime e di tutti i loro derivati.

Quindi, grazie per il blog, zio Ben. Ora sappiamo la vera risposta. Si chiama libero mercato.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: http://francescosimoncelli.blogspot.it/


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